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Autore: brosWay    30/06/2014    2 recensioni
ATTENZIONE: SPOILER DAL CAPITOLO 20 DEL MANGA IN POI.
Insomma, aveva cercato di rimediare agli sbagli del recente passato, aveva provato ad essere uno shinki e un ragazzo migliore e c’era stato un breve periodo, dopo la battaglia con Bishamon, in cui Yato era stato davvero fiero di lui e si era vantato di quanto fosse fortunato ad avere una regalia come lui e Yukine era stato estremamente contento e soddisfatto, nonostante non l’avesse dato troppo a vedere – ma, in fondo, non faceva forse parte del suo carattere? Non potevano pretendere troppo e tutto in una volta, da lui. Magari dandogli tempo, continuando a incoraggiarlo, avrebbe potuto imparare a manifestare più facilmente e con più piacere i suoi sentimenti, il suo orgoglio, la sua contentezza…ma di tempo Yato non è che gliene avesse dedicato altro, dopo quella volta, troppo impegnato a cercare di non allontanare Hiyori dalla sua vita.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Yato, Yukine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPAZIO DELL'AUTRICEEEE.
Per favore, leggetelo, non mi dilungherò troppo!


BENE! Son due anni che non pubblico, mi sento felice di tornare a farlo, ispirata dalla YatoYuki!

Dovete sapere che ultimamente dormire mi fa sentire in colpa. Vi spiego...passiamo 8 ore, in media, d'estate, della nostra vita a dormire, per poi lamentarci dell'immensità di cose che abbiamo da fare. Mi sembra uno spreco, ecco, tutto quel tempo! E quindi da qualche settimana tendo a fare molto tardi.
Questa sciocchezzuola qui è stata scritta dalle 4 alle 6.30 di notte (che poi mi hanno svegliata alle 8, ma vedi tu...io non-). Spero non faccia troppo schifo, sono troppo pigra per rivederla e correggerla. 
Il titolo è scelto un po' a caso...(principalmente perché proprio ora sto ascoltando questa bellissima canzone).
Buona lettura, brosway!

N.B. I personaggi qui citati e gli eventi narrati, come il "mondo" qui descritto non mi appartengono (sadly), ma la fanfiction sì.
 
All These Things I Hate
 
Run away try to find that safe place you can hide
It's the best place to be when you're feeling like me.

("All These Things I Hate" by Bullet For My Valentine).


 
Yukine odiava un sacco di cose. Twitter, per esempio. Odiava anche quando la gente si preoccupava troppo per lui. Sapeva badare a sé stesso, diamine! Non era né un bambino né uno stupido! Perché sembravano non capirlo? Non c’era bisogno di darsi tanta pena se passava più di due ore fuori di casa o se non tornava a cenare. Aveva tutto il diritto di fare quello che più gli andava e loro non erano nessuno per impedirglielo. Non aveva intenzione di ascoltare più nessuno, a partire da Yato.

Quel dannatissimo dio senzatetto! Maledetto il giorno in cui gli aveva donato un nome. La regalia cercava - cercava davvero! – di aiutarlo, guidarlo, si impegnava in ciò che faceva, tentava di migliorarsi per migliorare a sua volta il suo superiore, ma mai che ci fosse una volta in cui il dio l’avesse ascoltato o ringraziato per i suoi consigli o il suo impegno – e ce n’era tanto davvero, d’impegno. Insomma, aveva cercato di rimediare agli sbagli del recente passato, aveva provato ad essere uno shinki e un ragazzo migliore e c’era stato un breve periodo, dopo la battaglia con Bishamon, in cui Yato era stato davvero fiero di lui e si era vantato di quanto fosse fortunato ad avere una regalia come lui e Yukine era stato estremamente contento e soddisfatto, nonostante non l’avesse dato troppo a vedere – ma, in fondo, non faceva forse parte del suo carattere? Non potevano pretendere troppo e tutto in una volta, da lui. Magari dandogli tempo, continuando a incoraggiarlo, avrebbe potuto imparare a manifestare più facilmente e con più piacere i suoi sentimenti, il suo orgoglio, la sua contentezza…ma di tempo Yato non è che gliene avesse dedicato altro, dopo quella volta, troppo impegnato a cercare di non allontanare Hiyori dalla sua vita.

Nemmeno Yukine voleva che Hiyori sparisse dalla vita del dio, perché a quel punto anche lui avrebbe dovuto rinunciare a lei e, anche se poco spesso lo dimostrava, ci teneva davvero alla sua amicizia e la considerava parte importantissima, ormai, della sua esistenza –  poi, a dire la verità, lui da solo non avrebbe potuto proprio farcela a sopportare il dio delle calamità.

Eppure, il fatto che il suo capo, il suo dio, il suo Yato  passasse più tempo a cercare di tenersi stretta la ragazza, piuttosto che a pensare ai suoi doveri ed ascoltarlo…be’, lo irritava non poco.
Già in passato aveva osservato e ammirato il rapporto di complicità, amicizia, affetto, fiducia che legava Daikoku alla sua signora, Kofuku, invidiandolo.

Nelle ultime settimane, poi, allenandosi con Kazuma, aveva avuto la possibilità di guardare più da vicino l’altrettanto forte legame che c’era fra lui e Bishamon e come la dea stesse cercando di migliorare quello con gli altri shinki, in quel periodo, per evitare gli errori del passato. Era rimasto positivamente impressionato da tutto l’impegno che ci stava realmente mettendo Viina, la dea della guerra, e c’erano stati momenti in cui aveva desiderato con tutta l’anima che Yato fosse almeno un po’ più simile a lei.
Per questo, e per altri motivi che comprendevano anche Nora (l’ennesima persona che sopportava mal volentieri) da qualche giorno, Yukine aveva deciso di uscire molto prima del normale, prima ancora che il sole sorgesse.
Era sempre stato attento a non svegliare nessuno, aveva camminato in punta di piedi, evitato di far scricchiolare porte, e ogni mattina aveva lasciato un messaggio a Daikoku, dove l’avvertiva che non sarebbe stato a casa per tutta la giornata, e infine era sempre uscito, chiudendo con cautela la porta alle sue spalle.

Quella mattina, come le altre, per qualche minuto aveva camminato nella penombra, in silenzio e senza sosta. Aveva voglia di sentirsi stanco, assonnato, annoiato e di assopirsi su quel prato che proprio ora stava attraversando. E aveva voglia di compagnia, ma non voleva che qualcuno, chiunque, stesse al suo fianco quella mattina, voleva che solo lui fosse lì. Che gli si sedesse accanto e chiarisse tutto ciò che era da chiarire fra loro, che gli desse quel’affetto che aveva dimostrato di saper provare, in fondo, nei suoi confronti. E aveva anche tanta voglia di sparire dalla faccia della Terra, imbarazzato da sé stesso, dai suoi desideri e pensieri di quel momento.
Sospirò, lanciando una lattina il più lontano possibile da lui e si appoggiò al tronco di un ciliegio. Con sua sorpresa, questa tornò indietro. Non ebbe il tempo di chiedersi come avesse fatto, che una figura scura si palesò di fronte a lui. Si avvicinò in fretta e fu presto al suo fianco. Yukine si voltò verso di lui, trovandosi davanti ad un volto familiare.

- Ma ti lavi prima di uscire di casa? – chiese, facendo una smorfia, senza prendersi il disturbo di salutarlo.
- Tanto lo so che adori il mio odore. Come non potresti, del resto, Yukki-chan?
- Come tutta la gente che continua a rifiutarti ogni giorno, Yato.

Il più vecchio dei due alzò gli occhi al cielo, vagamente seccato, ma anche divertito.

- Che ci fai in piedi a quest’ora? – chiese il più piccolo, incrociando le game e sedendosi sulle radici dell’albero.
- La stessa cosa che ci fai tu in questo parco alle cinque del mattino, no? – il maggiore si lasciò cadere al suo fianco, appoggiando la schiena al tronco del ciliegio.
- E da quando sai cosa ci faccio qui?
Il maggiore alzò le spalle, evitando di rispondere. – Senti, Yukine…ieri sera ho parlato con Daikoku. Ultimamente mi sembri strano. Ti comporti sempre meglio, è sempre più semplice starti accanto, ma sento che comunque qualcosa ti turba. Non è così? – chiese, aspettando qualche secondo una risposta che non arrivò, poi riprese. – Credevo fosse per Nora, o per la mia assenza, ma da quando sono tornato questa sensazione non è comunque cambiata. Quindi gli ho chiesto se credesse che qualcosa sia strano e lui mi ha detto di no, a parte queste tue uscite particolarmente mattiniere, quindi ho deciso di seguirti e magari chiedere direttamente a te. C’è qualcosa che non va, Yukine? – chiese ancora, guardando il minore negli occhi, richiedendo la sua attenzione, ed una sua risposta, con un solo sguardo.

Yukine si sorprese a pensare che, in quel momento, aveva davvero l’aspetto di un dio, nonostante indossasse ancora quella tuta logora e sporca e fosse seduto a terra, con le ginocchia incrociate e gli stivali incrostati di terra.
Non rispose, non ancora. Magari avrebbe potuto eludere la domanda, cambiare argomento, evitare un confronto. Era ironico che ora avesse di queste intenzioni, quando poco prima aveva sperato così fortemente di potergli parlare.

Il dio delle calamità riprese, con voce più ferma. – Ne abbiamo già parlato, o sbaglio? Fra me e te non devono esserci problemi, altrimenti crolliamo entrambi. Stiamo andando bene, non possiamo permetterci di fare passi indietro. Voglio che tu mi spieghi cosa ti succede. Qui e ora.

I suoi occhi erano ancora puntati in quelli di Yukine, il suo sguardo era più deciso e, se possibile, autoritario. La regalia difficilmente avrebbe potuto sostenere a lungo quello sguardo ma, allo stesso tempo, non avrebbe mai voluto distoglierlo, spostare l’attenzione su qualcosa che non fossero i suoi occhi, il suo volto. Era raro, rarissimo, vedere quel lato della personalità di Yato e, in un certo senso, il ragazzo si sentiva fortunato.
Sospirò, spostando finalmente lo sguardo sui suoi piedi ed iniziando a tirare ciuffi d’erba dal terreno. – Non è nulla. Nulla d’importante, davvero.

- Se ti turba, è importante. Puoi parlarmene, non riderò di te e non ti prenderò in giro. Scommetto che sei geloso, sai? Lo riesco a sentire quasi chiaramente. – Il suo tono ora, notò Yukine, era improvvisamente cambiato. Era diventato più giocoso, in parte provocatorio. Voleva allentare la tensione o, più semplicemente, si era stancato di essere serio? – Hai una cotta? Spero non sia per Viina, mio caro Yukine, perché in quel caso non approverei.
- Non ho una cotta. – il minore alzò gli occhi al cielo, continuando a giocare con l’erba.
e sì, ma suppongo che non si questo cheE allora cos’è che ti rende geloso, allora...no? Cose materiali? Anche di questo avevamo già parlato, su, non fare il bamb-
- No. – lo interruppe il biondo, con tono seccato. Alzò lo sguardo verso Yato, e respirò profondamente, prima di parlare. – E’ di te e del tuo tempo che sono geloso. Ti dedichi in tutto e per tutto ad altri! A Hiyori, a quell’altra senzatetto piena di nomi senza valore, a Kofuku, perfino a Viina. Sono diventato inutile? O qualcosa che dai per scontato che ci sia? Be’, io non voglio essere scontato. Voglio che ti ricordi che sono qui, che ci sono sempre. E voglio tu ci sia per me. Sempre. Non posso essere il solo a preoccuparsene costantemente, a lavorare per noi e tu non puoi decidere di venire ogni tanto a controllare che sia tutto a posto, non puoi! E voglio che mi rispetti, che mi apprezzi!

Il sole stava sorgendo, alle loro spalle, rischiarando il cielo e svegliando la città. I due si guardarono negli occhi, per qualche secondo. Fu Yato a rompere il silenzio per primo.

- Capisco e mi dispiace, se non ti ho dedicato abbastanza attenzioni.
- No, non l’hai fatto. – lo interruppe la regalia, permettendogli poi di andare avanti.
- Non volevo ignorarti e assolutamente non do per scontato la tua presenza, come sono sempre consapevole del fatto che ogni giorno ti impegno davvero per adempire al meglio al tuo dovere, e questo ti fa onore, come ne fa a me, che ho la fortuna di averti come compagno di squadra e amico. A te ci tengo, ci tengo incredibilmente. E non ho intenzione di perderti. Suppongo che quindi, da oggi in poi, ti riserverò più tempo e attenzioni, com’è giusto che sia, Yukine.
- Va bene.
- Sì, va benissimo. Inoltre…pensavo…che ne dici di una specie di riunione di squadra, io e te, ogni giorno, per fare il punto della situazione? Un momento nostro per…sai…sfogarci, parlare, chiarire.

Un sorriso iniziò a farsi strada sul volto di Yukine, che annuì. Un nodo nello stomaco, che non si era nemmeno accorto di avere, si sciolse e riempì il suo corpo di un piacevole calore che divenne fuoco quando Yato ricambiò il sorriso e, poco prima di alzarsi, gli stampò un bacio sulla guancia, troppo vicino alle sue labbra per non farlo arrossire.

- Allora a dopo, fiocco di Neve1, ti lascio alla tua passeggiata!

L’unica cosa che Yukine riuscì a fare, per molti minuti, fu sperare che Yato non percepisse le sue sensazioni in quel momento - non questa volta! In caso contrario, sarebbe stato un bel problema.



1. "Yuki" in giapponese significa neve.
   
 
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