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Autore: IsabeauPhantomhive    01/07/2014    9 recensioni
In inglese il verbo "to fall" ha vari significati e non sempre sono positivi.
Una caduta catastrofica può generarne un'altra.
Dalla catastrofe può nascere la speranza.
[STEREK]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Falling.

A Topolinia, auguri e grazie di tutto.


 

La scatola con le decorazioni cadde a terra producendo un gran fracasso, la scala barcollò e Stiles già sentì il pavimento duro sbattere contro il suo sedere. Perse un battito ma non riuscì neanche a lanciare un urlo, non doveva neanche essere in quel maledetto loft per attaccare i festoni e adesso stava per cadere dalla scala, era proprio un genio. Istintivamente il ragazzo strinse gli occhi e attese l’impatto che … arrivò. Il dolore fu lancinante, il respiro si mozzò e la vista si annebbiò. Dopo qualche minuto, ancora Stiles non riusciva a rialzarsi e non sentiva le gambe, avvertiva solo un  leggero formicolio. Finalmente un piccolo rantolo gli uscì dalle labbra e Scott e Derek si affacciarono per vedere cosa fosse successo. Vederlo lì, immobile, disteso sul pavimento, gelò tutti i muscoli di Scott e fece scattare quelli di Derek. L’ex Alpha non avvertì l’odore di sangue e ne fu contento, il battito leggermente accelerato a causa dell’adrenalina lo tranquillizzava ma lo sguardo di puro terrore che Stiles gli rivolse sbriciolò tutto. Velocemente e senza sfiorare il corpo del ragazzo, Derek sfilò il suo cellulare dalla tasca dei jeans e chiamò il 911. Dopo aver chiuso velocemente la chiamata, con un urlo perentorio richiamò l’attenzione di Scott che era ancora impalato sulla soglia del soggiorno. Gli ordinò di correre a casa di Stiles e di preparare un borsone per l’amico, aveva la brutta sensazione che avrebbe passato un po’ di tempo in quella maledetta struttura che puzzava di disinfettante. Quando arrivò l’ambulanza, ancora Scott non era tornato e l’unico ad accompagnare Stiles fu Derek. I paramedici furono sorprendentemente affabili con il moro, probabilmente avvertivano la preoccupazione che emanava.

L’esito dei controlli fu abbastanza negativo: la caduta aveva provocato una lieve compressione a dei nervi che avrebbero comportato una paralisi temporanea degli arti inferiori. Con della fisioterapia e molta pazienza, Stiles avrebbe riacquistato il totale controllo degli arti.

Dopo la scoperta di quel mondo sovrannaturale lo sceriffo Stilinski aveva deciso di allontanarsi per un po’ da Beacon Hills, quindi seppe dell’incidente di Stiles solo grazie ad una telefonata di Melissa McCall. La donna aveva informato minuziosamente l’uomo riguardo le condizioni del figlio e lo aveva rassicurato quando l’uomo disperato aveva visto tutti i voli cancellati a causa di una tormenta che copriva gran parte dello stato in cui si trovava. Dopo qualche telefonata al figlio, lo sceriffo si fece convincere a lasciare la situazione in mano a Derek Hale. Adesso sapeva di cosa fosse capace l’uomo ed era sicuro che Stiles avrebbe avuto tutto ciò di cui aveva bisogno. L’ ex Alpha non si oppose alla decisione dello sceriffo , sapeva che cosa gli era costato fidarsi di lui e non voleva rovinare tutto, in più aveva davvero fin troppo tempo libero da quando era tornato a BH senza Cora.

Dopo circa una settimana, il castano ebbe il benestare da parte del medico e poté uscire da quell’edificio fin troppo bianco.
Derek spingeva la sedia a rotelle su cui Stiles era seduto, il ragazzo aveva un’espressione cupa che lasciava trapelare quanto fosse infastidito dal dover ricevere aiuto dagli altri. Avevano già concordato che sarebbero rimasti a casa Stilinski, il ragazzo aveva bisogno dei propri spazi e sicuramente sarebbe stato d’aiuto avere a disposizione le comodità di una casa abitata quotidianamente. Già salire sulla Toyota di Derek fu un’impresa, Stiles si sentì umiliato mentre il moro lo prendeva in braccio e lo faceva sedere sul sedile del passeggero. Il viaggio verso casa fu silenzioso, nessuno dei due aveva voglia di parlare. Solo quando il vialetto divenne visibile a Stiles scappò un sospiro di sollievo, come se avesse trattenuto il respiro fino a quel momento. Vedere casa sua e sapere di non poter scendere ed allontanarsi dal quel silenzio opprimente senza aver bisogno di aiuto aveva creato delle crepe nella diga che aveva creato per tenere chiusi tutti i sentimenti chela notizia della sua paralisi momentanea aveva creato. Derek lo prese di nuovo  in braccio e lo portò fino a davanti la porta, dove aveva già posizionato la sedia a rotelle. Appena entrato in casa Stiles cedette, odiava farsi vedere in quello stato da Derek, ma ormai aveva accettato che da allora in poi avrebbe avuto sempre quell’ombra ad occuparsi di lui, in più l’udito del mannaro non gli avrebbe permesso di avere privacy neanche chiuso nella sua camera. Una dopo l’altra le lacrime cominciarono a scorrere sul suo viso, goccia dopo goccia la tristezza e la rabbia scemavano, singhiozzo dopo singhiozzo i nervi si stendevano. Senza proferire parola, il moro accompagnò Stiles nel salotto e poi si rifugiò in cucina a preparare del caffè. Capiva perfettamente il bisogno del ragazzo di stare solo, ma non aveva intensione di lasciarlo solo, non adesso, non dopo aver giurato allo sceriffo di rimanere sempre vigile ed al suo fianco.
L’odore di caffè riempiva  l’aria di tutto il pianterreno, i singhiozzi di Stiles erano scomparsi e una tazza fumante era tra le mani di entrambi. Mancavano pochi giorni alla Vigilia di Natale e si trovavano in una casa spoglia,senza nemmeno un addobbo, con il morale a terra e nessuna voglia di festeggiare. Ogni anno era Stiles ad addobbare sia la propria casa che quella del moro, era lui a portare un pizzico della magia natalizia nel dicembre dell’altro. Quando fu momento di andare a dormire dopo una veloce cena e qualche programma stupido in televisione, la scena umiliante si ripeté: Derek dovette prendere per l’ennesima volta Stiles in braccio per accompagnarlo fino al suo letto. Quando il moro stava per uscire dalla camera del ragazzo, Stiles rosso in viso lo chiamò.

- Derek, per favore potresti portarmi la sedia qui? Non so come ma devo andare in bagno, la mia vescica non ne può davvero più, sai che non te lo chied..- la raffica di parole venne interrotta dalle braccia del moro che sollevavano il corpo non più tanto esile di Stiles.
Il castano allacciò le braccia intorno al collo per non cadere e, sempre più rosso in viso, si lasciò condurre in bagno.

-Ne ho parlato con le infermiere, sapevo che prima o poi saresti dovuto andare in bagno, per i primi tempi hanno detto che qualcuno deve aiutarti, come nel resto delle cose, devi prima abituart…- il tono di Derek era serio ai limiti del sopportabile.

-NON MI FARO’AIUTARE DA TE IN BAGNO!- L’urlo di Stiles aveva quasi stordito Derek che gli scoccò un’occhiataccia. Non faceva certo i salti di gioia, però, dovendo aiutare Stiles, almeno sperava di non dover imporre il suo aiuto.
Guardandolo a pochi centimetri dal suo viso,Derek sibilò semplicemente un “se proprio non vuoi aiuto ti lascio lì, ma non ho intensione di pulire dopo”. Stiles cercò di sostenere lo sguardo del più grande ma poi capì che ribattere sarebbe stato inutile, non poteva cavarsela da solo e anche se ogni volta era una pugnalata per il suo orgoglio, doveva accettare di essere aiutato.  
Entrarono in bagno e Derek delicatamente abbassò i jeans e l’intimo a Stiles, entrambi erano a disagio e facevano di tutto per non  far incrociare gli sguardi. Inizialmente con un piccolo spintone allontanò il  lupo appena poté appoggiarsi al lavello ed al muro per stare un equilibrio sulla tazza ma appena il moro stava per andarsene, la presa delle mani di Stiles cedette e la caduta venne evitata solo dalle forti mani di Derek che lo sostennero. Una lacrima carica di rabbia ed umiliazione solcò il viso del ragazzo, era solo il primo giorno e già era stanco di piangere, di dipendere da Derek e della sua condizione in generale. Con un pollice Derek cacciò  via quella lacrima solitaria e fece incrociare il suo sguardo carico di determinazione con quello stanco e impaurito di Stiles. 

-Stiles, sono qua, non devi fare tutto da solo. Lo so che potresti anche considerare tutto questo come umiliante,ma non dipende da te. Se fosse accaduto a me, o  a Scott o a chiunque altro, pensi avremmo reagito diversamente? E’normale avere paura ed è normale essere già stanchi di tutto questo.- Il discorso di Derek colpì Stiles, negli occhi verdi vi era solo sincerità, non compassione, non circostanza, solo sincerità. Quando ebbero finito in bagno, Derek aiutò il ragazzo ad indossare il pigiama e poi entrambi si misero a letto. Derek avrebbe usufruito del letto  pieghevole che aveva pazientemente portato in camera di Stiles, non avrebbe lasciato il fianco del ragazzo neanche per un secondo, letteralmente.
 
Non era stato semplice entrare nella routine: sveglia, bagno, vestiti, colazione, fisioterapia, pranzo, bagno, tv,…
Era stato davvero difficile abituarsi l’uno alla presenza costante dell’altro, però alla fine Stiles non si sentiva più umiliato ogni volta che aveva bisogno dell’aiuto di Derek, anzi, ogni tanto quasi ne approfittava per provare quella sensazione di calore che si espandeva nel suo petto ogni volta che il moro lo sfiorava.

Le prime sedute della fisioterapia erano state strazianti, non solo i risultati erano invisibili, ma caricavano ogni volta il castano di frustrazione. Il non poter muovere le proprie gambe lo consumava, si sentiva inutile, un peso per chiunque, soprattutto per Derek, che ormai era diventato una presenza costante nella vita di Stiles. L’umore del castano era sempre più nero, ogni giorno che passava, perfino Scott ed il resto del branco furono allontanati, Stiles non voleva vedere nessuno. Gli unici momenti in cui tutto spariva, in cui l’umore nero si dissolveva, erano quelli quotidiani con Derek, quelli in cui ormai la rabbia per la sua condizione e la voglia di sfasciare il mondo per poi chiudersi in una stanza buia erano state bandite. Ormai Derek poteva vantare una vastissima conoscenza riguardo videogiochi, fumetti, film, libri, musica, Stiles infatti lo aveva trascinato nel suo mondo da “Nerd” e ogni giorno gli regalava nuove chicche riguardo ciò che lo appassionava, farcendo il tutto con gli unici sorrisi della giornata.



I primi risultati cominciarono ad arrivare solo dopo più di quattro settimane, quando ormai la fiducia di Stiles stava per sparire. Poter muovere nuovamente le dita dei piedi, anche se con grande sforzo, sembrò riportare negli occhi del castano la fiducia e la speranza. Non riusciva più a trattenere i sorrisi quando Derek combinava un disastro in cucina, non riusciva più a tenere lontani gli amici. Fu così che la vita in casa Stilinski riprese a girare vorticosamente. Stiles aveva convinto il padre a rimanere fuori città, non voleva per nulla farsi vedere dal genitore in quello stato, non voleva causargli stress inutile, inutile perché i risultati c’erano! Ogni pomeriggio arrivava qualcuno a portare i compiti scolastici per Stiles, il ragazzo infatti era stato esonerato dalle lezioni e si preparava per i vari test a casa, le verifiche le svolgeva online e le mandava direttamente al professore. Le risate di Scott ed Isaac mentre entrambi venivano battuti ad ogni videogame da uno Stiles sempre più felice riempivano quasi quotidianamente la casa e Derek sentiva di essere nel posto giusto per la prima vera volta nella sua vita.




Una sera, mentre Derek aiutava Stiles a prepararsi per la notte, uno strano odore si propagò nell’aria. All’inizio era così lieve che il lupo non se ne accorse ma poi, proprio mentre stava per prendere il pigiama del castano nell’ultimo cassetto dell’armadio, un’improvvisa ondata di quell’odore lo travolse: eccitazione.
Stupito, con le sopracciglia alzate, lentamente Derek si voltò verso Stiles seduto sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera del letto. I suoi battiti erano accelerati e le sue guance cominciarono a tingersi di rosso, aveva perfettamente capito che quel calore che sentiva nel petto quando Derek era nei paraggi, cioè molto spesso, non era casuale, ma adesso aveva sentito come un capitombolo nel petto e quando il moro si era abbassato per prendere il pigiama al solito posto, la sua mente era partita. Pensieri che non aveva fatto neanche per Lydia erano spuntati nella sua testa offuscando tutto il resto, aveva sentito la temperatura aumentare nella stanza e solo quando due pozze verdi si erano girate verso di lui era tornato coi piedi per terra.
Era imbarazzatissimo, neanche lui sapeva da dove veniva quell’attrazione per Derek e il suo primo istinto fu quello di scappare, dimentico della sua nuova condizione. Aveva abbassato lo sguardo, sperando di poter sprofondare nel materasso per non riemergerne mai più.
-S..Stiles?!- la voce di Derek era quasi un sussurro ed era carica di sorpresa e felicità. Confuso il ragazzo alzò lo sguardo per incrociare gli occhi del lupo, però gli fu impossibile. Le due iridi verdi erano  puntate sulle gambe di Stiles. –Le hai mosse, Stiles, hai mosso di qualche centimetro la gamba destra!- Derek si alzò da terra e velocemente si avvicinò al castano. Non riusciva a credere che finalmente fosse accaduto, erano quasi passati due mesi e finalmente era successo. Stiles si osservava la gamba destra leggermente spostata verso il bordo del letto. Come aveva fatto? Non se ne capacitava, sembrava tutto uno scherzo, ma la felicità negli occhi di Derek rendeva tutto così reale. Finalmente il giorno dopo andare alla fisioterapia avrebbe avuto un senso. L’imbarazzo di poco prima sparì, entrambi decisero di mettersi immediatamente a dormire per far arrivare più velocemente il giorno dopo.
 
Quando finalmente Stiles cominciò a muovere i primi passi senza l’ausilio di stampelle, l’aiuto di Derek cominciò a non essere indispensabile e i due cominciarono ad allontanarsi. La familiarità delle cose di tutti i giorni era rimasta, era inevitabile, ma ormai anche cambiare i vestiti nella stessa stanza era diventato imbarazzante.
Pian piano Stiles era di nuovo autonomo, praticamente in tutto, ma gli mancava quel senso di protezione che gli provocava la presenza costante del lupo al suo fianco. Gli mancava il contatto con le mani di Derek, gli mancava l’intendersi al volo su qualsiasi cosa dovesse fare. Questo senso di mancanza lo fece ricadere in uno stato di tristezza che fece preoccupare il moro.
 
-Stiles, che diavolo hai?-  erano davanti alla tv come ogni sera, vedevano “Harry Potter  e il Calice di Fuoco” ma l’attenzione di Derek veniva attratta sempre da quella specie di cappa triste che aleggiava sul ragazzo.

-Niente.- la risposta era stata lapidaria e questo fece insospettire ancora di più il moro che decise di rimandare a dopo le domande. Quando Stiles era quasi in dormiveglia abbassava tutte le difese, quindi sarebbe stato più semplice farlo sfogare.
 
Il film era finito, a turno si erano cambiati in bagno e si erano messi nei rispettivi letti. La cascata di commenti del ragazzo riguardo alle differenze tra libro e trasposizione cinematografica  era arrivata come al solito e il sonno cominciava ad arrivare, rendendo il discorso di Stiles più lento e dai toni più pacati.

-Stiles..?- Derek aveva interrotto l’ennesimo lamento circa la morte di Cedric.

-…mmhmm?-Le palpebre di Stiles cominciavano a chiudersi.

-Cos’hai ultimamente?- la voce di Derek era bassa, voleva una semplice risposta e non poteva rischiare di svegliare Stiles.

-mhpf…mi manchi, stupido Sourwolf…-  la voce impastata di sonno venne soffocata dal cuscino che accolse Stiles dormiente.

Per quasi due  ore, come poteva testimoniare la sveglia sul comodino di Stiles, Derek rimase a rimuginare su quelle quattro parole appena mugugnate. Cosa voleva dire Stiles? Non era andato via un  momento da quella casa, come poteva mancargli? Ripensava e ripensava, in effetti anche lui aveva sentito un sapore amaro ogni volta che non aveva dovuto aiutare Stiles in qualcosa, ad esempio scendere le scale. Gli mancava il contatto con lui…cosa? Quelle parole lo confusero ancora di più. Le aveva pensate davvero? Si girò verso di Stiles mettendosi su un fianco,la luce della Luna illuminava la sua figura. Come poteva quel ragazzino avergli acceso certe emozioni sopite da tanto tempo?
 
Da più di un anno Stiles si era ripreso da quell’incidente, lo sceriffo era ritornato a casa e Derek al suo loft. Per il moro i primi giorni erano stati strani, la sua parte istintiva, quella legata al lupo ed alla Luna, graffiava, ringhiava ferita. Sentiva di aver perso qualcosa, di non aver sfruttato quello che aveva, di aver perso, di nuovo. Per Stiles quell’inferno era lo stesso, ma più “umano”. Ogni sera era impossibile addormentarsi senza aver passato almeno un’ora a fissare il soffitto pensando a quanto mancasse qualcuno in quella camera, ogni giorno era un susseguirsi di battute e sorrisi tirati non appena vedeva il moro. Nessuno dei due, comunque, sentiva di poter esprimere quello che provava ed alla fine si erano ritrovati ad evitarsi il più possibile.
Tutto filava liscio, fino a quando non fu proposta una “notte in bianco” per far riunire il branco troppo diviso a causa di impegni, scuola e lavoro.
Per i due fu impossibile ignorarsi e, inevitabilmente, cominciarono a litigare. Era questo che accadeva se non si ignoravano: litigavano furiosamente. Fortunatamente l’intervento di Isaac e Lydia li divise proprio quando Stiles aveva pronunciato poche parole che avevano piantato una scheggia d’acciaio immersa nel’essenza di strozza lupo nel cuore di Derek: “hai solo rovinato le nostre vite”.





Dopo quella mitica notte tornarono a far finta che l’altro non esistesse, ma in una delle sue “ore prima di dormire” passate a riflettere, Stiles capì di aver esagerato. Non pensava quello che aveva detto, non più, almeno. Senza neanche riflettere riguardo l’orario o altro, il ragazzo saltò sulla sua Jeep e si diresse verso il loft senza perdere neanche il tempo di lasciare un bigliettino sul tavolo per il padre dicendo che sarebbe uscito.
Stiles aveva il fiatone quando Derek aveva aperto stranito il portone del loft. Gli occhi verde menta estiva erano spalancati, quelli castano ambra erano piantati a terra mentre il proprietario riprendeva fiato.

-Prima di entrare, prima che tu dica qualsiasi cosa, prima di tutto: scusami. Non intendevo davvero quello che ho detto l’altra notte, non so perché ti ho attaccato in quel modo, anzi, lo so... ma non avrei dovuto farlo, parlavo senza pensare, ma alla fine quando mai lo faccio? Pensare prima di parlare intendo.- grattandosi la nuca, il ragazzo aveva fissato il suo sguardo in quello dell’altro, aspettando una risposta.

-Sei scusato ad una sola condizione. Devi spiegarmi perché mi hai attaccato in quel modo, dopotutto era solo uno dei nostri soliti battibecchi.- Senza dire un’altra parola, Derek andò a sedersi sul divano che si trovava nel salotto con le braccia conserte, aspettando. Stiles si chiuse la porta del loft alle spalle e fece un bel respiro: tutto sarebbe successo in quei pochi minuti, tanto valeva essere sinceri.

-Okay, niente giri di parole, da dopo l’incidente ho capito che sono attratto da te. Da quando sei andato via da casa mia ho capito che forse non è solo attrazione fisica, perché mi sei mancato, davvero molto.- i pugni stretti avevano le nocche bianche, lo sguardo era serio, la voce tremava leggermente.

-Quindi hai deciso di chiudermi fuori dalla tua vita o di attaccarmi gratuitamente? Solo tu avresti potuto trovare questa geniale soluzione, idiota.- il sorriso di Derek era fin troppo in contrasto con quelle parole e Stiles rimase confuso.

-E solo tu avresti potuto deridermi per quello che ti ho appena detto! Ha ragione Isaac quando dice che sei un sociopatico! Addio, sourwolf!- ripercorrendo i suoi passi, il ragazzo era quasi a metà strada tra divano e porta, con uno sguardo deluso e ferito ad esprimere ciò che provava. All’improvviso si ritrovò con le braccia di Derek a racchiuderlo in un abbraccio, il petto del moro contro la sua schiena ed il suo respiro che si infrangeva contro l’orecchio sinistro.

-Non ti sto deridendo. Mi sei mancato anche tu e, dannazione, mi hai fatto crollare. Mi ero ripromesso una cosa: nessuno mi sarebbe più mancato. Con te non sono riuscito ad evitarlo, stupido logorroico.-

Senza che il moro potesse vederlo, il sorriso di Stiles illuminò il suo viso e una scintilla coraggiosa si accese nel suo petto: ora o mai più. Si girò nell’abbraccio e fece combaciare le loro labbra che cominciarono a conoscersi.
Solo quando furono stanchi di “conoscersi”, cominciarono a spostarsi verso la camera da letto di Derek, sorridendosi mentre salivano le scale a chiocciola, consci di quello che stava accadendo e di quanto lo volessero.
Le mani di Derek accarezzavano quel corpo che fremeva sotto il suo tocco. Togliere i vestiti a Stiles fu semplice, sapeva già come farlo e questo dettaglio fece sorridere entrambi: erano molto più vicini di quanto pensassero, più pronti di quanto volessero ammettere.
Le loro pelli erano calde, lo sfiorarsi non era più abbastanza. Quando il moro cominciò a masturbare il castano, tutto sembrò prendere velocità. Erano persi in una tempesta passionale, una bufera di sensazioni e sospiri, di parole sussurrare e baci più o meno profondi. La preparazione fu veloce, entrambi avevano bisogno di sentirsi uniti. Poi Derek era entrato dentro Stiles e tutto si era fermato. Erano insieme, insieme in tutti i sensi, si sentivano legati indissolubilmente. Quando raggiunsero l’orgasmo sentirono quella perfezione che arrivava al culmine, che li univa senza possibilità di scampo, che li fondeva in un unico essere.



Entrambi impararono molto da quella caduta. Lo stare insieme, il riuscire a fidarsi l’uno dell’altro anche nei momenti più bui, l’essere sempre presente nonostante l’imbarazzo o la paura o la rabbia. Quella brutta esperienza aveva fatto crescere entrambi, portandoli a trovare quella mitica altra metà che tanto si cerca nella vita. Per entrambi era stato uno shock vedere che il resto del branco aspettava solo una loro mossa, che tutti erano consapevoli che sarebbero finiti insieme. Dopotutto, che importa il sesso di chi si ama? O la sua razza? O il fatto che sia un lupo mannaro o un umano? Niente.

 
   
 
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