Le
Mille Linee Delle Lunghezze d'Onda
Capitolo
10
I
pensieri di Maka correvano veloci, tutti inevitabilmente in direzione
della sua
Death Scyte, altrimenti noto come lo stupido idiota.
Soul
avrebbe potuto accennare alla questione mentre erano in aula o mentre
camminavano; avrebbe potuto fermarla, per una volta, mostrandogli il
suo punto
di vista e costringendola a ragionare. E invece, no. Non ne aveva fatto
parola,
preferendo tirarsi fuori non appena ne aveva avuto la
possibilità, scappando
persino da Stein, il suo secondo Meister.
Indizi
silenziosi, questi, che le urlavano chiaramente come lui non avesse
affatto
superato l'incidente: ci si era aggrappato con tutte le sue forze,
finendo di
nuovo a colpevolizzarsi per qualcosa di cui lei
era stata la causa.
Stupido.
Idiota.
Stein
le aveva detto che la reticenza di Soul non era un risultato
improbabile visto
l'incidente che avevano avuto: la Death Scyte versava in uno stato
delicato, in
bilico tra sanità e pazzia; ed era altamente rischioso per
lui sottoporsi a ciò
che Maka aveva in mente di fare per recuperare i fili della
sincronizzazione.
Doveva stare particolarmente attenta, soprattutto visto che lui era
abbastanza stupido e idiota da
volerci provare
comunque.
E
per
quanto tutto questo influisse sullo stato d’animo di Maka,
portandola a un
passo dal comprare un dizionario di latino e inaugurarlo sulla fronte
della sua
Death Scyte, ciò che in definitiva la mandava in bestia era
che non aveva
percepito nulla di strano in Soul. Non c'era nulla di mancante
nell’anima che
credeva di conoscere meglio di chiunque altro, o almeno, questo era
quello che
credeva. Ma si era sbagliata, e al danno si era aggiunta la beffa: lui
era
riuscito a percepire il suo Soul Protect, mentre lei, lei che si
supponeva
essere quella in grado di leggere le anime, non aveva sentito proprio nulla. Era come se tutta l'istintiva
comprensione verso suo compagno fosse scomparsa, forse consumata dai
pensieri,
forse perduta con la lontananza. Tre anni prima le bastava soltanto
guardarlo
in faccia, e ora non lo capiva più nemmeno se si spremeva la
meningi. E infine,
non capiva come avesse potuto dirle che voleva imbarcarsi comunque
nella
risincronizzazione. Orgoglio? Senso di colpa? Stupida idiozia? Tutte e tre?
«Maka».
Scattò
involontariamente. «Che vuoi?!».
Lo
vide parare il colpo irrigidendo le spalle. «…
Nulla».
No,
non poteva, non doveva, non gliel’avrebbe permesso.
«Non ci provare!».
«A
fare cosa?».
«A
fare finita che non sia successo nulla»,
ringhiò.
Soul
la inchiodò con gli occhi. Lui riusciva ancora a capirla al
volo. «... Non
voglio litigare con te».
«Neanche
io, ma...».
«E
non voglio nemmeno parlarne», la interruppe, brusco.
«Non
possiamo rimandare all’infinito!».
Si
erano involontariamente fermati in mezzo alla strada, deserta.
Era
più o meno mezzogiorno - il tempo dal loro scontro con Kidd
era scorso in un
lampo - e la gente era occupata a preparare da mangiare mentre loro
affilavano
i coltelli l’uno sulla pelle dell’altro.
«Maka,
sinceramente, c'è davvero qualcosa che valga la pena
dire?», sussurrò Soul
allora, e per la prima volta da che lo conosceva Maka vide il gelo
espandersi
nei suoi occhi rossi. «Ho tentato di mangiarti
l’anima, e l’ho fatto perché ho
perso la testa. Non sono stato abbastanza forte da proteggerti da
quella strega,
ho perso la testa, sono impazzito e volevo finirti. Cos’altro
c’è, da dire?».
Maka
trattenne il respiro. Era spaventata. Non di lui, o non del tutto,
almeno. Era
spaventata dal vuoto dentro di lui,
specchiato nel ghiaccio rosso e pungente che la stava sfidando a
ribattere.
Quel
vuoto era stato qualcosa che non aveva mai potuto ignorare e che aveva
immediatamente imparato a rispettare, ma per un lunghissimo istante si
domandò
se l’avesse mai davvero capito, cos’era che bucava
Soul da parte a parte. Se ci
avesse mai provato, a capirlo
davvero.
«Soul...».
«Maka», la sovrastò
ancora.
«Non
pensare di zittirmi usando il mio nome come se fosse una
minaccia», la
Technician ritrovò la risposta pronta, agganciandosi alla
rabbia che lui aveva
impresso in quelle due sillabe pronunciate a denti stretti. Rabbia che
aveva
anche lei, perché voleva capire, ma non ci riusciva, e
l’unico che potesse
spiegarle era anche l’unico che ci stava mettendo tutto
sé stesso per
impedirglielo.
Lui
non rispose, ma non distolse lo sguardo.
«Fammi
capire...», mormorò, del tutto intenzionata a non
lasciar perdere.
«Esattamente, come pensavi di risolvere la cosa?».
«Di
sicuro non litigando».
«Non
stiamo litigando».
«Strano»,
lui assottigliò gli occhi, c'era ancora il gelo.
«Avrei giurato il contrario».
«MAKA!».
La
bionda si voltò di riflesso, accorgendosi solo troppo tardi
che non avrebbe
dovuto cedere alla lotta di sguardi.
«Zoey?»,
riconobbe la bambina. Stava venendo loro incontro correndo come una
forsennata.
«Che ci fai qui? Credevo fossi a casa con Milo. Ti avevo
detto...».
«Avevi
detto che c'era la possibilità che trovassi un Meister qui
alla Shibusen! In
questi giorni ho provato a farci un giro. E mi sono fatta un sacco di
nuovi
amici! Ce n'è uno che è super simpatico, si
chiama Aar...».
«Zoey».
L'entusiasmo
della bambina evaporò all'istante.
«Ti
avevo detto di non allontanarti da Milo per nessun
motivo».
«Lo
so, però...».
«Niente
scuse!», Maka la stroncò, imponendosi con la voce.
«Devi smetterla di fare
sempre di testa tua, e devi smetterla di ignorare quello che io e Milo
ti
diciamo!».
«...
Tu e Milo?»,
sottolineò Soul,
sarcastico.
Maka
strinse le labbra, una pallida reazione alla pugnalata che lui le aveva
idealmente piantato nella schiena. Non era stato tanto il tono, quanto
il
contenuto e i sottintesi conseguenti che l’aveva colpita su
un nervo scoperto,
perché Soul aveva ragione, su lei
e Milo.
«Beh»,
fece lui, tirando fuori un altro sorrisetto sarcastico.
«Spero solo che sappia
prenderla in modo sportivo».
E
di
nuovo, lui aveva capito, e lei no.
Maka
perse le staffe. «Ma che diamine stai dicendo?».
«Allora
andiamo in mensa?».
Quel
cambio di discorso la spiazzò definitivamente.
«In
mensa?», si intromise Zoey. «Ma avevi detto che
pranzavi con noi, Makasan...».
«Infatti
è così», lo fulminò alla
fine. «Ci andremo tutti insieme».
Soul
fece schioccare la lingua contro il palato, facendola innervosire
ancora di
più. «Bene…»,
commentò poi, avviandosi.
Maka
riesumò in un millesimo di secondo almeno mille motivi per
sfracellargli il
cranio con un Maka-Chop, ma si rese conto che picchiandolo non avrebbe
ottenuto
nulla se non di doverlo trascinare per i capelli fino alla Shibusen.
«Dov’è
Milo?», si risolse a chiedere alla bambina, dopo aver sputato
un sospiro
frustrato.
«Probabilmente
ci sta venendo incontro, prima mi stava inseguendo», rispose
Zoey, tranquilla.
«Va tutto bene, Maka?».
«Va
benissimo», sibilò. «Davvero
benissimo».
~
...
Che cosa diamine le era venuto in mente?
Soul
le era seduto accanto, Zoey era di fronte a lei, Milo era opposto a
Soul, e
nessuno sembrava in gran vena di fare conversazione, a parte Zoey.
Le
occhiate neanche troppo furtive degli studenti non aiutavano certo
nessuno di
loro a rilassarsi, infilzandoli come pezzi di carne su un macabro
spiedo di
parole sussurrate, cenni, risatine.
Davvero,
cosa diamine le era venuto in
mente?!
Come
aveva potuto riunire la sua Death Scyte, la falce che si era portata
dietro dal
Giappone e suo fratello impropriamente geloso allo stesso tavolo della
mensa
della Shibusen?
Persino
Zoey aveva immediatamente subodorato la tensione che correva tra Soul e
Milo, e
cercava di tenere occupato con un fiume di parole l'altrimenti
silenzioso
tavolo, mentre Maka era occupata a girare e rigirare le informazioni
che le
aveva passato Soul.
Aveva
perso la testa.
Era impazzito. Voleva
finirla.
Ma
non era così che l'aveva percepito lei. Aveva analizzato
spesso quello che era
successo, e la conclusione era stata che la paura era derivata dalla
sensazione
soffocante, non dal suo attacco. Era stato come se volesse avvolgerla,
chiuderla in un bozzolo, imprigionarla dentro di lui. Come se non
volesse che
la sua anima si distaccasse da lui...
«...
qui. Potrebbe andare bene secondo te, Maka?».
«C-come?»,
sentir pronunciare il suo nome la riscosse dal tumulto di pensieri che
la stava
investendo, costringendola a sollevare gli occhi dal piatto.
«Aaron
mi ha chiesto di diventare la sua Arma», riassunse la
bambina, paziente. «E a
me piacerebbe dirgli di sì, ma finché non mi
iscrivo alla Scuola non posso
iniziare a fare gli allenamenti con lui!».
Non
era sicura che fosse una buona idea. Zoey era infettata con il sangue
nero,
esattamente come Soul. Quanto era serio il rischio del contagio?
«Come
facciamo a sapere se questo Aaron sia affidabile?»,
borbottò intanto Milo.
A
volte era fin troppo protettivo nei confronti della sorella. Non che lo
facesse
di proposito o con cattiveria, ma il più delle volte finiva
per mettere alla
sorella i bastoni tra le ruote, o peggio, minare la sua autostima.
«Perché
è uno dei miei allievi migliori», rispose piatto
Soul. «E perché ieri mattina
hanno lavorato bene insieme».
Milo
fece ruotare gli occhi, praticamente snervato. «Anche lei e
Maka lavorano bene
insieme. Cosa c'entra?».
«C'entra – Maka si intromise
immediatamente, prima che Soul si trasmutasse in falce e tagliasse la
testa a
Milo – per il fatto che sono riusciti molto bene in esercizi
che testano la
fiducia innata tra Weapon e Technician. E visto che non si conoscevano,
il loro
successo non fa che sottolineare l'appropriatezza della coppia. Non
dico che
siano fatti per stare insieme, ma sono sulla buona strada»,
spiegò, poi si
rivolse a Zoey. «A proposito, lui
dov'è?».
Zoey
guardò verso destra, poi puntò con l'indice:
«Laggiù, al penultimo tavolo».
Lo
individuò. Anche Aaron non era molto grande, probabilmente
si aggirava sugli
undici anni; aveva i capelli mori e sembrava non sapersi togliere il
sorriso
dalle labbra. Si concentrò, e ne vide l'anima. Era di un bel
colore, blu pacifico
e intenso, l'opposto di quella arancio neon di Zoey. Lo sguardo poi le
scivolò
sull'anima di Milo – bianca, come tutte quelle degli esseri
umani – e infine su
quella di Soul.
Deglutì
e il boccone le andò di traverso.
Era
diventata grigia.
Il
colore dell'anima di Soul era sempre stato indefinito, di un azzurro
impalpabile e trasparente, ma qualcosa era cambiato. Sembrava malato.
Come era
stato possibile? Che l'aver seppellito la pazzia lo avesse in qualche
modo reso
meno sé stesso? Eppure la sentiva, la sua pazzia! La sentiva
anche in quel
preciso istante, debole sì, ma radicata e insita in lui...
«Visto
qualcosa di interessante?».
Incrociò
gli occhi della sua Buki. Odiava quando faceva l'indisponente.
«Nulla
che tu non sappia già», ribatté,
fremendo.
Soul
fece
un sorrisetto strafottente. «E allora perché hai
quel muso lungo?».
Io
te l'avevo detto, che non c'era
nient'altro da dire, stava
ripetendo, tra le
righe.
Maka
mantenne il contatto visivo, le parole le uscirono prima che potesse
ragionarci
sopra un attimo di più. «Io non ti riconosco
più».
E
il
sorrisetto cadde come una ghigliottina sul tavolo, insieme a un
silenzio
tombale.
«Ho
finito», annunciò quindi. Adesso, anche lei si
sentiva vuota. Un abisso
ambulante. «Scusatemi, ma devo andare in
biblioteca».
Afferrò
il vassoio ancora mezzo pieno e prima che qualcuno potesse fermarla se
ne andò.
Si
rese conto soltanto quando le venne il fiatone che aveva iniziato a
correre.
Anzi, a scappare. A scappare
lontano
dall'idea che il Soul che aveva ritrovato non era il Soul che aveva
lasciato, e
che la spaventosa possibilità di non poterlo mai
più riavere indietro esisteva
davvero.
La
biblioteca era sempre l'unico luogo in cui aveva potuto stordirsi
abbastanza da
ignorare i pensieri. I libri l’aiutavano a vedere la
realtà in cui si era
ritrovata invischiata fino al collo da un altro punto di vista, uno
esterno,
asettico, obiettivo.
Se
voleva togliersi dalla testa quegli angoscianti sussurri che
decantavano la sua
impotenza doveva affondare il naso in un libro. Subito.
Schizzò
verso la scaletta a chiocciola più nascosta, salì
fino in cima, svoltò a
sinistra, corse fino in fondo al corridoio, si infilò tra le
scaffalature alte
e strette, ricolme di libri. Era dalla parte opposta
dell’entrata, nell’angolo
dimenticato dalle stesse bibliotecarie.
Il
profumo delle pagine compì l'effetto sperato, calmandola,
uniformando i
battiti.
Prese
un tomo caso dalla scaffalature color noce e si lasciò
cadere nel pouf che
serviva come postazione di lettura ma, malgrado le sue intenzioni,
riportò alla
mente uno stralcio di conversazione avvenuto neanche mezz'ora prima.
«...
Che cosa devo fare, professore?»,
aveva domandato, seduta sul divano morbido della casa di Stein e quasi
sovrappensiero.
«Non
credo di essere il Technician a cui
dovresti domandarlo», le aveva risposto, tranquillo.
Lei
aveva fatto risuonare un tsk
insoddisfatto. «Io
non ho la più pallida idea di cosa fare per far ritornare
tutto come prima».
«Non
ci riuscirai, Makasan», l'aveva
contraddetta. «Non riuscirete a tornare come prima. Ma questo
non significa che
non possiate far funzionare comunque la sincronizzazione. La vostra
risonanza
non è mai stata del tutto perfetta, lo sai meglio di me,
eppure, funzionava».
«Già,
funzionava... E non ho mai capito
perché».
Stein
aveva ragione. Non sarebbe riuscita a far tornare le cose come prima,
perché
loro non erano più quelli di prima. Ancora prima di pensare
a Soul, lei stessa
non era più soltanto una Meister. Finché lui non
avesse saputo che era
cambiata, finché non avesse capito con cosa aveva a che
fare, non sarebberi
riusciti a ripartire, e forse, visto che lei non sembrava in grado di
capire
lui, per quella volta poteva essere lui a fare un passo verso di lei.
«...
Sapevo che ti avrei trovata qui».
Il
sussurro di Soul le fece alzare la testa, lentamente. Maka aveva
sentito la sua
anima avvicinarsi, prima agitato, poi arrabbiato, poi di nuovo agitato.
«Non
so cosa mi sia preso», mormorò lui, affondandosi
la mano nei capelli della nuca
e guardando a terra. «Mi dispiace. Sul serio».
«Soul».
Attese che lui alzasse lo sguardo, per continuare. «Vuoi
essere davvero la mia
Buki?».
La
Death Scyte spalancò gli occhi. «M-ma certo che
voglio essere la tua Buki! Che
domande dal cavolo fai?».
Maka
si alzò, e si strinse nelle spalle.
Era
un salto nel buio. Aveva il cinquanta percento di
possibilità che Soul reagisse
positivamente e il cinquanta percento che la rifiutasse, inorridendo.
Lo
guardò negli occhi, fissa, scrutando. Non vedeva il fondo di
quell'abisso, non
sapeva nemmeno se il fondo ci fosse davvero, ma si buttò
comunque.
Dopotutto,
non era lei, quella disposta a mettere in gioco anche la propria vita?
«...
C'è una cosa che devi vedere».
________
Zan
zan zaaaaan!
No,
non guardatemi così per
favore, ho dovuto fermarlo sul
più
bello. Apprezzerete di più quello che sta per succedere se
viene narrato dal
punto di vista di Soul u.u
L'angoscia
ha ripreso la sua
parte di protagonista in questo capitolo, per l'orrore di tutti (io per
prima)
ma purtroppo nemmeno Maka - o meglio, questa Maka, che per come la vedo
io
nasconde molto più di quanto non voglia ammettere anche a
sé stessa - ne è
immune. Finirà di certo, ma non saprei dirvi esattamente quando. So che è pesante
vederli così, ma ho pronte in riserva un
paio di one-shot che alleggeriranno la tensione. Non appena saremo a un
punto
della trama che mi permetterà di pubblicarle, mi
assicurerò che vi facciate due
risate :D
Altra
cosa che vorrei
commentare è che ho cambiato un po' il mio stile di
scrittura, e dalle recensioni
dello scorso capitolo direi che traspare xD voglio rassicurarvi, non
credo che
continuerò in questa direzione: per quanto mi piaccia la
narrazione cadenzata e
ripetitiva, so che è pesante da leggere. Quindi la tattica
sarà la seguente:
prima scrivo usando tutta la mia più estrema
melodrammaticità, poi alleggerisco
il più possibile, mantenendo le parti migliori. In questo
capitolo ho fatto
così, e il risultato non mi pare malaccio. Spero comunque di
non essere
risultata troppo pesante... ma
questo
dovete dirmelo voi! XD cosa si respira in questo capitolo?
Voglio
infine dedicare un ringraziamento
speciale a tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo per le
bellissime parole che mi avete rivolto e per l'apprezzamento che avete
dimostrato, mi avete davvero riempito il cuore di felicità
ç.ç
Un
grazie di cuore anche a chi legge, segue e
preferisce! Fa piacere sapere che la mia fic intrippa così
tanto, mi fate
sentire che sto di portando avanti qualcosa di bello *^* grazie grazie
grazie!
High
five, buone vacanze e al prossimo
aggiornamento! :D
~
BBS