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Autore: GabrielleWinchester    01/07/2014    3 recensioni
Di te mi basta solo il sorriso è la storia di una ragazza che organizza una giornata particolare per una persona molto speciale per lei, volendo come ricompensa un sorriso e la promessa che sia sempre felice :-) Anche se lui non potrà mai essere suo.
Dal testo:
"Teneva in grembo un libro e lo stava leggendo, concentrata sulla storia e mi accorsi che lo stava finendo. Un libro di non meno di settecento pagine, pagina più e pagina in meno. Ma da quanto tempo era lì? La osservai e lei ricambiò il mio sguardo, accorgendomi che era molto cambiata da quando era entrata la prima volta nel bar dove lavoravo, non arrossiva più e la sua voce era ferma. Era più sicura di sé e gli volli chiedere il perché, ma forse non mi avrebbe risposto e sinceramente non volevo fare la figura dell’impiccione. Ma non resistetti alla tentazione di fare il cretino.
Difetto di fabbrica!"
Buona lettura :-)
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buon pomeriggio a tutti e buon inizio mese,
ecco a voi "Di te mi basta solo il sorriso", la storia di una ragazza che organizza un evento molto particolare per un ragazzo, volendo come ricompensa solo un sorriso e che lui sia felice...Storia dedicata a una persona molto importante per l'autrice e con l'augurio che sia sempre felice e sereno ogni giorno della sua vita ^_^ Come è stato affermato in una puntata di Supernatural: Sono troppo buona ^_^ Mi auguro che questa storia vi faccia commuovere ed intenerire, così come ha fatto con me ^_^ Chiedo scusa se ci dovessero essere eventuali errori nel racconto :-) Ringrazio tutti coloro che la leggono e la leggeranno, che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/preferite/ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 
Di te mi basta solo il sorriso
 
“E tu che cosa ci fai in camera mia?”
Mi ero appena svegliato dopo una notte trascorsa con un falò sulla spiaggia e birra con gli amici e con la fidanzata, e la prima cosa che vidi aprendo gli occhi, fu una ragazza dai capelli ricci disordinati e gli occhi castani dietro un paio di occhiali a forma di occhi di gatto, seduta comodamente in un angolino del mio letto.
Lei aggrottò la fronte alla mia domanda e mi fece la boccaccia, sollevando leggermente la fronte e facendo apparire delle buffe fossette nelle guance.
“Innanzitutto si dice buongiorno, idiota. Poi mi ha aperto tua madre, a proposito è una donna simpaticissima e mi meraviglio come ti sopporti”
Io mi grattai la testa perplesso, non capendo perché una delle clienti abituali del bar dove lavoravo si trovava nella mia stanza, una stanza che in confronto i campi di battaglia erano ordinati. La maglietta bianca che avevo indossato la sera precedente, era gettata contro la Playstation quattro, laddove avevo giocato con l’ultimo videogioco di guerra, poco dopo essere ritornato dalla serata con la mia ragazza. E dire che mi mancava l’ultimo livello per completare il gioco.
Un livello che mi aveva fatto gettare una sedia a terra e calciarla furibondo.
Teneva in grembo un libro e lo stava leggendo, concentrata sulla storia e mi accorsi che lo stava finendo. Un libro di non meno di settecento pagine, pagina più e pagina in meno. Ma da quanto tempo era lì? La osservai e lei ricambiò il mio sguardo, accorgendomi che era molto cambiata da quando era entrata la prima volta nel bar dove lavoravo, non arrossiva più e la sua voce era ferma. Era più sicura di sé e gli volli chiedere il perché, ma forse non mi avrebbe risposto e sinceramente non volevo fare la figura dell’impiccione. Ma non resistetti alla tentazione di fare il cretino.
Difetto di fabbrica!
“Io potrei essere nudo, lo sai?” gli domandai sorridendo ma lei non cedette di un millimetro. D’un tratto nei suoi occhi brillò una luce severa, come se avessi detto qualcosa di grave. Poi tutto scomparve ed io mi domandai se non l’avessi solo immaginato. Quella ragazza era un vero enigma. Posò il libro all’interno della borsa a tracolla e si stiracchiò, chiudendo gli occhi come un gatto soddisfatto.
Era più grande di me, ma in quel momento sembrava più piccola dei suoi anni.
“Tua madre mi ha assicurato che non dormi nudo” mi rispose sorridendo a trentadue denti, un sorriso che si estese agli occhi “Poi ho altre prerogative per i maschi”
“Ad esempio?”
Lei rovistò nel mio armadio, scegliendo la mia camicia migliore e gettandola nel letto “Ad esempio uomini che scattano in piedi e sono operativi. Vestiti, dobbiamo andare in un posto”
Incominciai a svestirmi e corrugai la fronte “Neanche la mia fidanzata è così fiscale”.
“Ma la tua fidanzata non è la figlia di un militare giusto?” mi domandò e io scossi la testa e lei continuò “Allora vademecum per il futuro: le figlie dei militari sono ferme e decise, anche quando sono indecise e odiano piangere in pubblico, anche se hanno il cuore spezzato. E sono abbastanza precise nelle cose a cui tengono ” si alzo e si avviò verso la porta “Io ti aspetto fuori, vestiti”
“Come mi hai visto che dormo e non vuoi vedermi che mi vesto?” le chiesi malizioso e lei di contro mi scagliò un paio di boxer in faccia.
“Cretino” borbottò lei divertita “Io ti aspetto sotto. Tua madre mi ha preparato il caffè e ho proprio voglia di chiacchierare con colei che ti sopporta tutti i giorni”
“O forse sono io che la sopporto?”
“Vestiti e non metterci tanto tempo. Sii veloce ed operativo”
Non ebbi il tempo di dire altro, che lei abbassò la maniglia ed uscì. Io non potei fare altro che vestirmi con una camicia azzurro cielo e un jeans nero. Mi specchiai e passai sulla barba due gocce di profumo, un’essenza al muschio bianco che la mia ragazza mi aveva regalato il giorno del mio compleanno. Presi la fotografia di noi due in vacanza a Pantelleria, dopo l’esame di maturità, un esame che avevo affrontato con poca volontà. Eravamo raggianti, mano nella mano che camminavamo lungo il bagnasciuga,  ed io l’amavo come il primo giorno in cui c’eravamo messi insieme. Stavamo insieme da circa due anni, anzi questi ultimi li facevamo intorno alla metà luglio e volevo festeggiare il nostro anniversario in grande stile. Peccato che mi fossi dimenticato che era oggi quel giorno.
Poi mi domandai il perché lei fosse venuta a casa mia…
La trovai che chiacchierava allegramente con mia madre, la quale l’aveva presa a simpatia. Non appena mi vide spuntare in cucina, mia madre ricominciò con la storia che dovevo andare all’Uni, che dovevo prendere una laurea e darmi una sistemata, progetti che non collimavano con quello che volevo fare io.
Ero giovane e volevo godermi la mia spensieratezza, almeno fino a quando potevo. Poi con i turni al bar, il mio tempo libero era abbastanza ristretto e sinceramente non mi piaceva passarlo dietro un paio di libri complicati.
“Questa sì che è una figlia con la testa sulle spalle. Tu invece..”
“Mamma” la interruppi io seccato “ Non ricominciamo con sta storia. Io all’Uni non ci vado”
Mia madre posò la caffetteria nel lavandino e borbottò “Peccato che Fabiana non ti abbia dato una sistemata, dovrebbe sapere cosa è meglio per te”.
Sbuffai, pensando che uno dei punti per cui mia madre e la mia fidanzata non andavano affatto d’accordo, bè era per quanto riguarda la mia frequentazione di una facoltà e quindi con la consegna della laurea. Mia madre voleva vedermi sistemato ma i suoi desideri non coincidevano con i miei. A interrompere quel silenzio imbarazzato e a fare da colonna sonora, c’era la canzone di Adele “Skyfall”, canticchiata da lei a mezza voce mentre controllava i messaggi e sorridendo.
Aveva una bella voce, dovetti ammettere a me stesso.
Qualcosa l’aveva riempita di gioia e si mise a scrivere un sms di getto. Un piccolo bip mi informò che le avevano risposto e lei scoppiò a ridere, mettendosi una mano sulla bocca, come se la risposta che le era arrivata, bè fosse stata inaspettata. Poi posò il telefonino nella custodia e uscì dalla cucina, salutando mia madre.
Nella stanza rimanemmo solo io e mia madre, la quale prese subito a lavare i piatti della colazione. Era una tipa che preferiva non rimandare a quello che poteva fare subito, esattamente l’incontrario di me, eterno procrastinatore di eventi e un po’ ritardatario.
“Va bene mamma” mormorai seccato, alzando gli occhi e sperando che quel discorso finisse al più presto, perché non avevo voglia di sorbirmi una predica di prima mattina “Ci sentiamo stasera”.
“Stai attento”
“Come sempre” risposi, baciandola sulla guancia “A stasera”.
Lei mi stava aspettando vicino al portone d’ingresso. Scendemmo le scale quasi senza parlare, poi una volta sotto le chiesi curioso“Perché sei venuta a casa mia?”
Mi rispose con un sorriso sornione, un sorriso da Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie, e fece comparire una striscia nera che utilizzò per bendarmi gli occhi.
“Ti fidi di me?”
“No”
“Sei un’idiota patentato!” esclamò lei divertita, dandomi uno scappellotto sulla nuca “Posso solo dirti che è una sorpresa. Mi hanno fatto promettere che non ti avrei detto nulla, almeno fino a destinazione”
Io ero sempre più curioso e cominciammo a camminare, io non sapendo dove mi stesse portando. Qualche volta rischiai di sbattere e sospettai che si divertisse a farmi questi scherzi. Lei non camminava affianco a me, ma si era messa davanti e mi guidava con la voce. Era una situazione paradossale, lei che parlava per farmi camminare ed io con gli occhi bendati che la seguivo, cercando di evitare i lampioni o di cadere a faccia a terra, rischiando di mettere un piede in fallo. Di sicuro sembravamo due cretini agli occhi della gente che ci osservava. Però una cosa positiva accadde. La conobbi meglio, seppi che aveva paura dei ragni e dell’altezza, di essere un fallimento per gli altri, che amava l’Harley Davidson e che la musica doveva avere ritmo, non importava quale genere fosse. Trovai nella playlist del suo cellulare, musica che non avrei mai e poi mai associato a lei e mi confessò della sua passione per una rock band non molto conosciuta.
Una canzone mi colpì, in quanto non l’avrei mai associata a una persona timida come lei. Era messa all’interno della playlist “What doesn’t kill..” ed era una delle canzoni che lei ascoltava di più, quasi più di cinque volte al giorno, per darsi la carica e per non mollare di fronte alle difficoltà. Una canzone che ascoltava quando le sue aspettative se ne andavano a quel paese.
E mi affermò che succedeva abbastanza spesso.
“Sono una tipa dalle mille sorprese. Nessuno mi conosce benissimo, o almeno solo pochissime persone possono dichiarare di avere questo privilegio”
Poi si fermò e sentii il rumore di una maniglia che si abbassava. Da qualche parte risuonò una canzone che io riconobbi come la colonna sonora tra me e Fabiana e poi le mie labbra furono sfiorate da un bacio.
Quel profumo era inconfondibile.
“Buon anniversario amore mio”
Io mi tolsi la benda, stupefatto, e quello che vidi era una stanza stupenda, decorata con petali di rose e foto e la mia ragazza vestita con un abito color verde mare e i capelli biondi acconciati a boccoli, raggiante e con un mazzo di rose rosse e gelsomini bianchi tra le braccia. Era stupenda. I miei colleghi mi salutarono con un cenno della testa ed io mi girai verso di lei ed esclamai “Tu sei una stronza”.
“Pensavi che solo tu fossi bastardo e cattivo? Illuso, come scrittrice ho la prerogativa di essere più bastarda di te” scoppiò a ridere e baciò sulle guance Fabiana, la quale l’abbracciò di slancio “Goditi questo giorno”
“Perché domani ti faremo sgobbare come un mulo” mi minacciò il mio collega assumendo una faccia da finto serio “Il lavandino sente tremendamente la tua mancanza”.
Li vidi ridere allegramente, ormai lei era diventata una sorta di mascotte del bar. Addirittura alcuni miei colleghi erano i suoi cavalieri di caffè e cioccolato. La vidi uscire dalla stanza e mormorare, appoggiando la testa contro il muro, un sussurro poco udibile “Di te mi basta solo il sorriso e che tu sia felice”.
Mi commossi e pensai che si fosse affezionata a me, tanto da augurarmi tutta la felicità e gioia di questo mondo, nonostante tutto. Era davvero una persona speciale e mi augurai che al più presto potesse trovare una persona degna di lei. Dopo la mia attenzione verté sulla mia ragazza e quella giornata non la dimenticai mai.

 

 
  
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