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Autore: happley    01/07/2014    2 recensioni
Fideo gli parlava di cose e persone varie, e l’immagine di un azzurro morbido gli si materializzava davanti agli occhi come se le fasciature non ci fossero, come se avesse solo il cielo davanti, dietro, da ogni lato –era dappertutto, circondandolo come un abbraccio. Quando la sua voce prendeva quella particolare sfumatura, Demonio immaginava che l’altro stesse sorridendo. Forse con un po’ di malinconia.
Sorta di what if? con protagonista Demonio Strada, che durante il periodo di cecità si trova a fare i conti con una parte di sé un po' particolare. Accenni lievi alla Demonio>Fideo verso la fine!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Giulio/Demonio, Paolo Bianchi/Fideo Ardena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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baby blue

La stanza si era riscaldata quando si svegliò; l’infermiera doveva aver lasciato la finestra aperta, o scostato le tende, perché il sole gettava calore a piene mani sul suo letto attaccato al muro.
Con un gesto istintivo, Demonio si portò una mano alla fronte, ma bastarono un paio di secondi a rendersi conto che era inutile: la luce si scontrò con le fasciature che gli coprivano gli occhi e rimase lì, incapace di andare oltre. Ah, imbarazzante. Sperò che nessuno lo avesse visto.
Da fuori venivano voci e rumori di strada.
Venezia era appena entrata nell’estate, le scuole erano state chiuse e i bambini erano liberi di scorrazzare per le strade, riconcorrendo palloni che, sistematicamente, sarebbero finiti nei canali –e allora si cercava di ripescarli, ci si affacciava dai ponti, o si urlava ai gondolieri… E persone uscivano dai bar, infastiditi, o solo curiosi, per tutta quell’agitazione, di tanto in tanto una bicicletta suonava il campanello per passare tra i ragazzini. Magari, molti chilometri più in alto, un aereo passava sulla città disegnando una scia in cielo…
Ma Demonio tutte queste cose non poteva vederle.
Le sentiva, e ogni suono nella sua testa diventava un colore. Non sapeva quando o come questo avesse iniziato ad accadere, né sapeva spiegarsi il perché di certe associazioni. Perché un gondoliere cantava in verde, o le campane di una chiesa vibravano di giallo? E quando c’erano molte voci, come in quel momento, nella sua mente c’era un’esplosione di colori, si succedevano in modo così rapido e confuso da fargli venire il mal di testa; anzi, peggio, lo facevano impazzire.
 
Avrebbe volentieri chiuso la finestra, se non avesse avuto paura di sporgersi troppo e cadere… se solo avesse saputo esattamente dov’era.
 
La porta si aprì sprizzando arancione e dai passi violetti Demonio riconobbe l’infermiera.
“Può chiudere questa stupida finestra?” domandò, irritato, avrebbe voluto chiedere perché l’avesse aperta, tanto per cominciare.
“No, lasci stare. Faccio io.” La voce che venne in risposta –rivolta alla donna e non a lui- si tinse subito di un acceso blu elettrico. Demonio aveva imparato a riconoscerlo subito; dopotutto, a Fideo il suo strano disturbo riservava quasi tutte le sfumature di blu e celeste.
Le sue guance si accalorarono immediatamente per l’imbarazzo di aver usato un tono così arrogante, infantile, in presenza dell’altro (ma come poteva saperlo?, diamine), e le sue dita si strinsero nervosamente intorno al tessuto dei propri pantaloncini. Sentì Fideo passargli accanto e poco dopo il suono dell’anta sbattuta gli comunicò che la finestra era stata chiusa.
“Allora, come va?” Fideo si rivolse a lui, il suo peso inclinò dolcemente il materasso proprio accanto alla gamba destra di Demonio e il suo braccio gli sfiorò –involontariamente?- il ginocchio scoperto. Tornato da Liocott, veniva spesso a trovarlo in ospedale. Magari era il senso di colpa, o era semplicemente una persona dal cuore infinitamente grande. Demonio preferiva non pensarci, la sua presenza gli faceva piacere in ogni caso. Fideo gli parlava di cose e persone varie, e l’immagine di un azzurro morbido gli si materializzava davanti agli occhi come se le fasciature non ci fossero, come se avesse solo il cielo davanti, dietro, da ogni lato –era dappertutto, circondandolo come un abbraccio.
Quando la sua voce prendeva quella particolare sfumatura, Demonio immaginava che l’altro stesse sorridendo.
Forse con un po’ di malinconia.


Dopo l’operazione, aveva ricominciato a vedere il mondo.
Non aveva mai smesso di sentire colori, però.
Anche una volta tornato a casa propria, Demonio chiudeva sempre le finestre, per chiudersi dentro o sbattere fuori il resto, non lo sapeva bene –l’importante era che le voci dei ragazzini non lo raggiungessero, a ricordargli che loro potevano rincorrere un pallone in strada mentre lui no (‘non finché è ancora in stato di convalescenza’, come amava ripetere il suo medico, grigio e monotono ed impolverato come un disco rotto in soffitta). Preferiva tenerle fuori, le loro urla, lasciare che si scagliassero contro il vetro come grumi di tempera e che scivolassero via senza sporcare.
 
Al contrario di quel continuo turbinio che infestava la città, la risata di Luce  era rilassante.  Suonava come un arancione melodioso -un po’ come un tramonto. Una volta se l’era lasciato sfuggire, così lei si era incuriosita e aveva cominciato a fare un sacco di domande e aveva scoperto tutto: da allora, quando lo veniva a trovare, portava sempre una scatola di pastelli a cera e non voleva fare altro gioco che non fosse disegnare. Sembrava che vedere quali colori Demonio avrebbe tirato fuori la divertisse moltissimo, al punto che il ragazzo si sentiva quasi sollevato (almeno non era così grave da non poterci ridere su).
Luce scarabocchiava soprattutto cose carine come gioielli, arcobaleni e unicorni, mentre lui che non era capace neanche di fare un omino si limitava a tracciare linee –dritte, contorte, attorcigliate, dipendeva un po’ dal suo umore. Quel giorno la bambina era stata accompagnata da Fideo, che stava seduto sul divano con in grembo un libro di letteratura di cui ripeteva alta voce interi paragrafi. Aveva sempre un sacco di compiti da fare, tanto che veniva da chiedersi come facesse a conciliare studio e calcio e a trovare anche il tempo di stare con Luce. A lui, comunque, non sembrava importare.
E siccome la finestra era chiusa e Fideo ripeteva, ripeteva, ripeteva, Demonio non sentiva null’altro che la sua voce sommergere la stanza come un’onda, pacifica, serena... Senza accorgersene la sua mano si fermò, la punta di cera schiacciata contro il foglio. Cliché, non si rese conto di aver smesso di disegnare finché l’altro non alzò gli occhi dal libro: i loro sguardi si incrociarono, lui gli sorrise, un po’ sorpreso, forse in un’implicita domanda sul perché lo stesse osservando. 
Demonio girò il viso, rosso come il pericoloso battito del suo cuore (ah, anche questo così cliché), e notò che anche la bambina aveva abbandonato il proprio disegno; Luce si sporse sul tavolo, ben più interessata alle sue stupide linee che non ai propri gioielli di carta, e le osservò, curiosa.
 
“Oh, c’è un sacco di azzurro!”




 
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**C'era una volta una melaH...**
 Buonasera :))
Vi è mai capitato di andare su wikipedia a cercare qualcosa e cliccare su così tanti collegamenti da non raccapezzarvici più? Beh, è esattamente quello che è successo a me ieri sera, non so come sono arrivata ad una pagina in inglese sulla 'chromesthesia' -così è nata l'idea per questa fic. Volevo assolutamente scriverci qualcosa e Demonio mi è venuto subito in mente come protagonista ideale. Cromoestesia significa 'udire i colori', associare un colore ad un suono in automatico, ed è proprio questo che Demonio fa, senza volerlo: il disturbo si sviluppa in lui quasi come un rimedio alla cecità (nell'anime questo non succede, o viene vagamente accennato, ma nel gioco Demonio perde davvero la vista dopo la partita con l'Italia). Come per Luce, però, ho voluto che alla fine riacquistasse la vista, non ce l'ho fatta a lasciarlo così... Tra l'altro, inizialmente non avevo previsto coppie, ma siccome shippo la Fideo/Demonio e secondo me Demonio prova un misto di ammirazione/invidia per Fideo, la cosa mi è un po' sfuggita di mano e alla fine Demonio si è innamorato di Fideo. Ops. (?)
Spero che la storia vi sia piaciuta, 
                   Roby
  
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