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Autore: matmatt98    01/07/2014    3 recensioni
"Cosa potrei mai farmene della copia, quando fra le braccia ho sempre stretto l'originale?".
Spero di avervi incuriosito :)
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“Matt! Matt! Ci sei? Stasera c'è il mio addio al celibato e hai una faccia da funerale che non ti immagini! C'è qualcosa che non va?”
“No. No, tutto okay.”
“Beh, è ora del tuo discorso, quello del testimone” mi sussurrò sorridendo.
Ci siamo. 
E' l'ora del discorso.
Ed io sono pronto a farlo, un discorso?

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Dodici anni prima.
“Luke, l'ha rifatto?” corsi in camera del mio migliore amico più veloce che potessi e l'abbracciai, l'abbracciai forte tentando di farlo stare bene, per tipo due secondi.
Mi separai solo per guardarlo in faccia, e vidi le lacrime rigargli il volto.
“E' una tortura Matt. Quel mostro l'ha rifatto. Davanti ai miei occhi, e quelli di Stan. 
Mia madre ha invitato quel suo amico, Mark, a casa, e giuro che c'ero anche io, hanno solo preso un caffè!”
“E poi?” lo incitai, preoccupato.
“E poi il mio patrig...Drew, è tornato prima da lavoro, l'ha vista, ed è andato su tutte le furie, l'ha colpita. Tante, tante volte. Ora è uscito, mia madre è in bagno a piangere, e non riesco a guardarla senza piangere a mia volta. Ho tentato di mettermi in mezzo...”
“Ti ha fatto del male?” 
Ed ecco, quello che temevo. Cominciò a giocherellare coi braccialetti, ed evitare di guardarmi in faccia. 
“Luke, rispondi cazzo! A te cosa ha fatto?”
Così alzo leggermente la maglia, e all'altezza del bacino vidi un brutto livido.
Lo toccai dolcemente, accarezzai tutta la porzione di pelle violacea. 
Sapevo che non avrei potuto far niente per risolvere tutto questo disastro, e gli avevo promesso che non avrei detto niente, a nessuno.
E io le mantengo le promesse. Quelle che ho fatto a lui le ho sempre mantenute.
Quel paio di occhi castani mi fissarono negli occhi, lucidi.
E io non potei fare altro.
Non potei fare altro che prendermi cura di lui, accarezzarlo ovunque potessi, farlo sentire amato.
E si sentì così, quando lo baciai. Lo riuscì a percepire dai suoi occhi. Era gratitudine, la sua.

Sette anni prima.
Quando mi aveva telefonato, pregandolo di correre a prenderlo con la mia auto, non mi sarei mai immaginato uno scenario simile.
Lo trovai, seduto in un marciapiede, pieno di lividi, e sangue sul labbro, e il naso. 
Affianco, ambulanza e polizia. 
Un corpo. 
E sì, l'avrei riconosciuto fra mille.
Drew. 

Luke salì in macchina, e guidai fino al nostro parco, quello in cui ci trovavamo sempre.
Non avevo il coraggio di chiedergli niente.
E per fortuna sembrò capirmi, dal momento che cominciò lui.
“Mi ero stancato, Matt. E' inutile mentirti, avevo premeditato tutto. Non a caso ho iniziato ad andare in palestra, e fare arti marziali. Io gliel'avevo detto.”
“Cosa gli avevi detto?” chiesi, anche se me ne pentì subito dopo.
“Che se avesse toccato anche solo un'altra volta mia madre, l'avrei mandato all'altro mondo. Ma tranquillo, tutti sanno che è stata legittima difesa.”
Quindi avevo di fianco un assassino. 
Il mio migliore amico da una vita, la persona più dolce e indifesa che conoscessi, aveva appena ucciso una persona.
E sapevo che quello stronzo se lo meritava. Ma, l'idea di Luke che stringe il collo di una persona mi spaventava, e non poco.
Ma aveva fatto tutto da solo? Io non ho mai creduto che lui sia stato capace di un atto simile.


Sei anni prima.
Io e Luke, ormai, non parlavamo più, non dopo quella notte.
Eravamo cresciuti alla peggio, lui in un collegio -e per una botta di culo gli assegnarono la mia stessa scuola, quella di sempre-, e io...io senza di lui.
Dopo quell'evento, tutto lo additarono come l'assassino, nel quartiere. 
I miei, come tutti i genitori di qualsiasi ragazzino, mi proibirono di vederlo.
E ovviamente io non mi arresi. Continuai a vederlo, a scuola, e anche dopo.
Ci davamo appuntamento al nostro parco, in qualsiasi momento avessimo tempo.
Ma poi successe, la madre ebbe un crollo psicologico, e la mandarono in cura in un'altra città.
Stan e Luke li mandarono in collegio.
Dove le visite non erano ben accette.
Luke cominciò ad isolarsi, ad estraniarsi dal mondo, e lì sì, che ci perdemmo di vista.
Comicniò a trascurarsi, a non tagliarsi i capelli, né farsi la barba. A vestirsi di stracci. Aveva le occhiaie ogni giorno, ed era magrissimo.
Ma il nostro rapporto non ebbe mai una fine.
Non sono mai riuscito a definirlo, il nostro rapporto. Ma lo amavo.
E nonostante ora non ci parlassimo più, persisteva.
Era costituito da tutti gli sguardi che ci lanciavamo, che a volte duravano interi minuti.
Era costituito da piccole abitudini mai perse.
Come per esempio quella della lettura dei risultati delle partite di basket.
Io non sono mai riuscito a permettermi un cellulare decente, ma Luke, grazie ai suoi vari traffici, aveva sempre i modelli più esclusivi, in cui si poteva scaricare l'app dei risultati, ed ogni volta, finito di mangiare in mensa, lui me li leggeva.
E' sempre stato così, da sei anni.
E lui continuava.
Ogni volta, finito il pranzo, lui leggeva ad alta voce i risultati.
Tutti lo prendevano per pazzo, ma a me questo non faceva altro che scaldare il cuore.
Mi pensava ancora, nonostante il suo essere asociale.


Cinque anni prima.
Quella mattina accadde.
Ero vicino al mio armadietto, assieme ai miei amici, quando tutti si voltarono.
Un Luke Crabe dai capelli corti e alzati, vestito con camicia e jeans attillati, la pelle del viso liscissima, un profumo che si sentiva da sei metri di distanza, e il sorriso più bello che abbia mai visto, varcò le soglie della scuola, e si diresse verso di me, abbracciandomi.
“Tu e io, al parco, oggi alle quattro. Ho così tante cose da raccontarti!”
Ero seriamente incredulo.
Davvero si era avvicinato a me, e mi aveva rivolto parola come se quest'anno di silenzi non fosse mai esistito?
“Cosa succede, Luke? Come mai sei così...diverso?”
“E' da un mese che mi hanno cambiato la terapia, gli antibiotici, tutto! E beh, sono più espansivo che mai, ora.” rise lui.
E al suono di quella risata, in quel momento, era la persona più felice del mondo.

Luke, quel pomeriggio, mi raccontò tutto ciò che aveva fatto per filo e per segno. Di chi aveva conosciuto, della morte di sua madre, che non fece altro che portarlo in uno stadio semi vegetativo, della moglie di Stan, che gli stava tanto simpatica.
Mi raccontò di cosa mangiava ogni mattina a colazione, dei libri che aveva letto, di quanto odiasse il gioco di “uno”, e tante altre piccole cose che facevano di lui la persona che era, e che amavo.
Sì, io lo amavo quel Luke, il vero Luke, quello con cui ho condiviso la mia infanzia, e parte dell'adolescenza.
Quello dal sorriso contagioso e la risata facile, quello dagli occhi grandi e profondi.
Lo amavo così tanto.
Ed ero seriamente felice, in quel momento.

“Te cosa mia racconti, Matt?” mi sorrise.
“Che mi sei mancato” sussurrai.
E come ai vecchi tempi, mi diede un bacio dolce, a stampo. Era il suo modo di dirmi “sono qui”.
E come ai vecchi tempi, la solita domanda: “cosa siamo?”
E come ai vecchi tempi, la solita risposta: “felici.”

Tre anni prima.
Io due anni seguenti li passammo interamente insieme, fra coccole, risata, e baci rubati.
Dopo lo smacco, cominciammo a vivere praticamente in simbiosi.
Fino a quella sera.
Come quasi ogni giorno, doveva venire a casa mia, a cena.
Ma quella volta, non si presentò solo.
“Hey Matt!” mi salutò abbracciandomi, finchè non notai che una ragazza, dietro di lui, teneva stretta la sua mano “questa è Faith. L'ho conosciuta dei mesi fa, è nuova, e frequenta il mio stesso corso di biologia.”
“Ciao Faith!” l'accolsi col miglior sorriso finto che riuscì a fare.
E per tutta la serata ebbi un peso sul petto. Non riuscivo a vederli sbaciucchiarsi, sedersi l'una addosso all'altro, o altre smancerie.
Non ci riuscivo.
Ma cos'era quella che provavo?
Invidia?
Perchè non riuscivo a far altro che pensare ai momenti passati assieme a Luke?
Perchè non riuscivo a far altro che pensare che, nonostante fossimo solo migliori amici, noi eravamo più carini?

Un anno prima.
Luke era felice assieme a Faith, almeno questo è quello che diceva.
Luke le aveva chiesto di sposarlo, e lei aveva accettato.
Luke aveva cominciato a staccarsi da me.
Luke mi mancava, da morire.

Saranno state due settimane che non ci vedevamo.
E quando ricevetti il suo messaggio:

Da: Luke
Ti va se vengo da te alle quattro?

Non riuscivo a contenere la mia felicità.
Ovviamente avrei dovuto aspettarmi il suo bidone.
E la scusa che mi pioppinò quando lo chiamai “scusa, ma Faith aveva bisogno di me.”
E così scoppiai.
Il giorno dopo lo andai a cercare a casa sua, e scoppiai letteralmente.
“Senti te!” lo aggredì appena mi aprì la porta “non chiedermi cosa cazzo io provi per te, perchè no, non lo so anche io. So solo che non puoi evitarmi, non puoi ignorarmi. Rivoglio il mio Luke, quello tutto per me, e voglio ritornare al nostro rapporto di prima. Vuoi una cosa? A me di Faith non importa proprio un cazzo. Se fin'ora non ho detto niente è stato perchè a me importa esclusivamente della tua felicità.
Ma sai una cosa? Io penso che tu fossi felice anche con me. Quando eravamo solo io e te.
E cazzo quanto mi manchi, e”
Mi interruppe con la sua risata.
Stava davvero ridendo?
Rideva di me? 
Solo allora realizzai cosa avevo realmente detto.
“Sei geloso, Matt?” mi chiese così, senza peli sulla lingua.
E mi sarei preoccupato di quella domanda, se non mi avesse incoraggiato con uno di quei suoi sorrisi, di quelli che ti fanno sciogliere.
E io indugiavo.
Ero geloso? Lui non mi diede neanche il tempo di pensarci, perchè mi travolse con un suo bacio.
Mi travolse dentro.
“Voglio che tu sia accanto a me, al mio matrimonio, chiaro?”
E tutto morì lì. Con quella risposta aveva smorzato tutto.
Così una domanda mi sorse spontanea.
“Luke...te la ami, Faith?”
E lui non mi rispose. Non lo fece mai.
Mi disse solo un “Faith è uguale a te.”
E che cosa significava?


Stavo pensando da fin troppo tempo alla nostra storia, non mi ero neanche accorto che tutti stessero urlando “discorso, discorso, discorso!”, e non sapevo neanche da quanto tempo lo stessero facendo.
Luke sapeva che Faith non mi piaceva.
Sapeva anche che ero geloso, geloso marcio.
E voleva sul serio che facessi un discorso?
Voleva umiliarmi fino a questo punto?

Lo guardai con quanto più odio avessi in corpo, quando mi mimò un “baciami e basta”.
E non ci pensai due volte.
Mi buttai a capofitto su di lui, e su quelle labbra, lasciando tutti a bocca aperta.

A fine serata, Luke richiamò l'attenzione di tutti, per un annuncio a sorpresa.
“Ragazzi, volevo solo informarvi del fatto che il matrimonio è annullato. Questo da circa due mesi.
Grazie per la festa, vi ridarò i soldi per lo smocking.”
Dopo lo sconforto generale, e dopo che tutti se ne andarono, non potei fare altro che chiedergli spiegazioni.
“Cosa potrei mai farmene della copia, quando tra le mie braccia ho sempre stretto l'originale".
  
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