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Autore: Piumadoro    01/07/2014    2 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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“Accipicchia! Bella presa per il portiere di Tassorosso! Ma non basta, Grifondoro è già in testa di 120 punti altri 80 e anche se Tassorosso acchiappasse il Boccino non ci sarebbe storia.”
Un Bolide si avvicinò pericolosamente a Greg e mentre la nuova Cronista gridava a squarciagola il punteggio attuale, Sirius spedì il Bolide verso Star che lo mandò dritto contro un Cacciatore di Tassorosso che mollò la Pluffa.
“Se la prende comoda James!” Le urlò Jordan sarcastico passandole accanto cercando di sovrastare il rumore infernale del vento che li scuoteva tutti con la sua forza.
La ragazza lanciò uno sguardo a suo fratello che volava qualche metro più in su per aver una buona visuale, stando così più esposto al vento, ma come il Cercatore di Tassorosso non aveva avuto fortuna.
Il vento infuriava, sembrava quasi di trovarsi al centro di un uragano, i Bolidi seguivano la traiettoria data da un ottimo colpo solo per meno di mezzo metro, la Pluffa doveva essere passata praticamente di mano in mano altrimenti avrebbe preso il volo finendo parecchi metri più distante o sarebbe tornata indietro al mittente, e i giocatori venivano sballottati a destra e sinistra.
Poi all’improvviso, mentre Star tentava di colpire un bolide per allontanarlo da Robin una freccia scarlatta le passò davanti agli occhi inseguita da una gialla.
Guardò in basso in tempo per vedere la discesa verticale e a folle velocità di suo fratello con alle calcagna il Cercatore di Tassorosso. Pensò che si sarebbero spappolati entrambi al suolo. Mancava veramente poco. A pochi metri dal terreno il cercatore di Tassorosso si arrese ma James non si fermò, due metri, uno, mezzo…
A dieci centimetri da terra James raddrizzò la scopa e puntò verso il muro degli spalti, raccolse qualcosa da terra e alzò il pungo in aria.
“Il Boccino!” Gridò Sirius fuori di sé. “E’ sempre stato schiantato a terra!”
La squadra di Grifondoro al completo corse giù dalle scope per abbracciare James mentre i Tassorosso increduli mettevano i piedi a terra.
“E’ stato assurdo! Assurdo!” Commentò Jordan euforico.
I Grifondoro e tutta la squadra al completo si rifugiò nella Sala Comune per festeggiare.
“Non ci credo ancora ragazzi, ci siamo quasi, dobbiamo solo vincere contro Serpeverde.” Annunciò Jordan alla Squadra riunita nel bel mezzo dei festeggiamenti, alzarono tutti i calici imitandolo. “A noi!”
Tutta la sala brindò e la serata continuò allegra.
 
…………….
 
Lunedì 19 arrivò presto, troppo presto per i gusti di Remus. La domenica l’avevano passata a dormire praticamente tutto il tempo, Star, James e Sirius perché stanchi dalla festa per la vittoria mentre Remus per via del suo Piccolo Problema Peloso.
La primavera incominciava, l’aria si faceva più limpida e quella notte tre ragazzi nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità corsero fino al Platano Picchiatore.
“Devi per forza tagliarteli?” Chiese James a sua sorella passando le dita tra i suoi capelli neri ora corti e spettinati.
Star sbuffò “Per la millesima volta, James, si! Devo farlo! Smettila di chiederlo!”
“Non ha tutti i torti, sei un po’ assillante.” Commentò Sirius in risposta all’occhiata d’aiuto dell’amico.
Bloccarono l’albero facendo volteggiare un ramoscello e si infilarono nel passaggio.
“Giusto in tempo!” Esclamò la ragazza udendo il primo ululato, si precipitò su per le scale e a quattro zampe fronteggiò il lupo.
Lunastorta non ebbe esitazioni, la riconobbe subito e si calmò immediatamente.
Giocarono a lungo finché il lupo non si distese a terra accanto alla ragazza ringhiando quando lei si spostava, per quanto strabiliata Piumadoro rimase lì, raggomitolata con il lupo fino ad addormentarsi.
“Stanno dormendo?” Chiese James a Sirius fissando la scena da dietro la porta.
“Eh, già!” Rispose quest’ultimo. “E’ pazza.”
“Dobbiamo svegliarla! Se il lupo la attacca nel sonno?” Si preoccupò il ragazzo occhialuto.
“Non possiamo svegliarla, per farlo ci faremmo scoprire e il lupo si incavolerebbe, poi metti che il lupo ci sente prima di lei?” Lo bloccò Sirius.
“E allora?”
“Allora, stiamo all’erta, se Lunastorta vorrà attaccarla ci pariamo in mezzo e lanciamo tutti gli incantesimi che conosciamo finché Star non si sveglia.”
James annuì preoccupato.
Le ore scorrevano tranquille e silenziose e l’alba sorse, Remus si trasformò addormentato e non sentì nessun dolore.
“Bene, recuperiamo il Mantello dall’altra stanza.” Propose Sirius soddisfatto e rilassato.
James si alzò sospirando per scaricare tutta la tensione, andarono nella stanza con gli schizzi di colore, loro deposito sicuro, e proprio in quel momento sentirono dei passi dirigersi verso la stanza di Lunastorta e la voce di Madama Chips chiamarlo. Si scambiarono uno sguardo allarmato, si coprirono con il Mantello dell’Invisibilità e uscirono nel corridoio dove Madama Chips stava per entrare nella stanza, avrebbe visto Star e sarebbero stati guai grossi. Invece Remus uscì di corsa chiudendo la porta dietro di sé.
“Bu-buon giorno.” Balbettò il ragazzo.
“Si buon giorno, mi faccia vedere.” Ordinò sveltiva la donna.
“Non mi sono ferito, controlli pure! Andiamo?” Remus girò su sé stesso velocemente per dimostrare di essere a posto e poi si diresse a passo di carica verso l’uscita inseguito dall’infermiera.
Star uscì a sua volta dalla stanza e James e Sirius si tolsero il cappuccio.
“Oh, cielo mio abbiamo rischiato forte sta volta!” Esordì la ragazza avvicinandosi ai suoi amici che cominciarono a scendere verso il passaggio.
“Già, non sai che paura, pensavamo non vi svegliaste e che ci avrebbe beccati in pieno!” Raccontò James.
“Ah, che botta di adrenalina! Ottima per cominciare al meglio la settimana!” Commentò Sirius mentre si dirigevano verso il castello.
 
 
…………….
 
“Questa è la sera prescelta amici miei!” Annunciò James a tutti quella sera nel loro dormitorio.
“Volete che me ne vada?” Chiese Peter.
“Ma no, resta con noi, mio fratello vuole solo mostrarci le foto di quest’estate!” Ripose Star.
“Venghino signori, venghino!” Sbraitava James agitando l’album. I Malandrini gli si avvicinarono stendendosi in cerchio sul pavimento tutti a pancia in giù e con le teste rivolte verso il centro. James aprì il raccoglitore cominciando a sfogliarlo a caso.
“Fermo! Questa è splendida!” Lo bloccò Remus indicando una foto di Star seduta davanti ad un pianoforte, la testa china sui tasti, i boccoli scuri che le contornavano il volto morbidi e lunghi, la luce del tramonto che la illuminava entrando dalla finestra dietro di lei accendendo d’oro-rossiccio i filamenti e i riflessi naturali dei suoi capelli.
“Quella era la prima lezione di musica di Star. Papà le aveva insegnato una dolce e semplice melodia.” Spiegò James.
“Allora adesso sai suonare?” Le chiese Sirius.
“Si, più o meno. Ricordo bene quel giorno…”
 
Quella mattina il signor Potter non andò a lavoro, aveva avuto un giorno di riposo dopo un’ importante missione. I due fratelli si svegliarono e scesero a fare colazione sentendo nell’aria una presenza diversa.
“Papà!” Esclamò James entrando nel salone.
“Si, sono in ferie per un giorno. Sai cosa vuol dire vero?” Disse Henry.
Il sorriso di James si allargò. Star li guardò entrambi con aria interrogativa.
“Oggi lezione di musica!” Le spiegò suo fratello.
“Musica? Oh, mi piacerebbe tanto ma io devo iniziare da zero, ti rallenterei.” Replicò la ragazza in imbarazzo.
“Sciocchezze! Io farò i miei esercizi e tu i tuoi.” Ribatté lui.
“Bene, allora è deciso!” Decretò il signor Potter.
Sbranarono la loro colazione.
“Grazie Rue!” Gridò Star all’indirizzo della cucina prima di seguire di corsa suo padre e suo fratello su per le scale.
Entrarono nella sala degli strumenti.
“Cosa vorresti suonare?” Le chiese Henry.
“Vorrei iniziare con qualcosa di semplice, con tutte le note ben visibili.” La ragazza espresse le sue preferenze guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa di giusto per lei.
“Allora il piano!” James le indicò un meraviglioso pianoforte a coda. “Ogni tasto una nota, niente scherzi.”
“Si, esatto. Siediti.” La invitò il signor Potter.
Lei obbedì emozionata.
“Metti le mani sulla tastiera. Questo al centro è il DO, e poi si va in scala, DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI e ogni volta ricomincia, dal più basso al più alto. I tasti neri sono i Diesis e i Bemolle. Basta seguire il pentagramma, che sono queste righe…” Le indicò ogni tasto, ogni nota e poi aprì un libricino pieno di canzoni semplici. “…vedi i puntini? In ogni riga e in mezzo ad ogni riga c’è una nota. Tu li suoni come stanno, poi sono lunghe o corte dipende da se sono piene o vuote, proviamo insieme a suonare questa.”
Star premette il primo tasto e poi il secondo che suo padre le indicò, e così via, alla prima ripetizione era già molto fluida e la canzone le venne bene.
“Hai imparato in fretta!” Si sorprese Henry.
“Tutto merito del maestro!” Sdrammatizzò lei.
James prese la sua chitarra classica e cominciò i suoi esercizi di routine.
Il signor Potter passò la mattinata a correggere pazientemente Star anche se i suoi errori non erano molti ed ad assegnare nuovi accordi a James finché Rue non bussò piano alla porta.
“Entra pure.” La chiamò gentilmente Henry.
“Il pranzo è servito, Rue ha preparato all’ora in cui i signorini sono soliti mangiare, Rue ha fatto bene, spera.” Li avvisò con la sua solita voce sottile.
“Ma certo!” Le assicurò gaio il signor Potter.
Scesero, pranzarono e ritornarono veloci nella stanza della Musica.
“Allora sentiamovi cantare.” Propose Henry.
“Tu canti?” Si sbalordì Star fissando suo fratello.
“Ceto, mi ci costringono in pratica! Non facevano altro che farmi cantare da piccolo.” Sbuffò il ragazzo.
“Cantare è un ottimo modo per introdurre un bambino alla musica, aiuta ad imparare a tenere il ritmo e a salire nella scala!” Spiegò il signor Potter. “E poi sai, figlia mia, a quando tuo fratello ha lanciato il primo strillo appena uscito dalla pancia io e tua madre sapevamo già che sarebbe stato un ottimo cantante.”
“Ah!” James lanciò un grido esasperato e sua sorella rise, Henry si bloccò fissandola. “Tu ovviamente sai come nascono i bambini.”
“Ne ho fatti nascere alcuni, papà.” Rispose Star.
“Ah, ok. Bene.” Il signor Potter sembrò visibilmente sollevato, poi ci ripensò. “Fatti nascere?”
“Si, sono più o meno addestrata a fare da balia ai figli delle donne che si fermavano in orfanotrofio.”
“Bene, una balia! Non ti chiederò più nulla lo giuro!” Stabilì Henry. “Sentiamo le vostre voci.”
“Cosa cantiamo?” Chiese James.
“The sounds of silence.” Propose il signor Potter.
Star lanciò uno sguardo a suo fratello. “Io non …”
“Non la conosci, lo so, seguimi!”
“Hello, darkness, my old friend
I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping
Left its seeds while I was sleeping
And the vision
That was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence”
[Ciao, oscurità, vecchia amica
sono qui per parlarti di nuovo
perché una visione arrivando dolcemente
ha lasciato i suoi semi mentre dormivo
e la visione
che si è fissata nella mia mente
rimane ancora
dentro il suono del silenzio]
 
James cantò pezzo per pezzo ripetendola con sua sorella finché non la imparò a sua volta.
 
“In restless dreams I walked alone
Narrow streets of cobblestone
Beneath the halo of a street lamp
I turned my collar to the cold and damp
When my eyes were stabbed
By the flash of a neon light
That split the night
And touched the sound of silence
 
And in the naked light I saw
Ten thousand people, maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never share...
And no one dare
Disturb the sound of silence.
 
"Fools," said I, "you do not know
Silence like a cancer grows."
"Hear my words that I might teach you, 
Take my arms that I might reach you."
But my words like silent raindrops fell,
And echoed in the wells of silence.
 
And the people bowed and prayed
To the neon god they made.
And the sign flashed out its warning
In the words that it was forming.
And the signs said: "The words of the prophets
Are written on the subway walls
And tenement halls,
And whisper'd in the sound of silence."”
 
[In sogni senza riposo io camminai da solo
in strade strette acciottolate
nell’alone di luce di un lampione
sentii il mio colletto freddo ed umido
quando i miei occhi furono abbagliati
dal lampo di una luce al neon
che spezzò la notte 
e intaccò il suono del silenzio.
 
E nella luce fredda io vidi
diecimila persone, forse più.
Persone che parlavano senza dire nulla
persone che ascoltavano senza capire
persone che scrivevano canzoni che le voci non potevano cantare assieme
e nessuno osava
disturbare il suono del silenzio
 
"Pazzi" dissi io "voi non sapete
che il silenzio cresce come un cancro"
"Ascoltate le parole che io posso insegnarvi.
Prendete le mie braccia così che possa raggiungervi."
Ma le mie parole cadevano come gocce di pioggia silenziose,
e ne usciva l’eco dai pozzi del silenzio.
 
E la gente si inginocchiava e pregava
al dio neon che aveva creato.
E l’insegna lampeggiava il suo messaggio
con le parole che lo formavano.
E il messaggio era: "Le parole dei profeti
sono scritte sui muri della metropolitana
e negli androni dei palazzi,
e diventano sussurro nel suono del silenzio."]
 
“Sono proprio fiero di voi.” Fu l’unico commento che fece il signor Potter prima di uscire dalla stanza e lasciarli soli con gli strumenti.
“Dici che abbiamo cantato così male?” Scherzò Star.
“In caso fosse così è colpa tua, perché io canto come un angelo!” Si vantò per finta James.
“Ah si? Io dico che canto meglio di te!” Replicò la ragazza già mezza ridente.
“Suona ancora, dai. Mi piace vederti muovere le dita sul piano, sembri molto più delicata di quanto in realtà non sei.” La pregò suo fratello.
“Ha, ha. Va bene, solo se mi insegni a suonare questa canzone, e poi mi accompagni con la chitarra mentre la cantiamo. Ci stai?”
Il ragazzo annuì felice e si misero all’opera.
Poco prima del tramonto la signora Potter fece ritorno in casa.
James scese per farle sentire ciò che avevano imparato, quando risalì però era solo e impugnava la sua macchina fotografica, fece una foto a sua sorella chinata sui tasti mentre il sole tramontava e gli ultimi suoi raggi entravano dalla finestra alle sue spalle. La ragazza non poté arrabbiarsi perché in quel momento entrarono i suoi genitori pronti ad ascoltare il loro piccolo concertino.
Fratello e sorella cantarono e suonarono per loro guadagnando un applauso e un po’ di galeoni da spendere per frivolezze da giovani.
 
“Bella giornata insomma!” Commentò Remus visibilmente felice per loro.
“Forte!” Esclamò Peter estasiato.
“I due fratelli suonatori di strada, potreste fare i vagabondi!” Rise invece Sirius.
“Di sicuro guadagneremmo più di te.” Lo ribeccò James.
“Avanti ragazzi, a cuccia e a letto. Ci vediamo domani!” Ordinò Star severa avanzando verso la porta.
“Si mammina.” Le presero in giro i quattro ragazzi.
“Ah, che villani, è così che si fa?” Lei si finse offesa. “A poi da te, Rem e da te, Peter, proprio non me l’aspettavo!” Si portò il dorso della mano alla fronte come se stesse per svenire a causa di tutta quella sfrontataggine.
Risero tutti e poi si augurarono la buona notte.
 
 
…………..
 
I Malandrini al completo sedevano in un tavolo in Sala Comune quella sera, cercando di concentrarsi nello studio teorico degli Incantesimi nuovi.
James e Star erano seduti vicini e un gruppetto di ragazze passò loro accanto ridacchiando, un pezzo della loro discussione arrivò alle acute orecchie di Sirius.
“Parlano di voi due, fratellastri.” Annunciò con un ghigno divertito sul volto.
 “Ancora?” Star lanciò un occhiata alle ragazze.
“Quando capiranno che non stiamo insieme?” Sbottò James.
Remus alzò il viso dal suo libro. “Mai, i pettegolezzi sono fatti così. Dovete smentire il tutto prima che si ingrossino, anche se credo che ormai sia troppo tardi.”
James sospirò e si alzò in piedi sulla sedia, tutti nella sala lo fissarono. “Per chi ancora non lo sapesse: io e Star siamo diventati fratello e sorella quest’estate perché i miei l’hanno adottata, quindi finitela di sparlare di noi.” Dopo di che si risedette soddisfatto ma il suo trionfo sfumò non appena notò le facce esasperate dei suoi amici. “Che ho fatto?” Chiese sulla difensiva.
“La più grande cazzata del secolo.” Lo rimproverò Sirius.
“Non comprendo…” Fece lui perplesso.
“Ora sparleranno il doppio perché hai praticamente detto loro che è da questa estate che condividete lo stesso tetto.” Spiegò Remus.
“Ma non pensano al fatto che siamo fratelli?” Domandò ancora lui.
“No temo di no.” Momorò Star.
“Siete fratellastri, tecnicamente.” Continuò Sirius.
“Lo so, le miei compagne non smettono di ricordarmelo.” Sbuffò la ragazza.
“Le tue compagne parlano di me a te?” Si stupì James.
Lei non rispose e si alzò.
“Dove vai?”
“Vado a cercare Dennis, più tempo passo con lui meno parleranno. Tu prova a cercarti una ragazza!” Ordinò Star.
“Di già?” Scherzò Sirius. “Pensavo che l’addestramento dovesse ancora cominciare.”
“Spiritoso, Black, ma purtroppo a mali estremi, estremi non mi ricordo cosa.” Borbottò la ragazza uscendo dalla Sala Comune.
Sirius rise tra sé e sé osservando la ragazza sparire decisa verso l’uscita.
“Che hai?” Gli chiese Remus.
“Prova a cercati una ragazza” Citò allegro rivolgendosi a James. “Persino lei dubita delle tue capacità!”
“Ha ha.” Rise sarcastico l’interessato. “Ti faccio vedere io, fra mezz’ora sarò qui con una ragazza.”
“E’ una sfida Potter? Un po’ fiacca, io ci riesco in meno di dieci minuti.” Replicò Sirius.
“Ok, in dieci minuti il primo che torna con una ragazza vince. Ma se tu perdi… vai in giro con delle mutande sulla testa per due mesi, e le scelgo io!” Rilanciò James.
“Ci sto. Ma se sei tu a perdi oltre alle mutande in testa ti tolgo anche gli occhiali.”
“Andata!” James strinse la mano a Sirius.
“Remus, cronometraci!” Ordinò Black.
Il ragazzo tirò fuori il suo orologio sospirando e dette il via.
Sirius si voltò spostandosi i capelli dalla fronte con un gesto fluido ed elegante che fece già girare verso di sé molte ragazzine.
James estrasse dalla tasca una pallina i metallo grigio grande quanto un Boccino ma più rudimentale e con delle ali più lente e si avvicinò ad un gruppo di ragazze tra cui due del primo anno.
“Salve, come va?” Chiese con naturalezza.
“Bene.” Risposero quelle più grandi, ma le più piccole ridacchiarono e si sussurrarono all’orecchio qualcosa che somigliava a “Quello è James Potter!” “Che carino!”
James si passò una mano tra i capelli e sorrise in loro direzione. “Allora,” Esordì. “magari una di voi due vuole accompagnarmi al mio tavolo. Così possiamo, parlare.”
Le due ragazzine lanciarono un urletto e si avvinghiarono una per parte sulle braccia del ragazzo che le condusse verso Remus. Appena si avvicinò notò Sirius seduto a parlare di fronte ad una ragazza più grande che ascoltava completamente presa da lui mentre Remus teneva lo sguardo fisso su un libro.
Si sedette a sua volta mentre le due ragazze non si staccavano da lui di mezzo millimetro.
Sirius si voltò verso di lui, sorrise con il suo solito ghigno malandrino e mimò con le labbra “Hai perso.”
“Ragazze questi sono i miei amici Sirius e Remus.” Presentò James ammettendo la sconfitta.
“Ah, piacere, sono Katrin!”
“Io Lauren!”
In quel momento Star entrò accompagnata da Dennis e si avvicinò a loro.
“Sorellina, che piacere!” Esclamò James sollevato.
“Tutto tuo il piacere.” Replicò lei fingendosi acida e poi facendogli la linguaccia.
“Ma allora è vero che siete fratellastri?” Chiese Katrin.
“Ovvio, e mio fratello è completamente libero e disponibile ad uscire con voi.” Rispose Star.
“Che bello!” Lauren sorrise felice.
“Già, disponibile, allora che ne dite di uscire insieme un'altra sera? Ora dobbiamo finire di studiare.” Propose Star le ragazze sorrisero e si allontanano con un “Ci vediamo!” molto convinto.
Sirius che non aveva smesso mai di parlare con la sua ragazza si sporse verso di lei. “Hai sentito, il capo dice che devo lavorare.” Sorrise. “Ma mi piacerebbe trovarci ogni tanto per parlare.” Aggiunse.
Anche lei si alzò “Si certo, perché no.” E sparì verso le sue compagne.
“Accipicchia, Sir, ci sei riuscito con una più grande?” Si stupì Star.
“Certo, avevi dei dubbi?” Domandò il ragazzo. “Ho stracciato James.”
“Però io ne avevo due!” Replicò quest’ultimo.
“Avete fatto una sfida?” Chiese la ragazza.
“Oh, si. Due mesi con le mutande in testa.” Spiegò Sirius.
“Però non è detto che tu abbia vinto.” Replicò James.
“Ah, no? Perché mai?”
I due ragazzi cominciarono a bisticciare tra di loro.
“Finitela, ha vinto Sirius.” Decretò Star, poi si voltò verso Dennis che li guardava divertito. “Scusali, sono fatti così.”
“E di cosa dovrei scusarli? Sono fortissimi!” La tranquillizzò Dennis. “Ora scusami tu, devo andare. Ci vediamo domani.” E la abbracciò.
La ragazza si irrigidì appena ma lui se ne andò prima che lei potesse pensare a qualcosa da fare o dire.
James la fissava con insistenza, non gli era sfuggito nulla.
“Saliamo?” Chiese Remus mettendo via il libro.
Star li precedette su per le scale del dormitorio maschile e i tre ragazzi la seguirono.
“Comunque bella idea, tra due ore l’intera scuola saprà che James Potter esce con altre ragazze e le voci finiranno.” Si complimentò Sirius.
“Vero, e poi hanno visto spesso te e Dennis, sarà la conferma che tu e James non state insieme.” Aggiunse Remus.
“Si, finalmente!” Sospirò Star come per liberarsi da un peso.
James che era dietro di lei le chiese “Ma a te Dennis piace sul serio?”
“Si, mi piace.” Rispose lei evasiva.
Suo fratello la spinse nel dormitorio e chiuse la porta dietro di sé lasciando fuori Sirius e Remus, poi la afferrò per le spalle e la inchiodò al muro.
“Ascoltami.” Cominciò scrutando dritto negli occhi cobalto di lei. “Tu gli piaci sul serio, e in quel senso. Voglio sapere se stai con lui perché è gradevole o se provi qualcosa o lo fai solo perché adesso sai che finiranno le voci su di noi.”
“Io sto bene con Dennis, ma non so se mi piaccia come ragazzo, ma tranquillo mi piace passare del tempo con lui.” Gli assicurò la ragazza calma.
James le prese il viso tra le mani. “Sicura?”
“Si, James. E a te piace quella ragazza?” Scherzò lei.
“Sai benissimo che io e Sirius lo abbiamo fatto solo per divertimento.” Replicò lui serio.
“Si, lo so. E allora perché tu ti preoccupi per me?”
“Perché quello che Dennis prova per te è reale, non è solo perché sei carina ma perché ti trova bella e forse ti ama! E tu sei una ragazza e stai vivendo la tua prima forse cotta e solo perché non sai cosa provare che non riesci a capire che forse lui ti piace sul serio! Io vorrei che tu…” James i fermò la sua voce si spense. “Mi parlerai se ci sarà qualcosa, qualsiasi cosa? Anche se soffri, soprattutto se soffri io…”
“James,” Lo bloccò lei. “apri le mani.”
Il ragazzo la fissò stranito ma mise comunque le mani a coppa. Star si chinò su di esse e le baciò con tanta delicatezza che James percepì appena quelle labbra calde sui palmi, poi lei le chiuse fra le sue come per custodire qualcosa.
“Che significa?” Chiese infine lui.
“C’è la mia anima nelle tue mani.” Spiegò la ragazza. “Se la tratterai bene io non potrò mai soffrire.”
“Ma… cos.. scherzi? Io…”
Mentre James balbettava Star andò ad aprire la porta.
“Si, chiudeteci pure fuori, cosa avete fatto?” Cominciò a sbraitare Sirius poi gettò Star su un letto cominciando a farle il solletico. “Questa è al tua punizione!”
Remus si avvicinò a James il quale era rivolto vero il muro e fissava strabiliato le sue mani nelle quali c’era qualcosa che Remus lo vide mettersi al collo e infilare sotto la divisa.
“Cos’è?” Gli chiese.
“Una cosa che devo proteggere e che vale molto più di ogni mio secondo di vita.” Rispose James stordito. “Ora se soffrirà sarà solo colpa mia e se ciò dovesse accadere mi ucciderò. I suoi occhi non possono piangere ma il suo cuore sente il dolore più di tutti e se da ora in poi accadesse, al colpa sarà mia.”
“Ti senti bene?” Si preoccupò Remus.
“Si, certo.” James sorrise come sempre e si lanciò su Sirius facendogli il solletico insieme a Star.
“E’ preoccupante.” Borbottò fra sé Remus.
“Hai altre foto da mostrarci?” Chiese Sirius a James per distrarlo dalla lotta.
“Si, puoi guardare l’album.” Lo invitò James.
Il ragazzo aprì il tomo a caso e vi trovò una foto dei due fratelli addormentati su un divano con tema a fiori.
“Questa è bella!” Esclamò Remus sbirciando da sopra la spalla di Sirius.
“Già, eravamo da nonna Lea e ci ha raccontato una storia, così ci siamo addormentati lì.” Raccontò James.
“Già, direi che ora posso andare a dormire.” Sbadigliò Star uscendo dalla stanza.
“La stai abbracciando stretta.” Commentò Sirius dopo che la ragazza ebbe lasciato la stanza.
“Si, vero. Le voglio tanto bene, nonna Lea continuava a interrompere la storia per dirci che ci assomigliavamo e per ricordarmi di proteggerla” Spiegò James.
Sirius e Remus sorrisero.
“Ci riuscirai.” Gli assicurò il primo.
Si infilarono tutti nei loro letti ma James rimase sveglio ascoltando i respiri dei suoi compagni, presto arrivò anche Peter e cominciò a russare rumorosamente.
James sospirò guardando il cielo scuro fuori dalla finestra, infilò la mano sotto la maglia del pigiama ed estrasse il ciondolo con il sasso e poi un altro cordino di cuoio, più fine e più scuro con un ciondolo a forma di goccia che sembrava fatto di vetro ma al suo interno una sostanza strana color cobalto si muoveva piano ma senza tregua. Il ragazzo strinse forte quel pezzo di Star.
 
 
Star nel suo letto aspettava il sonno intingendo le dita nella boccia di Jack che sguazzava tra mille bollicine argento. Ripensò a quella sera da nonna Lea, il vecchio divano che sapeva di sapone e pulito, le braccia di James attorno al suo corpo e lei distesa su di lui, la protezione di quell’abbraccio e il cuore di suo fratello che batteva proprio sotto il suo orecchio. Lo amava tanto, non lo avrebbe perso, e lui non le avrebbe permesso di perdersi.
All’improvviso sentì un forte calore al cuore e ogni ansia svanì, loro erano lì, e c’erano Sirius e Remus, ed era bellissimo.
 
 
***************
Finito, breve breve… ma io lo amo!
Tutto qui :D
Ciao ciao
  
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