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Autore: Holkay    01/07/2014    3 recensioni
E' da lì che stavo sfuggendo, è da lì che scappavo per evitare di continuare a sputare veleno contro di lui.
Un veleno fatto di silenzi prolungati.
Un veleno fatto di sguardi non ricambiati.
Un veleno fatto di “buongiorno” non augurati.
Un veleno fatto di notti passate insonni nel letto mentre lui era sul divano.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I suoi occhi che mi rincorrono tra la folla.
Non so perché scappo, forse ho paura.
Paura di chi? Di me? Di lui? Di “Noi”? Non lo so, ma scappo.
Sento la sua voce chiamarmi, urlare il mio nome.
Immagino i passi veloci fatti dalle sue gambe lunghe sull'asfalto, correndo dietro di me.
Continuo a correre e lui con me.
La folla sparisce all'improvviso, strade ricoperte di gente diventano vuote appena la sua voce così cristallina mi urla: “Ti amo!”.
I miei passi rallentano, le gambe si fanno leggere, la testa inizia a girare e sulle labbra un sorriso si forma, piegandole all'insù.
Continuo però a camminare, non riuscendo a fermarmi.
Non scappo più, non voglio più stare lontana da lui ma deve raggiungermi.
L'unico suono che arriva alle mie orecchie sono le sue scarpette che cigolano sotto la pressione della corsa.
I miei movimenti sono sempre più lenti, quasi fluttuanti.
Lo sento vicino, ne sento il profumo.
Altri due passi e forti mani mi afferrano dalle spalle, facendomi voltare.
Le sue labbra, perfettamente disegnate sul suo viso, gonfie e rosse, hanno un angolo rivolto verso l'alto.
Al centro della fronte una vena pulsante è ben visibile.

Quella vena che guardo sempre mentre facciamo l'amore, ma questa volta non è un buon motivo
per il quale è lì.

I suoi occhi scuri come la pece scrutano il mio viso, che ormai conoscono a memoria, vogliono capire la mia espressione, mi studiano.
Mi tiene stretta tra le sue grandi mani premendo le dita, senza fare troppa pressione, nella mia pelle lasciata nuda dalla canotta che indosso.

Posso immaginare i nervi contratti che si vedono da sotto la pelle scura, le piccole vene che pompano il sangue per continuargli a dare forza in quella dolce stretta.
Lascio scorrere gli occhi su tutto il suo viso, cosa che lo rende ancora più insicuro.
Ha bisogno di una mia risposta.
Una goccia di sudore gli scorre dalla fronte, attraversandola fino ad arrivare al sopracciglio appena tagliato al lato, riversandosi poi sull'occhio.
Gli brucerà sicuramente, vorrei potergliela asciugare con il palmo della mia mano e così faccio, istintivamente.
Lascio scivolare poi la mano sul suo viso, fermandomi sulla linea marcata della mascella.
La barba folta mi pizzica le dita, ma non m'importa, è ciò che amo.
I nostri visi si sfiorano, ormai.
Il suo respiro si scontra con il mio.
Il suo affanno è intrecciato nel mio.
Le sue mani si muovono lente, caute, quasi ad avere paura che con un tocco sbagliato io possa svanire, possa ricominciare a correre.
Le porta sulla schiena, accarezzandola così con la punta delle dita.
“Ripetilo”. Sussurro flebilmente.
La mia voce gli fa avere un piccolo sussulto, totalmente positivo.
Il sorriso appena accennato sulle sue labbra lascia spazio ad uno vero e proprio, scoprendo così i denti bianchi perfettamente allineati.
Muove appena il viso, dal basso verso l'alto facendo così sfiorare la punta dei nostri nasi.
“Ti amo.” Ripete per la seconda volta ed accompagna le parole con i gesti, spingendomi delicatamente contro di se.
Dopo aver ascoltato la sua voce così melodica e melense, inclino il viso verso sinistra e faccio ciò che sto desiderando di fare dal momento in cui mi sono ritrovata tra le sue braccia.
Premo le labbra contro le sue, dando il via a mille brividi che vanno a smuovere la mia epidermide.
Si allontana dolcemente rimanendo però a contatto con le mie labbra, sfiorandole solamente.
“Come sei bella, lasciati guardare” mormora e con il movimento delle labbra, tocca la mia bocca facendomi venire la voglia di riprendere a baciarlo.
Lo faccio, mi alzo sulle punte e lo bacio di nuovo.
Un bacio lungo, casto, ma che sa di noi, che sa di buono, che sa d'amore.
Si stacca lentamente dalla mia bocca e prende aria tenendo gli occhi fissi nei miei.
Le labbra carnose socchiuse, fanno così passare il minimo d'aria per riprendere fiato, non solo per il bacio ma anche per la corsa.
Sento il suo petto alzarsi ed abbassarsi velocemente, le mani tremano sulla mia schiena.
I battiti del cuore sono all'unisono con i miei.
E' come se le nostre vene si stessero intrecciando tramite i nostri corpi, facendoci tornare una persona sola.
“Ti va di rimanere ancora? Ancora adesso come allora?” mi chiede dolcemente.
Il mio sguardo è esplicativo, i miei occhi li sento brillare.
Allungo il collo in avanti così da poterlo ancora baciare ed annuisco contro le sue labbra.
Annuisco ripetutamente e quella è la mia risposta alle sue domande.
Voglio rimanere ancora.
Voglio essere ancora sua, come prima, come sempre.
Devo essere sicura che però capisca ciò che vorrei.
“Voglio andare piano e voglio andare lontano” spiego guardandolo negli occhi, tornando con i talloni a terra riportando tra di noi la differenza d'altezza.
“Andremo piano e dimenticheremo tutto il male, amore mio” mi risponde lui.
La luce che vedo nelle sue iridi scure mi infonde sicurezza.
Vuole veramente ricominciare tutto, mi vuole ancora sua e mi vuole secondo le mie “regole”.
Percorro con lo sguardo il suo intero viso.
Ripasso tutti i piccoli dettagli che lo fanno essere il mio Marco.
“Ti amo” annuisco convinta portando finalmente gli occhi verso i suoi, lui mi sorride e lentamente slaccia l'abbraccio.
Mi prende per mano ed inizia a trascinarmi dietro di lui, in modo delicato, girandosi verso di me ogni tanto così da assicurarsi di avermi sempre lì, accanto a se.
Ripercorriamo la strada fatta correndo, a ritroso, fino ad arrivare al nostro appartamento.
E' da lì che stavo sfuggendo, è da lì che scappavo per evitare di continuare a sputare veleno contro di lui.
Un veleno fatto di silenzi prolungati.
Un veleno fatto di sguardi non ricambiati.
Un veleno fatto di “buongiorno” non augurati.
Un veleno fatto di notti passate insonni nel letto mentre lui era sul divano.
Sono scappata da quell'atmosfera che un po' alla volta mi stava uccidendo, ma che lui con la sua rivelazione ha finalmente rotto.
Ora però siamo qui, la mia mano stretta nella sua, che saliamo lentamente le scale fino ad entrare nella nostra casa.
Gli lascio appena la mano quando vedo dei libri scaraventati a terra, il tavolino che di solito è posizionato ai piedi del divano, spostato di qualche metro.
Sarà impazzito quando gli ho sbattuto la porta in faccia e sono corsa via.
Questo è il risultato della sua ira, questo è il risultato dei suoi pensieri repressi.
Sento il suo sguardo osservarmi, mi volto verso di lui e lo trovo con le mani sul volto, la testa reclina verso il basso.
E' il suo modo di dimostrarmi che si sente in colpa per ciò che ha fatto in queste settimane.
Mi avvicino lentamente a lui, ho paura a sfiorarlo ma poi prendo coraggio, gli accarezzo le mani e dolcemente gliele faccio spostare dal viso.
Ne prendo una tra la mia ed incomincio a camminare a retroso fino alla porta della nostra camera da letto.
Lui, diligente, mi segue in silenzio.
Gli occhi fissi nei miei, ricolmi di lacrime.
Gli passo sullo zigomo la mano libera e flebilmente gli sussurro.
“Fai l'amore con me”.




Spazio autrice:
E' la mia prima originale, quindi siate clementi.
E' corta e non ben sviluppata lo so, ma era lì iniziata da un bel po' di tempo e volevo finirla.
Spero vi piaccia.

Holkay xx

   
 
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