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Autore: Mellis_    01/07/2014    3 recensioni
Due ragazzi, una sigaretta e un bacio al chiaro di luna.
Questa è la storia di Mia e di Ed. Questa è la storia di una sigaretta gettata sulla sabbia, e di un bacio scroccato in riva al mare.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Hai delle comete negli occhi.
 
Aveva gli occhi che brillavano. Assomigliavano a due comete, quelle che vedi nel cielo una volta l’anno per esprimere un desiderio.
E i suoi occhi erano così. Quanti le erano passati accanto esprimendo un desiderio. Erano i classici occhi che incantavano al primo sguardo, quelli che se li vedi oggi speri di rivederli domani.
Era così che funzionava con lei. Aveva i pianeti negli occhi. Aveva intere galassie sotto quelle palpebre.
E di tutti quelli che aveva incontrato, nessuno ne era uscito indenne. Di tutti quelli che erano stati insieme a lei, nessuno aveva trovato più la strada di casa. Si erano persi.
Smarriti tra quelle stelle.
Non li aveva più rivisti.
Era il tipo di persona che sapeva di avere una costellazione al posto dell’iride, ma non ne faceva abuso.  Si limitava ad abbassare lo sguardo, per evitare di intrappolarne troppi all’interno di quell’enorme ragnatela.
Li attirava come tante formiche. Tutti adorabili gentiluomini con giacca e cravatta pronti ad offrirle un mazzo di fiori. Ma lei non aveva dimenticato. Lei non si era ancora scordata di uno che di giacche e cravatte non ne aveva mai viste.
Un tipo strano, con una faccia da schiaffi. Il classico galletto da spiaggia. Tutte le strisciavano ai piedi, ma lui proseguiva. Tirava avanti, senza degnarle di uno sguardo. Ma con lei fu diverso. Con lei fu tutta un'altra storia.
Quando ti ritrovi davanti un paio di biglie colorate come le sue, è difficile trattenersi. Ed ci era caduto.
Ed. Diminutivo di Edward, come il vampiro di Twilight. A differenza sua non aveva una pelle bianca, cadaverica e luccicante. Ed era scuro, con due nocciole sulla faccia che solo Dio sapeva quanto effetto facevano. Era un concentrato di durezza.
Eppure, si era perso anche lui, insieme a tutti gli altri. Voleva evitare di sciogliersi come un cubetto di ghiaccio al sole, e la soluzione migliore gli era sembrata quella di scappare. Ma era impossibile. Come si può scappare da un paio di comete come quelle di Mia?
Non ne aveva mai vista una, ma quando si ritrovò Mia davanti capì che per tutti c’era una prima volta.
Quando si ritrovò Mia davanti capì che per tutta la vita non aveva aspettato altro che lei.
E quando sulla spiaggia, la sera del quindici agosto, la vide stesa su un asciugamano, intorno ad un fuoco, si innamorò. Era una di quelle situazioni in cui capisci di essere spacciato, di non avere via d’uscita.
Aveva bisogno di un accendino, gli era rimasta un’ultima sigaretta, e Mia sembrava essere l’unico essere vivente su quella spiaggia alle quattro del mattino.
«Hai un accendino?»
Mia lo guardò per pochi istanti, aprì la borsa e ne estrasse uno tutto colorato.
«Tieni.»
Ed accese la sigaretta e le porse indietro l’accendino.
«Puoi tenerlo se vuoi.»
«Come?»
«Ho deciso di smettere. Fumo da troppo tempo ormai. Preferisco venire qua, la notte, e gettare in acqua tutte le sigarette che compro durante il giorno. Prima o poi mi arrenderò.»
«Vuoi fare un tiro?» le chiese Ed dopo aver inalato una scia di fumo che gli uscì frettolosamente dalla bocca.
Mia non lo guardò. Si limitò ad osservare la luna. Quanto cazzo era bella quella sera. Ce l’aveva proprio di fronte, piena, illuminava l’orizzonte e rifletteva la sua luce nell’acqua. Era uno spettacolo che da due anni a quella parte Mia non si era persa neanche una volta.
«Dovresti smettere anche tu sai?»
Ci fu un lungo silenzio. Ed ancora in piedi, di fianco a lei. Mia con gli occhi fissi verso la luna. Non ne voleva sapere di alzare lo sguardo.
Ad un tratto lui si accovacciò, con la sigaretta ancora tra le dita. Le prese il braccio.
«Facciamo una cosa. Io butto la sigaretta se tu mi dici il tuo nome.»
Mia girò lo sguardo verso di lui. Era sempre stata una ragazza calma, nel comportamento e nelle movenze. Aveva un animo tranquillo. Gli si avvicinò lentamente, si mise in ginocchio proprio di fronte a lui.
«Ti dico il mio nome, se tu mi dai un bacio.»
«Mi tenti.»
«Voglio solo aiutarti a smettere di fumare.»
Ed l’afferrò per un braccio, nel frattempo la sigaretta era caduta sulla sabbia bagnata, spegnendosi.
Le onde si infrangevano contro gli scogli, un vento lieve soffiava su di loro, senza mai spegnere il fuoco.
La baciò. Ma non un semplice bacio. Non quel bacio che dai ad una sconosciuta in discoteca, dopo una sbronza. Non è quel bacio dato per divertirsi o perdere tempo.
La baciò. Cento e più volte. Le baciò le guance, i capelli, le orecchie. Le sfiorava il collo, le spalle, il mento. Raggiunse le labbra solo dopo averle baciato tutto il corpo. Aveva una bocca morbidissima, sembrava di seta.
Si guardarono negli occhi. Fu allora che Ed si perse completamente. Aveva smarrito la strada di casa, per sempre. Era intrappolato in quelle biglie luminose, ormai non poteva tirarsi più indietro. Era diventato suo.
Le afferrò i fianchi portandoli a sé. Prese a baciarla senza prendere fiato. Non voleva perdere neanche un minuto di lei; non voleva stare neanche un secondo lontano da quelle labbra. Mia si lasciò cadere sull’asciugamano senza mai lasciare la presa intorno al collo di Ed, che ancora la teneva stretta. Passò una mano sul petto di Ed ricoperto di riccioli neri, l’altra affondava nei capelli del medesimo colore.
Si ritrovarono a fare l’amore, alle quattro del mattino, quando solo la luna era lì a guardarli. Uniti su un asciugamano, l’uno sull’altra, che combaciavano perfettamente. Sembravano conoscersi da una vita. Due braccia possenti che avvolgevano un corpo gracile come quello di Mia; Ed non voleva rinunciare a lei. Avrebbe smesso di fumare solo per avere quel corpo tutti i giorni, a tutte le ore; per sentire quel profumo tra le lenzuola quando andava a dormire; per ritrovarsela accanto, ancora con gli occhi chiusi e abbracciata al cuscino.
Prese a baciarle il seno, e poi di nuovo il collo, e ancora le labbra. L’avrebbe baciata sempre, per tutta la vita.
Erano le cinque e il sole stava iniziando a spuntare lentamente. Le prime luci affioravano dove il mare sembrava finire.
Mia aveva la testa poggiata sul petto di Ed, mentre lui le accarezzava i lunghi capelli mossi.
«E comunque mi chiamo Mia.»
La guardò per dieci minuti, accarezzandole il viso.
«Mia. Hai delle comete negli occhi, lo sai?»
   
 
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