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Autore: telesette    02/07/2014    3 recensioni
Makoto Kino, diciassette anni, è la vergine prescelta per ospitare il corpo della Suprema Signora dei Demoni. Avvicinandola sotto mentite spoglie, il demone seduttore Fùlger dovrà dunque fare in modo che la giovane ed ignara fanciulla gli si conceda spontaneamente. Le cose si mettono male, per la Paladina Sailor, se non fosse che nelle vene dell'affascinante demone scorre anche il sangue di un essere umano...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto/Morea, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Nonostante le intuizioni, Rei decise di tenere per sé ciò che aveva percepito sul conto di William.
Costui non sembrava fingere, nello stringere simpatia con le amiche di Makoto, e nel suo sguardo vi era infatti una luce buona e sincera... un totale contrasto, secondo Rei, con quella che il suo istinto da miko aveva percepito come una forte natura demoniaca.
In realtà, Fùlger si stava realmente abituando a condividere le gioie e la serenità dell'animo umano.
Stando assieme a Makoto, aveva imparato il significato della parola "amicizia" ( altro concetto, per lui, fondamentalmente sconosciuto ) e lui stesso pareva sorprendersi di un tale adattamento col modo di vivere e di pensare degli esseri umani. Ignorando tutte la sua vera identità, salvo forse Rei che di fatto preferiva tenersi in disparte, Makoto e le altre sapevano essere così naturali e disinvolte che il demone finì per ritrovarsi totalmente impacciato.
Ami non faceva altro che parlare di libri ed autori europei, sperando forse così di attirare la sua attenzione; Minako aveva preso ad elogiare il cinema e la moda del Continente, informandosi se William non avesse per caso delle conoscenze in entrambi i settori; mentre Usagi lo stava mettendo sotto torchio, per conoscere i suoi gusti in fatto di cartoni animati e fumetti...
Il poveretto cercò di rispondere con cortesia, guardando più volte Makoto in cerca d'aiuto, ma la fidanzata era troppo divertita dalla sua evidente goffàggine.
La giornata, tutto sommato, trascorse via con tranquillità.
Fùlger non riusciva a credere che gli umani fossero soliti gestire le proprie relazioni sulla capacità di chiacchierare, anziché sul sangue e sul sesso come era abituato, ma fortunatamente per lui le ragazze erano troppo in buona fede per nutrire gli stessi dubbi di Rei sul suo conto.
Il momento cruciale arrivò quando, per un malaugurato incidente, Chibiusa gli scivolò addosso andando a spiaccicare il cono gelato direttamente sulla sua faccia.
Fùlger poté sentire tutti gli sguardi puntati addosso, in attesa della sua reazione, mentre la piccola Chibiusa tremava al pensiero che lui potesse arrabbiarsi e sgridarla per la sua sbadatàggine.

- M... Mi dispiace, io... No... Non l'ho fatto apposta...

Fùlger aggrottò furioso le sopracciglia, passandosi un dito lungo lo strato di panna e cioccolato che gli colava dal volto, tanto che Rei scattò in piedi stringendo uno dei suoi talismani tra le dita.
Che costui avesse intenzione di aggredirla, rivelando così la sua mostruosa identità?
Rei e le altre credettero seriamente che l'altro fosse sul punto di colpire Chibiusa, tanto era spaventosa la luce assassina dentro ai suoi occhi, specie ora che la sovrastava con tutta la sua statura imponente e il braccio teso in modo minaccioso sopra la testa.
Chibiusa chiuse istintivamente gli occhi.
Makoto e le altre furono sul punto di gridare a William qualcosa, sperando di riuscire a calmarlo, quando...

Tò!

Silenzio.
Chibiusa avvertì una piccola sensazione di fresco sulla punta del naso, riaprendo gli occhi con evidente perplessità, per accorgersi che William le aveva appena fatto un leggero buffetto col dito sporco di gelato.
La prima a ridacchiare fu Usagi, subito imitata dalle altre, e meno di un istante dopo una grande risata generale riecheggiò nella stanza.
Persino Fùlger pareva stupirsi di aver reagito in modo così "umano", oltretutto dando semplicemente ascolto al suo istinto, ma in realtà era anch'egli divertito da tutta quella situazione nell'insieme. Makoto gli pulì il volto col tovagliolo, baciandolo affettuosamente sulle labbra, e Rei abbassò il talismano con un sospiro di sollievo.
No, William non poteva essere realmente malvagio.
C'era del buono in lui, benché chiaramente in contrasto con l'aura che emanava, e ciò convinse la giovane sacerdotessa a riflettere prima di mettere a parte Makoto e le altre dei suoi dubbi.

***

Per trascorrere il week-end, le amiche di Makoto avevano prenotato le uniche tre camere disponibili dell'unico albergo in prossimità della spiaggia.
Usagi e Chibiusa si sarebbero divise la prima, Ami e Rei la seconda, mentre Minako e Makoto la terza e ultima.
Giunta l'ora di ritirarsi per dormire, William salutò cordialmente le ragazze, dicendo loro che preferiva trascorrere la notte in spiaggia sotto le stelle.

- Lo faccio da quando ero bambino - spiegò. - Non mi piace stare al chiuso, specie in una notte come questa!
- Allora, buonanotte William - lo salutarono le altre.
- Buonanotte!

Poco dopo, seduto sulla riva, Fùlger osservò in silenzio quel grosso manto scuro trapunto di diamanti della volta celeste.
Le uniche cose a non essere cambiate, da che ne aveva memoria, erano proprio davanti ai suoi occhi: la luna, le stelle, lo spazio limpido e il cielo sconfinato...
A volte, pensava, non era poi così diverso da quel Paradiso per lui inaccessibile. Semmai a un dannato può capitare di frenare la propria sete di sangue, per contemplare ciò che lo circonda, alla fine giunge alla conclusione che uomini e demoni non fanno altro che dividere inconsciamente lo stesso mondo e lo stesso cielo.

Hmf - sorrise Fùlger con una smorfia. - Devo essermi proprio rammollito, per pensare certe scemenze!

Un rumore improvviso, il leggero scricchiolìo della sabbia alle sue spalle, Fùlger drizzò le orecchie e si mise in guardia.
Il suo istinto di demone, abituato ad attaccare prima che a riflettere, stava già guidando il suo pugno pronto ad abbattersi su un eventuale nemico... ma quando riconobbe la persona dietro di lui, non senza un certo stupore, riuscì a frenarsi e a nascondere il braccio dietro la schiena appena in tempo.

- Makoto - esclamò. - Che ci fai fuori, a quest'ora?
- Cosa credi, guarda che anche a me piace il mare di notte - rispose l'altra, buttando la felpa per terra e sedendosi accanto a lui, con nient'altro addosso che il succinto costume da bagno dotato di cerniera lampo.

Entrambi non dissero nulla, per qualche minuto.
Le onde non facevano che infrangersi sulla riva, indistinguibili a causa del buio, recando con loro il suono armonioso della calma piatta e l'odore inconfondibile del sale e dei ricci marini. E mentre entrambi ascoltavano quel suono, sia Fùlger che Makoto, si strinsero l'uno all'altra quasi senza accorgersene.
Come le dita delle mani si sfiorarono, accendendo quella piacevole sensazione di intimità tra loro, Makoto poggiò piano la testa contro la sua spalla e gli mormorò affettuosamente all'orecchio.

- Sono contenta che ti abbiano conosciuto - disse. - A dire la verità, sono loro un po' la mia famiglia...
- Ti vogliono molto bene, giusto?

Makoto annuì.

- Sai, in realtà, è stata Usagi a farci unire - spiegò. - Eravamo tutte molto restìe a fare amicizia, un po' anche per le delusioni di vario genere, e forse era proprio questo il nostro punto in comune!
- Però, non mi sembra proprio che tu e le tue amiche abbiate problemi, nel fare amicizia - osservò Fùlger. 
- Beh, ora come ora forse, direi proprio di no - ridacchiò Makoto. - Vediamo, come posso spiegarti: il fatto è che Usagi ha la meravigliosa capacità di vedere il buono delle persone, anche quando loro stesse non riescono a vederlo, e di trasmettere questo dono in tutti coloro che le stanno intorno!
- Capisco!
- Se non ci fosse lei, con il suo sorriso e la sua allegria, il nostro gruppo non esisterebbe nemmeno!
- Perché mi dici queste cose? - domandò l'altro curioso. - Ho fatto qualcosa di male?
- No, al contrario - si affrettò a precisare lei. - Sono felice perché, ora che ti conoscono e sanno che tipo sei, le mie amiche non hanno motivo per dubitare di te!

Fùlger tacque.
Anche se il suo amore per Makoto era più che sincero, per poterle restare accanto sotto le spoglie di William, stava pur sempre mentendo. Forse Makoto avrebbe potuto accettare il suo vero aspetto, e così anche le sue amiche, ma certo non avrebbe mai potuto perdonargli la menzogna. Una parte di lui soffriva, non potendole rivelare la verità, mentre l'altra temeva di non essere neppure sufficientemente forte per proteggerla.

- William - sussurrò Makoto, guardandolo con apprensione. - Non ti senti bene?
- No, non ti preoccupare - rispose Fùlger. - Fa freddo, è meglio che torni in camera e...

Prima che potesse finire la frase, Makoto gli passò il braccio dietro la testa con trasporto, baciandolo dolcemente sulle labbra.
Di nuovo quel calore, la passione che solo lei riusciva a trasmettere nei suoi baci, una sensazione che Fùlger non avrebbe potuto ignorare neanche volendo. Per ogni suo bacio, per ognuna delle sue carezze, il demone riusciva a sentire il proprio cuore battere all'unìsono con quello della fanciulla. Era come se Makoto si fosse trasformata nella seduttrice del seduttore... una tentatrice così bella da diventarne pazzi, solamente guardandola, il che era proprio ciò che stava succedendo.
Nel mentre che le braccia di lei lo stringevano, costringendolo ad adagiarle la schiena sulla felpa stesa contro la morbida sabbia, Fùlger si scoprì desiderarla ancora di più e più intensamente. L'aria e la brezza marina, mista all'umidità salmastra, recava ovunque quel gusto particolare sulla pelle: sulle guance, sulle labbra, sul collo...
Makoto sussultò, non appena le dita di Fùlger scesero piano ad abbassarle la zip del costume.

W... William, tu... Tu ci credi alle sirene? - domandò lei, imbarazzatissima, coprendosi l'ampio seno col braccio.
- Come potrei non crederci... dal momento che ne vedo una qui, adesso!

Makoto si lasciò andare, persa nelle parole piene di affetto sincero dell'altro, abbandonandosi a lui completamente.
Giacendo con lei, scoprendo ed assaporando dolcemente ogni più piccolo centimetro della sua intimità, Fùlger non era colto dai suoi soliti istinti carnali.
Ovviamente la desiderava, ma non come oggetto egoistico del suo piacere.
Voleva amarla sul serio, condividere con lei un momento intenso e reciproco, perciò non riusciva ad essere rude e violento nel suo approccio. Dopo averle scostato le braccia senza alcuna violenza, fermandosi un istante ad ammirare la sua nudità e stendendosi piano sopra di lei, Fùlger sentì dunque la pienezza e la rotondità dei suoi seni morbidi contro il petto.
Senza mai smettere di baciarla, neppure per un istante, tanto era forte il desiderio della sua bocca.
Anche quando le mani del demone andarono oltre, sfilandole il sotto del costume con tutta la delicatezza possibile, Makoto non provava più alcuna vergogna per ciò che stavano facendo.
Sapeva di concedersi a lui, di sua spontanea volontà.
Sapeva di amarlo.
Era tutto ciò che le importava.
William era lì con lei, con lei e per lei, e il linguaggio del corpo pareva unirli nel piacere e nel desiderio con armoniosa sincerità.
La sincerità di ogni singolo bacio, impossibili da contare, o delle carezze sempre più intense e sempre più audaci. I loro corpi nudi e abbracciati, incapaci di sciogliersi, e il letto più umile ed affascinante tra i tanti miracoli della natura.
Anche quando l'acqua giunse a lambire i piedi ai due amanti, procurando loro una improvvisa sensazione di fresco e benessere, entrambi si rotolarono sul bagnasciuga come in una specie di gioco. Malgrado la sabbia appiccicosa e i capelli bagnati, niente poteva interrompere la loro felicità.
Sia Makoto che William risero.
Una risata piena di spensieratezza, nata dalle onde e dalla stupenda cornice di quella piccola insenatura sabbiosa, destinata a disperdersi col vento della notte e il rumore incessante delle onde.
Fùlger smise di rotolare, cercando invano di cogliere tutta la bellezza di Makoto con lo sguardo, andando a scostarle con la mano una ciocca di capelli fradici dal volto.

- Te l'ho già detto, vero, che sei bellissima? - mormorò.
- Sì, ma mi piace sentirtelo dire...

Costui non disse altro.
Era troppo impegnato a baciarla per farlo.

***

Più tardi, verso le prime luci dell'alba, Makoto si risvegliò con addosso un telo bianco di soffice spugna.
Non appena si era addormentata, William l'aveva presa in braccio e adagiata poi all'interno di uno dei tanti capannoni vuoti ed abbandonati nelle immediate vicinanze.

Buongiorno - esclamò il giovane raggiante. - Dormito bene, principessa?

Makoto sorrise, facendo un lieve cenno di assenso col capo, strofinandosi gli occhi ancora pieni di sonno.

- Che... Che ore sono?
- Tranquilla, non sono neanche le sei - la rassicurò l'altro. - Le tue amiche dormiranno ancora per un bel pezzo!
- Devo tornare in albergo, però - osservò lei, avvolgendosi nell'asciugamano, indossando frettolosamente il suo costume da bagno ancora umido.

Aveva appena finito di indossare gli slip quando, buttando distrattamente lo sguardo al polso, si avvide di un piccolo grazioso particolare.

- Ma... questo...
- E' un regalo - spiegò, giustificando così il sottile braccialetto con sopra incastonato un semplice minuscolo fiorellino di colore rosa dall'aspetto molto delicato. - Dovrebbe intonarsi bene, con il colore dei tuoi orecchini, ammesso che ti piaccia s'intende!
- William, è... è bellissimo, io non... Grazie, non so cosa dire!
- E' solo un braccialetto - sorrise lui scherzando. - Ma, se ti piace, sono contento!

Evidentemente, Fùlger aveva ancora molto da imparare, circa gli usi e i costumi più semplici degli esseri umani.
A prescindere dal suo valore materiale in effetti, nonché dall'aspetto fin troppo semplice e modesto, non era tanto l'oggetto in sé ad essere speciale... bensì il gesto e ciò che rappresentava per Makoto.
Quello era il primo regalo di William.
Non impegnativo quanto un anello, di un gusto ed una delicatezza che solo una persona innamorata può essere in grado di apprezzare, ma abbastanza da rendersi più prezioso di un monile d'oro massiccio tempestato di gemme e diamanti.
Makoto coprì il braccialetto con la mano, sentendo quel piccolo grazioso fiorellino al tatto, per poi realizzare quanto questo fosse tangibile e reale al pari dei sentimenti di William per lei.
Era semplice ma, allo stesso tempo, autentico.
Più autentico dell'aspetto, sia esso oro oppure argento, anche il più comune degli oggetti diventa platino se lo si guarda attraverso gli occhi del cuore.

Non me lo toglierò mai - sussurrò commossa.

Fùlger parve perplesso.
Certo non immaginava una tale reazione, per un oggetto del genere. Makoto era davvero felice di quel regalo, perché fatto con amore, e ancor più perché William lo aveva scelto espressamente per lei.
Agli occhi della fanciulla, quel fiore pareva rispecchiare perfettamente l'animo del suo innamorato.
Dimenticandosi di essere praticamente nuda, sotto all'asciugamano, Makoto si gettò avanti ad abbracciarlo con tutta sé stessa. Fùlger esitò incerto, incapace di credere che un simile slancio fosse derivato proprio da quel dono così modesto, ma l'espressione di gioia di Makoto non lasciava alcun dubbio.

- Vuo... Vuoi che ti riaccompagno in albergo?
- Dopo - rispose lei con un filo di voce. - Adesso abbracciami, ti prego!

Fùlger inghiottì a fatica.
Non era abituato a tutto questo, essendo decisamente oltre la sua capacità di comprensione, ciononostante poteva intendere in modo inconfondibile come il sorriso di Makoto nascesse spontaneo dal bisogno e dal desiderio di averlo sempre vicino a lei.
La mano dietro le spalle, e l'altra ad accarezzarle i capelli, Fùlger si limitò a stringerla a sé come aveva sempre fatto.
Se lei era felice, anche lui lo era.
C'erano tante cose che pure avrebbe voluto dirle, in quel momento, ma non sapeva da che parte cominciare.
Fortuna che, in punta di labbra, l'unica cosa davvero importante giungeva sempre dritta dal cuore.

 

continua col prossimo capitolo )

 

NOTA DELL'AUTORE
Tempo fa, chiacchierando animatamente con un'ex-autrice del sito, costei mi disse che riteneva opportuno "cancellare" una storia che nessuno/a si prendeva la briga di recensirle.
Cito qui testualmente le sue parole:
"Che senso ha scrivere una fanfiction, se nessuno poi la legge e nemmeno te la commenta? E' una cosa che mi deprime molto, e mi fa stare davvero male, forse vuol dire che devo lasciar perdere tutto e dedicarmi ad altro"...

Ecco, questo modo di ragionare è una cosa che, personalmente, mi fa davvero molto ma molto inca***re!
Perché?
Perché mi fanno rabbia quelle persone che mollano, che si arrendono prima ancora di cominciare, o anche quelle che scelgono la via più facile per avere tutto e subito.
Semplicemente perché, in linea teorica almeno, il numero dei commenti ad una storia non vale quanto la storia stessa!
Quanti/e smettono di scrivere, perché nessuno commenta ciò che scrivono?
Quanti/e si preoccupano di più del parere del pubblico che della propria capacità di giudizio e autocritica?
E soprattutto, quanti/e contesteranno ora questa mia osservazione, dicendo più o meno: "tu non capisci un ca*** dell'importanza di confrontarsi  con gli altri, per crescere come autore/autrice, e diventare sempre più bravo/a"... o qualcosa del genere?
Escrementi ( cit. "L'Attimo Fuggente" ). Ecco cosa penso dell'importanza di confrontarsi... etc.
Se davvero il numero dei commenti costituisce di fatto L'UNICO motivo per cui valga la pena scrivere una storia, a prescindere da ciò che rappresenta in sé la storia stessa, tanto vale chiudere tutto e smetterla di condividere le proprie storie con gli altri. Oppure scegliere di fregarsene altamente, magari con un sorriso ironico sulle labbra, e scrivere in armonia di tutto quello che ci pare e piace.
A buon intenditor...

^__^ Alla prossima!

   
 
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