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Autore: petitecherie    02/07/2014    4 recensioni
Sin dai tempi del mito ci viene raccontata la storia di Hades e Persefone. Un dio oscuro e severo che si innamora di una dolce fanciulla e la rapisce al suo mondo dorato, per rinchiuderla in una valle di tenebra.
Ma se non fosse andata così? Se Persefone fosse dolce, sì, ma meno sprovveduta di quanto appare. Se Hades fosse meno tormentato di quanto sembri. Se l'amore fosse vero e non costretto da un chicco di melograno.
Se fosse così, non resterebbe che dire "C'era una volta..."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'inverno



Hestia ama molto il suo palazzo. E' nel punto più alto dell'Olimpo ed è l'unica dimora a ricevere per prima i raggi di Febo e l'aria più pura. E' un bellissimo palazzo di marmo e sabbia cristallizzata che sfavilla nei riverberi del tramonto.
Hestia lo abbandona di rado e solo per arrivare alle soglie del Palazzo del Cielo da cui Zeus lancia fulmini e saette ed impone la legge dell'Ordine.

Hestia ama ed apprezza gli uomini – per quel che può – ma non ha mai avvertito il bisogno di mischiarsi a loro o di mostrarsi. Per questo i mortali la raffigurano come un fuoco perenne e non sono in grado di descriverne le fattezze.
C'è chi la immagina alta e statuaria, bellissima ed algida, o piccola e bruna come una bambina del popolo delle fate. Hestia sorride quando avverte quei pensieri nel fuoco e scuote il capo composta mentre i capelli inanellati le si spargono sulle spalle esili.

Afrodite le ha spesso chiesto se Hestia ama e che tipo di amore sia il suo, se vuole provare l'ebbrezza di amare carnalmente, di avere Hades. Gli occhi grigi di Hestia si fanno cupi, a quel ricordo. Tutti, sull'Olimpo, conoscono la sua debolezza per quel fratello minore eppure non l'hanno mai capita.
Gli dèi si son fatti di pasta mortale, troppo presi dai desideri degli uomini, diventando simili a bestie che mangiano, scopano e dormono. Hanno perso quel fulgore che tanto li ha resi diversi dai Titani e dai figli del Chaos.

Hanno dimenticato l'amore vero, quello puro, quello che trascende. Solo le sue figlie – che lei non ha messo al mondo ma che sono diventate sue quando hanno deciso di seguirla – comprendono quella dolcezza dell'amare senza chiedere nulla in cambio.
Comprendono la bellezza del fuoco che non brucia ma riscalda.

Gli dèi no, il potere ha dato loro alla testa. Nelle fiamme Hestia Vede già ciò che si prepara, senza bisogno di interrogare Hecate o le Moire.

Hestia conosce i suoi fratelli e ne rimpiange le mosse, quasi riesca ad immaginare la scacchiera bianca e nera ed inviduare i movimenti degli alfieri e delle torri.

Per un momento, uno solo, è tentata di avvisare Hades, di proteggerlo dalla ragnatela che gli si sta filando attorno ma poi decide di non farlo. Hades ha scelto il suo destino e ha preferito quel sentiero di carne e sangue che lo allontana definitivamente da ciò che Hestia governa.
La dea del Focolare non può fare più nulla per lui, a parte pregare.

La nuova stagione nata dai deliri di Demetra per Persefone è stata chiamata da Zeus "inverno", neve che si posa nel mondo. Le Moire hanno conclamato che perennemente sarà tra loro, quel freddo gelido che sembra essere l'anticamera del Regno di Hades. Eppure, ciò che la lascia perplessa, mentre osserva le fiamme, è che l'inverno non sarà sterile ma darà vita a nuove piante. E tra loro c'è un frutto che, sebbene liberato da ogni maledizione, non dovrebbe mai spuntare nel Sopramondo.

Il melograno.

E di nuovo Hestia si domanda cosa sia avvenuto tra Hades e la dolce Persefone. Quale incanto sia sbocciato nel Sottomondo.



*



<< Te ne pasci. >> concluse Poseidone girandosi su un fianco e poggiandosi mollemente su un gomito. I lunghi capelli simili ad onde erano strettamente legati in una treccia che nemmeno l'amplesso furioso con Demetra era stato in grado di sciogliere.

Demetra gli si fece più vicina, incrociando le sue gambe forti e dorate con quelle del dio del Mare. Erano dolcemente sdraiati nel talamo della dimora olimpica della dea delle Messi e si godevano finalmente la pace data dai sensi soddisfatti.

<< Ovviamente. >>

<< Non credi che la punizione sia troppo pesante? >>

<< Cosa è pesante, Poseidone? >> domandò acida la dea, balzando su repentina << Ha rapito mia figlia! >>

<< Nostra figlia. >> la corresse il dio << Zeus avrebbe dovuto punire anche te. >> la provocò.

<< Perché, di grazia? >>

<< Andiamo, mia impavida dea. >> rise Ennosigeo << Ti sei rifatta sugli umani. Sono stati giorni di dolore per Zeus, dall'alto del suo trono. Nessun sacrificio, nessun dono...nessuna vergine. >>

Demetra ridacchiò per la battuta. Ben nota era, agli dèi, la passione del più giovane tra loro per le grazie delle mortali.

<< Se lo è meritato. >> sospirò divertita << Certo, mi è dispiaciuto per gli uomini ma... >>

<< Quel dubbio ancora ti attanaglia? >>

<< Sì, mio caro. >> confermò lei e accolse felice l'abbraccio protettivo di Ennosigeo.

<< Ne hai parlato con le Ore? >> le chiese. Le Ore, o meglio le Stagioni secondo i mortali, erano divinità che governavano lo scorrere del tempo nell'alternarsi delle stagioni. Sorelle delle Moire – che abitavano nel Regno di Hades -, erano tre proprio come le filatrici del Fato. Era raro che facessero udire la propria voce e se, in un primo tempo, si era creduto che si fossero mosse per volontà di Hera – di cui erano madrine -, Demetra s'era poi dovuta ricredere. Le Ore erano rimaste in tre ma le stagioni, dopo la sua vendetta perpetrata nei confronti degli uomini, erano diventate quattro.

<< Sì. I mortali sono benedetti, nel ciclo delle messi, da tre stagioni: primavera, estate ed autunno, di cui Tallo, Auso e Carpo si occupano con grazia. Eppure, ciò che io ho fatto, ha dato origine ad uno sconguasso nel tempo, creando qualcosa di nuovo. Le Moire hanno assicurato che questa stagione, Inverno, seguirà l'autunno. Per sempre. >>

<< Sarà un duro periodo per gli uomini. Il tuo inverno faceva rima con sterilità dei campi. >>

<< E' questo il problema, Ennosigeo. >> si lamentò la dea << Nonostante la mia ira, alcuni frutti hanno germogliato. >>

<< Non può essere vero. >>

<< Lo è. E ciò mi ricorda la menta. >>

<< Chi? La ninfa punita da Hades o la pianta che ne ha lo stesso nome? >>

<< Entrambe, mio amato. La menta è nata negli Inferi eppure da lì si è sviluppata nel Sopramondo. Hermes ha raccontato che Ascafalo ha dato vita, nel giardino dell'Eden, a fiori e frutta. >>

<< Persefone potrebbe esserne responsabile. >> le fece presente il dio, stringendola forte. << Se così fosse, vorrebbe dire che il seme piantato nella terra scura ha dato vita ad un'immagine speculare nel Sopramondo. Ciò che Kore ha desiderato nascesse dalle sue pianticelle, ha germogliato nel nostro mondo. >>

<< La tua analisi non è errata, ma non ha senso, mio caro. >> sospirò la dea << Gli uomini saranno condannati alla sterilità invernale, comunque. Questa volta si son salvati, ma al prossimo inverno, >> sputò << Persefone non sarà negli Inferi a salvaguardarli. >>

<< Perché dici questo? >>

<< Perché solo la Regina degli Inferi, una creatura dello stesso livello di oscurità di Hades, potrebbe dar vita a ciò che hai pensato. Persefone è solo una Kore e tale resterà. Hades ha scelto la bambina sbagliata. >> replicò la dea prima di cercare le labbra del suo amante.



*


<< Però, è vero, dolce Persefone, tua madre ti vede così. Ne dovresti essere adirata. >> gorgogliò Hera, intenta a pettinare le lunghe ciocche bionde della dea della Primavera.

Persefone era stata invitata nel Palazzo del Cielo dalla stessa Regina ed era fin troppo chiaro il motivo: la dea delle Nozze voleva comprendere fino a che punto fosse arrivato Hades e se era possibile costringerlo ad un'unione forzata. Tutto pur di scatenare nuovamente le ire di Demetra che, opportunamente, non era stata invitata.

Ma sebbene la dea avesse tentato in tutti i modi di scoprire di più o di far cadere Persefone in trappola, erano giorni ormai che la dolce Kore raccontava la stessa versione dei fatti: Hades era stato un gentiluomo e molti dei suoi fratelli dovevano prendere esempio da lui. Fine della questione.

<< Non lo sono, divina Hera. >> Persefone sorrise amaramente << Non posso cambiare la concezione di mia madre. Voi non vedete il temerario Ares ancora come un innocente fanciullo? >>

<< Mi piacerebbe. >> la dea scoppiò a ridere di gusto << Sarebbe difficile. Ares si è fatto uomo e altro non posso ambire per lui che la gloria sul campo di battaglia, proprio come suo padre se l'è guadagnata sconfiggendo i crudeli Tiatani. >>

<< E le vostre figlie? >>

<< Sono state bambine, Persefone, non nego che a volte mi piacerebbe stringerle ancora, baciarle e coccolarle come quando si infilavano nel mio letto, la notte, perché spaventate dalle tempeste e dai fulmini che Zeus lanciava. Sono cresciute anche loro e adesso seguono la loro strada. Mio compito è guidarle e proteggerle. >>

<< Anche Demetra la pensa così. >>

<< Vorrei che mia sorella fosse davvero come tu dici. Demetra ama sentirsi diversa da me, di essere superiore a me. >> Hera dovette trattenersi per non tirare I biondi capelli di Kore. << Lo è, per certi versi. Come superiore a noi è Hestia. >>

<< Cosa intendete, mia Signora? >> Persefone la scrutò attenta nel riflesso dello specchio istoriato che lo storpio Efesto aveva donato alla madre.

<< Hestia ha pazienza e tatto, Persefone. Vorrei un decimo del suo talento, vista la mia impulsività e la mia superbia. Son donna di facili vendette, ma il mio fuoco è aria, e come tale si consuma in fretta. Demetra no, Demetra è violenta – come tutti gli dèi – ed è terra. Sparge il suo malessere fino a distruggere tutto, fino a corrompere tutto. Quando lottamo contro i Titani, le bastava toccarli perché la loro pelle marcisse, come un frutto lasciato lungamente sotto il sole e le intemperie. Tua madre, mia sorella, ama sentirsi libera ma pretende di legare a sé gli altri. E' ciò che ha fatto con Poseidone e ciò che intende fare con te. >>

<< E' mia madre, divina Hera. Non posso oppormi a lei, né bandirla dal mio cuore. >>

<< Eppure nei tuoi occhi c'è cieca determinazione. L'ha vista, tua madre? >>

<< Non credo. >> finalmente, Persefone si lasciò andare e sorrise.

<< Ci vorrà tempo, piccola dea. E nel frattempo, vi è solo una cosa da fare. >>

<< Quale? >> domandò curiosa Kore.

<< Abbandonare il chitone per il peplo. Sei una donna adesso. E' meglio che tua madre si adegui. La dea delle Nozze ha deciso: è tempo che Persefone si trovi un marito. Che sia l'oscuro Re dell'Averno o il luminoso Apollo, solo il Fato lo sa.  >>



*


Erano passati vari mesi dall'addio di Persefone e dalla punizione data da Zeus ad Hades. Il Re degli Inferi era confinato nel suo Regno, questa volta per volere degli dèi dell'Ordine più che del desiderio stesso di Hades.
Hades veniva punito per il rapimento di Persefone, formalmente, ma era ben chiaro a tutti gli dèi che Zeus si rifaceva sul fratello dello sgarro di Demetra. Quanto a punire la dea delle Messi non se ne parlava. Zeus non voleva rischiare la nascita di un'altra stagione o la moria di altri mortali. Voleva I sacrifici e voleva le vergini.

Hades, dal canto suo, aveva preso la situazione piuttosto bene. Ad Hermes aveva riferito che non si giudicava colpevole – dopotutto, non aveva infranto alcuna legge sull'ospitalità e Persefone si era persa ma non era stata rapita – ma comprendeva il desiderio di Zeus di proteggere i mortali e capiva fin troppo bene che sfidare nuovamente Demetra non era il caso. Poteva far ben poco lui e solo Persefone era padrona del proprio destino.

L'Averno, in quei mesi d'abbandono, era tornato ad essere un regno crepuscolare ma soffuso di un'incredibile dolcezza e pace. Hermes si stupiva ogni volta nel vedere le anime mortali piangere di gioia di fronte agli occhi d'agata di Hades, quasi si trovassero nel caldo ventre della loro madre.
Accettavano le scelte del dio ed accoglievano le punizioni o le elevazioni con profonda calma, quasi non aspettassero altro. Vi era un'infinita pietà, una pietà che mancava completamente a Zeus e agli dèi luminosi dell'Olimpo.

O meglio, notò Hermes, solo una dea possiede uno sguardo bellissimo e terribile ed è Hestia. Non era un ingenuo, Hermes, ed era tra I pochi a poter comprendere quale fosse l'effettivo legame d'amore e profondo affetto che legasse i due figli di Chrono e Rea.

<< Come mai sei qui? >> gli domandò più tardi Hades. Aveva lasciato le anime trapassate al giudizio dei suoi fidi daimon, ed aveva condotto Hermes in una sala privata, dove potessero conversare tranquilli, cibandosi di nettare ed ambrosia. Il dio mercuriale si recava nel Sottomondo solo quando doveva consegnare l'ambrosia o traghettare qualche anima degna al cospetto di Hades, ma raramente scendeva fino al dio infero per altri motivi.

<< E' vero che Ascafalo è in grado di produrre l'ambrosia che ricaviamo nei giardini di Demetra sull'Olimpo? >> chiese piano Hermes, gli occhi azzurri come il cielo curiosi.

<< E' una qualità più delicata, rispetto alla vostra. La funzionalità è la stessa ma il suo effetto è minore. Bisogna nutrirsi di essa più spesso di quanto si faccia con l'ambrosia di Demetra. >>

<< Capisco. >> annuì Hermes << E' opera di Persefone? >>

<< Credo di sì. Ella consegnò vari semi ad Ascafalo, nell'Eden, ed insieme seminarono. Poi, la piccola dea cosparse il campo del suo cosmo divino ed i fiori sbocciarono. >> raccontò Hades, gli occhi persi in un ricordo lontano. << Credevo che con Persefone lontana il giardino sarebbe sfiorito, escluse le piante che da sempre Ascafalo cura, ma tutto è rimasto immutato, quasi la dea della Primavera sia ancora qui con noi. >>

<< Non c'è spiegazione? >> domandò ancora Hermes. Ed un tratto, la questione fu chiara ad Hades. Sebbene egli fosse stato punito, qualcosa di più incredibile ed inspiegabile era accaduto in Superficie.

<< Cosa succede, Hermes? Le Moire, a parte quando son comparse a Zeus per parlargli della nuova stagione, non si son più mostrate. >>

<< E' ciò che temevo ed avevo già detto a mio padre Zeus che questo viaggio sarebbe stato inutile. Mi conosci, Hades divino, ho un grande talento nel dedurre e nel sindacare. Nulla è coincidenza in questo mondo folle che viviamo ed è baluginante come il sole ciò che sta avvenendo nel tuo Regno e ciò che di riflesso si ripercuote nel nostro. >>

<< Sentiamo. >> Hades lo guardò interessato.

<< Io so del legame che unisce te e Persefone. Vi ho visto quel giorno. E benché Kore abbia dichiarato che nulla tra voi accadde – e di questo non dubito, conoscendoti -, qualcosa di più forte e totalizzante si è venuto a creare tra la tua anima e la sua. Voi siete un Uno diviso. I suoi poteri, ormai, sono un riflesso dei tuoi. >>

Hades rimase muto ed impassibile, solo un lieve ghigno fece capolino sul suo volto.



*


I sentieri del Sogno sono sempre stati una landa complicata e pericolosa, a meno di non essere guidati da Hypnos in persona. Hades - che ne è Signore - lo sapeva bene e per questo non aveva subito danno dalla decisione di Zeus e dalla sua ridicola punizione.

E' stato anche il motivo per cui Persefone, benché sembri più adulta e languida, non aveva smesso di sorridere, nonostante Demetra le stesse appresso come un cane da caccia o un mastino infero.

Afrodite bella e dalla vulva larga conosceva fin troppo bene il luccichio negli occhi di tramonto di Kore per aver dubbi e rapida come un soffio di vento, aveva sparso la voce in tutto l'Olimpo, motivo per il quale Hera s'era affrettata a richiamare la piccola dea al suo cospetto. Eppure, Persefone non aveva mai espresso desiderio di tornare da Hades, limitando solo a dirsi soddisfatta del suo soggiorno degli Inferi, che no, nessuna legge dell'ospitalità era stata infranta, che era ancora pura e casta come Athena ed Artemide.

Che motivo aveva di parlare, la piccola dea, di mostrarsi afflitta e sconfitta quando il suo amante la raggiungeva tutte le notti nel mondo dei Sogni?

Ecco, Persefone si sdraiava sulla paglia morbida del suo letto e subito Hypnos le compariva al fianco, a condurla da Hades, in luoghi ogni volta diversi e magici allo stesso modo.
Anche quella sera non andò diversamente. Persefone aveva salutato sua madre con un bacio sulla guancia e poi, rivestita di una morbida camicia di lino s'era sdraiata sul suo letto, il tempo di chiudere e gli occhi e sì, l'incontro quella volta era nei pressi dell'Antica Magnolia di Frigia.

<< Hades! >> esclamò Persefone felice, gettandosi tra le braccia del suo principe.

<< Mia dolce. >> le sorrise lui, baciandole la fronte. La staccò piano da sé e la condusse verso le radici nodose, dove la fece accomodare tra le sue braccia. << Il tempo si sta compiendo. >>

<< Già. L'autunno è alle porte e poi giungerà nuovamente l'inverno. >> 

sospirò lei. << Io conosco il tuo cuore, Hades, che è anche il mio. Demetra, però, si sarebbe opposta eternamente, ma così facendo non avrà modo. >>

<< E' merito tuo, vero? Il rigoglio invernale. >>

<< Sì. Il mio cosmo divino è tale che sebbene avessi seminato negli Inferi, ho germogliato sulla Superficie. Demetra non potrà negare questo prodigio. Non c'è più una Kore. Lo sai. >>

<< Lo so. Ma ciò non mi rende più tranquillo. Demetra è imprevedibile. >>

<< Capirà. >>

Una lieve brezze si alzò nelle lande del Sogno, fredda e tempestuosa, un riflesso di ciò che si sarebbe scatenanto nel mondo reale quando i due amanti si sarebbero svegliati.

<< Il tempo si sta compiendo. >> ripeté lui e parve che sugellasse una promessa eterna.

---

NdA: grazie, davvero. Non ho molto altro da aggiungere <3

disclaimer: i pg presentati mi appartengono solo in questa personale disposizione, non scrivo a scopo di lucro e blablabla. Il titolo dato a questa storia è tratto dall'album dei The Moon and the Nightspirit.


   
 
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