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Autore: _eco    02/07/2014    1 recensioni
[Forwood] [5x06]
Tyler muove il piede in avanti, percorre soltanto lo spazio occupato dai mocassini neri e lucidi che ha indossato oggi, per fingere, almeno per qualche ora, di poter amare la sua ragazza in piena libertà.
Sei eliminato, Tyler.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Tyler Lockwood | Coppie: Caroline/Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad una delle ship che amo di più, e ho detto tutto. ♥

La fine in un passo
 
                                                                            
I swear to God, Tyler, if you take one more step, we are done. Okay, no more surprises, no more excuses, no more chances. We are done.
TVD – 5x06
 
Caroline è disgustosamente ordinata, nel suo vestito di cotone leggero bianco con graziose roselline scarlatte ricamate sopra. Cammina con fare altezzoso, la schiena dritta e le gambe tese, come la ballerina di danza classica che è.
Una volta, sua madre l’ha trascinato di peso ad assistere a un saggio in cui anche lei si esibiva: Tyler si è addormentato dopo cinque minuti, cullato dai violini e dal pianoforte.
I riccioli biondi ballonzolano qua e là, legati saldamente da un elastico rosso, in tinta con le roselline del vestito, seguendo i movimenti aggraziati di Caroline. Movimenti che tradiscono la sua tendenza al comando.
Li ha costretti, letteralmente costretti a giocare a “Un, due, tre stella!”, le mani sui fianchi e gli occhi ridotti a due fessure, capricciosa come sempre.
Tyler ha sbuffato, Matt ha sospirato, Elena ha annuito, comprensiva,  e Bonnie si è messa a ridere, divertita dalla buffa espressione di prepotenza dipinta sul viso dell’amichetta.
E’ il suo compleanno. E Tyler, com’è ormai diventato normale, è stato trascinato anche lì da – nemmeno a dirlo – sua madre.
E non ha avuto nemmeno la possibilità di addormentarsi.
 
Tyler trova che “Un, due, tre stella!” sia il gioco più noioso, inutile, femminile e dunque ri-inutile che esista al mondo: non può spingere nessuno per prendere la palla, non può fare lo sgambetto, non può fare niente di niente.
Solo starsene lì, fermo e correre il più velocemente possibile fin quando chi sta con la faccia al muro non si volta di scatto.
Caroline, lo si deve ammettere, è piuttosto svelta a girarsi per scovarli mentre sono sul punto di ruzzolare per terra.
D’altro canto, Tyler ha i riflessi pronti, e vincerebbe quasi sempre se solo non si facesse eliminare di proposito, per risparmiarsi il supplizio di un’altra decina di minuti di quell’interminabile, monotono giochetto.
 
- Se fai un altro passo, Tyler, sei eliminato. – trilla Caroline, puntandogli un dito contro come se gli avesse appena rivelato la più tragica conseguenza che le sue azioni potrebbero scatenare.
Tyler mette su l’espressione più sbruffona, antipatica e irritante che riesce a costruire in meno di mezzo secondo.
Caroline gracchia qualcosa e stringe i pugni, le braccia tese lungo i fianchi.
- Ops. – mugugna Tyler.
Muove il piede in avanti e fa finta di cadere.
- Sono inciampato. –
- Sei eliminato. – lo corregge Caroline, articolando a denti stretti la parola che Tyler aspetta di sentire dall’inizio del gioco.
- Piangerò tutta la notte. – la scimmiotta lui, strofinandosi le nocche contro gli occhi e simulando il pianto più finto e fastidioso che Caroline abbia mai sentito.
In ogni caso, Caroline non gioca mai a “Un, due, tre stella!” una sola volta, e Tyler, benché raramente, riesce a star fermo pur di non sentirla strillare.
 
Ogni tanto, Caroline quasi dimentica di aver un cuore, in quel petto che somiglia a un intrico di rovi assiderati dal gelo della morte.
Raramente ricorda che ancora, in qualche modo, un muscolo martoriato le palpita dentro.
In questo preciso istante, Caroline sente una punta di metallo scorticarglielo piano piano, inciderlo con studiata precisione e comprimerlo con forza.
Il manico del pugnale ha gli occhi di Tyler. Occhi vuoti di chi ha sete di vendetta. Occhi stanchi, di chi non ce la fa più ad amare la propria ragazza solo  perché qualcuno, là fuori, gli ha dato l’autorizzazione.
La lama è sottile, ma non per questo meno tagliente e incisiva. Ha la voce di Tyler, la voce che Caroline non sente soltanto da una manciata di secondi, ma che già le manca inspiegabilmente. Ha la voce di Tyler, che adesso non ha nemmeno la forza di parlare.
E ha anche un po’ la voce di Caroline, in realtà.
Caroline che trema, che potrebbe spegnere le sue emozioni, ma che è ancora troppo legata ai brandelli di umanità che le restano per compiere un gesto tanto drastico.
- Lo giuro su Dio, Tyler, se fai un altro passo, abbiamo chiuso. Okay? Niente più sorprese, niente più scuse, niente più opportunità. Abbiamo chiuso. –
Tyler non risponde nemmeno. Caroline sente il battito del suo cuore accelerare, sente i singhiozzi che Tyler cerca di intrappolare in gola.
Tyler muove il piede in avanti, percorre soltanto lo spazio occupato dai mocassini neri e lucidi che ha indossato oggi, per fingere, almeno per qualche ora, di poter amare la sua ragazza in piena libertà.
Sei eliminato, Tyler.
Caroline non parla più come se avesse un campanellino al posto della voce, ma Tyler sopporterebbe con molta più resistenza le inconsistenti minacce di una bambina disgustosamente ordinata nel suo vestitino bianco, capricciosa, antipatica e prepotente.
Adesso, invece, Caroline pronuncia ogni singola parola come se si trattasse di pesanti macigni da espellere con lentezza e fatica, come se ogni lettera ruzzolasse per terra e scavasse tra loro un solco ancora più profondo e ampio.
Caroline parla senza preoccuparsi di celare la sofferenza e la delusione e l’amarezza, e ogni sua emozione perfora la schiena di Tyler e gli penetra nel petto, nelle vene, nei muscoli delle gambe che ora sembrano tanto facili da far cedere.
Caroline non giocherà mai più a “Un, due, tre stella!” con lui.
Nessun premio di consolazione, nessun’altra opportunità per Tyler, che oggi, per la prima volta, voleva davvero vincere. 

 
Okay, io devo superare il trauma e avevo un bisogno fisiologico di scrivere questa Forwood. Capitemi, vi prego, la mia ship preferita dai tempi di Piper e Leo è appena andata in frantumi - sì, sono un po' indietro con le puntate - e sono a lutto, perché qui la vedo proprio male.
Non vi dirò che sono depressa, ma sì, sono depressa. *piange*
I miei Forwood. ♥ 
Non fate caso all'OOC. Non li maneggio da un po', mannaggia a me.
Baci. ♥
S.

 
  
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