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Autore: Kyl8    02/07/2014    1 recensioni
Se lo ritrovò davanti con i suoi occhi azzurri, il suo viso tondo ben rasato, il sorriso malizioso. La guardava con insistenza ma adesso non poteva più giocare con lei, adesso lei era il suo capo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Spazio dell'autrice: Salve gente! State per leggere una delle mie più classiche "fantasie". Spero piaccia anche a voi e perdonate se il momento d'azione non è descritto per bene :P Buona lettura!


Se lo ritrovò davanti con i suoi occhi azzurri, il suo viso tondo ben rasato, il sorriso malizioso. La guardava  con insistenza ma adesso non poteva più giocare con lei, adesso lei era il suo capo.
Si erano incontrati due anni prima in un bar al centro. Rachel era andata a festeggiare la sua promozione a detective di polizia e Viktor si stava scolando qualche birra con un gruppo di commilitoni. Avevano cominciato a parlare del più e del meno, lui faceva il figo mostrandole le medaglie e raccontandole delle sue imprese sul campo e lei era troppo ubriaca per dirgli di no. Di quella prima volta che avevano fatto sesso ricordavano davvero poco ma avevano ben presente la seconda quando, la mattina dopo, avevano ricominciato a stuzzicarsi sotto le coperte nonostante il post sbornia.
Era passato tanto tempo ma Rachel non era riuscita a dimenticare il colore dei suoi occhi e il modo in cui la guardava, il modo in cui la toccava e come la facesse sentire donna, il calore della sua voce. E adesso lui era lì, alle sue dipendenze, chiamato a collaborare con la polizia per un periodo non definito.
-Tenente O’Kendel, sono il detective Marquez. Da questo momento sarò io a dettare gli ordini. Farai coppia con l’agente Anja Sokow. Domande?-
-No, signore.- rispose Viktor.
 
Le giornate passavano velocemente al commissariato e molto inquiete per Rachel che cercava di mantenersi il più professionale possibile ma che non riusciva a nascondere i brividi quando il suo sguardo incrociava quello di Viktor. Cercava in tutti i modi di evitarlo, mandandolo con Anja per qualche interrogatorio o ad un sopralluogo dove lei non era mai presente. Lui, al contrario, amava stuzzicarla presentandosi nel suo ufficio con qualche stupida scusa o arrivando la mattina con caffè e ciambelle per tutti e porgendole personalmente il suo preferito. Amava vedere il viso di lei contrarsi e farsi improvvisamene serio, sapeva che stava reprimendo i suoi istinti perché in ufficio le relazioni tra colleghi o collaboratori erano vietate.
 
C’era molto caldo la mattina di quella segnalazione; il nuovo caso era estremamente delicato e tutto il commissariato sembrava un vespaio in rivoluzione.
Rachel e la sua squadra si trovarono in prima linea, con i giubbotti antiproiettile e le pistole alzate di fronte la banca dove 9 civili erano tenuti in ostaggio da un pazzo armato. Jason e Mario avanzarono accovacciandosi dietro le aiuole laterali, Anja rimase vicino alla volante pronta a prendere il telefono se ci fosse stata una richiesta da parte del sequestratore, mentre Rachel guidava un’altra dozzina d’agenti. Viktor invece, disubbidendo agli ordini del suo capo che, più che altro, era terrorizzata che gli potesse succedere qualcosa di grave, si unì alla SWAT partecipando all’irruzione nella banca. L’operazione fu repentina. L’uomo armato, un disoccupato disperato, non fece nemmeno resistenza e si fece portare via dalle forze dell’ordine.
Come dopo ogni caso, Rachel e la sua squadra andarono a bere qualcosa. Il bar era lo stesso di quel primo incontro e Viktor riusciva a scorgere una luce particolare infondo agli occhi della detective. Anche lui, nonostante avesse avuto molte altre donne in questi anni, ricordava ancora il sapore delle labbra di lei ed era deciso a riassaggiarle.
A fine serata i colleghi si salutarono con un abbraccio caloroso, poi Viktor si avvicinò a Rachel e la strinse a se esattamente come aveva fatto poco prima con Mario, Anja e Jason. Rachel si irrigidì sentendo il suo petto premere contro quello dell’uomo e il suo profumo avvolgerla.
-Stai con me questa notte. Ti prego.- sussurrò l’uomo all’orecchio del suo capo sapendo che era contro le regole ma sperando che per una volta la detective mandasse le regole a fanculo.
Rachel si separò lentamente da quell’abbraccio e diede la buonanotte agli altri. Poi, un po’ per la birra e un po’ per i ricordi di due anni prima, salì sulla moto del soldato prima che questo partisse.
 
L’appartamento di Viktor era il solito squallido buco al terzo piano, con la carta da parati scrostata e le poche finestre che davano sulla scala anti-incendio del retro ma lui, nonostante fosse un uomo, sapeva tenerla in ordine ed era quasi riuscito a renderla accogliente. La invitò a sedersi sul divano e andò a prendere una bottiglia di vino.
Ma Rachel non aveva intenzione di bere ancora, questa scopata la voleva ricordare dall’inizio alla fine. Lo seguì in cucina e gli levò la bottiglia dalle mani
-Questa la prendo io, tenente-
-Sì, capo- rispose lui, sorpreso dall’intraprendenza della donna.
Lei cominciò a giocare con lui, passandogli lentamente le dita tra i capelli, sul collo e sul petto che aveva cominciato ad alzarsi e abbassarsi più velocemente
-Capo. Hai detto bene. Quanto mi piace questa parola: capo.- ripeté lei abbassandogli molto lentamente la cerniera dei jeans –Ma questa sera no, voglio lasciarmi trasportare. Da questo momento fino al sorgere del sole il mio “capo” sarai tu-
Viktor non aspettava altro, prese la donna e la baciò esplorando con la lingua ogni angolo della sua bocca. Il suo sapore era migliore di quanto si ricordasse. Continuando a baciarla la alzò facendosi stringere la vita dalle gambe muscolose di lei e andando verso la camera da letto.
-Scusa, ho poca fantasia- disse lasciandola sopra le coperte e stendendosi sopra di lei. La detective scoprì ben presto che le aveva mentito, in realtà sotto le lenzuola Viktor era estremamente fantasioso e Rachel fu contenta di poter ricordare ogni singolo istante, ogni carezza, ogni bacio in ogni angolo del suo corpo, ogni ordine che le aveva dato e che lei era stata felice di adempiere.
 
Rachel venne svegliata da un odore di caffè, pancake e latte di mandorla. Si stiracchiò, ancora leggermente indolenzita per la nottata trascorsa, e prese la colazione che Viktor le aveva poggiato sul comodino poco prima. Lui entrò in camera tutto nudo, gocciolando sul pavimento e strofinandosi i capelli con la tovaglia.
-Il bagnoschiuma alla mandorla l’ho usato io, tu usa quello alla pesca, se arriviamo in commissariato facendo lo stesso odore si potrebbero insospettire. E sbrigati che è tardi-
-Ehi, il sole è sorto. Sono di nuovo io il capo!- rispose Rachel con la voce ancora impastata di sonno.
 
Di notti come quella ce ne furono molte altre, a casa dell’uno e dell’altra, su divani, pavimenti, banconi della cucina e, qualche volta, anche in macchina. Non erano mai stanchi di esplorarsi, di odorarsi, sempre di nascosto, senza potersi lasciar scappare una carezza o uno sguardo più esplicito durante il giorno.
 
Un giorno di fine inverno Viktor entrò nella stanza di Rachel e posò sul tavolo il foglio con la sua richiesta di terminare la collaborazione con la polizia già firmata dal generale.
-Detective Marquez, ci ho pensato a lungo e sono giunto ad una conclusione: o rifiuta la mia rinuncia alla collaborazione continuando a tenermi nella sua squadra e passando tutto il giorno al mio fianco, desiderandomi ma non potendomi avere se non qualche notte di nascosto, oppure firmi questo documento e io non sarò più un suo sottoposto, non mi avrà tutto il giorno tra i piedi e la sua squadra perderà un ottimo elemento, ma mi troverà ad aspettarla a casa ogni sera (o quasi, se non sono fuori per qualche missione), mi avrà al suo fianco in ogni vacanza tenendole la mano mentre al tramonto passeggia sulla spiaggia, con un anello al dito, un cane scodinzolante e quattro o cinque marmocchi che le girano intorno e che,ovviamente, avranno i miei occhi.-
Rachel rimase a fissarlo incredula per qualche secondo poi avvicinò a se il foglio e firmò facendo tutto a rallentatore, come se fosse stata ghiacciata e si stesse pian piano scongelando
-Mi trova pienamente d’accordo con l’ultimo punto che ha esposto, tenente, ma vediamo di ridimensionare il numero dei marmocchi.-
   
 
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