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Autore: Ilarya Kiki    02/07/2014    2 recensioni
"Bentornata nel mondo, ragazza mia.
Le gambe mi fanno rientrare nel sarcofago, ed il buio si rifà subito assoluto con un tonfo legnoso, facendomi ricadere nel mio confuso limbo di memorie, terrorizzata.
E poi, più nulla."

Questa storia è la diretta continuazione di "In The Sake Of Art", quindi probabilmente sembrerà iniziare un po' a strappo, anche se ovviamente farò del mio meglio per renderla più piacevole possibile!
Buona lettura!
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Altri, Deidara, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jiyū Kunoichi No Monogatary - Story of a Free Kunoichi'
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I don't breath.


Aiuto, sono di nuovo solo. Non respiro.
Questo non è molto diverso dalla vera morte, quando non siamo fuori dalle bare: si muore sempre da soli. Non lo sopporto. Voglio uscire, ho delle cose da fare. Ma non posso. Non sento nemmeno il mio finto corpo. Non sento nulla.
Almeno, posso di nuovo pensare… maledizione, che stupido. Devo ricordarmi di fare il bravo, con Sasori, o non riuscirò davvero a combinare niente. È tutto buio, mi sento soffocare.
Ma non posso soffocare.
Io non respiro.
Tsukaiko mi torna in mente, lei è lì, sempre, non se ne è mai andata, aggrappata con artigli insanguinati alle pareti più interne del mio cuore, e grida, e mi accusa, e mi manca. Nemmeno la morte l’ha cancellata. Nemmeno la mancanza di ossigeno e di luce, nemmeno la mancanza della mia stessa coscienza di me stesso. Lei è lì e nulla è stato capace si strapparla via, come una ferita aperta.
Per tutto l’arco di tempo in cui ho vissuto ho provato il bruciante desiderio di rivederla, almeno per darle un addio decente, per dirle grazie. Mi ha lasciato mentre le parole mi mancavano. Non sono mai riuscito a perdonarla per questo.
Ora lei è qui, nel mondo dei vivi, uno spirito errante legato ad un cadavere che corre sui polverosi campi di battaglia, proprio come me…posso rivederla, posso davvero farlo!
Questa cosa mi fa impazzire, e maledico il buio, la bara, e queste membra morte che rifiutano di attivarsi al mio comando. Dove sei Tsuka-chan? Cosa stai facendo? A cosa stai pensando?
Cosa pensi di me…?
Ti avranno detto come sono morto? Probabilmente penserai che sono un codardo. Tu mi avevi detto di vivere ed insegnare al mondo la bellezza, ma io mi sono arreso, sono stato sconfitto.
Vorrei davvero parlarti…ti racconterei della mia sublimazione, non perfetta come la tua, ma altrettanto maestosa. Credo che l’abbiano vista in tutte le Cinque Grandi Terre.
Ora, anche quello ci hanno tolto, amore: l’opera d’arte perfetta non concede nessun bis, eppure, eccoci ancora qui, a trascinare una stanca performance che aveva già trovato il suo sublime picco finale.
Ti racconterei di come si sia sciupata la mia esistenza senza di te, forse tu capiresti, alla fine. Sì, voglio essere ottimista, la rabbia non ti infiammerà fin dentro al tuo profondo, ma ti brucerà solo sulla superficie lasciando morbido e comprensivo il nocciolo più interno. Se riuscirò mai a trovarti… non siamo liberi, non possiamo esserlo. Maledizione.
Cosa diavolo siamo!?
Non siamo vivi, non siamo morti, siamo solo oggetti di distruzione in mano ad altri, e questa cosa mi fa andare in bestia, è per non diventare un essere del genere che sono diventato un nukenin. Ma ti troverò, giuro che ti troverò, tecnica o non tecnica. Se il mio destino ha prescritto per me questa occasione non posso permettermi di lasciarla volar via, o giuro che vagherei senza pace per l’eternità. Sarebbe un lurido bastardo, se no, il destino, a deriderci così.
Ti troverò, e ti parlerò di come, alla fine, tuo padre è morto, e in qualche modo sei stata vendicata, anche se non da me. Ma di cosa potrebbe importarti, ormai? La nostra presenza è solo un furto, non potremo mai tornare a stare insieme, e realizzare i sogni che ci eravamo prefissati, solo pensarci mi fa star male…spero che ti basti, un addio come si deve. E tutte le cose che ho da dirti. E vorrei anche toccarti, ma non potrei mai farlo perché queste mani non sono mie.
Mi basta vederti, davvero.
Aiuto, non respiro…non voglio rimanere qui da solo.
È come la morte ad occhi aperti. Non ce la faccio più.
Riesco quasi a sentirli i vermi che si riproducono da qualche parte dentro il mio involucro, e si dimenano, e mangiano. Ma va bene, posso sopportarlo.
Se ti rivedrò, posso sopportarlo.
Sarà bello, ci ricorderemo di quando eravamo insieme, e ti ringrazierò per tutto quello che mi hai dato, finalmente, dopo tutto questo nulla in cui mi hai lasciato da solo senza una parola, strappata via senza nessun riguardo.

Devo trovare un modo per potermi liberare senza dire nulla a Sasori-danna. Lui non deve sapere niente. Però mi piacerebbe che anche lui trovasse un po’ di libertà, perché non ho proprio voglia di separarmi da lui senza nessun preavviso: mi è mancato moltissimo, accidenti, e sono davvero contento di averlo di nuovo al mio fianco, dopo tutto quello che mi è capitato.
Magari, Tsukaiko potrebbe anche piacergli. Oh…ma che diavolo! No, lui non deve sapere niente.
Prima di tutto, devo evitare di far scoppiare liti dannose, in modo tale da mantenere il più possibile la coscienza e soprattutto il controllo sul mio corpo. Magari, una volta finita la fase di ricognizioni e raggiunto lo scontro in campo aperto non avrà più bisogno di noi…o forse no, se è furbo non si dimenticherà delle mie bombe e delle marionette del mio compagno e ci sfrutterà fino al massimo delle nostre possibilità. Ma questa guerra dovrà pur finire, prima o poi. Magari, potrei approfittare di quando non avrà più bisogno di noi, quando non avrà più così tanto interesse che noi ci troviamo nel punto e nel momento esatto che prevede la sua strategia.
Magari. O magari anche prima, se trovo un momento adatto.
Non posso progettare nulla, nella mia posizione. Maledizione!
Starò all’erta.
E ritroverò Tsukaiko, e in qualche modo darò un degno regalo d’addio anche a Sasori, che oltre ad essere stato mio compagno per tanti anni è sempre stato anche un po’ come un maestro di vita. In tutti i sensi, proprio.

All’improvviso, luce.
Si torna sul campo.
  
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