Il vento soffiava senza sosta nella piazza centrale di Marineford dove di lì a poco si sarebbe svolta la grande battaglia contro i pirati di Barbabianca.
 Il grande ammiraglio Sengoku era sul patibolo insieme al condannato a morte Portuguese D. Ace detto Pugno di Fuoco, era lui il motivo dell’imminente guerra.
Tutti i presenti in piazza erano in trepida attesa, le parole dell’Ammiraglio erano sospese nell’aria cariche di elettricità: “La donna che ha messo al mondo il più grande male del mondo ha usato uno stratagemma che le ha consentito di ingannare il Governo Mondiale… anzi, che ha ingannato il mondo intero! Il nome di tua madre è Portuguese D. Rouge.” aveva detto rivolto al prigioniero
“Sappiate che quella donna ha fatto l’impossibile: pur di proteggere il proprio figlio lo ha tenuto il grembo per ben venti mesi!”
Dopo quelle parole l’intera sede della Marina era caduto in un silenzio di attesa,aspettando che l’uomo continuasse. “Dimmi, Ace: qual è il nome di tuo padre?”
chiese infine.
“Il mio unico padre è Barbabianca! Non ho nessun altro!”
gridò lui per farsi sentire da tutti
anche quelli che seguivano dai maxischermi.
“Tuo padre…” disse Sengoku …”è Gol D. Roger, il Re dei Pirati!”
 Le ultime parole pronunciate da lui fecero cadere un gelo innaturale sui presenti che furono capaci di zittire il mondo intero;
anche il vento smise di soffiare.
 All’orizzonte si iniziarono a vedere le flotte delle navi della Ciurma di Barbabianca che si affrettavano a raggiungere Marineford per salvare il prigioniero: ovvero il loro compagno, amico e fratello. I pirati erano pronti allo scontro, qualunque cosa fosse accaduta sarebbero stati pronti a tutto pur di salvarlo.
 Quando furono ormai vicini il Grande Ammiraglio notò che mancava la nave più importante: quella del capitano.
“Si vede che ha preferito non venire, la sua salute non è più quella di una volta.”
 disse l’uomo sotto il patibolo.
 “Non contarci Garp.”
rispose la vecchietta vicino a lui.
Appena poco dopo l’arrivo delle navi si sentì un ribollire dall’acqua al centro della piazza e subito una balena bianca si erse dalle acque coperta da una strana bolla.
Ci volle qualche secondo perché i presenti si accorgessero che fosse una nave, o meglio, la nave
quella era la leggendaria Moby Dick, la nave del pirata Barbabianca.
Era rivestita con lo speciale rivestimento per viaggiare sott’acqua così era potuto entrare al comando senza troppi problemi.
Sengoku sperava fin nel profondo di non incontrarlo nuovamente sul campo di battaglia ma non fu così.
“Svelti armate i cannoni! Tutti ai propri posti!”
ordinò ai Marine che si davano da fare.
 “Qualcuno dovrebbe fermare quelle navi.
” disse pigramente un uomo alto e magro seduto ai piedi del patibolo su una sedia. Indossava un completo bianco e un cappotto tipico dei Marine. I capelli neri e una mascherina per la notte.
“E immagino di dover essere io a farlo.” sospirò alzandosi.
Con un agile salto arrivò nella piazza centrale rimanendo sospeso e mezz’aria, allungò le braccia e incentrò il potere del suo frutto sull’acqua del mare
“Ice Age!”
l’oceano si solidificò e divenne una spessa e unica lastra di ghiaccio dove le navi rimasero bloccate.
A quel punto si poté affermare che la battaglia era finalmente iniziata con una strategia di difesa da parte dei Marine.
Lo scontro fu tra i più cruenti e spietati che si fosse mai visti,
 i cannoni dei Marine sparavano alle navi e alla folla che aveva letteralmente invaso il campo;
 uomini di entrambe le parti cadevano sotto gli attacchi e mentre ciò accadeva Ace era nella più nera disperazione.
 Non voleva che le persone a lui care perdessero la vita solo per lui.
 “Perché? Perché lo state facendo! Perché rischiate la vita per me?” urlò in modo da sovrastare il frastuono della battaglia. “Perché lo fate?” disse poi con le lacrime “Ace!”
 stavolta fu Barbabianca a parlare “Dimmi Ace, mi consideri ancora come un padre?”
“Certo…..” disse ma non ebbe il tempo di finire.
“E consideri ancora queste persone tuoi fratelli!” disse indicando Marco, Vista, Diamante e tutti coloro che erano sul campo di battaglia per lui.
“Si, è ovvio ma non dovete rischiare la vostra vita per me! Me la sono cercata, sono io l’artefice del mio destino!”
“Un padre non lascerebbe il proprio figlio nelle mani del destino ma farebbe tutto il possibile per salvarlo! Inoltre è soltanto colpa mia, sono io che ti ho mandato a cercarlo.”
 “No, non è vero! Ci sono andato di mia spontanea volontà…”
“Ma io non ti ho fermato!” tuonò l’uomo.
 Il ragazzo guardò i suoi fratelli che combattevano e gli salirono le lacrime
 “Vi ringrazio!”
 urlò chinando la testa fino a farla poggiare sulle lastre di legno del patibolo
“Vi ringrazio per essere venuti a salvarmi anche se non lo merito!”
I pirati, spinti da una nuova carica, avanzarono con decisione.
E la battaglia continuò per altre due ore prima che Barbabianca, ormai stanco, non decidesse di intervenire.
Alzò il braccio e i muscoli si gonfiarono dopodiché scagliò un violento pugno che andò a fermarsi nel vuoto,
 l’aria s’increspò come se avesse colpito una lastra di vetro.
Da quel punto partì una violenta scarica che si abbatté sul lato opposto della piazza,
ormai quasi distrutta, verso i Marine che ancora erano ancora in vita. Una scossa fece tremare la terra in un violento terremoto.
 Quando tutto tornò calmo la battaglia tornò a infuriare ma alcuni erano ancora scossi dall’enorme potenza del Frutto del Diavolo Gura Gura.
 Ma poco dopo qualcun altro interruppe la battaglia
“Heey, fratellone!”
tutti fissarono lo sguardo verso l’alto dove qualcosa stava cadendo giù dal cielo.
 “Sto arrivando!”
 Un ragazzo atterrò al centro della piazza seguito da un enorme nave capeggiata da un sole giallo
.TO BE CONTINUED