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Autore: Chloe R Pendragon    02/07/2014    2 recensioni
Buonasera!!! ^^
Questa volta torno con una Mergana ambientata nell'episodio in cui Morgana scopre i suoi poteri, con qualche importante cambiamento: se volete sapere quali sono o se vi ho incuriosito, leggete! ;)
Spero che vi piaccia e di poter avere le vostre opinioni: a presto!
Quinta classificata al "cosa mi pare come vi pare CONTEST [multifandom]" indetto da _Nerina_ sul forum di EFP.
Vincitrice del premio "IMMERSIONE NELLA NATURA" al "cosa mi pare come vi pare CONTEST [multifandom]" indetto da _Nerina_ sul forum di EFP.
Partecipa alla challenge "La sfida dei duecento prompt" indetta da msp17 sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Morgana | Coppie: Merlino/Morgana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Ci rincontreremo un giorno

Ci rincontreremo un giorno.

 

I raggi del sole filtravano prepotenti tra le fronde degli alberi, facendo splendere l’erba del bosco come se fosse una distesa di smeraldi; il vento soffiava dolcemente, cullando i rami e generando fruscii simili a quelli prodotti dai vestiti delle nobildonne. L’aria era pervasa dalle fragranze di fiori diversi, rendendola inebriante ed irresistibile a coloro che la respiravano.

Immersa nel trionfo della natura, Morgana si beava del canto degli uccelli, così suadente e delicato da dare sollievo alla propria malinconia: per quanto fosse felice in mezzo ai druidi, il pensiero della sua terra e della gente che la abitava tormentava la sua mente. Da quando aveva lasciato Camelot per comprendere se stessa e i suoi poteri, non vi era giorno in cui non rimembrasse la propria camera, così ampia e lussuosa, piena di abiti che amava indossare e di monili che l’avevano accompagnata in frangenti delicati della sua vita.

Ricordava ancora le premure e le chiacchiere che scambiava solitamente con Gwen, sua serva ma soprattutto amica; quanto le mancavano le attenzioni che Gaius le aveva sempre riservato, come un amorevole nonno, o le provocazioni e le mille avventure vissute con Arthur. Eppure, nonostante il desiderio di riabbracciare i suoi inestimabili amici fosse forte, nulla di tutto ciò poteva essere paragonato alla solitudine che l’affliggeva quando ripensava a Merlin.

Agli occhi di tutti, quel gracile ragazzo era un semplice servitore ed inizialmente anche lei ne era stata convinta: col passare del tempo però, si era dovuta ricredere, vedendo il suo smisurato altruismo e la sua incommensurabile bontà d’animo. Quando Mordred era giunto a Camelot, lui era stato il primo a fare il possibile per salvarlo ed era stato proprio in quell’occasione che i due si erano conosciuti meglio: da quel momento, il cuore della giovane Pendragon aveva iniziato a battere solo per lui e, in mezzo agli incubi che popolavano le sue notti, sogni di un futuro insieme avevano cominciato a farle visita.

Giorno dopo giorno, il suo amore per lui era cresciuto sempre più, fino a diventare ingestibile: il desiderio di abbandonarsi tra le sue braccia e di assaggiare le sue labbra le aveva infiammato l’anima, tramutandosi da semplice infatuazione a passione incontrollabile. Aveva cercato con tutte le sue forze di negarlo a se stessa, ma non vi era mai riuscita, perciò aveva deciso di limitare i contatti  allo stretto necessario.

Per un po’ la sua strategia aveva dato buoni risultati, finché non era giunta la fatidica nottata, l’inizio della fine: la pupilla del re si era svegliata a causa di un violento temporale, spaventata dalle solite infauste visioni oniriche, e aveva rivolto la sua attenzione alla candela vicino alla tenda, quando questa improvvisamente si era accesa con un’alta fiammata, incendiando il tessuto al suo fianco. La ragazza  aveva gridato in preda al panico, mandando in frantumi i vetri della finestra con un’esplosione di schegge: Morgana aveva preso a tremare di paura poiché aveva capito che tutto ciò era stato causato dalla magia e che era stata lei a farlo.

Il mattino seguente, Uther aveva dato l’ordine di uccidere tutti coloro che praticavano le arti occulte, terrorizzato da un possibile attacco, ignaro del fatto che la responsabile vivesse sotto il suo stesso tetto. La ragazza aveva iniziato a mangiare sempre meno, spaventata da ciò che aveva fatto e da come l’aveva fatto, attendendo con crescente timore l’inevitabile condanna decretata dal re.

Quando aveva creduto di non avere più speranze, ecco che il suo amato Merlin era giunto in suo soccorso: era riuscito a scoprire dove si trovassero i druidi e le aveva fornito le indicazioni per raggiungerli, così da poter comprendere cosa le stava accadendo. Ancora adesso non riusciva a dire quanto grande fosse stata la sua gratitudine nei suoi confronti: se non fosse stato per lui, lei sarebbe sicuramente stata scoperta e mandata a morire, invece per merito suo aveva avuto un’altra chance.

Pur rischiando la vita, era riuscita a raggiungere quella pacifica comunità, tra cui si trovava anche il piccolo Mordred: era stato proprio lui a trovarla e farla accogliere tra loro, permettendole di riposare in un luogo ospitale e di ricevere le cure necessarie per guarire dalle ferite riportate per scovarli.

Il giorno successivo Merlin l’aveva raggiunta per accertarsi delle sue condizioni, per poi suggerire loro di lasciare il campo poiché Uther era intenzionato a distruggere tutti i villaggi finché non avesse trovato la sua figliastra: fu una fuga maldestra e disperata, che aveva richiesto sforzi ingenti da parte di tutti, tuttavia erano riusciti a mettersi in salvo, superando il corso d’acqua e raggiungendo le Terre Perigliose.

Quei luoghi, dal nome spaventoso, erano il posto ideale per coloro che possedevano poteri magici, poiché in essi i quattro elementi erano in perfetta armonia tra loro, permettendo ai praticanti delle arti occulte di vivere al riparo dalla follia dell’uomo. Per tutta la durata del viaggio, Morgana era stata aiutata dal suo amato, poiché non era in grado di camminare da sola; una volta fermi, il servo l’aveva fatta sedere all’ombra di una quercia e aveva iniziato a medicarle la gamba, ancora sanguinante da quando era andata a cercare i druidi.

Ricordò ancora l’espressione tormentata che aveva assunto nel guardarla, consapevole del fatto che non fosse un semplice taglio, medicabile con erbe e intrugli terapeutici; dopo qualche istante di silenzio, aveva alzato lo sguardo sul suo volto, incatenando i profondi occhi blu in quelli color ghiaccio di lei.

 

«Morgana, la vostra ferita non può essere curata da nessun rimedio conosciuto.», le aveva detto con una mestizia tale da spezzarle il cuore. Incapace di sopportare tale tristezza, aveva tentato di sorridere e aveva posato la mano destra sulla sua esile spalla, in modo da rassicurarlo.

 

«Non preoccuparti, Merlin. Hai fatto così tanto per me, sarebbe stato ingiusto chiederti anche questo: accetterò il mio destino, qualunque esso sia...»

Nel sentire quelle parole, il ragazzo si era irrigidito e aveva cominciato a tremare, mentre le lacrime si stavano affacciando dalle sue palpebre, pronte a cadere; avevano ripreso a tacere, lui tormentato dall’incertezza, lei annichilita dalla rassegnazione.

 

«Esiste un’altra possibilità: la magia potrebbe risanare la vostra gamba.» aveva affermato titubante il ragazzo, il volto velato da una misteriosa paura, inizialmente attribuita dalla giovane Pendragon alle pratiche druidiche; quest’ultima aveva scosso  la testa e aveva risposto con tutta la dolcezza di cui era capace.

 

«Vorrei che fosse così, purtroppo però nessuno dei curatori qui presente vi è riuscito, è inutile.»

Il servo aveva sospirato profondamente dopo quella replica, sempre più straziato da pensieri inespressi; la pupilla del re avrebbe voluto fare qualcosa per alleviare le sue pene, ma si era resa conto di non potere finché non ne avesse conosciuto l’entità. Era stato in quell’istante che una tremula luce era apparsa negli occhi del giovane, una sorta di timido coraggio in quel mare di paura dov’era naufragato.

 

«In verità, c’è ancora una persona che non ha tentato...», aveva ribattuto con un filo di voce, per poi prendere un lungo respiro ad occhi chiusi, atto a concentrarsi. Morgana lo aveva guardato perplessa e intimorita al contempo, ignara di ciò che stava per accadere: Merlin aveva pronunciato delle parole in una lingua sconosciuta e aveva aperto le palpebre, rivelando le sue iridi improvvisamente tinte d’oro.

La fanciulla era rimasta scioccata da quella visione, ancor di più quando si era accorta della rimarginazione della ferita: dunque, anche l’uomo di cui si era innamorata era in grado di usare la magia? Era per questo che l’aveva aiutata? Ma allora perché non glielo aveva mai detto? Stava per esprimere quelle domande, quando lo stregone aveva premuto un dito contro le sue labbra carnose.

 

«So bene cosa state pensando, ma lasciate che vi dica un cosa. Non immaginate da quanto volessi dirvi la verità sul mio conto, solo che non volevo costringervi a scegliere tra me e Uther...»

Aveva pronunciato quelle parole tutte d’un fiato, come se volesse liberarle dalla prigionia in cui erano state costrette, eppure la giovane Pendragon non aveva saputo come replicare, tanto era stato grande lo stupore. Il servo l’aveva guardata supplichevole  per qualche secondo, ma non avendo ricevuto alcuna risposta si era alzato e stava per andarsene.

Lady Morgana aveva sentito il cuore martellarle nel petto e gridarle di non lasciarlo andare, così aveva agito d’impulso: grazie all’incantesimo era nuovamente in grado di rimettersi in piedi, così lo aveva afferrato per un braccio e, avendolo costretto a voltarsi, lo aveva baciato con foga. Era stato contatto inizialmente timido e confuso per via del reciproco stupore, che poi era divenuto sempre più avido e passionale, in quanto entrambi lo avevano sognato da tempo: si erano abbandonati all’estasi dell’amplesso, incuranti dei druidi che avrebbero potuto avvicinarsi alla loro postazione e scoprirli, felici come mai prima di allora...

 

Merlin si era trattenuto all’accampamento per qualche giorno, incapace di separarsi dalla sua amata: avevano trascorso molto tempo insieme, parlando di loro e dei loro poteri, ma soprattutto godendo l’uno della compagnia dell’altro, finalmente liberi di amarsi come desideravano. Tuttavia quel piacevole idillio era destinato a non durare: difatti il ragazzo aveva deciso di parlarle una mattina, così l’aveva portata con sé al confine delle Terre Perigliose e, dopo qualche effusione, si era deciso ad aprire bocca.

 

«Morgana, io...io devo tornare a Camelot.», aveva detto col tono più deciso che era riuscito a imprimere, guardandola però con rammarico e infinita mestizia. Dal suo canto, la strega aveva accolto quella dichiarazione come un pugno nello stomaco e boccheggiando aveva cercato di protestare, scontrandosi però con le motivazioni del moro.

 

«Lasciatemi finire, vi scongiuro! Queste giornate trascorse con voi sono state meravigliose e, se potessi, rinuncerei a tutto per stare con voi...», aveva proseguito, mentre le lacrime avevano iniziato a rigargli il viso ossuto.

«Avete sentito parlare di Emrys dai druidi?», le aveva chiesto improvvisamente,  lasciando la strega basita poiché non era riuscita a coglierne il nesso: si era limitata ad annuire, rivolgendogli un’occhiata confusa e invitandolo a continuare.

«Egli è destinato a portare la pace tra Camelot e coloro che possiedono poteri magici, sancendo così la nascita di Albion.»

Il giovane mago aveva aspettato che lei annuisse nuovamente, per poi prendere un respiro profondo e concludere la sconcertante rivelazione.

«Sono io Emrys, Morgana. È mio dovere tornare a Camelot e proteggere Arthur, perché sarà lui a unificare: siamo due facce della stessa medaglia e non posso essere così egoista da abbandonare tutto e tutti per me stesso. Tuttavia, guardatemi negli occhi: vi prometto che ci rincontreremo un giorno e che allora niente e nessuno potrà mai separarci! »

La giovane Pendragon era scoppiata a piangere e si era gettata tra le braccia del suo amato: pur avendo la consapevolezza del fatto che fosse giusto così, non era stata in grado di trattenersi, poiché si era sentita tradita dalla sorte che le aveva donato l’amore per poi strapparglielo per chissà quanto tempo.

Avevano trascorso un paio d’ore insieme tra baci e lacrime, donandosi completamente l’uno all’altra, finché non si erano dovuti separare: per settimane la fanciulla si era chiusa in se stessa, affranta e sconsolata come mai, incapace di reagire.

Quella era la prima volta in cui lasciava la sua umile dimora per prendere un po’ d’aria e aveva deciso di recarsi esattamente al limitar del campo per immergersi nella natura rigogliosa: quello spettacolo meraviglioso le donò la calma interiore che cercava, necessaria per mettere ordine nella sua testa. Si fidava di Merlin e si sarebbe fidata fino alla fine dei suoi giorni, per cui era certa che avrebbe compiuto il suo destino e che sarebbe tornato da lei. Tuttavia Morgana non sarebbe rimasta con le mani in mano, ma avrebbe fatto la sua parte per portare alla nascita di Albion: stabilì dunque che in quel lasso di tempo avrebbe imparato tutto ciò che poteva sulla magia e avrebbe impiegato ogni fibra del suo essere per quella causa. Prese un lungo respiro carico di speranze, poi si alzò e si diresse verso l’accampamento, pronta a iniziare il suo addestramento, motivata dal ricordo delle notti d’amore con Emrys e dalla promessa di un futuro insieme.

  
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