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Autore: VirginiaGubler    03/07/2014    0 recensioni
Dopo quindici anni dal concerto del 2014 a Milano, Louis ripensa ai cambiamenti che hanno sconvolto la sua vita. Tra questi non può non esserci Harry.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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28/06/2014. Il concerto è appena finito e lo stadio si sta svuotando a poco a poco. È stato fantastico e ancora mi tremano le gambe: i fans di Milano mi hanno regalato emozioni uniche, credo di aver pianto un po', ma non importa.
Non è stato solo questo ad avermi fatto tremare le gambe, a rendermi vulnerabile: è stato lo sguardo di Harry, quelle occhiate animalesche, ma allo stesso tempo piene d'amore, un amore che vorrebbe esplodere lì, con un bacio, davanti a tutti. Ma sappiamo entrambi che non è possibile, non ancora. Un giorno lo faremo, calcheremo un palco qualunque e gli stamperò un bacio sulle labbra, davanti agli occhi di milioni di persone e me ne fotterò delle conseguenze. Ma ora no, non è il momento. Ora è tempo delle coccole segrete negli alberghi, stando attenti a sfogare il desiderio in silenzio. Anche se gli altri sanno, dobbiamo essere più cauti possibili.

Quindici anni dopo.

07/07/2029. Ho trovato queste parole scribacchiate su un vecchio foglio, probabilmente appartenente ad uno di quei block-notes di chissà quale albergo di Milano. Ricordo però il contesto: era appena terminato il concerto e stavo rivivendo la scena nella mia mente, seduto alla scrivania della mia camera. Avevo trovato dei fogli e avevo cominciato a scrivere, preso dalla foga. La foga di non poterlo toccare, di baciarlo, di fare l'amore con lui.
Sembra che sia passata un'era geologica, perché ora non mi devo più fare questi problemi. Se voglio baciare Harry, che sia per una strada di Londra o una di Roma o una di New York, io lo faccio. E questo vuol dire quasi sempre.
Agli eventi lo tengo per i fianchi, o lo fa lui, e la gente ci guarda, ma non sorpresa, più che altro è compiaciuta. Ma se gli altri sono sorpresi, compiaciuti, schifati da noi, non è un nostro problema.
Finalmente posso dire con certezza che, da quel 28 giugno, sono cambiate davvero tante cose.

Accadde tutto ciò che stravolse le nostre vite un mercoledì piovoso. Io ero sdraiato sul mio letto, tra le lenzuola sfatte a causa delle recenti acrobazie amorose con Harry, mentre lui era uscito, a suo dire, per comprare della pizza.
«Puoi fartela portare qui, no?» gli avevo domandato poco prima.
Lui aveva fatto il misterioso, uscendo comunque di casa, senza aggiungere altro.
Avevamo cominciato a convivere un anno prima, anche se ufficialmente lui abitava ancora nella sua vecchia casa e ogni volta, per non farsi beccare dai paparazzi, era un'impresa. Pochi sapevano di noi: Harry continuava con la sua lista numerosa di finte girlfriends e io di tanto in tanto mi facevo vedere in giro con qualcuna. Una volta sono stato con una ragazza lesbica. Ci usavamo, come coperture. Comunque sia, le nostre famiglie sapevano della nostra relazione ed avevamo la loro benedizione. Stesso discorso per i ragazzi e per pochi altri.
Preso dai pensieri, non mi ero accorto che il mio amore (ancora mi faceva impressione definirlo in quel modo, ma cazzo!, era vero) era rientrato, e silenziosamente si era seduto accanto a me, sul letto. Gli passai le dita sul suo dolce viso, sulle labbra carnose e scesi verso la sua enorme farfalla sul grembo (che detesto, spero che un giorno se la faccia cancellare).
Prima che potessi fare altro, mi bloccò: «No Lou, non ora» Gli comparvero delle macchie rosse sulle gote.
«Avanti, cosa devi dirmi?» Sapevo quando era impaziente di dire o fare qualcosa, glielo leggevo in viso. Non rispose, ma si sdraiò come me, la sua testa vicino al mio collo.
Frugò nella tasca e ne estrasse una scatolina.
«È questa la pizza?» risi, non realizzando ancora cosa fosse quella scatolina. Il cervello tenta spesso di allontanare sia le immagini belle sia quelle brutte, e quella bellissima immagine ancora non mi si poneva nella mente, ma restava lontana, sospesa. Non realizzai nemmeno quando mi chiese di alzarmi, perché doveva dirmi una cosa importante.
«Che sia diventato etero e voglia dirmi che la storia con la modella è vero amore?» pensai. Ma non reggeva: uno non "diventa" etero e poi non si spiegava la scatolina.
Harry sbrigati, sto morendo d'ansia.
Immaginai qualcosa solo quando mi si inginocchiò davanti, con gli occhi verdi più vivi che mai, un sorriso bellissimo. Ma il mio cuore fece un tuffo solo quando aprì la scatolina e mi fece vedere ciò che conteneva.
Una fede. Non tanto grande né piccola, d'argento. Ora ricordo poco di quei momenti, ma senz'altro tremavo, come tremava la mano di Haz, perché mi metteva l'anello. Ricordo però la sua voce, che diceva queste parole: «Lou, mi vuoi sposare?»

L'idea fu mia. Eravamo e siamo persone dello spettacolo e il nostro coming out doveva essere spettacolare. Non so se Harry era d'accordo, ma in quel momento avrebbe fatto tutto per me. Lui propose di chiedere a Virginia di annunciarlo al mondo intero.
«È un'ottima persona.» fu la sua spiegazione. Era ed è ancora un'ottima persona, sincera e schietta come poche ne ho viste nella mia carriera. È una showgirl inglese, ma conduce solo programmi ad alto impatto culturale. La conoscemmo attraverso un'intervista, nella quale diceva di non ascoltare i One Direction perché non erano il suo genere, ma di apprezzarli per il loro rapporto con i fans. Due righe più sopra si diceva a favore dei matrimoni gay e dell'adozione per i gay e per i single.
Non ho nascosto ad Harry il fatto che se mi fossero piaciute le donne, ci avrei provato con lei, perché era una donna vera, senza veli: non era scheletrica e non era preda di rumors riguardo un'ipotetica anoressia, si faceva vedere poco agli eventi mondani, spigliata, simpatica, conduceva una vita sana senza alcol né droghe, forse nemmeno erba. Era persino laureata in Biochimica. Mi sembrava una stella, dopo la carrellata di vamp pseudo-fidanzate che avevo avuto.
Virginia, da persona sana qual era, non ci disse di no alla nostra richiesta. Ci stavamo per rivelare al mondo.

Decidemmo di farlo durante un concerto in Italia, ma questa volta eravamo a Roma. Anche qui la memoria mi inganna, ma se ricordo bene - devo aver rivisto recentemente una foto di quella sera - Virginia aveva un vestito blu lungo fino al ginocchio, senza l'ombra di spaccature, e un po' di tacco. Più la guardavo e più mi convincevo del fatto che Harry aveva avuto un'ottima idea. Andammo a salutarla prima del concerto.
«State facendo la cosa giusta, e vi ringrazio di aver scelto me come, ehm, intermediario.» ci disse.

Durante il concerto non riuscivo a respirare, devo aver cantato malissimo. Da una parte mi dispiaceva rendere la mia storia con Harry pubblica, ma stavamo per affrontare un grande passo.
Accadde prima di Little Things. Virginia fece la sua comparsa tra di noi e io andai a mettermi vicino a Harry.
«Cazzo cazzo cazzo» ripetevo tra me e me. Ero entusiasta, ma lo stomaco mi si rodeva dall'ansia.
«I have to tell you...» cominciò Virginia, ma del discorso ricordo solo le ultime parole, prima del boato.

«Louis and Harry are engaged.»

Lo stadio esplose in un applauso. Le urla erano cessate e si sentivano solo milioni di mani che battevano a velocità diverse. In quella magia Harry mi baciò. Io, preso alla sprovvista, lo cinsi con le mie braccia. Ricordo Niall che piangeva.
Lì iniziò la magia.

E così ora ripenso a quegli avvenimenti dalla mia camera da letto, dopo anni. Harry è andato a comprare della pizza (non so cosa abbia in serbo per me) ma non sono solo. Una testolina bionda fa capolino tra le coperte.
Harriet Louise ha cinque anni e va all'asilo, ma oggi è sabato ed è rimasta a dormire qui con me. È il frutto dell'amore tra me e suo padre ed è bellissima, la bambina più bella (e ahimè vivace) del mondo. Ha preso gli occhi da Harry e la simpatia e la parlantina dalla sua madrina, Virginia, che tre sere su sette viene a mangiare da noi e fa ufficialmente parte della famiglia. Le piace molto giocare con Harriet e coccolare Liam Edward.
Sì, perché da un mese Harriet non è più sola: è arrivato un fratellino. Anche lui è bellissimo.

Harry mi ha regalato un bracciale, perché dice che anni fa come oggi ci siamo visti per la prima volta. Io non lo ricordo, ma per farmi perdonare gli stamperò un bel bacio sulle sue labbra.
Ti amo, Harry.

  
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