Scritta per il fanathon, sul prompt: Irma Pince, solitudine.
Il mondo di carta e d'inchiostro
Oh, vi sento. Vi ho sempre sentiti parlare, ragazzini senza creanza,
confusionari marmocchi incivili, sempre in movimento, senza tempo per pensare.
Credete che non intuisca le risatine nascoste dietro le vostre mani, ragazze?
Credete di essere al sicuro dietro le forcine e quegli impiastri che vi mettete
in faccia?
Io vedo tutti voi e sento i vostri commenti, dalla mattina alla sera, a
quell'ora meravigliosa in cui chiudo la porta sui vostri sciocchi compiti da cui
non imparerete comunque nulla, e
questo posto ritorna quello che dovrebbe essere.
Mio. Il mio regno, il mio mondo, la mia casa. Un mondo di carta e d'inchiostro,
di pagine e rilegature scricchiolanti, di una magia che nessuno di voi potrebbe
capire.
C'è stato persino un tempo in cui ero come voi. Ci sarà un tempo in cui voi sarete come me, e mi spiace pensare che non sarò lì a godermelo.
"Vecchia zitella",
"Vecchia Avvoltoia",
"Vecchia Racchia".
Sono questi i miei nomi? Davvero non potete fare di meglio?
Su, sfido tutti voi: ridete ancora un po' di me.
Della vecchia Madama Pince e del suo riordinare volumi su volumi, e delle regole
sul rispetto del silenzio.
Ma credete forse, con la presunzione degli adolescenti, che io vorrei essere ancora come voi? Giovane e sciocca e ignorante, a prendere in giro la solitaria vecchina dietro il banco?
Sapete? Non cambierei mai la mia vita con la vostra.
Perché tornare indietro, ai tempi in cui tutto era difficile? A volte mi chiedo se qualcuno di voi trova mai lo spazio per pensare, in mezzo a tutto quel caotico ammasso di gente che chiamate amici e di ciarlare vuoto che chiamate idee.
Sono su questa terra da abbastanza anni, e mi ricordo ancora di Albus Silente
con le ginocchia sbucciate e il moccio al naso. Me lo ricordo quando era come
voi, chiassoso, con quel Doge alle calcagna come fosse un'ombra mal riuscita, e
tutte quelle ambizioni.
Lui, tra tutti, è diventato un grande. E gli altri?
In questi anni, da quando ero una giovane bibliotecaria fresca di diploma, ho
visto passare tra gli scaffali della mia casa i vostri nonni e i vostri
genitori, e poi voi, e ogni generazione mi è sembrata più caotica e sciocca
della precedente. Ma vi ho osservati, dal mio posto privilegiato, e vi ho visto
struggervi e soffrire e scornarvi contro quella realtà che tanto amate, che
tanto desiderate vivere, e che invariabilmente vi ha delusi, anno dopo anno dopo
anno, in un ciclo continuo.
Io ne sto ben fuori.
Vi lascio giocare e torno alle mie carte e ai miei volumi, e mi troverete seccata se mi interrompete con le vostre richieste assurde, perché vivo tra le mie righe e non c'è in questo mondo un altro posto dove vorrei essere, se non qui. E vi dirò ancora di fare silenzio, così che nulla mi porti indietro dalle mie letture.
Vecchia Racchia. Sono stata bellissima e amata ed adorata, amante eterna e fiamma di un giorno appena, e poesia in carne, e strega che porta dolore. Sono stata contesa e sono stata sposata, e posso essere questo per ogni giorno, ancora. Basta spalancare un nuovo universo di parole e viverlo infinite volte.
Vecchia Avvoltoia. Vi fanno pena la mia gobba, la mia schiena curva, il mio
bastone? Sono il prezzo che ho pagato per essere felice. Quando pagherete il
vostro per quei pochi momenti di gioia, vi auguro di farlo col mio stesso
sorriso.
Ma sapete che significa non voler drizzare le spalle per non tornare nemmeno un
momento alla propria carne e alle proprie ossa, per non riemergere dalle acque
profonde del mare del sud e dai suoi coralli, per non dover scendere dalle vette
innevate e perdere di vista per un istante le conifere immense e le ombre che il
sole disegna sulla valle? La mia schiena si piegava lentamente mentre vedevo
mondi infiniti e colori, e i sorrisi di mille uomini, e avevo sete nel vasto,
infinito deserto, china sulle mie pagine di splendore.
Vecchia Zitella. Credete che l'amore abbia bisogno dei vostri ansimi e dei
sospiri disperati che durano un giorno, per far vibrare un'esistenza? Credete
che le vostre sudice coperte agitate al buio siano un privilegio?
Oh, se vi fermaste a leggere i canti eterni che saranno ancora amore e luce
quando voi sarete cenere di mille anni. Se foste capaci di essere amata e amante
insieme, di scegliere ogni giorno perfette curve e meravigliosi intrecci di
inchiostro, e di dimenticare i disegni sconnessi di corpi imprecisi, come lo
sono io ogni sera, quando vi lascio oltre la porta. Allora sapreste l'amore cosa
sia, e brucereste di fiamma eterna ad ogni battito di cuore.
Ma io sono vecchia, e voi siete giovani e ancora non avete capito, come i mille e mille prima di voi, che non hanno mai avuto quello che ho avuto io. Sono vecchia ed ho vissuto le vite di secoli di uomini e donne che le hanno scritte per me. Morirò prima di averle avute tutte, queste meraviglie che ancora non ho sfogliato, e questa è, tra tutte, l'unica cosa che rimpiango davvero, perché l'infinito non è nemmeno abbastanza.
Vi sentite ancora felici? Vi sentite ancora superiori alla vecchia, racchia, avvoltoia, zitella Irma Pince, sempre sola tra i volumi, sempre acida, sempre severa?
Allora fate silenzio e smettetela di muovere quelle sedie, e basta con gli sguardi in giro. Questo è il mio universo e il mio regno, e io qui faccio le leggi, a misura perfetta di me stessa e dei miei libri.
-Insomma, basta chiacchierare! Fuori di qui, per Merlino, è una biblioteca, un po' di decoro!-
Nota: Prompt: Irma Pince, solitudine.
Vado sempre a cercare l'inquadratura più nascosta, quando si tratta di
personaggi che sembra molto facile capire e incasellare in qualche definizione.
E quando mi capita, viene quasi sempre fuori di me ben più di quello che mi
piaccia, di solito, mettere in una storia. C'è molto di me, qui. Di me e dei
miei libri; e per questo, a dispetto della brevità e della sostanziale scarsa
sostanza di questa fic, è venuta fuori in modo molto viscerale.
Be', fa sempre uno strano effetto, quando capita, tutto qui. ^^