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Autore: Mia    04/01/2005    11 recensioni
Episodi riguardanti i miei personaggi preferiti: i Malandrini. Sono delle piccole storie dedicate a loro: voi leggete e poi ditemi che cosa ne pensate.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcun fine di lucro.

 

Ramoso, Felpato, Lunastorta, Codaliscia

 

La fuga di Sirius

Era estate.

Un giovane studente di Hogwarts era seduto nella sua stanza e sbadigliava con aria annoiata.

Davanti a lui, sparpagliati su di una grande scrivania di legno antica e ben lavorata, si trovavano dei libri di magia aperti.

Sembravano nuovi, come se mai fossero stati usati; l’unica cosa che denotasse un minimo utilizzo, erano dei veloci appunti presi di fretta e svogliatamente, inoltre scritti con una grafia storta ed adolescenziale.

Fogli di pergamena uscivano dalle pagine di alcuni libri chiusi, altri ancora erano sparsi per il tavolo e tutti erano rigorosamente bianchi.

Un osservatore esterno certamente considererà quel giovane studente un lavativo e svogliato adolescente, come ce ne sono tanti in giro, ma invece, chiunque lo conoscesse bene, mai avrebbe potuto dire una cosa simile.

Difatti quello seduto a quel tavolo, era uno degli studenti più brillanti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

L’unico suo problema quel giorno era che proprio non aveva voglia di fare i compiti delle vacanze, come a tutti i ragazzi, anche ai più vogliosi, capita.

Il giovane si passò una mano fra i lucidi capelli scuri, poi sbuffò e si alzò dalla sedia.

Passò davanti ad uno specchio e lasciò cadere per caso il suo sguardo sull’immagine riflessa di sé stesso.

Era un bellissimo ragazzo di quasi sedici anni, con lucidi capelli neri che gli ricadevano in disordinate ciocche sugli occhi scuri e penetranti, conferendogli però un’aria di distratta eleganza che pochi suoi coetanei avrebbero potuto eguagliare.

Il suo viso dai lineamenti affascinanti e regolari era, in quel momento, parecchio magro.

Non che di solito egli fosse grasso, ma in quegli ultimi giorni era più esile del solito, tanto da aver assunto un’aria scheletrica.

Sotto gli occhi, come se essi si potessero riflettere sulla sua pelle, aveva delle occhiaie vistose e scure.

Quel volto tanto amato dalla maggior parte delle ragazze a Hogwarts, adesso era pallido e dimagrito.

-Sirius! Sirius!-

Ecco che il ragazzo sentì il motivo del suo stato pietoso, chiamarlo.

Era suo fratello minore, Regulus.

Sirius aveva tre anni più del fratello, che ne aveva dodici.

I due non potevano vedersi, ma in quei giorni i loro genitori erano fuori e perciò i due ragazzi erano rimasti a casa da soli con l’elfo domestico.

Infatti Sirius e Regulus, erano discendenti della nobile e ricca famiglia Black, perciò perfettamente in grado di permettersi un elfo domestico, a differenza di altri.

Sirius fece finta di non aver sentito la voce del fratello e si lasciò cadere sul grande letto dalle coperte scure.

Poco dopo, sentì dei passi salire le scale e poi la maniglia della stanza si abbassò, ma la porta era chiusa a chiave.

-Sirius!-

-Che diavolo vuoi?- domandò brusco Sirius, dopo aver sentito nuovamente la voce del fratello chiamarlo da dietro la porta di legno, antica ed intagliata.

-Non mi rispondere così, altrimenti dico alla mamma che mi tratti male.-

Di malavoglia, Sirius si alzò dal letto ed aprì la porta.

-Che vuoi, Regulus? Stavo facendo i compiti!-

Sul viso del ragazzino apparve un sorrisetto malizioso.

-Davvero? – chiese con tono ironico, dopo aver gettato una rapida occhiata alla stanza – a me non sembra, vedendo lo stato in cui è la tua scrivania. E tu quello lo chiami fare i compiti?-

-Tu cosa vuoi saperne, piccolo moccioso, di come cavolo faccio io i compiti?!- sbottò Sirius, irritato.

-Non c’è bisogno di arrabbiarsi. La mia era solo un’osservazione.-

-Beh piantala di fare le tue osservazioni idiote e dimmi che diavolo vuoi!-

Gli occhi neri del ragazzino si piantarono in quelli del fratello maggiore e poi, sul suo volto, apparve un sorriso cattivo.

-Di sotto è arrivato un gufo, era per te, da parte di un certo James Potter, Kreacher ha preso la lettera.-

-E tu di’a quell’idiota di un elfo domestico di consegnarmi subito la mia lettera.-

-Perché dovrei? Sbaglio oppure quel Potter è uno di quegli schifosi mezzosangue?-

Sirius non riuscì a trattenersi.

Prima ancora che Regulus avesse finito la frase, si ritrovò il segno delle cinque dita del fratello sulla guancia sinistra.

-Provaci di nuovo a chiamarlo mezzosangue e ti giuro che ti pentirai di essere nato, sgorbio!-

Il ragazzino si portò una mano alla guancia colpita, ma non pianse, né si lamentò; disse semplicemente:-Dirò anche questo alla mamma, non prima però di averle riferito che tu frequenti ancora quel mezzosangue.- evidenziò la parola, appositamente per indispettire il fratello maggiore, poi uscì dalla stanza con una smorfia soddisfatta sul viso.

Sirius attese che il fratello scomparisse dalla sua vista, poi si precipitò giù per la grande scalinata della casa dei Black.

-Kreacher! Kreacher, dove sei, stupido, inutile elfo?!-

Subito, da dietro la porta della cucina, uscì Kreacher, un elfo domestico come tanti: indossava qualche cosa di molto simile ad una federa per i cuscini ed era molto basso e brutto.

-Il padroncino Sirius ha chiamato Kreacher, per caso?- domandò con voce acuta.

Sirius sbuffò e si levò i capelli dagli occhi con un gesto meccanico:-Certo che ti ho chiamato, insulso elfo! Dove hai messo la mia lettera?!-

Kreacher parve stupito:-Quale lettera, padroncino Sirius, signore?- domandò con aria innocente.

-Quale lettera?- disse Sirius con tono calmo, che però nascondeva una rabbia ineguagliabile.

-Come sarebbe a dire quale lettera?! Quella che quello sgorbio che sono costretto a chiamare “fratello” mi ha detto che tu avevi preso!-

L’elfo sgranò gli occhi e poi scosse la testa in segno di diniego, facendo sbatacchiare le grandi orecchie da pipistrello.

-No signorino Sirius, signore! Kreacher non ha mai preso le lettere dei padroni e tu lo sai. I gufi dei padroncini arrivano, ma Kreacher non tocca le lettere che quelli portano. Kreacher non ha visto nessun gufo arrivare, perciò Kreacher non può avere preso la lettera del padroncino: Kreacher è un bravo elfo domestico. Inoltre tu, padroncino Sirius, signore, non dovresti definire con quelle terribili parole il signorino Regulus. Voi due siete fratelli, dovete volervi bene.-

Sirius scoppiò in una risata simile al latrato di un cane, una risata del tutto priva di felicità:-Dici che dobbiamo volerci bene perché siamo fratelli? Perché non lo fai a lui questo discorso patetico, Kreacher, dato che quel marmocchio sembra venuto al mondo solo per odiarmi?! Adesso vattene in cucina e non mi scocciare! Io vado da quel piccolo imbecille bugiardo e gli insegno a non mentire.-

Sirius salì nuovamente la grande scalinata ed andò a bussare alla porta della camera del fratello, infatti, aveva capito che la faccenda della lettera era una frottola.

L’elfo non avrebbe mai potuto dire una bugia ad uno dei suoi padroni.

-Apri la porta piccolo bugiardo! Perché hai mentito così spudoratamente?!-

La porta si aprì lentamente con un cigolio e Regulus ne emerse: quell’odioso sorriso era di nuovo dipinto sul suo volto.

Sirius vedendolo sogghignare di nuovo così, si arrabbiò e spinse la porta con tutte le forze, facendo ritrarre il fratello.

-Non l’hai capito, Sirius? Allora come mai, ad ogni singolo esame di fine anno, sei uscito con E (Sta per: Eccezionale, solo per chi non sapesse i voti di Hogwarts) se non sei in grado di fare un così semplice ragionamento? Ti ho detto della lettera solo per capire se frequentavi ancora quel mezzosangue e, a quanto pare, è proprio così. Non tarderò a riferire tutto a mamma e papà, appena torneranno a casa.-

Sirius era così arrabbiato che non prestò neppure attenzione al termine usato da Regulus per definire James.

La perfidia e l’astuzia del fratello andavano così oltre quanto Sirius pensasse un dodicenne potesse concepire, che per un po’rimase immobile, ancora incredulo.

Infine, quando si fu ripreso, disse, molto lentamente:-Tu sei il più grosso verme che io abbia mai conosciuto, Regulus, perfino peggiore di Mocciosus Piton, ed io mi vergogno di averti per fratello. Fa’ come vuoi: di’ pure a mamma e papà che io sono ancora amico di James, ma poi me la pagherai, piccolo sgorbio.-

Gli occhi scuri di Sirius erano posati sul volto imperturbabile e cattivo del fratello.

Infine Regulus parlò e, con voce perfida e calma, disse:

-Riferirò anche questo alla mamma.-

Furioso, Sirius uscì dalla stanza del fratello sbattendo la porta e si rinchiuse nella sua camera fino a che non scese la sera.

-Signorino Sirius! Signorino Sirius, signore, non vieni a mangiare?- gli chiese Kreacher poco dopo, dal pianerottolo.

Sdraiato sul grande letto dal baldacchino nero, Sirius si alzò di scattò e gridò:-Io non scendo se c’è anche Regulus. Piuttosto rimango a digiuno!-

Kreacher, fuori della porta scosse con forza la testa facendo sventolare le orecchie e poi disse, con voce acuta:-Tu non devi dire così padroncino Sirius, Kreacher non può lasciare a digiuno il signorino Sirius, già da molti giorni non mangi: sei dimagrito troppo, sembri uno scheletro, signorino Sirius, signore.-

Era vero.

Per un motivo o per un altro, Sirius e Regulus avevano sempre litigato, ma alla fine a non aver mangiato era sempre stato Sirius.

Però, tutto sommato, non gli importava di rimanere a digiuno.

Avrebbe sopportato.

-Non mi importa, lasciami in pace Kreacher! Non mangerò mai alla stessa tavola di quello sgorbio, e non dirmi che mi sto comportando come un bambino, tanto non cambierò idea.-

Kreacher non insisté oltre e Sirius non scese al piano di sotto, come aveva detto.

 

***

Alcuni giorni dopo i signori Black tornarono a casa e, subito, Regulus, riferì loro ciò che aveva scoperto riguardo all’amicizia di Sirius e James.

-La padrona ti vuole vedere signorino Sirius, signore.- disse Kreacher fuori dalla porta della camera di Sirius.

Il giovane mago si sedette sul letto scuro della sua stanza, si passò una mano fra i capelli scuri e si alzò di malavoglia.

Si sistemò i vestiti in modo da avere un’aria più presentabile, si mise davanti allo specchio e diede una rapida occhiata alla sua immagine riflessa.

Subito cercò di ricacciare indietro le ciocche di capelli ribelli che gli ricadevano sugli occhi profondi e scuri: infatti a sua madre non piacevano.

Era una donna all’antica la signora Black, la quale amava la pulizia e l’ordine tanto quanto il sangue puro e Sirius sapeva che il motivo per il quale l’aveva chiamato aveva sicuramente a che fare con quello.

Il bel volto del ragazzo sbiancò a quel pensiero: e se la madre gli avesse impedito di frequentare James…?

-Signorino Sirius, sbrigati! Alla padrona non piace aspettare, lo sai!- urlò Kreacher con voce acuta e penetrante fuori della porta.

Sirius non ebbe il tempo di darsi una risposta, ma uscì dalla stanza e, con passo pesante, cominciò a scendere l’imponente scalinata di casa Black, dirigendosi verso il salotto.

 

***

Sirius era in piedi al centro del grande salotto.

I suoi genitori erano seduti su delle grosse poltrone rivestite di velluto nero.

Tutto in quel salone era scuro e macabro, perfino i vestiti dei coniugi Black si confondevano con il tessuto che ricopriva le poltrone e con le tende.

Il signor Black aveva gli occhi puntati sul suo primogenito, ed il suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione, mentre la signora Black sembrava reprimesse una grande rabbia.

Tutti rimasero in silenzio per lungo tempo, fino a che Sirius non si infilò le mani in tasca, suscitando così la reazione della madre:-Togliti quelle mani di tasca Sirius Black, lo sai che non ammetto la maleducazione nei miei figli!-

Sirius si sfilò con riluttanza le mani dalle tasche e guardò con occhi penetranti sua madre: ormai sapeva che quando il suo nome veniva usato per intero dalla signora Black, significava che la rabbia di quest’ultima aveva raggiunto i massimi livelli, ma Sirius non si fece intimorire dal tono severo della madre e dalle occhiate di ghiaccio che gli lanciava.

Il giovane si limitò soltanto a ricambiarle con sprezzo e freddezza.

Infine la signora Black parlò:-Ci è stato riferito, Sirius, che tu frequenti ancora James Potter, puoi confermarlo?-

-Sì, e allora?-

Sua madre si irrigidì, ma continuò:-Sbaglio oppure tuo padre ed io ti avevamo già detto di stare alla larga dai mezzosangue. Essi sono la feccia del mondo della magia: non capisco come mai li abbiano ammessi ad Hogwarts. Solo i purosangue sono degni di frequentare una scuola di magia di quel livello.-

Siruius si lasciò sfuggire una risatina.

-Cosa suscita la tua ilarità, Sirius Black? Non mi sembra che né io né tuo padre stiamo scherzando.-

-Mi fa ridere il fatto, mamma, che tu continui a dire così anche quando sai perfettamente che James ed io siamo allo stesso livello. Se fosse una feccia, come lo hi definito tu, non sarebbe in grado di fare ciò che fa.-

-E questa è tutta colpa tua Sirius Black! Tu dovresti essere superiore a certi sporchi mezzosangue.-

-Oh certo, – disse Sirius con tono falsamente serio – scommetto che Silente sarà felice di creare un nuovo voto appositamente per me al di sopra dell’Eccezionale, solo per dimostrare che sono migliore di James: magari potrebbe provare con una P che potrebbe stare per Perfetto, così come per Purosangue, dato che per te sono praticamente sinonimi.-

-Vedi di non dire sciocchezze e non ti rivolgere mai più con quel tono a me e a tuo padre, Sirius Black!-

quando ebbe ripreso fiato, la signora Black sospirò e disse:-Io ti proibisco nuovamente di avere rapporti di qualsiasi tipo con James Potter, Sirius. Tu discendi da una nobile famiglia di maghi purosangue e perciò non dovrai più frequentarlo, per non dare pretesti a nessuno per infangare il nome dei Black: questa è la mia ultima parola.-

Sirius però non era della stessa opinione, infatti si accalorò e disse alla madre:-Perché mai dovrebbe infangare in nome della famiglia il fatto che io sia amico di James? Ne ho abbastanza di queste idiozie sul sangue puro e della reputazione della nostra “nobile famiglia”! Io farò a modo mio, e se vorrò essere amico di James lo sarò, con o senza il vostro permesso!-

I freddi occhi della signora Black si posarono sul suo primogenito:-Provaci solamente, Sirius Black, e potrai non considerarti più un membro della famiglia Black, poiché non ne saresti degno.-

Sirius era furioso.

Era così che la metteva? O James o la famiglia?

Se la scelta era quella, lui sapeva perfettamente in che direzione avrebbe vertito la sua decisione.

-Ebbene non mi importa nulla del nome Black! Preferirei essere il figlio del più grande pezzente del mondo della magia piuttosto che essere un discendente della famiglia Black, se i suoi componenti devono comportarsi esattamente come dici tu! Io rinnego il nome della famiglia Black, anzi me ne vado, in modo da non essere più perseguitato da voi!-

Detto questo Sirius si precipitò al piano di sopra, rischiando quasi di travolgere Kreacher, il quale era intento a pulire la scalinata dalla polvere, aprì il baule della scuola e lo riempì con tutti i suoi libri, la bacchetta magica, vestiti e tutto ciò che riuscì ad infilarci dentro.

Infine scese e si trovò davanti sua madre, suo padre, Kreacher e suo fratello Regulus, il quale lo osservava con un impercettibile sorriso di trionfo sulle labbra.

Sirius sapeva che Regulus lo odiava e che era da lui riodiato e perciò la sua felicità aumentò davanti alla prospettiva di lasciare per sempre quella casa.

-Esci da quella porta, Sirius Black, e potrai smetterla di considerarti mio figlio.- gli disse con freddezza e calma la signora Black.

-Questo è ciò che aspettavo da anni! Questa famiglia non è, e non è mai stata, la mia. Avete un altro figlio idiota a disposizione da manovrare come meglio credete, perciò io posso anche andarmene!- detto questo Sirius spalancò la porta ed uscì da quella casa per sempre.

Sentì i singhiozzi di Kreacher e la voce alterata dall’ira di sua madre, arrivare fino alla strada, seguiti dallo sbattere di una porta.

Lui era un ragazzo di quindici anni completamente solo e con pochissimo denaro in tasca, ma almeno era libero.

Da chi sarebbe andato?

La risposta gli sorse naturale: “Ramoso”.

  
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