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Autore: grenade_    03/07/2014    3 recensioni
Alzai lo sguardo sui suoi occhi scuri, sorrisi amaramente. «Non riesco a capirlo, sai? Sembra quasi mi detesti, critica ogni cosa che faccio o dico e non ne so neppure il motivo. Penso che non me ne importi niente invece ci sto male, e tutto quello che vorrei è essere solo un fratello maggiore degno di quel titolo.» feci una pausa, sospirando. Un ricordo mi attraversò la mente, e sorrisi istintivamente. «Forse ce l'ha ancora con me per via di Teddy.»
Lei assottigliò lo sguardo, confusa. «Teddy?»
«Sì, il suo orsacchiotto di peluche.» ricordai. «E' accidentalmente finito nel tritarifiuti.» mi giustificai, gli occhi fissi su di lei e un sorriso innocente con cui speravo di convincerla che non fossi stato io, a buttarlo lì dentro.
Mantenne lo sguardo indagatore fisso sul mio per qualche istante, poi si sciolse in un sorriso e scosse la testa. «Siete i gemelli più strani che conosca.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«E’ qui?»
Mi affacciai dal finestrino e diedi un’occhiata veloce all’ambiente attorno all’auto, sebbene fosse buio, e sorrisi automaticamente quando notai una piccola luce illuminare la casa, renderla ben nota in mezzo agli alberi e agli arbusti.
Annuii sorridente verso Tyler, il quale ricambiò il mio sorriso e mi incitò a scendere dall’auto. Così aprii la portiera con le mani tremanti ed afferrai i lembi del vestito per non danneggiarlo, mentre posavo i piedi nudi sull’erba fresca. Rabbrividii, e strinsi tra le dita i tacchi che avevo deciso saggiamente di togliere, mentre mi mettevo in piedi sull’erba e sorridevo a Tyler, ringraziandolo d’avermi accompagnata fin lì.
«Non c’è problema.» mi sorrise lui.
Gli rivolsi un ultimo sorriso di gratitudine e presi a correre sull’erba, nervosa ed eccitata allo stesso tempo, fin quando la stessa voce di Tyler mi richiamò, augurandomi un “buona fortuna”, mentre rimetteva in moto l’auto.
«Crepi!»
Sentii il rombo del motore ripartire ed io mi voltai nuovamente, correndo per raggiungere la piccola casetta sul lago, convinta che l’avrei trovato lì. Tyler mi aveva dato precedentemente un passaggio fino a casa Payne, ma quando avevo notato la casa completamente buia e il giardino sul retro vuoto, e avevo constatato che il cellulare di Zack fosse irraggiungibile, non avevo avuto dubbi di poterlo trovare qui.
Feci attenzione al vestito mentre mi facevo spazio tra gli arbusti, ed ebbi un attimo di esitazione quando mi trovai davanti alla casa, sul punto di varcarne la soglia.
Quella casa aveva custodito i miei ricordi più belli. Era lì che io e Zack avevamo passato la maggior parte del nostro tempo, nella più assoluta tranquillità, a fare l’amore o semplicemente a scambiarci baci, carezze, attimi di vita. Perché infondo sarei stata meschina se avessi detto che quella casa non costituiva un posto importante, dove avevo passato i miei momenti più belli, perché li avevo passati con lui. Era il nostro nido d’amore, dove avevamo passato la nostra prima notte insieme, e non avrei mai potuto dimenticarne il valore, qualunque cosa fosse successa dopo.
Diedi un lungo respiro, eccitata all’idea che avrei potuto nuovamente abbracciare il mio ragazzo, e mi decisi a fare un altro passo, diretta verso la casa. Dovetti calcolare male lo spazio attorno a me però, perché il mio piede inciampò dritto sulla radice di un albero, ed io caddi rovinosamente a terra, come una perfetta idiota.
«Cazzo!» borbottai, quando colpii la terra con il ginocchio, riuscendo comunque a mantenermi sollevata grazie ai palmi delle mani.
«C’è qualcuno?»
Riconobbi la sua voce. Bastò quel semplice attimo per scatenare in me diverse emozioni, ma decisi che la scelta migliore a quel punto fosse rimettermi in piedi ed evitare di fare una figuraccia, visto che Zack mi avrebbe raggiunta a momenti.
«Merda merda merda merda merda» bisbigliai in preda al panico, quando tentai di mettermi seduta. Il ginocchio mi faceva male, ed in più il vestito era macchiato completamente di terra, tanto da renderlo irriconoscibile. Sbuffai, desolata, mettendomi in piedi ed osservando la gonna del vestito, piena di tagli e diversi buchi. «L’ho rovinato» mormorai sconsolata, pensando alla reazione di mia madre quando mi avrebbe vista tornare a casa.
«Stephanie?»
Alzai lo sguardo quando sentii chiamare il mio nome, e trovai Zack a fissarmi incredulo, come se stesse vedendo un fantasma. Sicuramente non si aspettava che venissi a trovarlo.
Gli sorrisi, sebbene fossi certa di assomigliare a Cenerentola prima della magia, in quell’esatto momento, e mi sollevai coi piedi per raggiungerlo e corrergli incontro, ma quando tentai di avvicinarmi a lui sentii uno stiramento alla gamba e un forte dolore al ginocchio, tanto che cedette e tornai a sedermi sulla terra, tenendo stretta con le mani la presa sulla gamba destra, mentre esibivo qualche smorfia di dolore.
Zack notò il mio cedimento e corse verso di me, per poi accovacciarsi in modo da potermi guardare negli occhi. «Cos’è successo?» chiese, scoprendo la gamba da sotto il vestito. Mi costrinse a rimuovere le mie mani dalla lesione e, notando il sangue scrosciare fuori dalla ferita, non esitò per posare le mani ai miei polpacci e sulla mia schiena, sollevandomi. «Ti porto dentro» sussurrò al mio orecchio, mentre mi aggrappavo a lui in modo da poter limitare il dolore.
Mi medicò e fasciò la ferita al ginocchio meglio che poteva, e quando fu convinto che la sua fasciatura potesse resistere prese a guardarmi, confuso. «Perché sei venuta?» mormorò.
Puntai gli occhi sui suoi e sospirai, decisa comunque a dirgli ogni cosa. A dirgli quanto mi mancasse, che avevo frainteso tutto quanto, e che doveva perdonarmi, perché non potevo star senza di lui, e che ero venuta per dirglielo. Avrei voluto dirgli che mi dispiaceva di non avergli creduto, di aver ignorato i suoi messaggi e le sue chiamate ed essere stata così ostinata e infantile, che probabilmente non meritavo di essere perdonata dopo la mia esagerata reazione.
Ma non feci nulla di tutto questo.
Semplicemente mi sollevai sui gomiti e riuscii a fissare una mano sulla sua guancia, che accarezzai dolcemente. Mi persi nei suoi occhi per un momento, e poi premetti le labbra sulle sue, socchiudendo gli occhi.
Sentivo il cuore battere all’impazzata, lo stomaco improvvisamente attanagliato, ma sapevo di aver bisogno di quel contatto, e non mi ci distolsi. Mossi le labbra sulle sue finché lui non fece lo stesso, e restammo a baciarci per qualche secondo, desiderosi entrambi di quel bacio, fin quando lui non si allontanò dalla mia bocca, e la magia finì.
Aprì gli occhi e il suo sguardo era ancora più confuso del precedente. Sicuramente stava pensando fossi completamente pazza, ad essere piombata lì all’improvviso ed averlo baciato, dopo tutto quello che era successo tra noi. E forse lo ero. Forse ero davvero matta, ma il mio allontanamento era stato unicamente causato da quel bacio in palestra, e quando avevo scoperto che in realtà il motivo del mio semishock era stato Tyler e non Zack mi ero sentita sollevata, e stupida, ma determinata a riconquistare ciò che contava di più, ovvero lui.
Perché lui lo era, la cosa che più importava. E forse per questo non avevo esitato ad abbandonare la festa e raggiungerlo appena scoperta la verità, perché se c’era qualcuno con cui avrei dovuto festeggiare la serata più romantica della mia vita quello sarebbe stato Zack.
Sentivo di provare sentimenti contrastanti per lui, ma forti, capaci di farmi perdere la testa, e fu per questo che «Ti amo» sussurrai contro le sue labbra, interrompendo quello che stava per uscire dalla sua bocca.
Sorrisi, fiera di essere riuscita a dirlo. Ero fiera di essere riuscita a distruggere quel muro che mi divideva dai sentimenti, dalle vere sensazioni e dall’osare, dal rischio, ed ero felice di aver dato finalmente voce ai miei pensieri.
«Ti amo, Zack» ripetei, osservando quella che mi sembrò una reazione del tutto anomala. Zack infatti sembrava impietrito, come se non riuscisse o non sapesse cosa dire, e cominciai sul serio a preoccuparmi quando lo vidi fare scena muta.
Ma non durò molto, perché distese le labbra in un sorriso, addolcito. «Sei la prima ragazza che me lo dice.»
Sorrisi imbarazzata, sicura che adesso le mie guance stessero andando a fuoco. «Adesso tu dovresti rispondere qualcosa come “anche io”, ma non ne sono tanto certa, non sono pratica in queste cose…» borbottai ancora in imbarazzo, passando una mano a grattarmi la nuca.
Ma non fu necessario far ricorso alle mie paranoie, perché lui allargò le labbra e insinuò una risatina, poi posò la fronte contro la mia, accarezzandomi il viso delicatamente com’era solito fare. Mi rilassai a quel tocco, permettendomi di socchiudere gli occhi, fin quando le sue parole non mi destarono da quella sensazione di tranquillità che tanto mi era mancata.
«Ti amo anche io.»
Aprii gli occhi e li puntai sui suoi, e la mia prima reazione fu quella di gettarmi a capofitto tra le sue braccia, sorridendo così ampiamente che temevo mi si bloccasse la mascella.
Lo aveva detto. Il ragazzo che pensavo fosse senza cuore e non provasse sentimenti aveva ammesso di amarmi, ed io avrei voluto registrare quel momento per ripeterlo all’infinito. Mi amava, sapevo che era sincero, e quello non poteva che essere il miglior momento che potessi mai vivere.
Strinsi forte le braccia al suo collo, e posai il viso nell’incavo di questo, socchiudendo gli occhi e respirando il suo profumo. Mi era mancato così tanto.
Lui stringeva le braccia dietro alla mia schiena, lasciava dei baci dovunque potesse, come se stesse rimediando a quelli mancati in quei giorni.
«Avevo ragione.» mormorò, mentre premeva le labbra dolcemente sulla mia guancia.
Corrugai la fronte chiedendomi di cosa stesse parlando, e così puntai lo sguardo sul suo in cerca di spiegazioni. «Ragione su cosa?»
«Non sei come le altre.» mormorò, sorridendo.
 
Stephanie se n’era andata.
L’avevo lasciata in un angolo della sala, seduta, mentre andavo a prenderci da bere, e poi l’avevo vista salire sul palco ed annunciare i titoli di re e reginetta del ballo, ma quando avevo preso i bicchieri tra le mani e mi ero fatto un giro per cercarla lei non c’era. L’avevo cercata in ogni angolo di quella stanza, ma di lei nessuna traccia, e dovetti ammettere che ci ero rimasto piuttosto male , visto che invitarla al ballo era stato un favore che le avevo concesso. In più adesso ero completamente solo, in balia di un ammasso di persone ubriache che non sopportavo minimamente e non vedevo l’ora di abbandonare, se non altro per instaurarmi in un nuovo ambiente e ricominciare a snobbare tutti quanti, visto che era parecchio improbabile riuscissi a farmi delle nuove amicizie. Per non contare che ne avrei persa una, perché se mai fossi uscito vivo da quel ballo scolastico, avrei senz’altro  ucciso Stephanie Gilbert.
Sbuffai sonoramente e buttai giù un cocktail dal colore verde che il barman mi aveva consigliato, lasciando scendere la bevanda lungo la gola. In generale non mi sarei mai fidato dei consigli di un barman, o tantomeno della mia abilità di reggere l’alcol, ma era la sera del mio ballo scolastico, la mia accompagnatrice nonché migliore amica sembrava scomparsa ed io mi sentivo nella più assoluta solitudine, e visto che quella avrebbe dovuto essere una serata da ricordare per il resto della mia vita tanto valeva darci sotto con l’alcol. Cosa mi sarebbe successo, d’altronde? Ero sicuro di provare ancora un certo rigurgito per il vomito della mattina dopo la festa di Zack. Alla quale, ripensandoci, lui non aveva partecipato affatto, e almeno adesso sapevo il perché nemmeno Stephanie fosse presente.
Decisi di farmi spazio tra la folla e uscire a prendere una boccata d’aria in giardino, se non altro per allontanarmi dalla musica scassa-timpani e la sensazione di festa che non mi sentivo di condividere. E poi tutte quelle coppiette intente a pomiciare e toccarsi sulla pista da ballo mi facevano rivoltare lo stomaco.
Mi sentii particolarmente sollevato quando potei finalmente respirare dell’aria sana e pulita, nonostante mi sembrava che la musica mi avesse seguito fin lì. Mi sedetti sull’erbetta e portai le ginocchia al petto, poggiando il mento sulle ginocchia. Sospirai, consapevole di essere la copia esatta del ritratto della disperazione.
Che bella l’adolescenza.
Per fortuna che tutto quello che mi rimaneva da fare erano gli esami, e poi avrei finalmente potuto liberarmi di quel branco di scimmie leggermente sovrasviluppate che erano in palestra a ballare, vivere in un ambiente nuovo. Non avevo idea di cosa avrei combinato fuori da scuola, una volta terminati gli esami, ma ero certo di volermi disfare della mia vecchia vita e di certe conoscenze, e ci sarei senza dubbio riuscito. Mi sarei liberato di quella scuola, di quegli anni, di tutto e di tutti quanti, libero finalmente di poter essere me stesso. D’altronde quella scuola cosa mi aveva regalato? Cinque anni passati nell’ombra di mio fratello.
«Martin.»
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo, voltandomi appena. «Se sei venuta a chiedermi scusa per avermi abbandonato qui senza nemmeno avermi avvertito sappi che-» mi bloccai di colpo, osservando la persona con la quale stavo parlando.
Ed ecco l’altra cosa che quei cinque anni di scuola mi avevano regalato.
Non credevo che avrei più avuto una vera conversazione con Emma. In effetti, i suoi silenzi che avevano susseguito quel pazzo gesto di qualche giorno prima mi avevano persuaso che mi odiasse, o almeno non volesse più vedermi, e adesso vederla lì in piedi sull’erba a fissarmi mi sembrava quasi un miraggio. Il miraggio più bello al quale potessi assistere, ma comunque un miraggio.
Accennò un piccolo sorriso divertito, e si fece qualche passo sull’erba fino ad avvicinarsi e chinarsi a sedersi sull’erba, affiancandomi. Incrociò le gambe e voltò il viso verso il mio, sorridendo come sua abitudine. «Chi è che ti ha abbandonato?»
Non poteva essere vero. Stavo sognando o davvero Emma era qui affianco a me a parlarmi nella serata più triste della mia vita? Pensavo che non l’avrei più rivista o sentito il suono della sua voce.
Abbassai lo sguardo, prendendo a giocherellare con alcuni fili d’erba. «Stephanie, è sparita.»
«Oh. Quindi sei solo.»
Annuii, lasciandomi andare ad un sospiro sconsolato. «E tu che ci fai qui? Il tuo ballo scolastico non è stasera, sei in anticipo di due anni.» commentai con una leggera punta di ironia, mentre strappavo i fili d’erba con le dita.
La sentii sospirare, come se la mia frase l’avesse messa a disagio – forse anche lei si stava chiedendo cosa fosse venuta a fare lì. «In realtà sono qui perché sapevo che ti avrei trovato.» tornò a parlare, con la voce esitante, «Ho bisogno di parlarti.».
Alzai lo sguardo su di lei, sorpreso. Non pensavo che avesse qualcosa da dirmi dopo ciò che era successo, non qualcosa di positivo almeno. Per cui «Se sei qui per sbattermi in faccia quanto sia stato stupido e che non vuoi più vedermi puoi risparmiartelo» la avvertii, nonostante il mio tono di voce lasciasse trasparire così tanta tristezza. Perdere lei e il rapporto che avevamo costruito era l’ultima cosa che desideravo, anche se ero stato soltanto a creare una possibilità per quel distacco. Comunque avrei accettato qualsiasi decisione lei avesse preso, perché non avrei potuto controbattere e criticare le sue scelte, reclamare di aver bisogno di lei come un bambino egoista.
Emma corrugò la fronte e scosse velocemente la testa, lievemente perplessa in volto. «Perché pensi sempre le cose peggiori?» commentò, «Volevo solo parlare del bacio dell’altra sera, non voglio sbatterti in faccia niente.»
«Ancora peggio…» bisbigliai, senza farmi sentire da lei. «Cosa vuoi sapere?» le domandai infine, rassegnatomi al fatto che prima o poi avrei dovuto darle delle spiegazioni.
Emma sospirò e si prese qualche momento, come a voler riordinare le idee. Chissà quante e quali cose avesse da chiedermi, non ero nemmeno tanto sicuro di essere in grado di darle delle risposte esaurienti.
«Allora,» esordì, sistemandosi sull’erba, «innanzitutto mi dispiace per essere stata così esagerata ed averti trattato in quel modo, non te lo meritavi.» mormorò, esibendo un’espressione dispiaciuta. «E’ solo che…» fece una pausa, nella quale abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe pur di evitare il mio; «Era il mio primo bacio.» sussurrò, cauta.
Sgranai gli occhi a quell’affermazione, realmente stupito. Avevo pensato qualsiasi motivazione per giustificare la sua reazione, ma mai mi era passato nella mente che fosse stata semplicemente spaventata, perché quello era il suo primo bacio. Non pensavo che lo fosse stato, non lo avevo pensato nemmeno per un secondo, e adesso mi sentivo uno stupido ad essermi fatto tutte quelle paranoie, pensando a come dovevo averla agitata.
Osservai la reazione sul viso di Emma, e sorrisi intenerito quando notai le sue gote assumere un leggero colorito rossastro, come se averlo ammesso soprattutto a me l’avesse messa in imbarazzo. Comunque tentò di non restare in imbarazzo troppo a lungo, e sospirò per ridarsi un contegno, trovando il coraggio di continuare il suo discorso.
«Non capisco perché mi hai baciata.» arrivò al punto, alzando lo sguardo sul mio e puntando gli occhi dritti nei miei, confusi, che richiedevano una giustificazione al  gesto più azzardato che avessi mai compiuto, oltre ad ubriacarmi fino a vomitare l’anima.
Allora finalmente capii che era giunto il momento. Il momento che avevo tanto aspettato e temuto, quello in cui mi sarei finalmente dichiarato alla mia cotta epica, raccontandole di quanto fossi innamorato di lei e di come l’avessi seguita in quei tre anni quasi fossi stato uno stalker. Le avrei raccontato delle mie fantasie sul momento in cui mi avrebbe rivolto la parola, di come avrei reagito e di come mi sarebbe piaciuto constatare se davvero i suoi capelli fossero morbidi come avevo sempre pensato. Magari le avrei spiegato anche la sensazione che mi aveva spinto a provare a baciarla quella sera, il senso del rifiuto che mi aveva destato dal provarci altre volte, e infine la voglia di mandare tutto al diavolo e provare a mettere la mia felicità al primo posto per una volta, provare ad essere felice anche io.
«Sono innamorato di te.»
Tirai fuori quelle parole quasi avessi lanciato una bomba armata. E mi sentivo sollevato, così piacevolmente sollevato di essere finalmente riuscito a dirglielo, ad esprimermi, e non dover più nascondere i miei sentimenti nei suoi confronti. Ce l’avevo fatta, avevo detto alla ragazza che amavo di amarla, e non ero nemmeno ubriaco.
Tuttavia, non potevo nascondere di essere terribilmente agitato. Avevo paura di come avrebbe reagito, di quali sarebbero state le conseguenze, e mi morsi la lingua subito dopo aver detto quelle parole perché, diamine, lei non mi avrebbe mai ricambiato!
Assunsi un’espressione intristita al pensiero che lei non avrebbe mai potuto provare le mie stesse cose, ma quando mi permisi di osservare la reazione di Emma notai che lei se ne stava ferma, con la bocca leggermente socchiusa, a sbattere le ciglia e fissare la mia faccia – apparentemente, perché in realtà guardava soltanto in un punto fisso – e quando pensai di averla scioccata lei si riprese e puntò lo sguardo sul mio. Non avrei saputo dire quale fosse la sua espressione, ma senza dubbio adesso sembrava aver chiarito tutti i suoi dubbi.
«Io pensavo fossimo amici…»
Sollevai gli angoli delle labbra in un sorriso, sarcastico. «Io non sono mai stato davvero solo tuo amico, Emma.» sbottai, armato di chissà quale coraggio, «Io sono innamorato di te da tre anni ormai, da quando hai messo piede in questa fottuta scuola, che non ha fatto altro che rovinarmi la vita!».
Sospirai irato, arrabbiato con chissà chi, e mi alzai di scatto per sgranchirmi le gambe, mentre facevo avanti e indietro sull’erba quasi fossi un matto. «Ti ricordi quando mi hai chiesto quale fosse il mio lato positivo di questa scuola?» le chiesi, ed aspettai che lei annuisse titubante prima che «Eri tu!» ammettere, «Sei sempre stata tu, ed ho passato tre anni in questa scuola ad osservarti da lontano, a chiedermi se sarei mai riuscito a parlarti. Il fatto è che tu mi sembravi irraggiungibile, anzi io credevo di essere invisibile per te, perché hai sempre avuto una cotta per mio fratello, e tutti quanti preferiscono lui a me, e… porca puttana!» imprecai, sentendo la testa scoppiare dal troppo parlare.
Emma ascoltava semplicemente. Non aveva nessuna reazione oltre al suo abituale annuire che mi incitava a continuare, e pensai che fosse un bene, perché grazie a quella domanda che mi aveva posto quella sera stavo riuscendo a liberarmi di un peso enorme, che mi aveva attanagliato lo stomaco per così tanto tempo. Non sapevo come, ma adesso mi sembrava di essere più leggero, come se liberarmi di quel segreto mi avesse migliorato la vita da quel momento.
Cercai di calmarmi, dandole le spalle e continuando a camminare velocemente, e quando ci riuscii ripresi col mio discorso.  «Ti ho baciata perché ero stanco di immaginarmelo, non ce l’ho fatta a trattenermi, e mi dispiace, forse avrei dovuto pensarci prima di fare una cosa simile, è che non ho pensato che per te potesse essere così traumatico, ed io avevo così tanta voglia di baciarti che…»
Avevo camminato fino all’albero e quando mi ero accorto di non poter proseguire senza prendere una testata mi ero voltato nella direzione opposta, e dovetti bloccarmi quando notai il viso di Emma a una spanna dal mio, terribilmente vicina. Deglutii e serrai la bocca, non mi ero nemmeno accorto si fosse alzata e mi avesse raggiunto, preso com’ero dal mio blaterare continuo.
Emma osservò la mia reazione e aggrottò la fronte. «Tu sei paranoico.» commentò.
Sospirai e socchiusi gli occhi, asserendo con un cenno stanco della testa,  ma prima di riaprirli sentii qualcosa premere sulle mie labbra con forza, e una leggera pressione sulle mie spalle. Mi ci volle qualche secondo, ma quando capii che la pressione esercitata sulle mie spalle era quella delle mani di Emma e quella sulle mie labbra era la sua bocca, pensai davvero di stare per esplodere. Esplodere di gioia, di felicità, di amore. Avrei voluto gridare al mondo o mettermi a saltare, ma stetti semplicemente immobile a godermi quel contatto. Non ricambiai nemmeno il suo bacio, poiché fu solo un tenero bacio a stampo, tuttavia tornai a sentire il terreno sotto i piedi solo quando lei vi si allontanò.
Aprii gli occhi e notai i suoi fissarmi, insicura. Allargò le labbra in un sorriso, tornando a poggiare i piedi sull’erba.
«Dovrai insegnarmi a baciare, perché sono pessima.» ridacchiò, mentre le sue guance tornavano ad arrossarsi imbarazzata.
Ed io pensai semplicemente che fosse la cosa più bella che avessi mai visto. Che finalmente, dopo anni e anni di tentativi, tante delusioni e innumerevoli figure di merda, ero riuscito a raggiungere il mio obbiettivo: Emma Desmore.
 
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Come promesso, eccomi qui. 
Il capitolo è interamente dedicato alle due coppie, dai punti di vista di Martin e Stephanie, e mi sembrava giusto che, come è iniziata, la fanfiction dovesse finire con un Martin paranoico e ansioso. Comunque, le cose alla fine sono andate per il meglio, e spero di aver accontentato le aspettative di tutti. 
Mi duole dirlo, ma la storia finisce qui. Questa storia ha impiegato 1 anno, 2 mesi, e 18 giorni della mia vita, e adesso è finita. 
Non so se sono pronta per lasciare questa storia, ma tanto sono costretta, per cui ahahah 
Ho amato scriverla, perché ogni personaggio rappresenta un po' me, con i miei diversi tratti: l'orgoglio di Zack, la diffidenza di Stephanie, l'insicurezza di Martin e infine la testardaggine di Emma, sono tutte caratteristiche che mi appartengono, ed è come se avessi usato il mio carattere per creare quattro differenti persone, che infine mi personificano. 
E' per questo che tengo così tanto a questa storia, ed abbandonarla mi dispiace parecchio, ma infondo sono felice di averla conclusa in questo modo! 
Ringrazio tutte le persone che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate, chi ha speso un po' del suo tempo per recensire, e chi si è fermato a leggere senza dare alcun segno, perché è stato molto importante per me. 
Non so se scriverò un'altra storia originale in futuro, perché per adesso ho in mente solo delle fanfiction a tema, ma spero comunque di poterci riuscire :) e che voi abbiate gradito questa storia e me, come spero. 
Vi ringrazio moltissimo, e a presto! 

 
 
  ✚ 14/04/13 - 03/06/14  ✚
 
 
  
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