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Autore: Rumalinga    03/07/2014    0 recensioni
Ho iniziato da poco a scrivere questa nuova storia. Cercherò di aggiungere sempre più capitoli, in ordine cronologico, anche se non sono proprio tagliata per farlo. Di solito, porto avanti mille storie senza concluderle mai e scrivendo pezzettini a caso. La storia è completamente inventata da me. Alcuni fatti e persone sono puramente casuali e creati dalla mia fantasia, ma altri no. Ho preso spunto dalla mia vita e da ciò che ho vissuto in prima persona. Spero vi piaccia. Accetto volentieri critiche e commenti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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La festa si era conclusa, ma Raja Mali non aveva voglia di tornare a casa, non ancora.                        
 Si incamminò sul marciapiede che costeggiava il lungo fiume. Si batté una mano sulla fronte, dandosi della stupida per aver dimenticato l’mp3 a casa. Senza quello, non poteva vivere. Era sempre in contatto con la musica. Che fosse nelle cuffie, nella radio, nel PC o che uscisse fuori dalle casse. Sconsolata, cominciò a canticchiare. Sapeva fischiare, ma ciò non avrebbe reso gloria a quella che era la sua canzone preferita, in assoluto. Guardava distrattamente davanti a sé e non si accorse che un’auto scura come il carbone si era accostata lentamente. Il finestrino del conducente si abbassò con cautela. Un ragazzo sulla ventina emerse dall’oscurità della vettura.
- Hai bisogno di un passaggio? - Chiese con voce profonda.
Lei trasalì e si girò a guardarlo. Deglutì e rispose educatamente.
- No, grazie.
Accelerò il passo, ma il veicolo continuava a seguirla.
- E’ tardi e buio. Non va bene che una ragazza come te se ne vada in giro da sola.
- Le ripeto che non ho bisogno di nulla. Arrivederla.
Proseguì a testa alta.
Il veicolo inchiodò e il ragazzo uscì fuori, raggiungendola. Le afferrò una mano, ma lei se la scrollò di dosso con fare sbrigativo
 - Non toccarmi. - Soffiò nervosa.
Il giovane le si parò di fronte.
- Dico sul serio. Non ho piacere che te ne vada per le stradine deserte di notte.
- Mi scusi, non la conosco, ma non sono affari suoi. Ora, se non le spiace, vorrei che mi lasciasse in pace. - Ringhiò.
Ma te guarda che razza di cafone! Non mi lascia stare! Pensò Raja.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, sorpreso.
- Non mi sembravi così aggressiva prima alla festa. Dammi pure del ‘tu’, sennò mi fai sentire vecchio. - Ridacchiò, massaggiandosi il collo.
La ragazza sbatté più volte le palpebre e lo guardò meglio.
- Eri lì anche tu? - Domandò curiosa.
- Sì e ti osservavo ballare. Sei brava.
Se non fosse stato per la sua carnagione scura e l’oscurità nella quale erano avvolti, si sarebbe notato il rossore che le sue guance stavano assumendo.
-Sei una tipa tosta. Mettersi a ballare senza vergogna. Poi, ridevi e scherzavi con chiunque.                                                                                                       Sei famosa per caso? Conosci tantissime persone!
Lei rimase senza parole, tanto che aprì e richiuse la bocca un paio di volte, non trovando le parole adeguate. Allungò una mano, sospettosa.
- Piacere, io sono Raja - Si presentò dubbiosa.
- Ah! Ma io so chi sei! - Rispose divertito.
Lei rimase impietrita. Come? Pensò lei. Vedendo la sua reazione, il ragazzo riprese a parlare.
- Me lo sono fatto dire da alcuni conoscenti. Ci tenevo a saperlo. - Aggiunse con malizia.
- Scusami, non mi sono ancora presentato. Io sono Filippo. Piacere. - Le strinse la mano che lei aveva lasciato cadere al suo fianco.
- Sono felice di averti vista di nuovo. Se così non fosse stato, mi sarei accontentato di cercarti nei social network.
- Capisco… Beh, è stato un piacere conoscerti, ma ora devo proprio andare!
La ragazza cercò di superarlo, ma lui la riacciuffò all’istante, trattenendola.
-Aspetta un attimo! Ti prego. - La guardò implorante.
- Volevo solo parlare un po’ con te - Deglutì. - Ci ho provato più di una volta, ma sfuggivi sempre al mio sguardo.
Il telefono della ragazza iniziò a squillare. Lo prese dalla tasca e rispose.
- Sì? Sono ancora qui. No. Non c’è bisogno. Un’amica. Elena. Okay. Arrivo.
Il ragazzo sospirò.
- Immagino fossero i tuoi.
- Sì. Devo andare. Ciao.
La teneva ancora stretta a sé e provò a liberarsi, senza riuscirci. Alzò lo sguardo. Era alto il tipo.
- Ti accompagno io. - Propose di nuovo.
- No. Scusami ma preferisco andare a piedi. Apprezzo l’offerta, ma non posso. - Scosse la testa.
- Ma perché no? - Le domandò, esasperato.
- Non ti conosco e  non accetto favori da sconosciuti. - Fu la sua risposta categorica.
- Hai paura, non è così? Puoi fidarti di me. Tranquilla, non voglio farti del male. E poi, dovrai essere a casa tra poco, dato che hai rifilato ai tuoi una bugia. - Le fece l’occhiolino.
Lei lo guadò di traverso. Sbuffò e andò a piazzarsi in auto. Tutto soddisfatto, il ragazzo le trotterellò dietro. Si allacciarono le cinture di sicurezza ed il veicolo ingranò.
- Dove abiti?
- Poco dopo il centro commerciale.
Rimasero in silenzio alcuni minuti. Raja si accorse che non quella la strada giusta e andò nel panico.
- Bugiardo! Mi hai ingannata! Maledizione, non avrei dovuto accettare. Fammi scendere, subito! Urlò a pieni polmoni. Si aggrappò alla spalla del ragazzo, strattonandogli la maglietta.
- Sta ferma, accidenti! Ci faremo ammazzare se continui così! Calmati! Sto solo facendo una strada alternativa.
Strinse le mani sul volante.
- No ti prego, fammi scendere. Ti supplico, non farmi del male. - La sua voce si era ridotta ad un sussurro. Si rannicchiò sul sedile, stringendo le gambe al petto. Sentì la vettura rallentare e si preparò al peggio.
- Dove devo andare ora? - Le chiese dolcemente.
Lei sollevò la testa e riconobbe il suo quartiere.
- Avanti e a destra. Lì da quei palazzi. - Borbottò
Il veicolo imboccò la sua via e si fermò nel parcheggio. La ragazza lo guardò di sottecchi.
- Grazie.
Si girò pronta ad uscire, ma lui la bloccò.
- Che c’è ora?
Quel ragazzo iniziava a stancarla. Ma come si permette a toccarmi così deliberatamente? Non me l’ha nemmeno chiesto!
- Quando potrò vederti ancora?
Mai più! Avrebbe voluto gridare Raja, ma si trattenne a stento.
- Non capisco. Cosa vuoi dire?
Indecisa se rimanere ancora o scappare subito, si mise a sedere.
Lui indugiò sulle parole, scegliendole con cura.
- Speravo di poter passare un po’ più di tempo in tua compagnia, scambiare qualche altra parola. Ho allungato volutamente il percorso, ma hai cominciato a strippare e non me la sono sentito di continuare.
Ma questo ha dei problemi seri! Sgranò gli occhi, sgomentata.
- Va bene. E’ solo che ho avuto paura, tutto qui. - Ammise in fine, sconsolata.
- TI capisco. Chiunque ne avrebbe avuta ritrovandosi in auto con uno sconosciuto. Non riaccadrà mai più. Te lo prometto.
L’ombra di un sorriso timido apparve sulla sua faccia.
- Ci si vede in giro, allora.
La ragazza lo salutò con la mano.
Lui tirò un sospiro di sollievo e si accasciò sul volante.
- Meno male. Almeno non mi odi. - Disse, nascondendo il volto.
- E dai, non esagerare ora!
Rise e gli tirò un pugno sulla spalla, scherzosamente. Filippo si voltò e l’abbracciò. Si staccò da lei e la guardò. Raja tremò. Accidenti se era carino quel tipo! E lei, che non aveva fatto altro che trattarlo male. Agli occhi di un estraneo poteva passare inosservato, ma non ai suoi. Com’è che prima non l’ho notato? Si pose la domanda e si rispose da sola. Semplice, c’era troppa gente e non ci ho fatto caso. Che sbadata che sono. Aveva i capelli rasati da un lato, mentre dall’altro erano più lunghi, lisci e mori. Occhi castani, naso dritto, labbra carnose rosee e una barba corta e ben tenuta. Il ragazzo le si avvicinò pericolosamente alle labbra. Lei si tirò indietro, spaventata.
- Scusami, devo andare.
Pronunciando quelle parole, si accorse però della delusione negli occhi di Filippo. Perché non provare, dai? Lo guardò, scrutandolo.
- Stai fermo un attimo.
Non gli diede il tempo di pensare. Gli sfiorò la guancia con le labbra. Sorrise e aprì la portiera. Lui la voltò delicatamente e fece la stessa cosa.
- Buona notte. - Sussurrò
La osservò raggiungere il portone d’ingresso e si assicurò che entrasse. Rimise in marcia e si allontanò nella notte.

Filippo rimase steso sul letto a rimuginare fino a notte fonda. Controllò la sveglia: le 2.34 del mattino. Accese il PC, avviò il motore di ricerca e digitò quelle quattro e semplici lettere. Saltarono fuori un’esagerazione di risultati. Provò con i social network. Niente da fare. Sembrava inesistente. Sbadigliò sonoramente. Era stanco e si sarebbe messo a dormire. Sullo schermo apparve però una foto che lo lasciò senza fiato. Era lei. Ne era sicuro, ma il nome era diverso. Otto lettere, anziché le conosciute quattro. Non aveva dubbi. Il volto era il suo, nonostante comparisse sotto un altro appellativo. Se lo impresse bene in mente. Lo ripeté tre volte di seguito a voce bassa per evitare di disturbare i suoi che dormivano poco distanti dalla sua camera.
La mattina seguente si svegliò di soprassalto. Si connesse subito ad internet cercando il profilo della ragazza. Stavolta lo trovò subito. Rimase attonito dalle immagini che gli si presentarono davanti. Aveva i capelli lunghi che le ricadevano sulle spalle. Lisci, neri e con riflessi color mogano, tendenti al rosso. Le labbra erano dipinte di nero. Occhi scuri le illuminavano il viso sorridente. Fece scorrere il cursore del mouse lungo tutta la bacheca e cercò di raccogliere quante più informazioni possibili. Diventò rosso come un pomodoro e cominciò a tossire. Ma cosa sto facendo?! Mica sono uno stalker, oppure si? Era indeciso. Avrebbe voluto inviarle la cosiddetta ‘richiesta d’amicizia’, ma si conoscevano appena. Non l’avrebbe mai accettata, in fondo era uno sconosciuto per lei, giusto? Rimase lì a ragionare, grattandosi la barba. Sua madre dovette chiamarlo un paio di volte, prima che lui le prestasse attenzione.
- Ah! Sei qui furbetto! Rispondimi almeno, quando ti chiamo.
Sua madre era sulla soglia.
- Quante volte ti devo ripetere che devi bussare prima di entrare? - Si lamentò lui.
- Ma che briccone che sei! Non ti ho sentito rientrare ieri sera. Hai fatto tardi?
- Sì. Abbastanza
- E comunque, questa è casa mia. Faccio quel che più mi piace, quindi, adeguati. Finché starai qui,  ubbidirai ai miei ordini, mascalzone! Vieni, che è pronta la colazione.
Filippo sbuffò e scese dal letto. Si stiracchiò, alzando le braccia. Si lavò la faccia  e si guardò allo specchio. Devo farmi la barba, pensò. Raggiunse la cucina con addosso solo i boxer neri.
Rimase rintanato in camera a studiare per un paio di giorni. La settimana seguente avrebbe dovuto sostenere un esame. Era orami pomeriggio inoltrato quando decise di concedersi una pausa. Si vestì, prese le chiavi dell’auto e uscì. Gironzolò fino ad arrivare nei pressi del quartiere della ragazza. Si fermò per rispondere ad una chiamata in arrivo. Raja sbucò fuori da una stradina interna che costeggiava la scuola elementare che aveva frequentato da bambina. Filippo rimase letteralmente a bocca aperta. Chiuse la chiamata in fretta e furia, riavviò il motore e la seguì. La vide abbracciare una ragazza mora e più alta, la quale poi raggiunse il suo scooter grigio e si avviò nella direzione opposta. Lei, invece, proseguì dritta fino a casa, con le cuffiette rigorosamente nelle orecchie. Raggiunto il parcheggio, lo vide scendere dall’auto. Raja spense l’mp3 e lo mise via.
- Che ci fai tu qui? - Chiese sbalordita. Non si aspettava di rivederlo così presto e non in una circostanza simile.
- Passavo da queste parti e ho pensato di farti un saluto. Non mi aspettavo di trovarti in giro.
Era leggermente imbarazzato. Si, come no sogghignò lei.
- Ma dai. - Rispose lei, intuendo subito. Rimasero a guardarsi un po’. Il ragazzo si fece coraggio, dandosi un pizzicotto sul braccio. Dai, ce la posso fare.
- Ti va di fare un giro?
 Attese che gli rispondesse.
- Io e te? - Chiese lei, corrugando la fronte.
Filippo si ficcò le mani in tasca, per evitare di prendersi a schiaffi. Com’è che gli riusciva così difficile parlarle con naturalezza? E dire che ne aveva di amiche femmine, anche tante.
- Beh, sì. Chi altri, sennò?
Sorrise forzatamente, impedendosi di mordersi la lingua. Raja si guardò rapidamente attorno.
-Mi piacerebbe, ma sono appena tornata da una sessione intensiva di ballo con dei mocciosi e ho urgentemente bisogno di una doccia fredda! - Ridacchiò
- Va bene. Se è per questo, posso aspettare.
-Forse, sarebbe meglio fare un’altra volta.
Notò che si stava mettendo nuovamente sulle difensive. Cercò la tattica più efficace.
- Non ho fretta. Ho tutto il tempo che vuoi. Sono a tua completa disposizione.
La ragazza lo squadrò, sovrappensiero.
- Spero di non metterci troppo…
- Perfetto! Ti aspetto in auto.
Lei si mise a ridere per quella risposta così fulminea, non le aveva lasciato il tempo di rispondere. Dopo dieci interminabili minuti, la vide raggiungere la sua vettura. Indossava abiti completamente diversi rispetto a prima. Un top nero e dei jeans corti con allacciate delle bretelle scure. Teneva i capelli sciolti. Ciò le dava un’aria più sensuale e femminile. Di solito si ostinava a raccoglierli in un cipollino sulla nuca. Notò che assumevano sfumature diverse a seconda che si trovassero alla luce o all’ombra.
- Dove ti piacerebbe andare?
Si accorse, inoltre del leggero trucco sui suoi occhi profondi.
- Mmm… Non saprei. Se non fosse così caldo, opterei per il centro. Ma visto che sto per sciogliermi nuovamente, direi il centro commerciale. Lì almeno c’è l’aria condizionata!
Proruppe in una breve risata. Cavolo se era carina quando sorrideva. Lui approvo sorridente.
- Aggiudicato, signorina!
Stavano salendo le scale mobili, quando lui la fissò intensamente.
- Mi hai mentito. - Disse serio
Raja si girò di scatto e lo guardò negli occhi.
- Come, scusa?
- Perché non mi hai detto il tuo nome completo?
Si leccò il labbro inferiore. La ragazza distolse lo sguardo.
- Il tuo nome è Raja Mali. Perché ti sei presentata solo con ‘Raja’ e non me l’hai detto sin da subito tutto intero?
Raja si ostinò a tenere il volto fisso ferso la fine delle scale.
- Non mi piace. Preferisco di gran lunga ‘Raja’. E’ più corto e facile da ricordare. - Sussurrò, sbattendo le ciglia.
Filippo scosse la testa.
- Non ti capisco. E’ un bel nome.
- A me non piace, va bene? - Sbottò lei.
- E’ particolare. Proprio come te.
Che risposta scaltra!
Raja lo osservò, cercando nei suoi occhi possibili menzogne, ma non ne trovò.
- Devo prenderlo come un complimento?
- Certo. Non dico bugie. Credimi.
Un’ombra di tristezza le attraversò la faccia. Mugugnò qualcosa, poi riprese a camminare al suo fianco.
- Prima hai detto tornavi da ballo, giusto?
Chiese curioso per rompere il ghiaccio, cambiando argomento. La ragazza si accigliò.
- Do una mano nel laboratorio di ballo di un campo solare vicino a casa mia. Filippo si accarezzò il mento, pensieroso.
- Davvero? Dev’essere una pacchia per te, visto quanto sei brava.
Le sorrise e lei rise di nuovo. Quanto gli piaceva la sua risata cristallina, così naturale e spontanea.
- Beh, mi piace ballare e se posso essere d’aiuto, lo faccio volentieri, tranne che in casa!
Rise di nuovo e lui si godette quel piccolo spettacolo di cui lo rendeva partecipe inconsapevolmente. Trascorsero insieme tutto il pomeriggio, finché non si fece sera.
- Ti riaccompagno a casa. -  Disse mentre uscivano.
- Ma va là! Scherzi? Abito qui a due passi. Ce la faccio anche da sola.
Gli sorrise, facendolo arrossire senza volere.
- Su questo non ho dubbi, ma…
- E poi, non è ancora buio del tutto. - Lo interruppe lei, con tono da sfida, puntando le mani sui fianchi.
- Vieni dai.
Scosse la testa, disapprovando la sua risposta.
Raja sbuffò, ma accettò, non prima senza brontolare energicamente. Raggiunsero il suo palazzo. Filippo inspirò e disse tutto d’un fiato.
- Posso avere il tuo numero?
Aveva trattenuto il respiro da diventare paonazzo. La ragazza scoppiò a ridere.
- E me lo dici così? Con questa faccia? Strano che me lo chiedi. Ormai nessuno si prende la briga di volerlo. Basta il mondo virtuale per conoscere una persona.
- Beh, in effetti hai ragione. Ti ho anche trovata, ma non me la sono sentito di contattarti da lì. Ci tenevo a farlo di persona.
Che pensiero carino, pensò lei.
- E perché no? Tanto avrei accettato comunque e ti avrei risposto, nel caso mi avessi inviato dei messaggi. Mica sono così stronza da ignorarti, ora che ti conosco.
Davvero? Per la miseria! E lui che si era fatto tanti di quei problemi. Alla fine, sarebbe bastato un semplice click e tutto si sarebbe risolto.
Si scambiarono i numeri. Raja lo salutò. Filippo le afferrò una mano e l’attirò a sé.
- Ti stavi dimenticando questo.
Le baciò la guancia ed uscì dall’auto.
- Ma dove vai?- Chiese lei allarmata.
- Semplice - Rispose sornione. - Ti accompagno. -
- Guarda che non ti faccio entrare! - Lo mise in guardia.
- Ma che hai capito? Ti accompagno alla porta!
La raggiunsero anche troppo velocemente. Lui sarebbe voluto rimanere con lei un po’ di più. Squillò il cellulare di Raja e lei si affrettò a rispondere.
- Sono qui sotto. Sto arrivando.
Filippo la fissò.
- Sono sempre così brevi le tue chiamate?
- Veh che era mia madre. - Rispose scocciata
Lui si abbassò per avvolgerla, completamente, piccina com’era. Doveva dirglielo, altrimenti si sarebbe pentito di aver taciuto. Le accarezzò i capelli, intrecciandoli nelle dita.
- Grazie per il bel pomeriggio.
- Ha fatto piacere anche a me. Ci vediamo, d’accordo?
- Certo.
Si staccò pacatamente, ma stavolta fu lei a trattenerlo, dandogli a sua volta un bacio sulla guancia. Richiuse dietro si sé il portone e salì le scale. Il ragazzo la osservò dileguarsi. Se avesse usato l’ascensore, avrebbe anche saputo a che piano abitava. Oh Gesù, ma cosa mi succede? Che razza di ragionamenti stava iniziando a fare? Sbadigliò e se ne andò

Poco più tardi il telefono vibrò. Gli prese un accidente. Raja aveva accettato la sua richiesta di amicizia e gli aveva lasciato un messaggio: “Certo che non perdi tempo ;)”. Sorrise e col cuore gonfio di gioia, per la prima volta, dopo tanto tempo, ripose il cellulare sulla scrivania.

Stava facendo progressi.
  
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