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Autore: Tigre p    03/07/2014    1 recensioni
Chi ha detto che i diari sono solo per mondani o ragazzine?
Anch'io, Magnus Bane, ho un diario dove racconto della mia vita, dall'infanzia fino ai giorni nostri.
Curiosi di conoscere qualcosa di più del vostro amato stregone?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Magnus Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giacarta
Caro diario,
Io mi chiamo...boh, non so come mi chiamo, o meglio, lo so ma non sono sicuro che sia ancora il mio nome. Ogni giorni mi danno dei nomi diversi ma quelli più gettonati sono "Mostro" o "Figlio del Diavolo", uno più bello dell'altro, insomma. Ho 10 anni, sono abbastanza alto e magro, anzi, si possono vedere anche le mie ossa. La mia pelle è ambrata, i miei capelli neri e spettinati, i miei occhi verdi ma, molte volte, anche sul giallo, le pupille simili a quelle di un gatto. Non ho un ombelico e indosso sempre una tunica grigia, sporca e in più punti strappata o consumata e...non conosco nessuno a parte i miei genitori, uno di loro ormai deceduto per colpa mia.
Forse ti stai chiedendo chi sono io o perchè ho dei genitori cosi. Non so di preciso cosa sono, sono un ragazzo normale ma che sa fare qualcosa che altri non sanno fare, ossia, usare la magia.
Ora ti senti ancora più confuso, vero?
Allora, mettiti comodo, inizierò a raccontarti un po la mia storia.

Fino a 4 anni, ero un bambino, diciamo normale sotto alcuni punti di vista, un po fuori dal comune in altri. Ero normale se mi toglievi gli occhi da gatto e la mancanza dell'ombelico. I miei genitori mi volevano bene ma le cose ben presto, cambiarono.
All'età di 6 anni, iniziai a fare cose "strane". Vedevo fate nella fattoria, strane creature che passavano davanti casa e, oggetti che si sollevavano all'improvviso. I miei genitori iniziavano a guardarmi con un certo disprezzo ma non capivo il perchè, finchè, ,una sera, non sentì una loro conversazione. Avevo 6 anni ma con un intelligenza furori dal comune per un bambino della mia età.


Mi ricordo benissimo le loro parole e quello che successe.

- Io non posso più guardarlo, non riesco più ad amarlo, a volergli un minimo di bene - disse mia madre con voce sofferente
- Cosi impari ad andare a letto con sconosciuti - replicò mio padre con disprezzo, sentendo un rumore simile a un pugno che colpiva con forza il muro.
- Era uguale a te, vuoi capirlo? Un demone con le tue sembianze! Come potevo saperlo? - e scoppiò a piangere
- Cosa ne facciamo di lui? - domandò mio padre, sentendo dei passi per la stanza.
Un attimo di silenzio e poi - Rinchiudiamolo da qualche parte...non possiamo tenere in casa un figlio del Diavolo,é un mostro! - urlò con voce stridula mia madre
- Zitta o  lo sveglierai. Lo teniamo in camera dicendogli della peste. Ora calmati e preghiamo, affinché questo male ci venga portato via -. Ecco...da quella sera...la mia vita cambiò del tutto.
Mi rinchiusero in camera, dicendomi che era una protezione per la peste. Non si facevano mai vedere se non per portarmi da mangiare o per darmi qualche libro. Trascorsi due anni in camera, non uscì per nulla, non parlavo con nessuno. Mangiavo e bevevo quando loro si ricordavano della mia esistenza, leggevo e rileggevo i stessi libri e sognavo un mondo diverso, in cui non venivo considerato un mostro. Alla fine, però, iniziai a scocciarmi di questa situazione. Non avevo amici, sembrava che da un momento all'altro sarei morto di noia e di solitudine.
Un giorno, uscì dalla stanza grazie alla mia magia. Non sapevo come avessi fatto, forse anche la mia magia si era scocciata e voleva uscire con me da quella prigione. Uscì di casa e mi godetti un po di sole. Mi sdraiai sul prato, gli occhi chiuso mentre i raggi del sole mi solleticavano il viso. Sembrava il paradiso...fino a quando, mio "padre". non mi trovò. Mi picchiò per bene e mi rinchiuse di nuovo in camera, sanguinante e pieno di lividi. Non dormì per giorni a causa dei dolori, la mia pelle era piena di segni rossi e di grossi lividi viola. Mi odiavo.
Odiavo quel demone che, per mio grosso dispiacere, era il mio vero papà. Scacciai dalla mente quel pensiero. Sapevo solo che i demoni erano creature orrende e se io ero un figlio di quelle creature, anch'io ero orrendo?
Io non volevo più vivere cosi e , infatti, scappai altre volte dalla camera. per poi godermi un po di aria pura e, quando mi trovavano, altro dolore, sangue, lividi e una serie di insulti.
Alla fine, stanchi di questa situazione, decisero di liberarmi. Venivo trattato peggio di un animale.
Ero un mostro, no?
Una volta, tentai di parlare con mia madre - Mamma perchè mi trattate cosi? Sono vostro figlio - dissi con un pizzico di dolore
- No, tu sei un mostro nato dal Diavolo. Sei solo il frutto del male, dannato il giorno in cui non ti uccisi appena notai le tue stranezze! Prego ogni giorno di ritrovare il tuo cadavere! -.
Insomma, non furono belle parole per me.
Volevo scappare, ogni giorno mi chiedevo se vivessero altri come me, quali altre creature esistevano oltre le fate e ai demoni. Volevo sapere chi ero realmente io, cosa potevo fare, se ero utile in questo mondo. Volevo conoscere il mio mondo, ma come?
I giorni passarono, uno più brutto dell'altro. Durante la notte facevo spesso molti incubo, la maggior parte ritraevano una figura strana che mi chiamava. Non sapevo chi era, era qualcosa di malvagio che cercava di prendermi a sè mentre io scappavo. Più correvo e più lui era vicino a me. Mi svegliavo a causa di tutti quei incubi e mi mettevo all'angolo della mia camera, tremando come una foglia e piangevo. Mi sentivo solo, odiato, diverso...come dicevano i miei genitori, un mostro.
E poi accade...un giorno ero nel fienile, intento a far cambiare colore al fieno. Da giallo diventava blu, e poi verde e rosso. Mi divertivo e nelle stesso momento mi affascinava, stavo iniziando a capire un po di più le mie capacità da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Sentì un urlo e mi girai, notando mia madre che mi fissava spaventata anzi, fissava me e il fieno rosso - Ora ritorna normale mamma, aspetta - dissi velocemente ma lei si avvicinò a me, dandomi uno schiaffo che risuonò per tutto il fienile.
Portai la mano sulla guancia e corsi via, non prima di girarmi per vedere che cosa stesse facendo, per via dei strani rumori che sentivo. Rimasi li a guardarla mentre lei, con occhi ancora spalancati, prese una corda e spostò una balla di fieno sotto una trave.
Ci salì sopra, e solo un momento dopo capì quello che intendeva fare...si voleva impiccare - Mamma no! - gridai...ma fu troppo tardi.
Con un piede scalciò via la balla di fieno e la corda...strinse con forza il suo collo, impiccandola.


Da quel giorno mio "padre" non mi parla più e non c'è mai a casa e io...sono un assassino, un figlio del diavolo.
  
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