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Autore: ChiiCat92    04/07/2014    0 recensioni
"Accadde una notte d'estate, l'estate subito successiva alla mia nomina a Keyblade Master.
Forse tornai alle Isole con poco preavviso, ma avevo fretta di rivedere il mio mondo, la mia casa.
Erano stati giorni difficili da affrontare, l'addestramento era noioso, pesante, infinito, e senza la distrazione dell'allegria di Sora niente sembrava avere davvero un senso.
Per questo decisi di chiedere a Yen Sid di lasciarmi andare un po' prima, giusto un po'.
Forse non sarei dovuto tornare."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kairi, Riku, Sora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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04/07/2014


 

Accadde una notte d'estate


 

Accadde una notte d'estate, l'estate subito successiva alla mia nomina a Keyblade Master.

Forse tornai alle Isole con poco preavviso, ma avevo fretta di rivedere il mio mondo, la mia casa.

Erano stati giorni difficili da affrontare, l'addestramento era noioso, pesante, infinito, e senza la distrazione dell'allegria di Sora niente sembrava avere davvero un senso.

Per questo decisi di chiedere a Yen Sid di lasciarmi andare un po' prima, giusto un po'.

Forse non sarei dovuto tornare.

In ogni caso Yen Sid non poté negarmelo, ero stato sempre puntuale, ubbidiente, preciso, esattamente come tutti si aspettavano che io fossi. Mi ero sentito gli occhi addosso per tutto il tempo. Sembrava che le vecchie abitudini fossero dure a morire, e che su di me lampeggiasse ancora la scritta “warning”.

Ricevuto il permesso la prima cosa che feci furono i bagagli. Infilai al volo tutte le mie cose nel borsone, con un gran sorriso da un orecchio all'altro, qualcosa che raramente mi si era visto in faccia.

Sarei arrivato a sera alle Isole del Destino, e già tornavo con la memoria ai barbeque notturni sulla spiaggia e ai falò che facevamo sempre nelle sere d'estate. Era un pensiero che mi rendeva assurdamente felice. Forse perché l'idea di prendere di petto tutta quella normalità mi dava la forza. Sarei tornato a casa una sera d'estate, di certo avrei trovato tutto esattamente com'era nella mia memoria.

Probabilmente lo stress accumulato era troppo, forse non ero ancora pronto per essere un Master e sopportare tutto quello che sarebbe successo dopo.

Tra l'altro, non riuscii mai a farmi piacere la presenza di Lea, per quanto io gli possa essere grato per quello che ha fatto. Avercelo attorno tutto il giorno non faceva altro che farmi impazzire di più. Lui aveva un particolare modo di farmi saltare i nervi che spesso e volentieri dovevo trattenermi dall'infilargli il keyblade nel...bhè, l'importante era essere riuscito ad ottenere il permesso per andarmene.

Avevo semplicemente bisogno di una vacanza, e Yen Sid doveva averlo capito.

Quando arrivai a casa e non trovai nessun barbeque e nessun falò non pensai che potesse esserci niente di che dietro. D'altronde non si poteva sempre campeggiare sulla spiaggia, no?

In più, era una notte d'estate particolarmente fresca, poteva anche essere quella la ragione.

Non mi feci troppi problemi, non pensai a niente di più che alla felicità di essere di nuovo a casa.

Quanto mi era mancata la mia spiaggia.

Appena potei tolsi subito le scarpe, desideroso di sentire tra le dita la sensazione della sabbia.

Mia madre doveva essere sveglia, perché la finestra del salotto era ancora accesa. Chissà cosa combinava ancora in piedi a quell'ora, forse si era addormentata ancora leggendo sul divano. Era molto che non la vedevo, e sarei di certo dovuto passare prima di lei, ma sapevo che se mi avesse visto non mi avrebbe più lasciato andare, e io volevo poter vedere Sora e Kairi prima di tornare ad essere la vittima sacrificale del suo amore materno.

Per cui, anche con il borsone carico sulle spalle, mi diressi verso casa di Sora.

Avevo una gran voglia di abbracciarlo e volevo raccontargli di quegli ultimi mesi, delle cose che avevo imparato, di come il mio potere si facesse sempre più controllabile, degli allievi che cominciavo a prendere sotto la mia ala, di come fosse noioso ascoltare Yen Sid senza di lui, di tutta una serie di cose che avevo bisogno di raccontargli.

Con un misto di impazienza e felicità, arrivai da lui.

Alle Isole del Destino la gente non chiude la porta a chiave, insomma, si tratta di una decina di individui...chi mai potrebbe o vorrebbe entrare nella casa di un altro per rubare?

Infatti la porta era aperta ed io entrai sentendomi poco meno che a casa mia. D'altronde lì ero cresciuto anch'io, insieme a Sora, conoscevo quell'abitazione meglio delle mie tasche.

Il soggiorno era buio, la cucina deserta, così realizzai che forse i genitori del mio amico non dovevano essere in casa.

Posai il borsone all'ingresso e salii la rampa di scale che mi separava dal piano di sopra.

Filtrava una tenue luce da sotto la porta della stanza di Sora.

Volevo fargli una sorpresa, già mi batteva forte il cuore per l'adrenalina. Volevo spuntargli alle spalle e fare una qualche entrata figa delle mie. E poi lui mi sarebbe saltato al collo per la contentezza urlando “RIKU!” con quel tono di voce orribilmente molesto che lo contraddistingue. Così preso dal mio entusiasmo non mi resi conto dei piccoli particolari che avrebbero potuto farmi capire che era meglio se tornavo subito indietro, prima di sentire il mio cuore spezzarsi in due.

Qualcosa come il paio di scarpe in più lasciate all'ingresso, scarpe che non erano di Sora, tanto per cominciare.

Afferrai la maniglia della porta, contai fino a tre, e poi la spalancai.

- Sono tornato...! -

Trovai Sora e Kairi insieme.

Non che per me fosse scioccante o imprevedibile, non che mi facesse male.

Ma loro non stavano timidamente scoprendo di piacersi, non si stavano baciando.

Stavano facendo sesso.

Facevano sesso come due persone che desiderano il piacere e che sono consapevoli di come raggiungerlo.

È stato in quel momento che ho capito che le cose erano cambiate, che non eravamo più bambini.

E che io ero il terzo in comodo.

Probabilmente dovette andarmi in tilt il cervello perché dal momento in cui li sorpresi entrambi nudi a quando invece li vidi vestiti ho una specie di buco nero al posto dei ricordi.

In ogni caso, dovevo avere una faccia terribile perché so che Sora mi chiese “Riku, stai bene?”.

Ma io non stavo bene, non stavo bene per niente.

Il moto di gelosia improvviso che mi nacque nel petto non fu per Kairi.

Non dissi nulla, e anche se avessi provato mi sarebbe uscito qualcosa come “kesndgfbskljmwhsndgfbkujsaxfghbkdj”, o giù di lì.

Quello che fece fu solo girare i tacchi e fare retro front.

Scesi le scale quasi volando, dietro di me la voce di Sora che strillava “Riku! Riku!” non poteva essere più fastidiosa.

Riku non voleva sentire più niente. Riku raccolse il suo borsone e schizzò come una scheggia lontano da quella casa.

Confuso da quello che provavo, avrei solo voluto poter scomparire.

- Riku, aspetta! - mi inseguivano, lui e la sua dannata vocetta. Allungai il passo, desiderai poter aprire un varco oscuro e potermici gettare dentro. Non volevo che lui mi raggiungesse, non volevo che mi toccasse, ma quel piccoletto riuscì a prendermi per un braccio. - Posso spiegarti! -

- Che cosa vuoi spiegarmi. - lui sembrava disperato, io invece così tranquillo. Da qualche parte dentro la mia testa c'era un piccolo Riku che si congratulava con me per la stabilità della mia voce, stupito che riuscissi a mantenere il controllo nonostante tutto. Forse quando si è abituati a indossare una maschera, la si tiene anche quando non si vorrebbe. Lo guardai, lui mi guardò. Non riuscì a reggere il mio sguardo, mi bastò per capire. - Lascia stare, lascia stare tutto. Torno da Yen Sid. -

- No Riku, aspetta. - si appese disperatamente al mio braccio, come quando eravamo bambini e aveva paura di qualcosa, si appese proprio alla stessa maniera, forse spaventato all'idea di perdermi. - N-non...non andartene...è così bello che sei tornato. -

- A me non sembra così bello in questo momento. -

Rafforzò la stretta così tanto che mi venne quasi istintivo urlare di dolore, ma piuttosto che farlo davanti a lui mi morsi a forza l'interno della guancia e mi trattenni.

- Riku...quello che hai visto... -

- Lo so cosa ho visto. -

E non volevo di certo che lui mi girasse scuse assurde tanto per farmi contento o illudermi.

- C-ci...siamo fidanzati... -

Questa poi, mi mancava. Sentii il sangue gelarmi nelle vene e forzai un sorriso.

- Tanti auguri. -

Che qualcuno spari a Riku!” urlò una vocina dentro la mia testa.

Dritto al cuore.” aggiunsi io.

Tanto, per il dolore già non lo sentivo più.

- Non dovevi scoprirlo così... -

Mi chiesi in automatico se lui me l'avrebbe fatto scoprire in qualche altro modo o se invece si sarebbero comportati come se niente fosse fino alla fine dei tempi.

- Quando è successo? -

Lui si morse il labbro inferiore. Capii che era successo da più tempo di quanto immaginassi e che non voleva dirmelo.

Me lo scrollai di dosso e, imperterrito, mi diressi verso casa.

- Dove vai? -

Mi chiese lui. Aveva la voce che gli tremava, stava per scoppiare a piangere. Dio. Odiavo vederlo piangere.

- A casa, sono stanco. Dormo qui, domattina riparto. -

- Devi proprio? -

- Andare a dormire? Sì, direi di sì. -

Lui scosse la testa, abbastanza freneticamente da farmi capire che lo stava facendo anche se gli davo le spalle.

- Ripartire...non puoi...rimanere? -

- Perché dovrei? Per rovinare tanti altri momenti come quello di poco fa? -

Forse lo dissi con troppa rabbia, forse era solo la goccia che fa traboccare il vaso: Sora scoppiò a piangere.

I suoi singhiozzi fecero fermare per un attimo il mio cuore.

La parte buona, gentile, altruista di me era già partita in quarta per andarlo ad abbracciare e confortare, ma...ecco, Ansem, l'oscurità in me, invece provò una sensazione di piacere nel vederlo soffrire, perché credeva che se lo meritava eccome.

Ignorai quell'oscurità e mi costrinsi a voltarmi per abbracciarlo.

Non riuscii neanche a fare un passo che lui subito mi si fiondò tra le braccia. Non potei fare niente per attutirlo, tanto era stato improvviso, per cui caddi all'indietro, picchiando il sedere sulla sabbia.

Mi ritrovai disteso sulla schiena con Sora accasciato sul mio petto che singhiozzava.

- Ti ho aspettato così tanto...! -

Pianse lui, ed io, ad essere sincero, non riuscii a capire che cosa intendesse.

- Sapevi dov'ero, potevi venire a trovarmi. -

- No, non in quel senso...! -

- E allora in quale senso? -

Lo guardai stupido, lui scosse solo la testa e continuò a piangere e piangere. Mi stava allagando.

Sentii anch'io gli occhi umidi, più perché stare con lui suscitava in me sentimenti di empatia che per altro.

- Basta piangere. -

Non sono mai stato bravo a confortare la gente, anzi, sono troppo goffo in certe manifestazioni d'affetto.

Cercai di accarezzargli la testa in modo che sembrasse qualcosa di confortevole, ma fu solo un modo per spettinargli ancor di più quei riccio che aveva in testa al posto dei capelli.

- Rimani. -

Disse lui, disperato, alzando finalmente la testa e fissandomi con quegli occhioni blu oceano lucidi di lacrime.

- Rimango. -

Uscii dalle mie labbra, quasi a malincuore. Non ero in grado di dirgli no, nonostante tutto.

Lui scrutò i miei occhi, il mio viso, alla ricerca di chissà cosa.

Fu un attimo. Non potei fermarlo.

Colmò la distanza tra di noi e poggiò le labbra alle mie.

Accadde una notte d'estate, l'estate subito successiva alla mia nomina a Keyblade Master.

Trovai il mio migliore amico a letto con la mia migliore amica.

Erano fidanzati.

Mi accorsi di essermi innamorato di lui.

Lui ricambiava.

Era tutto un gran casino.

 

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The Corner

Ciao a tutti,
a quanto pare in questi giorni sono molto ispirata...
Questa è solo una piccola shot, uno spaccato di vita DOPO il 3D che mi andava di scrivere,
potrebbe essere il prologo di qualcosa,
oppure dovrete usare la vostra fantasia per colmare i vuoti...
chissà!
Ci piace il mistero!

Chii

   
 
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