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Autore: imperfectjosie    04/07/2014    4 recensioni
« Resti qui, Atsushi? Intendo, davvero qui? Per me? »
« Dove vuoi che vada? Io mi perdo, se non ci sei. »

|Otani/Risa|
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Otani, Risa Koizumi
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Lovely complex
Rating: Verde
Pairing: Otani/Risa
Note: Piccola dolce One shot (: Scritta dopo l'ascolto di una canzone che mi ha riportato alla mente il dolore di Risa quasi con violenza!
Sapete? Sono alta 1.76 e anche io a 15 anni mi ero innamorata di un ragazzo più basso, che mi aveva ampiamente rifiutata proprio per la mia altezza.
Insomma, questa ragazza di nome Risa mi assomiglia moltissimo, sopratutto dividiamo una storia molto simile (:
Che dire? Buona lettura.

 


Heart wide open

 
 

C'è una ragazza nello specchio,
mi domando chi sia.
A volte credo di conoscerla,

A volte vorrei davvero che fosse così.

 

« Ma adesso basta! Sono stanca. Io rinuncio a te, Otani. Io rinuncio a conquistarti, per sempre! »
Non ci posso credere, l'ho detto.
Le lacrime toccano il pavimento dell'aula, mentre lo osservo dall'alto – come in fondo ho sempre fatto – con il cuore a pezzi.
« Koizumi... »
Strizzo gli occhi con forza, imponendo al mio corpo di non tradirmi e di non perdere l'equilibrio dal dolore.
Sei solo un piccoletto, arrogante e saccente. Eppure, Otani... eppure, credo che non smetterò mai di amarti.
Lo penso, ma la mia bocca non emette un fiato.
Sotto il suo sguardo incredulo, abbandono la classe, lasciandomi dietro – insieme a qualche gocca d'acqua e sale – il cuore.

 

C'è una storia nei suoi occhi,
ninne nanne e addii,
E quando mi guarda,

potrei dirle che il cuore si spezza facilmente.

 

Se il tempo che impieghi per scaricare il male di un rifiuto può essere quantificabile, di certo sono rimasta su questo letto per almeno un giorno intero.
Mio fratello continua a battere i pugni sulla porta, imponendomi di andare a cenare. Mamma è preoccupata, papà non fa altro che domandarmi cosa diavolo sia successo e il telefono squilla da ore.
No. Non riuscirei a parlare con Nobu. Non adesso.
Come avevo previsto da bambina, la mia altezza è stata la rovina di un sogno troppo grande.
Credevo che ci sarei riuscita. A pensarci bene, ci ho messo così tanto sentimento, da non rendermi conto di essere sola. Combattevo senza di lui. Sapevo che non provava amore per me, mi ci sono buttata con questa consapevolezza, non chiedevo nulla... sì, insomma, niente di niente. Però ho impegnato l'anima con la speranza di riuscire a farmi notare.
Koizumi mi ama, Koizumi è carina in fondo, e l'altezza non è un problema per me.
Più o meno avevo immaginato un discorso del genere nella testa di Otani.
Quello stupido.
questa stupida, che continua a piangere con la faccia schiacciata sul cuscino.
Maledizione, Risa! Datti un contegno.
Sento il cellulare vibrare, ma decido di ignorarlo. So che Nobu è preoccupata per me, probabilmente il siparietto patetico di oggi pomeriggio deve esserle già arrivato alle orecchie.
Non c'è niente che possa dirmi per farmi stare meglio.
Soffoco un basso ringhio isterico all'ennesimo trillo dell'ultima canzone di Umibozu che ho come suoneria e mi tiro a sedere di scatto, agguantando il cellulare con stizza.
« Nobu per favore, adesso non ce la faccio... ti chiamo più tardi. Sto bene, non mi ammazzerò per questo, io... »
« Koizumi. »
Quasi un sussurro stanco, ma ha cura di fermarmi il cuore per svariati secondi.
Le iridi nocciola si sgranano, bloccando le lacrime per un po', il tempo di rendermi conto della situazione. Sento la testa leggera, ma il corpo stranamente pesante.
« O-Otani » è tutto ciò che riesco a bisbigliare.
« Sono sotto casa tua. Scendi? »
Mi asciugo le guance, ignorando il tono – somigliante più ad un ordine che ad una richiesta – e pestando il piede con forza sul parquet.
Sono furibonda.
« Cosa diamine hai in testa, si può sapere? Vattene a casa, nanetto. Non sono in vena neppure di ascoltare la tua voce in questo momento. » strepito con un tono così malfermo da impressionare persino il lato più insicuro di me.
« Risa... scendi. »
La tua voce, Otani... pagherei oro per sentirla pronunciare ancora il mio nome in questo modo. Dolce, rassicurante.
Non ho mai avuto grande stima di me stessa, mi sono sempre annullata per compiacere i ragazzi di cui sono stata innamorata. Quindi, lasciando ragionare il dannato muscolo cardiaco che al momento minaccia di sfondarmi il torace, chiudo lo sportellino del cellulare, tirandomi a sedere e abbandonando casa con una velocità tale, da lasciare una scia di vento per tutto il salotto.
Prima di chiudermi la porta d'entrata alle spalle, riesco a scorgere la figura perplessa – e vagamente divertita – di mio fratello.
Ansimante, mi appoggio al legno per abituarmi al buio della sera - e alla flebile luce di un lampione, l'unico su questa strada - mettendo così bene a fuoco la figura bassa che ho di fronte.
« Cosa vuoi? »
Acida.
Non l'ho fatto apposta, ma credevo di essere stata più che chiara oggi pomeriggio.
Il suo mezzo sorriso di sfida blocca ogni valanga d'insulti che mi ero preparata in camera, lasciandomi ferma immobile, a guardarlo come se fosse il ragazzo più bello del mondo.
Staccandosi dal muretto del cancello, avanza verso di me, portandosi così vicino da farmi arrossire come una povera stupida.
D'istinto indietreggio.
« Koizumi? »
« E-Eh? » ribatto, confusa.
« Eri seria oggi a scuola? »
La domanda esce sottile come una lama affilata. Il suo sguardo si abbassa e la sua mano destra stringe la manica del mio pigiama con una presa decisa, ma tremante.
Di cosa hai paura, Otani?
Le corde del tuo cuore... io le sento vibrare, quando mi tocchi.
Dammi pure dell'ingenua, ma credo di non esserti poi così indifferente come vuoi lasciarmi intendere.
Ma allora? Perchè? Perchè c'è tutto questo dolore?

 

Perchè la ragazza nel mio specchio sta piangendo stanotte,
e non c'è nulla che potrei dirle per farla stare bene.
La ragazza nel mio specchio,
sta piangendo a causa tua.
E vorrei che ci potesse essere qualcosa,

qualcosa che io possa fare.

 

« Ero seria. » rispondo, spostando lo sguardo di lato per evitare accuratamente di scrutare i suoi occhi chiari.
Seriamente, si aggrappano al tuo io più profondo e non lo lasciano più.
Otani?
Come ti sentiresti, se decidessi di andarmene?

« Non voglio. »
Una spessa striscia di rosso intenso mi invade naso e guance, mentre lentamente ritorno a fissarlo a bocca aperta, scoprendo quella stessa identica riga sul suo viso.
« O-Otani... »
Le sue dita stringono il doppio, comincio a sentire il braccio formicolare, ma va bene.
Perchè anche se fa male, Otani... anche se vorrei continuare a piangere e spingerti per terra, sbattendoti la porta in faccia, resto qui a tremare, ascoltando ogni singola parola che esce dalle tue labbra.
Un chicco di riso, solo un chicco di riso.
La coscienza ogni tanto mi aiuta a raccimolare un po' di orgoglio – del tutto perso, da quando ho permesso a me stessa di innamorarmi di lui – così, stringendo il labbro inferiore con gli incisivi, mi stacco da lui con un colpo secco del corpo, allontanandolo.
Fa qualche passo indietro malfermo, prima di bloccare il piede e ritrovare l'equilibrio.
I suoi occhi finalmente incrociano i miei e restano lì, a studiarli attentamente.
« Io ci sto provando. Sto provando a pensare a me per una volta nella mia vita, a scrollarmi di dosso la tua presenza, comica o sentimentale che sia... io... IO CI STO PROVANDO! MA SE TU CONTINUI A GUARDARMI IN QUEL MODO, SE CONTINUI A CONFONDERMI CON I TUOI ASSURDI COMPORTAMENTI, IO CADO SEMPRE! MI SOFFOCHI COSÌ! » urlo, all'apice della disperazione.
Fa uno scatto sorpreso, aprendo la bocca quasi sconvolto.
Continuo a tremare come una foglia, conscia del fatto che non avrò mai qualcuno pronto a rassicurarmi, stringendo il metro e 70 che sono.
A questo pensiero, ricomincio a piangere.
« Vattene via. »

 

Se potessi, vorrei dirle di non avere paura,
Il dolore che sta sentendo,
quel senso di solitudine, sparirà.
Perciò asciugati le lacrime e stanne certa,
l'amore ti troverà come è già successo.
E quando mi guarda,

so che niente funziona mai così facilmente.


Mi volto con l'intenzione di tornare in camera, ma il mio corpo non si muove di un millimetro e ho quasi paura a capirne il motivo.
La pelle intorno al polso brucia a contatto con le sue dita.
Otani è piccolo... eppure ha le mani grandi.
C'è stato un tempo in cui la sua presenza mi urtava il sistema nervoso... adesso si limita a sfondarmi il cuore.
« Ascoltami un secondo e chiudi il becco! Parli sempre a vanvera! TACI UNA BUONA VOLTA! »
Gli occhi grandi si spalancano per l'ennesima volta, ma continuo a tenerli saldi sul legno della porta.
Un passo, un altro passo... continua ad avvicinarsi e quando sento tutto il suo corpo compatto contro la mia lunga schiena, per poco le ginocchia non mi abbandonano.
Percepisco il calore delle sue labbra attraverso la sottile maglia di cotone del pigiama. E poi... il suo respiro. Caldo, penetrante.
« Koizumi, sono un disastro. Io... guardami e dimmi come diavolo ti è venuto in mente di innamorarti proprio di me! »
Non è una domanda, affatto.
Vorrei girarmi e piazzargli un sonoro pugno su quel muso da presuntuoso che si ritrova! Di solito la sua autostima mi è grata per questo, è una cosa che facevo spesso in passato... eppure non ne ho la forza.
Perchè? Come mi è venuto in mente di innamorarmi di te, Otani? E io che ne so?
La mente viaggia veloce, ma lui lo è di più. E nello spazio di un secondo, ritrovo quel gusto di mandarino tanto agognato, che ieri credevo così sbagliato e irraggiungibile.
La schiena ha sbattuto forte contro il legno, ma non mi interessa. Il suo corpo fa fatica ad adattarsi al mio, eppure a modo suo si incastra alla perfezione con quello che è sempre stato il mio tormento emotivo.
Otani non ha la febbre oggi, non è svenuto e non ci sono chicchi di riso.
Otani mi sta baciando.

Percepisco la pressione dei polpastrelli forti sulle spalle, ma non ho la forza di alzare a mia volta le braccia – ancora incollate ai fianchi – per ricambiare qualsiasi contatto.
Il suo petto è abbastanza, ed è più di qualsiasi cosa potessi chiedere.
Quando si stacca, nelle iridi c'è il mare in tempesta e un'espressione che non gli avevo mai visto prima d'ora.
Potrebbe essere...?

 

Perchè la ragazza nello specchio sta piangendo stanotte,
E non c'è nulla che io potrei dirle,
per farla stare bene.

Vorrei che ci potesse essere qualcosa,
qualcosa che io possa fare.

Non riesco a credere a ciò che sto vedendo,
quella ragazza nello specchio...
quella ragazza nello specchio sono io!


 

« O-Otani...? » provo a chiamarlo, ancora sotto shock.
Il suono di una sirena che sfreccia sulla strada accanto neppure mi attraversa il cervello, occupato dall'odore del suo cappotto e da un fiume di sentimenti contrastanti.
Non dice una parola, almeno non prima che la sua testa riesca a trovare il mio seno, per accoccolarsi nel solco del petto. Sospira con forza, senza reprimere uno sbuffo compiaciuto.
« Il tuo cuore, Koizumi... il tuo cuore va veloce. »
Che razza di idiota! Cosa pretende?
« M-Ma Otani, che f-fai? » domando al limite dell'imbarazzo, ignorando - almeno con la voce - il suo tono canzonatorio.
Sghignazza divertito, spostando la mano per riuscire ad intrecciare le dita alle mie. E restiamo così, finché la sua voce – di nuovo incredibilmente calda e avvolgente – mi raggiunge.
« Dopotutto credo che non sia poi così male, lo sai? Potrei mandare al diavolo il mio orgoglio per te, Koizumi. »
Tum. Tum. Tum. Boom!
Calmati, Risa.

Non riesco a sciogliermi da questa posizione, sono bloccata come una statua, del tutto incapace di spostare un solo muscolo.
Può un cuore esplodere, se troppo pieno?
Prendilo, Otani. E' tuo.

« Otani, t-tu... »
I suoi capelli smettono di solleticarmi il seno nel preciso istante in cui i suoi occhi trovano i miei, agganciandoli in una muta risposta.
« Ma avevi detto che--- » questa volta sono le sue dita ad impedirmi di continuare la frase.
Leggere, mi si posano addosso, schiacciando un pelo il labbro superiore.
Soffoco a stento il bisogno di baciarle, dandomi dell'idiota per il solo pensiero.
E poi, mi sorride complice, allargando la piega della bocca in una dimostrazione sincera di felicità sconfinata.
« Ho detto tante cose, Koizumi... ma non credo ci sia mai stato un fondo di verità. Sono un idiota. » sussurra, serrando le labbra in un'ombra divertita e stringendo gli occhi nell'espressione più furbesca che io gli abbia mai visto addosso.
Poi, la luce.
L'espressione di sorpresa che ho mantenuto fino ad ora, lascia spazio al sorriso di gioia più grande del mio repertorio. Le iridi si colorano di un caldo nocciola acceso e forse devo sembrare una stupida in grande stile, nonostante questo – per la prima volta – non me ne frega un accidente.
« Sei un idiota. » confermo, mutando nuovamente lo stato d'animo in calde lacrime di assurda felicità e labbra che tremano fuori controllo.
« Dai, smettila di frignare, perticona! » mi canzona amorevole, posando entrambe le braccia ai lati del mio corpo e piantando i palmi sulla porta.
L'ultima cosa che sento, prima di tornare a baciarlo, è la sua fronte sul mio seno e il vago sapore di un mandarino maturo.

 

« Resti qui, Atsushi? Intendo, davvero qui? Per me? »
« Dove vuoi che vada? Io mi perdo, se non ci sei. »


 

END.

 

  
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