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Autore: Alpha Hydrae    04/07/2014    1 recensioni
Un ruolo, una vocazione. Una chiamata ancestrale.
Le cosce cominciano a pulsare di ricostruzione ossea, e prendo coscienza del fatto che passerò una lunga notte accasciato contro la parete di questo madido cunicolo, in attesa di un’alba più incoraggiante.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Steve Rogers/Captain America
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci si aspetterebbe del cinismo, da parte mia, ma è stata proprio la mia faccia tosta davanti al cinismo che mi ha permesso di campare novanta e passa anni.

«Ci stanno falciando come mosche. Pare che il 116esimo sia stato completamente annientato».

A quanto sembra, devo restare qui ad aspettare che le fratture dei femori si rimarginino. Il desiderio di intervenire, di scalare la rupe e indebolire la base nemica che si trova dall'altra parte, scalpita nel petto come febbre; ma tutto quello che posso fare è nascondermi in una grotta ed aspettare che le mie maledette gambe guariscano abbastanza da farmi camminare.

Posso quasi tastare le uniformi nero pece, odorare l’inchiostro schiaffato sulla carta ruvida sotto forma di messaggi segreti e presto dato alle fiamme, sfiorare i proiettili piccoli come supposte di piombo in una visione pallida ma empirica, che sa di veterano. Questo mi tranquillizza. La vicinanza di un campo di battaglia, la tenda cariata, gli schiocchi del fuoco che consumano la legna in un crepitio cocente.

«Saremmo dovuti arrivare alla scogliera, ma non c’è nessun passaggio e la spiaggia è alla scoperto. I crucchi ci hanno tutti in bella vista».

Ho mantenuto un livello rassicurante di sanità mentale, con mia sorpresa. Credevo che il giustiziare mi avrebbe dato alla testa, che le esplosioni mi avrebbero assordato, che la tenacia mi avrebbe condannato.

Ma non c’è maggiore lucidità che quella che scorgo negli occhi di un nemico annientato, un pericolo sventato; un inesperto soldato di provincia che, infervorato, abbraccia tremante le sue armi e saetta irregolare, nella mimetica pregna di urina e di fango; un folle che usava sollevarsi al di sopra della libertà e di qualsiasi diritto civile, riportato drasticamente al suo livello.

Un ruolo, una vocazione. Una chiamata ancestrale.

Le cosce cominciano a pulsare di ricostruzione ossea, e prendo coscienza del fatto che passerò una lunga notte accasciato contro la parete di questo madido cunicolo, in attesa di un’alba più incoraggiante.

A domani, folle. Spera che il siero non faccia il suo lavoro, e che domattina non annunci il giorno con una breve quanto definitiva battaglia; ma non sperare che le tue azioni rimangano impunite.

«E lei è proprio uno sballo, Bobby. È la ragazza più bella del mondo».

Dallo zaino sudicio tiro fuori l’elmetto, appena intaccato nella sua tinta blu, e lo indosso, come preparazione e come scudo. L’orologio che ho al polso segna le 00:01, attraverso i frammenti del vetro spaccato e insanguinato. Innalzo con energia la fiaschetta dell’acqua, quella che mi ha accompagnato in tutte le missioni fino a questa serata quieta, a simulare un brindisi.

Buon compleanno, America.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

HAPPY BDAY, CAP.

 

Le citazioni sono estratte da Capitan America: Teatro di Guerra – America the Beautiful. 

  
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