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Autore: auroraldr_    04/07/2014    0 recensioni
Come può un libro creare così tanti problemi?
Non si tratta di roba da dilettanti,la questione è davvero seria.
Amore e mistero avvolgeranno la storia di Sheryl,una giovane bibliotecaria che si troverà catapultata in un assurda storia.
Ogni mezzo verrà utilizzato per arrivare al libro,starà a Sheryl capire di chi fidarsi.
Una piccola cittadina,coinvolta in uno dei più grandi misteri degli Stati Uniti.
Come può una semplice ragazza portare in salvo l'America?
Genere: Mistero, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'orologio batteva le unidici e un quarto del mattino quando l'ennesimo cliente entrò in biblioteca. Audrey,mia nonna, la proprietaria,andò incontro al giovane appena entrato. La bionda chioma del ragazzo splendeva sotto la pallida luce del sole che filtrava dalle finestre appena lucidate. Si strinsero in un amichevole e caldo abbraccio,sotto i curiosi occhi degli altri clienti. Lo invitò a sedersi nel retro a bere una tazza di caffè e il giovane sembrò accettare volentieri,mentre io restai a guardarli da dietro gli scaffali senza farmi notare. Avrei voluto seguirli se non avessi avuto altri clienti da 
servire. Una volta essermene liberata,andare da loro fu il primo pensiero. Mi sentii quasi un adolescente che va dietro ad un ragazzo appena visto fuori da un negozio. Che importanza aveva sapere chi fosse? Nessuna.
Assolutamente nessuna. Lasciai comunque Caroline da sola in biblioteca.

Caroline era una mia amica oltre che attuale collega. Era un brutto periodo per lei da quando suo marito era dovuto partire lasciandola sola con il loro bambino.

Anni prima,dal loro matrimonio era nato Cristopher. Caroline non aveva più i genitori,erano molto anziani e ammalati quando se ne erano andati a miglior vita. Suo marito era partito per la guerra in Siria,lasciando l'amarezza nel suo cuore.
Non era facile per lei. Philip era un volontario e la quota che mensilmente veniva versata nel conto di Caroline era minima,tanto da non poterle permettere di pagare le bollette,l'affitto e il necessario per il bambino in un unico mese.

Per questo chiesi a mia nonna di assumerla nella nostra biblioteca e se in ogni caso lo stipendio non le fosse bastato,avremmo potuto aiutarla in piccola parte.

Attraversai il corridoio che portava sul retro,dove la nonna aveva lasciato una camera libera nella quale aveva inserito un piccolo angolo cottura,un frigo,un microonde,un tavolo con quattro sedie intorno e una vecchia poltrona.

Era la poltrona rossa del nonno,da quando se ne era andato l'avevamo portata lì,come per sentire ancora in qualche modo la sua presenza. 

La biblioteca era enorme,costruita con anni e anni di sacrifici,era già lì da circa quattro generazioni. La nostra era l'unica biblioteca del paese,conoscevamo tutti i nostri clienti ecco perché mi chiesi chi fosse quel giovane,non era mai 
stato da noi. Doveva per forza essere uno straniero,ciò che non riuscii a spiegarmi fu quell'accoglienza così calorosa da parte della nonna,solitamente non si lasciava coinvolgere emotivamente con i suoi clienti. 
Mi avvicinai alla camera cautamente e mi sporsi lasciandomi vedere dalla nonna che stava seduta di fronte al ragazzo che aveva le spalle rivolte verso di me.
«Sheryl,vieni,ti presento una persona. Lui è Niall,è il nipote di Susanne,la signora di cui ti ho parlato. Susanne mi ha accolta e aiutata quando per i primi tempi io e tuo nonno eravamo in Irlanda per il viaggio di nozze.» 
La nonna sorrise. Un sorriso così ampio e accesso che quasi mi fece commuovere,era dalla morte del nonno che non sorrideva così. Solitamente i suoi erano minimi accenni a quelli che dovevano essere sorrisi.
Intanto Niall si voltò e per la prima volta riuscì a vederlo bene,i suoi occhi azzurri mi scrutarono a lungo mentre nonna Audrey parlava,mi sentii quasi a disagio,magari pensavano che li avessi seguiti e origliati,arrivando così all'improvviso.
Nessuno dei due,però sembrò darne il minimo accenno così mi limitai a sorridere guardando Niall.
«E' un piacere conoscerti,io sono Sheryl.» Mi voltai poi verso Audrey.  «Ho lasciato Caroline da sola,è meglio che torni ad aiutarla.»
«Dovresti anche concederti una pausa una volta tanto,fermati a prendere un caffè.»
Con nonna era inutile discutere,tanto alla fine doveva per forza avere ragione lei,ecco da chi ne avevo preso,la mamma me lo ripeteva sempre. Eravamo due testarde,ma lei aveva sempre la meglio. Non feci neanche in tempo ad
aprire bocca che stava già versando del caffè caldo in una tazza. Mi abbandonai ad una leggera risata accomodandomi su una sedia accanto a loro.
«Come mai sei qui,Niall? Studi?»
Audrey tornava verso il tavolo rigirando un cucchiaino nella tazza per poi poggiarmela sotto gli occhi. 
«No,signora. Mi sono trasferito per lavoro,domani ho un colloquio per entrare a far parte dell'FBI.»
«FBI? Credevo ci volessero raccomandazioni o conoscenze per poterne entrare a far parte.»
«La mia famiglia qui ha delle conoscenze. Devo dire che è stato abbastanza difficile riuscirci,ma potrei farcela. E' il lavoro che ho sempre sognato di fare.»
«Non ti aspetterai mica storie da film? Insomma,qui non è che succeda molto. Specie in questo periodo dell'anno la criminalità pare dormire,essere un agente dell'FBI o della polizia locale,è quasi uguale.»
Mi intromisi quasi acidamente smettendo di bere il caffè,appoggiando la tazza sul tavolo,con il contenuto quasi a metà. Uno straniero che riusciva ad entrare in un luogo così ambito quale l'FBI solo perché aveva delle stupide conoscenze.
«Se stai provando a scoraggiarmi non ci riuscirai,stai perdendo in partenza.» 
Niall ridacchiò tornando a sorseggiare il suo caffè,mentre veniva accompagnato anche dalla risata di nonna. Sì,era vero, cercavo di scoraggiarlo,ma che importanza aveva? Non lo conoscevo neanche,così rinunciai perfino a 
rispondergli,concentrandomi a finire la mia tazza.
«Adesso vado. Buona fortuna per il colloquio di domani,sempre che tu ne abbia bisogno.»
Accennai un sorriso mentre mi alzai attraversando nuovamente il lungo corridoio,tornando in biblioteca da Caroline. Probabilmente in questo momento Audrey e Niall stavano ridendo alle mie spalle,mi era lasciata ammutolire da uno stupido ragazzetto che non era neanche americano.

Non avrei permesso che accadesse ancora una volta,nessuno poteva lasciarmi in silenzio. Se c'era una cosa che detestavo era apparire inferiore perché non lo ero.

Avevo passato anni ad essere inferiore rispetto gli altri e tutta quella situazione mi aveva portato ad avere numerosi problemi.
Mi vennero in mente gli anni del liceo dove se sbagliavi una risposta alla lavagna apparivi uno stupido da deridere. Era frustrante per una ragazzina di 15 anni trovarsi davanti ad un intera classe che rideva di te per un errore. Quei momenti di litigio dove per non aggreavare la situazione restavi in silenzio,ma dagli altri era solo un segno di debolezza. Erano stati tanti gli eventi della mia adolescenza che mi avevano portato a non avere più fiducia in me stessa,a diventare un vegetale. Avevo paura di aprire bocca,perchè appena lo facevo tutti potevano prendersi gioco di me. Avevo alzato un muro fra me e il mondo. All'epoca non stavo ancora in America,ma in Olanda. I miei genitori erano esausti di quella situazione. Continuavano a fare continui confronti fra me e le altre ragazzine della mia età per darmi un motivo per reagire. Stava proprio lì il problema. Io non reagivo,non lo facevo più. Avevo smesso di farlo. Ogni parole negativa o di sfida detta da loro,per me era solo un attacco che mi faceva chiudere ancora di più. Sviluppavo sempre di più un carattere introverso che mi fece allontanare da tutti. Ero arrivata al punto di restare l'intero giorno in casa. Ero senza amici,nè volevo averne. Così i miei genitori cercarono un bravo psicologo in America. Mi spedirono da nonna Audrey come un pacco postale. Avevo solo 15 anni quando iniziai la terapia, una terapia che mi portò a crearmi una corazza attorno. Mi portò a diventare testarda e competitiva. 
C'è solo un problema,che ancora dentro c'è quella ragazzina di 15 anni . Sono come un biscotto,quegli squisiti biscotti che sono croccanti fuori,ma poi dentro sono caldi e morbidi. Perchè nonostante il mio scudo contro il mondo,a volte cado anch'io. Cado. Mi sbuccio le ginocchia. A volte mi rompo persino qualcosa. Adesso ho imparato a raccogliere i pezzi e rimetterli insieme. E ricostruire tutto. E dopo ogni caduta rimettermi in piedi.
Non capitava più da tempo,ma con Niall mi ero sentita quella ragazzina di 15 anni e a 15 anni,il più delle volte,non trovi la forza per rimetterti in piedi.
   
 
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