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Autore: Giadina22688    04/07/2014    3 recensioni
Jocelyn non si voltò indietro neanche una volta verso quello che sarebbe diventato il passato suo e dei suoi figli. Ma quando il passato ti trova quali sono le tue possibilità?! Due fratelli, un legame forte. Le scelte saranno decisive... Amore, amicizia, lealtà possono essere le strategie migliori per vincere una guerra?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Salve a tutte lettrici... Mi scuso per il ritardo con cui pubblico ma ho avuto dei giorni difficili... Ecco qua un nuovo capitolo con cui spero di riuscire a farmi perdonare... Come sempre un doveroso grazie va a chi legge in silenzio, a chi recensisce e soprattutto alle mie sostenitrici Perla Bane, JessyR89 e Stella 13 sempre presenti in ogni capitolo... Enjoy...

CAPITOLO 14

 

Allenarsi con il padre non era neanche lontanamente simile alle sedute che sostenevano in Istituto, Valentine non dava loro spazio e tempo per riprendere fiato, sosteneva infatti che in battaglia non ce n'era la possibilità, e loro dovevano essere forti, precisi e letali se volevano sopravvivere e sconfiggere i nemici. Dopo le prime sessioni quasi disastrose in cui si sentivano inadeguati e goffi, i ragazzi iniziarono a vedere i risultati della severità e della disciplina che il padre imponeva loro. Stavano diventando più forti e aggraziati, agili e silenziosi senza essersi tracciati le rune, stavano diventando dei cacciatori da guerra a tutti gli effetti. Valentine era pienamente soddisfatto di vedere con i propri occhi ciò che gli esperimenti condotti sui figli avevano creato. Se provocato a dovere Jonathan, grazie alla quantità di sangue di demone che scorreva nelle sue vene, riusciva a triplicare la sua forza e la sua velocità; per quanto riguardava Clarissa non capiva perchè, nonostante avesse la stessa quantità di sangue di angelo di Jace Herondale, non manifestasse nessuna capacità o abilità particolare e superiore. Stava comunque diventando un'ottima cacciatrice ed era fiero di lei quanto del figlio. Erano talmente in sintonia, che coordinandosi come fossero parabatai riuscirono in un paio di occasioni perfino a mandare al tappeto il padre. Fu in una di queste occasioni che Valentine affrontò l'argomento. Dopo che Jonathan lo aveva aiutato ad alzarsi da terra, osservando le rune sulla spalla sinistra di entrambi disse:«Dovreste toglierle, nessuno dei vostri parabatai è degno di voi. Tra l'altro non accetto assolutamente che uno dei miei figli sia parabatai di una mezzosangue inferiore alla razza. Non esiste per voi miglior parabatai se non voi stessi. Siete così in sintonia che lo sembrate proprio.»

Nessuno dei ragazzi proferì parola ma si limitarono semplicemente ad annuire, l'allenamento per quel momento era finito e loro vennero congedati. Si avviarono verso le loro stanze per farsi una doccia e prepararsi per la cena. Ancora non avevano scoperto niente di interessante da comunicare all'Istituto quindi, nonostante mancassero loro incredibilmente, attesero prima di contattare Jace e Perla. Speravano di riuscire a farlo nei giorni successivi.

Ma così non fu mai, visto che erano sempre impegnati con gli allenamenti e le riunioni minori a cui il padre, volta per volta, li faceva partecipare introducendoli, sempre di più, nella gerarchia del Circolo.

Non ci volle molto prima che, non essendo stati contattati, una sera, a notte fonda, Jace e la maghetta apparissero nella stanza di Clary e come immaginato trovassero i due fratelli insieme a parlare tra di loro. Non ebbero però l'accoglienza che si erano immaginati di ricevere per essere stati lontani così tanto tempo. Nessuno dei due fratelli si precipitò ad abbracciarli e baciarli come pensavano Li salutarono con un cenno della mano e l'invitarono solamente ad avvicinarsi. C'era qualcosa che non andava e via via che passavano i minuti la sensazione si faceva sempre più spazio nei cuori di Perla e del ragazzo angelico.

«Wow che accoglienza calorosa. Che succede ragazzi?» chiese Jace in ansia. «Pensavamo foste felici di rivederci» continuò e si sedette sul letto vicino a Clary e la prese tra le braccia. Quel contatto fece scattare qualcosa nella ragazza che iniziando a singhiozzare rispose:«Non sappiamo cosa ci stia succedendo, quando siamo arrivati qui volevamo con tutto il cuore uccidere nostro padre e mettere fine al suo piano scellerato, ma adesso che ci alleniamo con lui, ogni giorno ci mette al corrente di una piccola parte dei suoi intenti. Sappiamo che è sbagliato ma non riusciamo a fare a meno di restare al suo fianco. Jace ho paura, non voglio diventare come mio padre ma temo che restare qui ci cambierà, ma non possiamo andarcene adesso che siamo così vicini.» Udito lo sfogo della sorella Jonathan si alzò dal letto e corse incontro alla maghetta, stringendola a sè e dandole un bacio che sapeva di paura, disperazione ma anche speranza. Quando si staccò dalle sue labbra Perla gli disse:«Adesso capisco perchè vostra madre è scappata diciassette anni fa. Valentine è un uomo molto potente e se parlate così deve aver già iniziato la sua opera di trasformazione. Ho il forte sospetto che ci sia qualcosa di magico sotto. Devo parlare con mio padre.» Mentre tornava con Jonathan vicino a Clary e Jace, la maghetta non potè fare a meno di notare la mancanza della runa parabatai sulla spalla di lei. «Clary, cosa è successo alla tua runa?!» Chiese allarmata Perla poi vedendo che anche quella di Jonathan mancava continuò:«Jonathan, anche la tua?! Nessuno di noi ha sentito il legame con voi spezzarsi, se anche fosse stato così avrebbe comunque dovuto esserci sbiadita e argentea, ma guardandovi sembra che non l'abbiate mai avuta. È un altro effetto dell'artificio che vostro padre sta compiendo su di voi?» I due fratelli si guardarono negli occhi e poi posarono lo sguardo sui loro compagni, quindi Jonathan disse:«Nostro padre ci ha chiesto di rinunciare alla runa parabatai. Così per compiacerlo Clary, l'ha resa invisibile agli occhi di tutti, cacciatori compresi. Vorrebbe che diventassimo l'uno il parabatai dell'altra così come sospetto che non abbia abbandonato l'idea di soddisfare la richiesta della Regina.»

«Adesso basta.» Proruppe Jace «Ce ne andiamo da qui e vi portiamo con noi, non vi lasceremo qui un minuto d più. Non possiamo assolutamente rischiare di perdervi e ancora peggio non possiamo permettere che Valentine abbia due elementi come voi dalla sua parte. Andiamo!» Non appena finito di parlare sentì la mano di Clary sul suo viso che gli accarezzava la guancia e la ragazza che gli posava un dolce bacio sulle labbra. Poi lei disse:«Se adesso venissimo con voi, Valentine non esiterebbe a sterminarvi pur di riaverci con sè e questo noi non possiamo permetterlo, vi amiamo troppo, tutti voi, per poter anche solo pensare una cosa del genere. Adesso andate e trovate cosa non va, noi nel frattempo cercheremo di resistere, quanto ci è permesso, e di finire il lavoro per cui siamo venuti. Non conosciamo tutti i dettagli, ma sappiamo che il piano di Valentine ha a che fare con il Conclave e La Guardia. Cercheremo di saperne di più.»

Congedando Jace e Perla, Jonathan aggiunse:«Dite a nostra madre e a Luke che ci mancano molto, e Jace, per favore, tu e Izzy prendetevi cura di Simon. Contiamo su di voi.» Detto questo prima che andassero, preso dalla disperazione incollò le sue labbra a quelle della maghetta fino a restare senza fiato e le disse che l'amava. Clary invece corse tra le braccia di Jace e mentre gli sussurrava quanto lo amasse, lasciò che lui le alzasse il mento con un dito e che la baciasse come se non ci fosse un domani. Poi presa per mano la maghetta sparirono, lasciando i fratelli Morgenstern nell'angoscia.

Dall'altra parte della città una famiglia, ormai si definivano tale, stava cercando in tutti i modi di trovare una soluzione per fermare il piano di Valentine e riportare a casa i ragazzi.

«Papà c'è qualcosa che non va con Clary e Jonathan. Sospetto che il padre stia cercando di assoggettarli al suo volere attraverso qualche artificio. Non so ancora di cosa si tratti ma dobbiamo scoprire al più presto cos'è o sarà troppo tardi.» Perla e Jace erano appena apparsi in biblioteca e senza nemmeno salutare, la maghetta aveva esordito così. «Perla, calmati. Rallenta, cosa vuoi dire?!» chiese Magnus allarmato.

Tutti smisero di fare quello che gli era stato assegnato e si fermarono ad ascoltare quello che Jace e Perla avevano da dire. Alla fine del racconto Jocelyn esclamò:«Ma è terribile, perchè non li avete riportati indietro comunque?»

«Non ce l'hanno permesso, è stato un colpo. Non vogliono rischiare che Valentine ci faccia del male per riprenderseli. Resisteranno ma dobbiamo trovare una soluzione in fretta o ci saranno due Morgenstern in più da fermare, e con le capacità di Clarissa, Valentine ne è all'oscuro per fortuna, sarà quasi impossibile. Dobbiamo metterci a lavoro. Vista l'alleanza del capo del Circolo con la Regina, credo che stia somministrando loro una qualche bevanda fatata.» affermò agitata Perla.

Dopo essersi ritirato nella sua stanza come gli altri a tarda sera, Simon non riusciva a prendere sonno. Era solo, disteso, sul letto a pensare al suo parabatai e alla sorella di lui. Si sentiva in colpa per aver permesso a Valentine di portarli via, per non essere riuscito a proteggere entrambi. Era un parabatai e non era in grado neanche di fare la cosa più semplice; mentre fissava il soffitto con mille pensieri in testa e una sensazione di disagio alla bocca dello stomaco, bussarono alla porta.

Nonostante sua figlia potesse farli apparire in un attimo e il loft garantisse loro una maggiore privacy, Magnus aveva deciso di restare all'Istituto nella stanza di Alec. Voleva vederlo nel suo mondo, nella quotidianità, conoscere le sue abitudini e perfettamente a suo agio nell'ambiente che lo circondava. Alec gli aveva assicurato che anche la casa dello stregone lo metteva a suo agio ma Magnus aveva insistito per rimanere lì con lui, aggiungendo come scusa la volontà di rimanere il più vicino possibile a sua figlia in quel momento così delicato.

Ognuno di loro in qualche modo era legato ai fratelli Fairchild, erano i figli di Jocelyn e Luke, erano il ragazzo e la ragazza di Perla e Jace, parabatai di Isabelle e Simon, cacciatori dell'Istituto sotto la responsabilità di Alec e il Sommo Stregone di Brooklyn li aveva visti crescere e giocare con sua figlia. Dovevano trovare una soluzione al più presto, ma per il momento l'unica cosa che Alec poteva fare per loro era mandare un messaggio ai suoi genitori con cui li aggiornava sull'intera faccenda, in modo che ad Alicante fossero pronti. Li pregò alla fine della lettera che ne facessero parola, per il momento solo con il Console in persona, visto che ancora non sapevano quante spie, il signore del Circolo, avesse nelle schiere del Consiglio.

Quando Simon, dopo aver detto avanti, vide che la persona che aveva bussato era Isabelle fece un profondo sospiro e le chiese di raggiungerlo. Non erano state molto le occasioni per stare insieme da quando Jonathan e sua sorella erano stati presi e portati via, sia per il fatto che ogni energia era dedicata a trovare una soluzione per fermare il loro padre, sia perchè la mancanza dei parabatai lacerava entrambi. Nonostante il fatto che Isabelle avesse Perla non alleviava assolutamente il senso di perdita che condivideva con lui. In quel momento Isabelle era quello di cui aveva bisogno per smettere, anche solo per un po' di provare quel senso di colpa e d'impotenza che avvertiva ogni volta che pensava ai due fratelli. Anche lei provava le stesse sensazioni che sentiva Simon soprattutto dopo le ultime notizie che suo fratello e l'altra sua parabatai avevano riportato.

Si sdraiarono uno vicino all'altra e la pace momentanea che ricavarono dal semplice tocco reciproco bastò a placare i loro animi. Era quello di cui avevano bisogno in quel momento e guardandosi negli occhi riuscirono ad escludere il mondo esterno e tutto ciò che comportava. Decisero che in quell'istante esistevano solo loro e non c'era niente di più bello e di più vero dell'altro. Smisero di pensare al resto e si dedicarono anima, mente e corpo alla felicità reciproca. Pensavano che fosse la cosa giusta da fare, ne sentivano la necessità come aria nei polmoni, trovavano conforto in quelle carezze, in quei baci, in quei tocchi. Volevano stare meglio e potevano farlo solo stando insieme. Passarono gran parte della notte a perdersi insieme in quel vortice di sensazioni, quasi fosse la cura di cui avevano bisogno e poi si addormentarono forse, per la prima volta da giorni, sereni e tranquilli. Ci avrebbe pensato la realtà l'indomani a farli ripiombare nell'incubo che stavano vivendo.

In un'altra stanza non lontano da loro un giovane cacciatore e uno stregone cercavano insieme di fare il punto della situazione. Vedere la figlia soffrire spezzava il cuore di Magnus, non si trattava solo della mancanza del suo ragazzo ma anche di una delle sue parabatai, doveva fare tutto quanto in suo potere per salvarli e farli tornare sani e salvi. Era contento che Alec fosse lì al suo fianco, sapeva di poter contare sul suo supporto come ragazzo e sulle risorse del conclave come capo dell'Istituto; erano giorni che non si concedevano un momento tutto per loro ma purtroppo il tempo stringeva e due cacciatori rischiavano, per ogni minuto che passava, di diventare elementi fondamentali per lo scatenarsi di una guerra.

Negli ultimi giorni Alec e Jace passavano molto tempo in palestra ad allenarsi con Simon, mentre Isabelle e Perla se ne stavano rintanate in biblioteca ad esaminare le prove raccolte in quel magazzino sperando di ricavarne il più piccolo dettaglio che potesse aiutarli. Se, come sospettava sua figlia, dietro al cambiamento dei due fratelli c'era l'assunzione di una bevanda fatata, presto la Regina avrebbe ricevuto una visita dal Sommo Stregone di Brooklyn e non sarebbe stata certo di cortesia.

Erano giorni e giorni ormai che Jocelyn e Luke avevano occupato una delle stanze dell'Istituto, anche se, come a casa, l'assenza dei figli era insopportabile. Almeno lì potevano contare sull'appoggio dei ragazzi e del loro amico stregone. Nonostante stessero, tutti, cercando di fare il possibile per trovare una soluzione a tutto, non sembrava comunque sufficiente, lei e il marito passavano le notti insonn,i esaminando ancora e ancora qualcosa che pensavano gli fosse sfuggito.

Come loro e forse peggio stavano la maghetta e il ragazzo angelico, avevano trovato l'amore e un pazzo squilibrato maniaco del potere aveva portato via loro la ragione di vita. Cercavano di tenere la mente occupata per non sprofondare nella disperazione passando la maggior parte del loro tempo in palestra e in biblioteca, si sforzavano di mangiare ma nonostante ciò, i segni cominciavano a solcare i loro volti, occhiaie profonde sotto gli occhi, zigomi spigolosi, pelle diafana. Le uniche cose che riuscivano a tenerli a galla, oltre agli amici e la famiglia, erano le ormai sempre più rare visite che riuscivano a fare ai due innamorati.

In una torre d'avorio nel centro di New York con vista su Central Park due giovani cacciatori, erano, ogni giorno di più, sottoposti a duri allenamenti e giornaliere ruinioni strategiche in vista della realizzazione del piano del padre.

Un padre che, dal canto suo, stava sempre di più apprezzando l'impegno che i figli mettevano nell'una e nell'altra cosa. Il suo piano stava procedendo come previsto e i suoi figli erano sempre più assoggettati a lui, non solo la Regina gli aveva fornito un lasso di tempo sufficiente per rapirli ma gli aveva anche consegnato la chiave per avere ciò che voleva di più: i suoi figli, dalla sua parte, contro il Conclave.

Non era stato difficile somministrare loro la pozione fatata, gliene aveva data un po' quando ancora erano privi di sensi e poi, poche gocce per volta, l'aveva mescolata insieme, nelle tazze, al caffè.

Non solo la loro ostilità era stata quasi immediatamente dimenticata, ma grazie alla sua influenza e al decotto la loro natura di Morgenstern era affiorata e la volontà di compiacerlo ma anche di farsi rispettare si era fatta strada giorno dopo giorno. Erano sempre più partecipi durante le discussioni sulle strategie da adottare per far si che il piano avesse successo e inoltre si stavano dimostrando ottimi leader e strateghi, non mancava molto affinchè potesse affidare loro una squadra d'assalto da poter comandare.

Ormai poteva fidarsi abbastanza dei suoi figli da farli partecipare, quella sera stessa, al briefing generale in cui avrebbe illustrato di nuovo, ai suoi uomini, nel dettaglio, i compiti, i movimenti e le azioni necessarie affinchè il piano funzionasse in ogni sua parte. Mancava solo una cosa per completare la sua opera di riunione familiare, così gli piaceva chiamarla; la runa di vincolo. L'avrebbe tracciata lui stesso su ognuno dei suoi figli, cosicchè nessuno li avrebbe più separati.

In quel momento si stavano allenando e Valentine aveva chiamato dieci dei suoi migliori soldati per mettere alla prova la preparazione dei figli, come al solito le sue aspettative non erano state deluse. Jonathan e Clary, oltre che fratelli, erano nati per essere parabatai e anche se non poteva sottoporli al rituale, aveva fatto modificare da uno stregone la runa che avrebbe apposto loro. Finito che ebbero di mandare al tappeto i suoi uomini, egli dichiarò concluso l'allenamento e prima di congedarli si congratulò con loro e disse:«Figli miei, vista la maggioretà di Jonathan non posso sottoporvi ad un nuovo rituale parabatai, visto anche il fatto che in precedenza entrambi ne avevate uno, ma per prepararvi al meglio per la battaglia imminente ho deciso di tracciarvi una nuova runa. Porgetemi i polsi.»

I suoi ragazzi non fecero una piega e uno dopo l'altra si trovarono una nuova runa tracciata all'interno del polso dalle linee morbide ma anche spigolose. Nonostante fosse assoggettata al padre Clary riconobbe perfettamente il significato di quella runa, era un ibrido, che parlava di sangue, vincolo, prigionia, inseparabilità e anche se sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in quei significati si limitò ad osservarne la forma, poi a guardare suo fratello e a fargli un sorriso timido e tirato.

E mentre Clary e Jonathan, arrivata sera, prendevano attivamente parte e finalmente venivano a conoscenza di ogni parte del piano ideato dal padre per colpire il cuore degli Shadowhunter, all'Istituto di New York tra grida di disperazione e toni allarmati un gruppo di cacciatori perdev ogni speranza di salvare due membri della propria famiglia.

Era finalmente arrivato il giorno dell'attacco al Conclave ad Alicante e i fratelli Morgenstern si erano preparati al meglio e avevano esaminato ogni possibile scenario ed ogni conseguente imprevisto. Sarebbe partiti, prima del padre, attraverso un portale che li avrebbe spediti ai limiti della pianura di Brocelind.

   
 
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