Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: NobleSeaFoam    04/07/2014    0 recensioni
Oggi è il KiseKasa day mi sono decisa a concludere una fic che avevo in sospeso da.. Aprile credo-
Oh mamma, davvero tanto.
Diciamo che viene fuori dal mio headcanon su come Kise si è sputtan- ah-ehm, dichiarato in maniera non poco fallimentare al suo adorato senpai
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Yoshitaka Moriyama, Yukio Kasamatsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aiuto, non scrivo da tipo millenni.
Non che la cosa sia negativa, anzi. Però è davvero molto molto strano tornare a pubblicare qualcosa.
Tutta colpa degli unici due idioti per cui ancora sono attaccata a questa serie.
sto che oggi oltre ad essere il meraviglioso giorno dell'indipendenza americana è anche il giorno dedicato alla KiseKasa (E alla KiyoHyuu tanto per citare altri 8D) mi sentivo in dovere di concludere vecchia roba visto che ogni volta mi riprometto di scrivere e poi non lo faccio.
Quindi prego, buona lettura a quei santi che sono qui, anche per noia.
(Se poi a qualcuno andasse di lasciare un commentino non sarebbe male ecco-)

Buon KiseKasa Day <3



○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●○●



Coperto dal rumore dei palloni da basket che rimbalzavano sul parquet della palestra io, Kise Ryouta, numero 7 del Kaijo nonché ex ala piccola del Teiko, stavo elencando a Moriyama-senpai le varie "tappe" che avrebbero portato, dopo una fantastica dichiarazione, al coronamento del mio sogno d'amore, se così poteva essere definito.
Era un piano a dir poco perfetto nella sua più imbarazzante semplicità.
Cerimonia dei diplomi. Tutti si sarebbero complimentati con i senpai che avevano finito il loro percorso scolastico al Kaijo, i compagni di club avrebbero festeggiato la "felice perdita di alcuni membri" ognuno con il proprio stile, le ragazze più audaci -o forse le più timorose- avrebbero chiesto il famoso secondo bottone della divisa ai loro amati, anche se la nostra divisa non era proprio adatta a quella vecchia usanza. E io, con tutta la nonchalance che possedevo, avrei preso da parte la persona che mi aveva rubato il cuore al nostro primo incontro e gli avrei dichiarato i miei sentimenti nella speranza, che la parte più vanitosa di me considerava certezza, di essere ricambiato.
Era un piano fantastico. Forse un pelo troppo melodrammatico ma purtroppo avevo la tendenza a fare le cose o in grande stile o in maniera assolutamente teatrale e scenografica. Nessuno mi avrebbe impedito di mettere in atto una strategia vincente come questa.
Beh, o quasi.
Tutto preso dalla mia spiegazione non mi ero minimamente accorto della terza presenza alle mie spalle (e dire che dovrei essere abituato a Kurokocchi) né Moriyama-senpai mi aveva fatto alcun segno di interrompere il mio sproloquio sebbene, ne sono pressoché certo vista la nostra posizione, si fosse accorto dell'altra persona che era lì con noi.
Il primo segno che mi fece capire che orecchie indesiderate avevano ascoltato tutto fu il lieve intento omicida che premeva contro la mia schiena. Il secondo fu il dolore lancinante all'orecchio che mi veniva tirato di modo che mi alzassi e seguissi l'altro individuo fuori dagli spogliatoi, in mezzo alla palestra.
Una volta al centro del campo riuscii a capire ufficialmente chi mi aveva trascinato con tanta violenza e forza, sebbene proprio queste mi avessero fatto capire di chi si trattava.
"K- Kasamatsu-senpai... " balbettai in preda a un attimo di terrore dato sia dalla paura della lavata di capo che mi sarei sorbito per essermi chiuso negli spogliatoi a saltare gli allenamenti sia per il timore che l'altro avesse sentito tutto.
"Kise. Stavo quasi pensando di non ucciderti per la tua nulla facenza finché non ho sentito parte del tuo brillante e istruttivo argomento di conversazione. TI SEMBRA IL MOMENTO DI FARE LA PETTEGOLA CON MORIYAMA E DI SPARLARE DEI TUOI AFFARI DI CUORE?!" Bingo, beccato. Ora potevo anche dire addio al mio roseo futuro amoroso.
"S- se potessi spiegare... " vano tentativo di temporeggiare e di stemperare la sua ira.
"Fallo." O forse no.
"Eh?" Il senpai mi lancio un'occhiataccia dall'intento simile a quello di incenerirmi sul posto.
"Ho detto che puoi spiegare." Ok, a questo non ero assolutamente preparato. Se non avessi detto tutta la verità, o almeno avessi dato un motivo valido al mio comportamento, mi sarei potuto preparare la bara anche subito. Ma l'idea di dire in quel momento tutto quanto, davanti al mio fan club, davanti a tutte quelle persone, mi stava facendo vagliare seriamente l'idea di farmi uccidere.
"Veloce Kise o ti riempio di così tanti calci che ti resterà il segno della mia scarpa sul culo finché campi." Feci un respiro profondo. Dovevo parlare. Buttare un po' tutta la mia programmazione all'aria e rischiare tutto quanto ma ci tenevo alla mia vita. Guardai velocemente i miei compagni di squadra e per ultimo Moriyama che stava sorridendo come a volermi incoraggiare. Portai infine lo sguardo su quegli zaffiri incastonati sotto le sopracciglia folte e perennemente aggrottate del mio capitano.
"Senpai, mi piaci. Non come capitano o amico o simili. Cioè, mi piaci anche in quel senso. Ma intendo... Si intendo che mi piaci perché sono innamorato di te. E non lo dico per ridere o scherzare o per prenderti in giro. Hai tutto il diritto di non credermi ma, davvero, se volessi per un attimo soltanto.. Pensarci. Non devi ricambiarmi per forza ovvio! Però ecco, vorrei... Non essere rifiutato seduta stante, magari con un secco ‘No, veramente mi fai schifo.’ Però ovviamente sono misere richieste che puoi anche non rispettare eh! E non me ne sono uscito così per sviare il discorso. Con Moriyama-senpai parlavo proprio di quando pensavo di dirti queste cose. In realtà il discorso era un po' meno fallimentare e la situazione era decisamente più adatta ecco. Si, avevo in mente tutto un piano e, Dio, mi sto rendendo ridicolo ma lo dici sempre che sono un idiota no?" Avevo detto tutto abbassando man mano lo sguardo fino a ritrovarmi a fissare la punta consumata delle scarpe. Le avrei dovute cambiare probabilmente.
"Tutto qui?" Come 'Tutto qui?' Mi ero appena dichiarato e la risposta era un 'Tutto qui?' "Riprendiamo gli allenamenti allora. E vedi di non bighellonare ancora." Questi era probabilmente peggio di un rifiuto. Se ne stava bellamente infischiando. Non me lo sarei mai aspettato, davvero. Il resto dell'allenamento lo passai a consumare la mia frustrazione sulla palla e sul canestro impegnandomi così tanto che alla fine ero più esausto che dopo la partita contro Kagamicchi e Kurokocchi alla Winter Cup.
Ma nemmeno una volta ero riuscito a incrociare lo sguardo del mio capitano per tentare di capire cosa gli passasse per la testa. Negli spogliatoi non volò un fiato, un silenzio a dir poco innaturale. Sconsolato uscii salutando tutti con un mesto cenno della mano e mi diressi verso il cancello dell'istituto. Volevo solo andare a casa e comportarmi da perfetta femminuccia inzuppando il cuscino di lacrime. Si, decisamente un comportamento da femminuccia.
Ma, ovviamente, visto l'andazzo della giornata, non mi fu possibile neanche tornarmene a casa in santa pace. Io mio nome urlato a squarcia gola mi fece bloccare appena superato il cancello.
"Ohe, Kise! Frena!" Ora, perché mai proprio ADESSO che ero sull'orlo di una crisi di pianto isterico il senpai doveva trattenermi? Voleva rifiutarmi definitivamente? Il tatto era una cosa tanto sconosciuta per caso?
"Chiama a casa."
"Eh?"
"Digli che dormi da un amico, da un tuo compagno di squadra, da chi ti pare."
"Probabilmente sembrerò ripetitivo ma, eh?"
"Fallo e basta."
Non poco scettico feci una breve chiamata a casa. Rispose una delle mie sorelle e avrei davvero tanto preferito che rispondesse chiunque altro. Il ‘buon divertimento’ ricco di sottintesi con cui mi chiuse il telefono in faccia me lo sarei risparmiato molto volentieri.
"Nessun problema vero?"
"No. Ma si può sapere perché ho dovuto fare una cosa simile?" Giuro, mi stavo sforzando davvero tanto di non fare l'isterico ma mi stava venendo naturale.
"Dobbiamo parlare." Detto questo mi prese per il polso e ci avviammo verso la stazione che avrebbe portato a casa sua. A cose normali mi sarei eccitato come un bambino che doveva andare al luna park all'idea di visitare la casa del senpai ma in quel momento tornava davvero scomodo. Dopo una ventina di minuti di treno eravamo arrivati alla nostra fermata. Altri dieci minuti e mi ritrovai davanti a una casa a due piani, un po' spoglia all'esterno, ma che dava la sensazione di 'casa Kasamatsu'.
"Mio padre oggi probabilmente tornerà dopo cena ma c'è mia madre a casa." Non sapevo se la cose dovesse preoccuparmi o rassicurarmi.
Entrammo e subito ci accolse una signora sulla 50ina, sguardo dolce ma nel quale si poteva scorgere anche la severità che caratterizzava il senpai. Il colore era lo stesso blu intenso del figlio, forse appena più appannato per l'età. Tra i capelli neri raccolti in una coda bassa che si poggiava su una spalla si intravedevano fili argentei.
Appena mi vide ebbe un sussulto. Suo figlio non era basso, certo,ma probabilmente ritrovarsi in casa un ragazzo di un metro e 89 faceva un certo effetto.
"Mamma, questo è Kise Ryouta." La donna sorrise. Mi chiesi istintivamente se il sorriso del senpai potesse essere altrettanto radioso.
"Qualcosa me lo aveva fatto intuire sai Yu?" Yu? Sua madre lo chiamava Yu? Suonava così bene!
"È un piacere conoscerla signora Kasamatsu. Mi scusi per l'intrusione senza preavviso."
"Oh non preoccuparti caro. Yu aveva già chiamato per avvisare." Ero perplesso. Quando...? Rivolsi lo sguardo verso l'altro che però continuava a guardare la madre.
"Saliamo in camera." Disse cominciando a salire le scale. Dopo un paio di secondi di imbambolamento lo seguii non rinunciando a sbirciare un po' in giro per farmi un'idea di com'era la casa dove era cresciuto il mio capitano. La parte più interessante era, ovviamente, la sua camera. Piena di poster di vari gruppi musicali (mi accorsi con rammarico di conoscerne molti pochi, anche perché la maggior parte erano gruppi rock inglesi e americani a giudicare dai nomi ergo assolutamente lontani dagli adorabili gruppi di idol giapponesi e coreane che ascoltavo di solito) e di giocatori di basket.
In un angolo, vicino alla scrivania c'era l'involucro nero di una chitarra. Quindi il senpai suonava? Mi sarebbe tanto piaciuto sentirlo.
La libreria strabordava di libri di ogni tipo nonché di fumetti. Mi chiesi se da qualche parte anche lui nascondeva riviste osé come faceva Aominecchi.
Il letto infine fu la cosa che mi stupì di più. Completamente blu e sulla testiera di legno vi erano scritte di ogni tipo. Riconobbi tra le tante il nome della nostra scuola e le firme di alcuni nostri compagni di squadra.
"Puoi firmare anche tu ovviamente." La voce tranquilla del senpai distolse la mia attenzione dalle scritte che, probabilmente, avevo fissato con insistenza per qualche minuto.
"D- davvero?"
"Ci sono le firme di tutti i compagni di squadra che ho avuto nel tempo quindi non vedo perché tu non dovresti firmare." Si poteva essere felici di scrivere sulla testiera di un letto? A quanto pare si. Puntai un pennarello giallo brillante che scriveva perfettamente sulla superficie di legno verniciato di blu. Firmai il più vicino possibile alla scritta 'Kaijo'. Il senpai intanto si era seduto vicino a me. Appena me ne accorsi rischiai di sbagliare a scrivere il mio stesso nome.
"Senti Kise..." avrei preferito rimandare il discorso.
"Senpai, davvero, tutta la storia di prima, dimenticala. Sono stato un idiota a dichiararmi. Insomma, sono un maschio e anche tu lo sei e ti farà schifo la cosa.." una mano premuta con forza sulla mia bocca mi impedì di proseguire.
"Taci per una volta in vita tua. Per l'amor del cielo. E lasciami parlare." annuii piano.
"Punto primo. Pensi che se mi facessi schifo saresti in questa casa ora?" Ci pensai un attimo poi scossi la testa. Sarebbe una cretinata invitare a casa, nella propria camera, una persona che si è appena dichiarata ma che si schifa in effetti.
"Appunto. Noto che ogni tanto il cervello lo usi, menomale. Secondo, pensi che sia così ottuso da pensare che non esista l'amore tra persone dello stesso sesso?" Scossi nuovamente la testa.
"Esatto. Terzo, mi spieghi da quanto ti piaccio e perché volevi aspettare fino al mio diploma?" Mi stava davvero chiedendo di spiegargli tutti per filo e per segno? A quanto pareva si.
"Da quando mi hai detto che ero un novellino come tutti più o meno." Lo sguardo interrogativo del senpai mi fece intuire che non gli era ben chiaro come una cosa del genere potesse far innamorare qualcuno.
"Mi spiego meglio. Nessuno, da quando avevo cominciato a giocare a basket, mi aveva trattato come un giocatore qualunque. Tu sei stato il primo. E la cosa mi ha irritato parecchio ma mi ha anche fatto sentire paradossalmente importante. Non ero 'il numero 8 del Teiko', ero Kise Ryouta, matricola del Kaijo, che avrebbe dovuto lavorare come tutti per dimostrare al suo capitano che la sua non era solo fama, ma anche talento vero. Mi hai spronato a impegnarmi di nuovo nel basket, per davvero questa volta." L'espressione del moro era più convinta ora.
"E quindi tu, per tutto questo tempo, ti sei tenuto tutto dentro aspettando la cerimonia dei diplomi per parlarmene?" Detta così in effetti sembrava una cazzata epocale. E forse lo era. Annuii piano.
"Sei un idiota." E in quel momento realizzai che il sorriso del senpai poteva essere anche più radioso di quello di sua madre.
"Per certe cose ti devi buttare e dirle quando te lo senti, non programmarti chissà quali copioni da film di quarta categoria!"
"Ma potevi rifiutarmi!"
"Perché se me lo avessi detto il giorno del diploma non avrei potuto farlo?"
"Si ma dopo tu saresti andato all'università e avrebbe fatto meno male!" Questa era il vero motivo per cui mi ero tenuto tutto dentro. Come avrei fatto a giocare ancora con lui sapendo che non mi ricambiava?
"E se invece non l'avessi fatto?" Una vocina dal nome 'Vanità' mi urlò un 'te l'avevo detto' non poco irritato.
"... N- non so." Alzai lo sguardo andandolo a incastrare con quello duro dell'altro.
"Sei un idiota." E stavolta un colpo in testa non me lo levò proprio nessuno. Mi stava venendo da piangere, di nuovo. Non stavo capendo se quella del senpai era una lezione o se stava tentando, a modo suo, di dirmi che qualche chance l'avevo.
Poi la mano con cui mi aveva colpito cominciò a scompigliarmi i capelli e poi a scendere, carezzandomi la guancia che, sicuramente, al contatto con le dita e la mano ruvide a causa del continuo contatto con il pallone da basket, stava andando a fuoco.
“Ryota.” Deglutii a vuoto. Me l’ero solamente sognato di sentire il mio nome pronunciato dal senpai e, probabilmente, era un sogno anche quello.
“Guardami negli occhi e dillo ancora.” Quel ragazzo, quell’uomo, sapeva essere davvero sadico quando voleva.
Incatenai il mio sguardo con il suo fino a perdermi nel blu dei suoi occhi, il nostro blu.
“Ti amo Yukio.” Mi uscì naturale, esternare i miei sentimenti fino all’ultimo, chiamarlo per nome, capitolare di fronte a lui, cedergli il mio cuore e permettergli di farne quel che voleva.
“Anche io, idiota.” Sbuffò sorridendo per poi avvicinarmi a sé con un movimento secco del polso. Il contatto con le sue labbra che seguì poco dopo era decisamente migliore di quanto avessi mai osato immaginare, talmente meraviglioso che, finalmente, scoppiai a piangere, anche se quelle erano lacrime di gioia.


Quel giorno rimase chiuso nel mio /nostro/ cuore per tanti, tantissimi anni, sommerso da ogni attimo passato insieme, da ogni rimprovero, ogni bacio, ogni respiro condiviso ma sempre pronto a tornare a galla nei momenti di difficoltà per ricordarmi che basta parlare, tirare fuori le cose subito, per evitare di perdere tutto.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: NobleSeaFoam