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Autore: Ladypotter97    04/07/2014    3 recensioni
"Aveva letto su un libro che uccidere un’ Angelo era il peccato più grande che un uomo potesse commettere.
Non hanno ancora visto niente"
Allora la storia si colloca subito dopo la fine di "Città delle anime perdute".
Lilith ha in mente un grande piano, ma per attuarlo ha bisogno del sangue della portatrice dell'angelo meccanico appartenuto predecentemente a Tessa Grey. Affiderà questo compito a Sebastian, che nonostante sia crudele e senza scrupoli, avrà dei problemi a rintracciare la mondana, ignara del suo destino.
Quanto è disposto a dare in cambio della conquista del mondo? Dovrà rinunciare anche all'unica persona che riesce ad entrare nel suo cuore?
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Theresa Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fiore di loto

Jonathan Christofer Morgenstern non era come tutti gli altri mortali: lui non provava emozioni. In qualunque situazione si trovasse riusciva sempre a rimanere freddo, a guardare il mondo che lo circondava con indifferenza e sfrontatezza.

Questo faceva di lui una macchina da combattimento perfetta: la pietà non bloccava la sua lama, la paura non lo immobilizzava e né aveva timore di provare qualsiasi tipo di dolore.

Ma lì nella foresta, poco prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi di nuovo alle tenebre, aveva avvertito un qualche cosa molto simile alla paura.

Questo perché il ragazzo era ben consapevole del vuoto che c’era dopo la morte, del freddo che gli ghiacciava le ossa fino a spezzarle, delle urla, dell’odore di cadavere. La cosa che più lo terrorizzava era una profonda voce che gli ripeteva costantemente i suoi peccati, i nomi delle persone che aveva ucciso lo seguivano tormentandolo, tutto il dolore che aveva provocato in vita lo soffocava. Sebastian cercava di coprirsi le orecchie, ma in quell’oscurità lui non aveva più corpo, rimaneva solo la sua anima deturpata che mostrava quello che era veramente: un mostro.

Tutto questo era sicuramente peggiore di qualsiasi pena dell’inferno: infatti non era li che si trovava. Questo era un luogo riserbato a lui solo, radicato al centro della terra e lì neanche i demoni avevano dimora, ma vi si annidava un male ancora più profondo.

Non ci sarebbe stata pietà per Sebastian, né tantomeno pace.

Il ragazzo però poco prima di morire aveva guardato la mondana che aveva causato la sua morte e si era sentito smarrito per la prima volta nella sua vita. Lui non voleva morire in quel modo. Come poteva morire senza prima vendicarsi?

Poteva sentire il cuoricino di lei battere velocemente nel suo petto, si stava cibando della sua vita, la divorava senza pietà. Sebastian aveva perso.

Il ragazzo sorrise a questi pensieri: in fondo loro due non erano tanto diversi.

Prese l’ultimo respiro della sua vita e affrontò la morte a testa alta, mostrando la stessa fierezza che aveva ereditato da suo padre. “I guerrieri non abbassano mai la testa”, così gli diceva spesso, accompagnando la frase con una frustrata.

Sebastian chiuse gli occhi e morì.

La terra lo avvolse in un umido abbraccio facendolo sprofondare sempre più in basso.

La caduta era lenta e Sebastian poteva vedere la luce diventare sempre più fioca, finché non venne completamente inghiottita dalle tenebre.

Ad accoglierlo ci fu sempre la solita voce che iniziò subito a tormentarlo, ogni suo parola era strascicata, lenta, fredda.

Naturalmente Sebastian non poteva rispondere perché già sentiva che il suo corpo gli veniva raschiato via, la pelle era strappata strato per strato scoprendo la carne viva, sangue nero sgorgava dalle profonde ferite trasformandosi in rose i cui rovi imprigionavano il ragazzo lasciandolo inerme alla malvagità della voce.

Il tempo non esisteva più, tutto era immobile e vuoto. L’eternità non può essere misurata né tantomeno arrestata.

Volti delle persone che aveva ucciso iniziarono a passargli davanti, lo guardavano con occhi spietati ai quali era impossibile nascondersi. Giunse anche quello della mondana, ma era diverso rispetto a quello di tutti gli altri, i suoi occhi viola non lo fissavano con odio, anzi sembravano divertiti nel vederlo in quella condizione. La ragazza socchiuse le labbra e sussurrò : “No”.

Quindi chiuse gli occhi e una nube dorata iniziò ad avvolgerla, Sebastian avrebbe voluto sfiorarle le guance pallide, ma ogni volta che cercava di muoversi le spine della prigione di rose gli laceravano l’anima provocandogli dolori lancinanti.

La ragazza scomparve inghiottita dalle tenebre e Sebastian si sentì affondare nel più cieco dolore, ormai la voce non lo tormentava più, gli sguardi accusatori dei volti non lo perseguitavano, ma sentiva tutto il suo essere straziato da una furia cieca. Una mano gelida gli stritolò il cuore e lui si rese conto di essere perso per sempre: non sarebbe stato salvato da nessuno.

Eppure lui voleva vivere, non aveva mai desiderato così tanto rivedere la luce del sole, poter sentire il sangue che come linfa gli scorreva nelle vene.

Con quelle che credeva fossero le sue mani si tastò il petto per tentare di alleviare il dolore, ma era tutto inutile: il gelo continuava a straziarlo senza pietà.

Preso dalla follia cercò di strapparsi quel cuore di pietra che suo padre gli aveva donato,  forse, sbarazzandosi della causa dei mali che aveva compiuto in vita, avrebbe potuto trovare un po’ di pace.  Era pronto ad annientare completamente se stesso pur di non provare più quel gelo.

Ma al posto del suo cuore nero trovò un piccolo fiore di loto: i delicati petali viola si muovevano debolmente come se respirassero, mentre al centro c’era il minuscolo picciolo posizionato al centro della lamina verde rotonda, increspata e rivestita di un malto ceroso.

 Sebastian provò l’istinto di proteggere il fiore dalle spine che ora con più forza cercavano di graffiarlo.

Nelle venature del fiore scorreva della linfa dorata che lentamente iniziò a splendere sempre con più energia tanto da riuscire a schiacciare le tenebre.

La mano gelida che gli stringeva il cuore venne sostituita da un tepore che abbracciò le membra ferite del giovane restituendogli l’antico vigore, i rovi di spine scomparvero in un fumo nero, mentre la voce gridava mostruosamente.

Sebastian la sentiva combattere contro la luce per non essere sconfitta, nessuno poteva sfuggire alla morte per la seconda volta. Ma l’energia sprigionata dal fiore era troppo forte e niente poteva arrestarla.

Il ragazzo si sentì spingere in alto, ma mani ossute cercarono di frenare la sua risalita, gli bloccavano le gambe graffiandolo. Disgustato le calciò via, e constatò con piacere che finalmente era libero e sapeva di poter governare la situazione.

-Mi dispiace signori miei- disse e si stupì nel sentire la sua voce echeggiare nelle tenebre     -Ma credo che per me sia ora di andare. La prossima volta spero sia tutto più accogliente- si liberò dell’ultimo mostro infernale che lo teneva per il braccio e poté continuare a salire.

Stava uscendo dall’oscurità ad una velocità impressionante, saliva sempre più in alto.

Poi improvvisamente tutto si bloccò e Sebastian con un rantolo si svegliò.

In un primo momento intorno a lui poteva vedere solo figure sfocate che gli danzavano davanti, cercò più volte di metterle a fuoco strizzando gli occhi, ma era tutto troppo confuso.

Si trovava nel letto di una piccola stanza dal soffitto basso, riuscì a scorgere il profilo di una persona che lo osservava dal capezzale.

Cercò di parlare, ma dalla sua bocca uscì solo un rantolio sommesso, voleva alzarsi, ma le forze sembravano averlo nuovamente abbandonato. Stropicciò di nuovo gli occhi e questa volta tutto era diventato più nitido.

Incrociò lo sguardo con due grandi occhi viola che lo fissavano sbigottiti, davanti a lui c’era la causa della sua morte, incolume e sprizzante di vita. Sentì la sete di vendetta impadronirsi del suo cuore, una scossa gli attraversò il corpo; con un balzo scese dal letto, afferrò la ragazza per la gola e la scaraventò al muro.

Lei naturalmente presa alla sprovvista  non era riuscita a difendersi dall’attacco e ora lo fissava confusa.

-Mondana …- sussurrò avvicinandosi di più al suo viso –Saresti dovuta scappare quanto ne avevi la possibilità, ora devi morire- disse con un ghigno.

Sebastian si sarebbe aspettato di vederla supplicare e strisciare come un verme. Invece lei lo guardava con fierezza, senza far trapelare alcun sentimento di terrore, non cercava neanche di scappare, aveva solo poggiato le mani fredde su quelle del ragazzo.

-Potresti farlo- rispose –La maledizione è stata spezzata non appena sei morto-

La stretta sulla gola si fece più forte e la ragazza fece fatica a continuare a parlare –Ora la scelta è solo tua: uccidermi o …-

-Io non provo pietà per nessuno, io sono un mostro e niente potrà cambiare questo- urlò Sebastian.

-Eppure … eppure io ti ho salvato- disse la mondana dopo aver tentato di tossire -Cosa farai dopo aver ucciso l’unica … persona che- chiuse gli occhi e abbandonò la testa –ha creduto in te?-

Sebastian lasciò la presa e la ragazza cadde a terra tossendo, si tastò il collo rosso con le mani che tremavano convulsamente.

-Ti tengo in vita solo perché ho intenzione di portarti da Lilith, lei saprà cosa fare- si limitò a dire il cacciatore evitando di guardarla –Partiamo subito-

 

 

 

 

Nota dell’autrice: Salve salve! Sì, sono viva e nessun demone mi ha mangiata negli ultimi mesi. E’ arrivata finalmente l’estate e ho ricominciato subito a scrivere. Devo ammettere che è stato complicato rientrare nei “panni” di Sebastian, infatti ho impiegato un po’ di giorni a scrivere questo capitolo. Spero davvero che vi possa piacere, so bene che la parte dell’Inferno può sembrare strana, ma i fiori hanno un ruolo importante nella storia. Per farmi perdonare ho scritto un po’ di più, anche perché presto partirò e non penso di poter dedicarmi alla scrittura.

Detto questo vi saluto con la promessa di scrivere molto più, tanti baci e grazie ancora.

Al prossimo capitolo!

   
 
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