Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Eulalia_writer    04/07/2014    2 recensioni
Peeta è stato estratto e Haymitch si è offerto volontario al suo posto. Manca un giorno ai giochi e i fantasmi del passato sono tornati a tormentarlo.
Dal testo: "Hai paura?" le chiesi. "Solo di perderti".
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cercare di dormire da sobrio era assolutamente inutile: vedevo danzarmi davanti agli occhi le immagini delle persone che avevo ucciso. Per questo diedi fondo ad almeno due bottiglie di liquore. Ma quella sera neanche l'alcool faceva effetto: ero solo con i miei fantasmi. Più cercavo modi per distrarmi, e più venivo schiacciato dalla consapevolezza che non sarei mai riuscito a sfuggire ai ricordi. All'improvviso quella camera divenne troppo piccola -mi mancava l'aria. Corsi fuori senza preoccuparmi di svegliare chi probabilmente stava già dormendo nelle altre camere. Arrivai sul tetto. Avevo ancora il peso dei miei incubi che mi gravava sul petto, ma lì era più facile respirare. Mi sedetti con la schiena appoggiata ad una colonna e mi imposi di darmi una calmata: in fondo non era certo la prima volta che succedeva. Rimasi a fissare il cielo illuminato di Capitol City finchè sentii dei passi correre per il corridoio da cui ero passato io non più di 10 minuti prima. Mi appiattii contro al pilastro in attesa di vedere chi fosse, ma ciò che scorsi mi lasciò perplesso: la sagoma di una donna. Non poteva essere Katniss: era più alta, aveva i capelli chiari e lisci, lunghi fino alle spalle ed era fasciata in una vestaglia di un colore simile al bordeaux. “Santo cielo Haymitch!- la voce della capitolina mi riecheggiò nella mente- Quella è Malva. M-a-l-v-a!”.

Rimasi un attimo a guardarla dal mio nascondiglio, poi mi accorsi che quella era davvero Effie. E stava piangendo. Com'era possibile? Lei non poteva piangere. Lei era quella sempre entusiasta, quella che badava più al comportamento tenuto dai tributi piuttosto che al fatto che stessero per morire, quella che... dovevo consolarla. Uscii piano da dietro la colonna e la chiamai piano. Si girò di scatto verso di me e poi si rigirò di nuovo dall'altra parte, coprendosi il viso con le mani.

«Non mi guardare! Sono senza trucco e... e...»

Non terminò la frase: cadde in ginocchio piangendo istericamente. Mi accovacciai accanto a lei, ma non avevo idea di come poterla aiutare.

«Che succede, dolcezza?» dovevo almeno capire cosa fosse accaduto. Lei disse qualcosa, ma aveva ancora le mani davanti al viso, quindi non capii. Le presi le braccia e feci una leggera pressione in modo da spostarle e trovarmi davanti i suoi occhi azzurri pieni di lacrime. Liberò i polsi dalla mia stretta e si tuffò tra le mie braccia. Era così piccola... si aggrappava a me come se avesse paura di scivolare via.

A quel punto capii che non era se' stessa che temeva di perdere: lei era spaventata dall'idea di perdere me. E quel suo disperato tentativo di tenermi mi ricordò che di lì a un giorno sarei stato catapultato di nuovo nell'arena. Strinsi quella piccola rompiscatole tra le braccia cercando di calmarla. A poco a poco smise di singhiozzare e ne approfittai per prenderle il viso arrossato tra le mani.

«Effie?» . Piantò i suoi occhi nei miei.

Hai paura?» le chiesi.

«Solo di perderti».

Non sapevo come dirle quello che pensavo -non sono mai stato bravo in queste cose.

Probabilmente fu perchè il liquore stava facendo effetto, o forse fu perchè avevo fatto finta di niente per troppo tempo, fattostà che la baciai. Sapeva di fragola.

Quando mi allontanai vidi che aveva ripreso a piangere.

«Effie?» la chiamai ancora e allargai le braccia perchè ci si accoccolasse di nuovo.

Mi vennero in mente almeno una decina di commenti sarcastici che avrei potuto rivolgerle, ma non quella sera: le sue lacrime avevano fatto cadere tutte le mie difese. Tutto quell'affetto mi aveva stordito -nessuno si era mai preoccupato di dimostrarmi che tenesse a me. Inspiegabilmente sentii che finalmente avevo trovato un modo per tenere lontani i fantasmi del passato. Quell'eccentrica capitolina era la cura che cercavo da anni e l'avrei tenuta stretta fino alla fine.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Eulalia_writer