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Autore: Emma Bennet    04/07/2014    10 recensioni
[AU | Emma/Killian ♥ | ispirato al film "The Proposal - Ricatto d'Amore"] Emma Swan lavora per la Gold&French, importante redazione statunitense, come assistente di Killian Jones, talentuoso editor e severo caporedattore, ma soprattutto grandissimo stronzo.
Di nazionalità irlandese, un giorno Killian viene informato che il suo visto è scaduto e che, quindi, sarà costretto a tornare nel suo paese d'origine... A meno che non riesca a ottenere la Green Card tramite matrimonio.
"«Emma» mormorò «Vieni qui»
Emma alzò un sopracciglio, entrando nella stanza.
Qui gatta ci cova, pensò: Killian Jones non la chiamava mai per nome.
Killian le andò incontro, per poi attirarla accanto a sé e cingerle la vita con un braccio. «Cara, dolce Emma»
Emma rischiò di strozzarsi con la propria saliva.
Cosa diamine gli passava per la testa?!
«Signori» esordì Killian, rivolto a Gold e Belle, «Trovo che non vi sia momento più adatto di questo per rivelarvi la lieta notizia. Io ed Emma siamo fidanzati, e ci sposeremo presto»"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Proposal

Ricatto d'Amore




 

 

 



 



Capitolo Uno


Era sicura di vincere. Diamine, meritava di vincere. Nonostante fosse solo il suo romanzo d'esordio, aveva avuto un successo immediato: più di centomila copie vendute, era subito entrato nella classifica del New York Times Best Sellers, era stato tradotto in più di dieci lingue, a breve ne avrebbero tratto l'adattamento cinematografico... Sì, avrebbe vinto lei.
«E il National Book Award, per la categoria narrativa, quest'anno va a... Emma Swan!»
Un sorriso vittorioso le si stampò in faccia: quello era l'avverarsi di tutti i suoi desideri.
Emma si alzò, aggiustandosi l'abito rosso che aveva indossato per l'occasione.
«Complimenti, Emma. Siamo tutti fieri di te. Io sono fiero di te» il suo ex capo, e attuale editor, si sporse per baciarla sulla guancia.
Sempre sorridendo, Emma si avviò verso il palco, per ricevere il premio.
«Uno scrittore dovrebbe essere sempre in grado di trovare le parole adatte, ma la verità è che non ci sono parole per esprimere la mia gioia, in questo momento. Grazie mille a tutti, grazie a coloro che hanno reso possibile tutto questo. Grazie ai miei genitori, a mia nonna e a tutta la mia famiglia. Grazie a tutti coloro che lavorano alla Gold&French, in particolare al mio editor, Killian...»

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
Il rumore della sveglia le fece aprire gli occhi di scatto, strappandola dal suo ennesimo sogno di gloria.
“Se Harry Potter ha sconfitto Voldemort, allora tu puoi alzarti!”
L'incoraggiante messaggio faceva capolino dallo schermo del suo cellulare, accompagnando l'insistente trillo. Sbuffando, Emma Swan si sporse per spegnere quell'affare infernale comunemente chiamato 'sveglia'. Un altro giorno stava per cominciare; la nota positiva, però, era che finalmente era mercoledì: questo significava che l'indomani sarebbe finalmente partita per andare a trovare la sua famiglia. No, non avrebbe lasciato che niente e nessuno interferissero con il suo buonumore: quella sarebbe stata una bella giornata, se lo sentiva.

 

 

 

 

 

Circa tre quarti d'ora dopo, tutta la positività che aveva provato appena sveglia sembrava già essere svanita. La metropolitana era arrivata in ritardo e, conseguenzialmente, adesso era lei ad essere in ritardo, e se non fosse arrivata in ufficio per le nove precise, sapeva che il suo capo l'avrebbe spellata viva.
«Permesso!» urlò, cercando di mantenersi in equilibrio sulle scarpe col tacco – altro affare infernale che era costretta a indossare – destreggiandosi tra la massa di persone che affollavano le strade di New York, e dirigendosi verso lo Starbucks dove si fermava ogni mattina. Accorgendosi della fila esagerata, Emma impallidì: non ce l'avrebbe mai fatta per le nove.
«Emma! I tuoi due caffè!»
Il cameriere, Graham, le fece l'occhiolino da dietro il bancone.
«Oddio, Graham, grazie! Mi hai letteralmente salvato la vita!» esclamò la donna, saltando la fila e allungandosi per prendere i due bicchieri, già pronti.
«Per te questo e altro» rispose lui, ma la ragazza era già corsa via.
Da quattro anni lavorava per la Gold&French, un'importante redazione statunitense, come assistente di Killian Jones che, a soli trentacinque anni, era probabilmente il migliore e più famoso editor e caporedattore di tutta l'East Coast, nonché emerito stronzo, grandissimo pallone gonfiato e coglione di dimensioni bibliche. L'uomo era tanto capace in ambito lavorativo quanto scarso nelle relazioni umane, dotato di una serietà senza limiti – Emma dubitava di averlo mai visto ridere sinceramente – e preciso a livello maniacale, e due delle cose alle quali teneva di più erano la puntualità e il suo caffè mattutino, rigorosamente nero, senza zucchero ma con una spruzzata di cannella.
Arrivata in redazione, senza fiato per la corsa, Emma diede un'occhiata all'orologio: le otto e cinquantadue. Perfetto. Sorrise soddisfatta e fece per avviarsi verso l'ufficio di Jones, quando qualcuno andò a sbattere contro di lei.
«Cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!»
Uno dei due caffè si era completamente rovesciato, e per di più sulla sua camicetta.
«Mi dispiace, Emma» mormorò l'uomo contro cui aveva sbattuto, dileguandosi in un batter d'occhio.
«Vaffanculo, Smee!» urlò lei di rimando, precipitandosi a una delle scrivanie lì vicino.
«Ruby, ti prego, devi darmi la tua camicia»
La ragazza in questione alzò un sopracciglio perfettamente curato.
«Emma, lo sai che ti voglio bene, ma dimmi per quale motivo dovrei fare una cosa del genere»
«Venerdì prossimo, concerto dei Maroon 5. Tu mi dai la camicia, io ti do due biglietti. Ci stai?»
«Tu sì che sai come comprarmi, ragazza!»
Emma tirò un sospirò di sollievo: anche questa era fatta.
Aveva appena finito di abbottonarsi la camicetta, quando il suo cellulare vibrò. Era il gruppo su whatsapp dell'ufficio, e Ruby aveva appena inviato delle faccine spaventate, subito seguite da un messaggio: “Ciurma, ai vostri posti! Capitan Uncino in arrivo”
Emma sogghignò: Capitan Uncino era il soprannome che avevano dato a Jones. Uno dei tanti, per lo meno.
Guardò l'orologio analogico sulla scrivania dell'editor: otto e cinquantanove. E anche quella mattina, lei era pronta.
In quel momento, la porta dell'ufficio si spalancò, e Killian Jones fece il suo ingresso. Con un completo gessato grigio scuro, una camicia bianca, cravatta blu con motivo nero e scarpe Oxford nere, era perfetto, come sempre, neanche un capello fuori posto. Che fosse uno stronzo senza eguali era fuori discussione, ma il suo fascino era innegabile.
La prima volta che l'aveva incontrato, quattro anni prima, al suo colloquio di lavoro, Emma, fresca di laurea, era rimasta ammutolita. Aveva tanto sentito parlare di Killian Jones, che già all'epoca era piuttosto famoso, e naturalmente si era documentata su internet, ma le varie foto che aveva trovato non rendevano minimamente giustizia all'uomo che si era ritrovata davanti.
«Buongiorno, capo!» lo salutò, cercando di sembrare il più gioviale possibile, porgendogli il suo caffè.
Lui si limitò a rispondere con un cenno del capo, accettando il bicchiere e prendendo posto alla propria scrivania, iniziando subito a sfogliare l'agenda.
«Ha una conference call fra mezz'ora...»
«Sul marketing dei libri di primavera, lo so, lo so»
«E uno staff meeting alle dieci e mezzo...»
«Hai chiamato quella... Com'è che si chiama? Quella con le mani brutte...»
«Janet? Sì, l'ho chiamata e le ho detto che se non consegnerà il manoscritto in tempo, lei non le darà una data di pubblicazione. Comunque ha chiamato anche l'avvocato per l'immigrazione...»
«Niente conference call, sposta il meeting e temporeggia con l'avvocato. Ah, e cerca un PR, dobbiamo rilasciare un comunicato stampa: August Booth andrà da Oprah!»
Emma alzò un sopracciglio, ammirata. «Quell'August Booth? Quello che non concede interviste da oltre sei anni? Bel risultato!»
Killian alzò gli occhi al cielo. «Puoi andare, Swan. Quando avrò bisogno dei tuoi complimenti, mi assicurerò di chiederteli» le rispose, accingendosi a bere il caffè.
Emma trattenne un'imprecazione, e si avviò verso la porta.
«Swan?»
La ragazza respirò profondamente, assicurandosi di avere un bel sorriso stampato in faccia, prima di voltarsi nuovamente verso il proprio capo.
«Sì?»
«Chi è Graham, e perché diavolo dovrei chiamarlo?» le domandò, mostrandole un messaggio scritto con un pennarello rosso sulla tazza di caffè.
Emma si morse il labbro inferiore. «Graham è il cameriere dello Starbucks a cui mi fermo, e il messaggio era rivolto a me, perché quello è il mio caffè»
Killian alzò un sopracciglio, e le lanciò un'occhiata penetrante. «Un cameriere, quindi? E dimmi, di grazia, perché starei bevendo il tuo caffè?»
«Il suo si è rovesciato»
L'uomo osservò il bicchiere, per poi berne un sorso. «Ed è una coincidenza che anche tu bevi caffè nero senza zucchero ma con una spruzzata di cannella?»
«Cosa posso dire?» rispose Emma, stringendosi nelle spalle «Adoro la cannella! Sarebbe patetico da parte mia bere questo caffè solo perché il suo potrebbe rovesciarsi, no?»
Fortunatamente, arrivò lo squillo del telefono a salvarla.
«Salve, ufficio di Killian Jones. Oh, ciao Greg»
Killian tornò a guardare Emma. «Stiamo andando da lui» mimò con le labbra.
«Stiamo proprio venendo da te, Greg» rispose Emma a telefono, per poi attaccare. «Perché stiamo andando da Gregory Mendel?»
L'uomo sogghignò. «Vedrai»
Emma ebbe giusto il tempo di digitare un messaggio veloce su whatsapp (“Capitan Uncino è in movimento”), prima di seguirlo fuori dal suo ufficio. Tutti i suoi colleghi sembravano impegnatissimi e diligenti, tutto grazie al suo messaggio. La ragazza sorrise sotto i baffi, divertita.
«Cos'hai da ridere?»
«Niente, capo. Per caso ha letto il manoscritto che le ho inviato?»
«Solo le prime pagine, non era niente di che»
«Che cosa?! Ho letto centinaia di manoscritti, questo è il primo che mi permetto di proporle, e se l'ho fatto, è perché so quali sono i criteri che applica, e questo manoscritto li rispecchia tutti!»
Killian le lanciò un'occhiata scettica. «Conserva le tue obiezioni per un altro momento, Swan. E, tra parentesi, bevi il mio stesso caffè perché il mio potrebbe rovesciarsi, cosa che sì, effettivamente è patetica» la rimbeccò, prima di entrare nell'ufficio di Mendel, un altro editor della redazione.
«Buongiorno, Greg»
«Killian! Ed Emma, che piacere vedervi» li salutò l'uomo, mellifluo. Killian, dal canto suo, si guardò intorno, un'espressione lievemente disgustata in viso.
«Quella vetrinetta è nuova, Greg?»
«Risale ai tempi della Reggenza inglese, ma l'ho acquistata da poco, sì, quindi direi che è nuova per il mio ufficio»
«Molto graziosa. Swan, falla spostare nella sala d'attesa: il nostro Greg non ne avrà più bisogno»
Gregory spalancò gli occhi. «Cosa vorresti dire?» domandò, ridendo nervosamente.
«Andrò diritto al punto, amico: sei licenziato»
Emma restò a bocca aperta. Quando si dice “avere tatto”.
«Che vuol dire che sono licenziato? E perché mai dovrei essere licenziato?»
«Hai presente August Booth? Ti avevo chiesto di fargli avere un'intervista da Oprah»
«Ma lo sai che tipo è Booth! Non rilascia interviste da anni! Non accetterà mai di andare da Oprah!»
«Strano, perché gli ho parlato io poco fa, e mi è sembrato persino eccitato all'idea. Da ciò, ne deduco che tu non l'abbia neanche chiamato»
«Ma...»
«Niente “ma”, Greg. Sei licenziato. Ti darò due mesi per trovare un nuovo lavoro, e diremo che sei stato tu ad andartene, mi sembra un accordo più che soddisfacente» tagliò corto Killian, prima di uscire, seguito a ruota da Emma.
«Sei uno stronzo, Jones!» Greg li seguì fuori dal proprio ufficio, rosso in viso «Uno stronzo con la 's' maiuscola! Sei uno stronzo, un egoista, un farabutto...Un pirata! La verità è che questa storia di Oprah è stata solo un pretesto per farti bello con il consiglio di amministrazione, perché tu ti senti minacciato da me, ma il vero problema sai qual è? È che fuori da quest'ufficio, tu non hai nessuna cazzo di vita! Io provo pietà per te, perché sei un essere vuoto, freddo e sei così solo che al tuo funerale ci sarà solo il prete!»
Killian lo guardò annoiato, come se l'altro avesse appena finito di sciorinargli la lista della spesa, e non una serie di insulti alquanto pesanti.
«Ecco, vedi Greg, è proprio questo il tuo problema: tu ti sopravvaluti, amico. Io non ti sto licenziando perché mi sento minacciato da te, io ti sto licenziato perché sei pigro, inetto e passi più tempo a mettere le corna a tua moglie che in quest'ufficio a lavorare, e se osi aggiungere un'altra parola, ti farò portare via da una scorta armata, mentre Emma ti riprende col cellulare, per poi sbattere il filmato su Youtube, così che tutti potranno deriderti come sto facendo io in questo momento»
«Come ti...»
«Ricorda: una sola parola. Detto ciò, ho di meglio da fare» tagliò corto Killian, prima di girare sui tacchi e andarsene.

«Spero che tu non abbia dei piani per questo weekend, Swan, perché dovrai aiutarmi a finire i manoscritti assegnati a Mendel»
Emma deglutì, a disagio. «Questo weekend? È proprio necessario? Perché veramente dovrei andare a trovare la mia famiglia, è il compleanno di mia nonna...»
«Molto bene, mi aspetto la lista dei suoi manoscritti sulla mia scrivania tra dieci minuti»
«Ma, signore...»
«Ti prego, Swan, ti ho già detto di rimandare le tue obiezioni. Adesso devo andare a parlare con Gold, vienimi a chiamare fra cinque minuti esatti con una scusa qualsiasi»

Emma non poté fare altro che rimanere in silenzio, a fissare la schiena del suo capo che si allontanava. E pensare che solo qualche ora prima si era svegliata tutta emozionata per quel week-end in famiglia, e si era illusa che niente avrebbe potuto guastare il suo buonumore. Certo, niente a parte Killian Jones.
 

 

 

 

«Signor Gold, buongiorno» esordì Killian, entrando nell'ufficio del suo capo, nonché fondatore della redazione «E Belle, ogni giorno più incantevole» aggiunse, rivolto alla moglie di Gold, e co-fondatrice.
«Killian, buongiorno a te. Congratulazioni per Oprah. Gradisci del caffè?»
«Grazie e no, sono a posto, ancora grazie. Ditemi: perché mi avete fatto chiamare? Non vorrete darmi un nuovo aumento, vero?»
Belle sorrise, sinceramente divertita, mentre suo marito rimase impassibile. «Ahimè, Killian, temo che il motivo non sia così piacevole. Ti ricordi quando ti avevamo detto di non andare ad Amsterdam per la Fiera del Libro perché non avevi il visto?»
«Sì, ma sai bene che la mia presenza lì era necessaria, Gold»
«Purtroppo il governo americano non concorda, dato che c'era anche il problema di alcuni documenti non consegnati in tempo. Abbiamo parlato con l'avvocato per l'immigrazione: ti è stato negato il visto. Dovrai essere rimpatriato al più presto»
Killian alzò un sopracciglio. «Che cosa? Vengo dall'Irlanda, santo Cielo, non dalla Luna, sono sicuro che c'è qualcosa che possiamo fare»
Belle gli lanciò uno sguardo dispiaciuto. «L'unica cosa che possiamo fare è rimandare la domanda, ma dovrai restare in Irlanda per almeno un anno»
«Okay, non è l'ideale, ma posso lavorare anche da lì, con internet, e...»
«Killian» lo interruppe Gold «Non puoi lavorare per un'azienda americana, ci dispiace. Daremo il tuo posto a Gregory Mendel»
«Cosa?! Ma io...»
In quel momento, bussarono alla porta e la testa bionda di Emma fece capolino dal corridoio.
«Salve, signori, non vorrei disturbarvi, ma ha chiamato...»
«Swan, non è il momento adesso» la interruppe Killian.
«Ma, signor Jones, ha chiamato...»
«Swan, ho detto che...» Killian si voltò verso la sua assistente, e fu in quel momento che gli si accese una lampadina.
«Emma» mormorò «Vieni qui»
Emma alzò un sopracciglio, entrando nella stanza. Qui gatta ci cova, pensò: Killian Jones non la chiamava mai per nome.
Killian le andò incontro, per poi attirarla accanto a sé e cingerle la vita con un braccio. «Cara, dolce Emma»
Emma rischiò di strozzarsi con la propria saliva. Cosa diamine gli passava per la testa?!
«Signori» esordì Killian, rivolto a Gold e Belle, «Trovo che non vi sia momento più adatto di questo per rivelarvi la lieta notizia. Io ed Emma siamo fidanzati, e ci sposeremo presto»
Il silenzio calò nella stanza. Emma non poteva credere alle proprie orecchie.
«Cosa?»
«Amore, non c'è bisogno di tacere oltre» le rispose lui, facendo pressione sul suo fianco.
«Vi sposate? Io non sapevo neanche che foste una coppia» Gold sembrava alquanto stupito «E poi lei è la tua... Segretaria»
«Assistente» sottolineò Emma, automaticamente.
«La verità è che io ed Emma siamo due persone che non avrebbero dovuto innamorarsi... Ma è successo. Sapete, tutte le sere fino a notte fonda in ufficio, i week-end alle Fiere del Libro... Ci siamo innamorati!» esclamò Killian, con tanto di mano sul cuore per aggiungere drammaticità alla sua dichiarazione. Se non fosse stato un editor, sicuramente sarebbe stato un ottimo attore.
«Suvvia, tesoro, che c'è di male? E come può una posizione lavorativa ostacolare il Vero Amore? Anche io ero la tua segretaria, all'inizio della tua carriera, e guardaci oggi!» osservò Belle, sorridendo contenta «E poi mi sembra che questo risolva tutti i nostri problemi»
Il signor Gold si strinse nelle spalle. «Beh, se siete felici voi...»
«Lo siamo» rispose subito Killian «Vero, amore?»
Emma si costrinse a sorridere. «Certo. Felici»
«Allora non possiamo che farvi le nostre più sincere congratulazioni e, mi raccomando, legalizzate la cosa al più presto»
«Ovviamente, ovviamente! Emma e io andremo subito all'ufficio immigrazione e, vedrete, tutto questo casino sarà presto dimenticato. Buona giornata!»

 

 

 

 

A quanto pareva, la notizia dell'imminente matrimonio di Killian ed Emma aveva fatto velocemente il giro dell'ufficio, perché erano almeno dieci minuti che il cellulare di quest'ultima non la smetteva di vibrare, in quanto nel gruppo dei suoi colleghi arrivavano in continuazione messaggi come “Avete sentito? Emma e il Capitano si sposano! :O”, “Cosa?! Emma e Jones?!?!?! o.O”, “E brava la nostra Emma che si è fatta il capo per tutto questo tempo ;)”
Intanto, la protagonista di queste chiacchiere sembrava intenzionata a scavare una buca nel pavimento dell'ufficio di Killian, tanto era presa a camminare nervosamente in giro per la stanza.
«Swan, ti prego, ti sarei grato se la smettessi di fare avanti e indietro, mi stai facendo girare la testa»
«Questo è tutto quello che hai da dire? Non pensi di dovermi delle spiegazioni? Hai appena annunciato a quei due che ci sposeremo! Io e te! Che ci sposiamo!»
«Beh, mi sembra che tu abbia capito il concetto, cosa c'è da spiegare?»
Emma lo fulminò con lo sguardo. Come poteva essere così calmo?
«Ma ti ha dato di volta il cervello? Io non ho la minima intenzione di sposarti, mi dispiace. Non voglio partecipare a questa farsa, anzi, non ne voglio sapere niente: non ti sposerò»
«Molto bene» sentenziò Killian, chiudendo il manoscritto che aveva davanti «Allora verrai licenziata»
«Cosa? Non puoi ricattarmi in questo modo, sei un...»
«Oh, no, cosa hai capito? Non sarò io a licenziarti, anche perché sarò molto presto lontano da qui. Il mio visto è scaduto, quindi devo tornare in Irlanda e il mio posto verrà dato a Mendel. E indovina cosa farà lui a quel punto? Ti licenzierà, e tu ti ritroverai in mezzo a una strada, senza un lavoro, e tutti i sacrifici che hai fatto negli ultimi quattro anni saranno stati tempo perso, e il tuo sogno di far sognare milioni di persone attraverso le tue parole sarà soltanto un ricordo»
Emma aprì e chiuse la bocca più volte, senza trovare veramente qualcosa da dire.
«Se invece mi sposerai, avremo un matrimonio felice e breve, con un altrettanto breve e veloce divorzio. Inoltre, io manterrò il mio lavoro, tu manterrai il tuo lavoro ed entrambi saremo felici e contenti»
«Ma... Ma io non voglio sposarti!»
Killian alzò un sopracciglio. «Ti conservavi per l'anima gemella? Graham il cameriere, magari? E io che ti facevo più una tipa alla Elinor che alla Marianne¹! In ogni caso, Swan, mi sa che i tuoi ideali romantici dovranno aspettare. Nel frattempo, potresti scoprire che non sono una persona così orribile come pensi, anzi, vengo considerato uno scapolo piuttosto ambito, sai?»
Emma gli lanciò un'occhiata scettica.
«Ho seri dubbi al riguardo»
«La tua opinione è irrilevante, Swan, e il tuo carro è attaccato al mio: se io vado giù, tu vieni giù con me»

 

 

 

 

«Non posso credere di essermi fatta trascinare in questa storia!»
Killian alzò gli occhi al cielo. «L'hai ripetuto almeno centosessantatré volte negli ultimi quindici minuti»
Per tutta risposta, Emma si limitò a sbuffare rumorosamente.
Si trovavano all'ufficio immigrazione, e stavano aspettando la consulente che si sarebbe occupata del loro caso, tale Zelena Green, come li informava la targhetta sulla scrivania.
«Buongiorno, scusate l'attesa» esordì una donna sulla quarantina con una folta capigliatura rossa, entrando nella stanza.
«Oh, non si preoccupi, non so dirle quanto le siamo grati per averci ricevuto con così poco preavviso» rispose prontamente Killian, sorridendo in maniera seducente.
Magnifico, non siamo fidanzati neanche da un'ora e già fa lo splendido con un'altra, pensò Emma, sforzandosi di non sbuffare di nuovo.
Zelena sorrise freddamente. A quanto pare la tattica di Killian con lei non attaccava.
«Ho una domanda per voi: state commettendo una frode per evitare che il signore venga espulso dal Paese e mantenere così il ruolo di caporedattore alla Gold&French?»
Killian assunse la sua espressione più angelica. «Come prego?»
«Abbiamo ricevuto una telefonata da...»
«Aspetti, non me lo dica: Gregory Mendel?»
«Gregory Mendel, esatto»
«Oh, la prego di non dargli retta, signorina. Mendel non è altro che un ex impiegato molto arrabbiato. Ma lei è molto impegnata, e noi non vogliamo rubarle tempo: se ci dice come procedere, togliamo subito il disturbo»
«Nessun disturbo, non si preoccupi, e non c'è fretta. La procedura è molto semplice: prima di tutto, ci sarà un colloquio, sarete posti in due stanze separate, e vi verranno fatte delle domande su cose che si sanno l'uno dell'altro in una coppia vera. Poi procederò a guardare i tabulati telefonici, chiederò ai colleghi, ai vicini, agli amici. Se le risposte non combaceranno in ogni singolo punto, il qui presente signor Jones verrà espulso fino a tempo indeterminato, e la qui presente signorina Swan avrà commesso un reato punibile con una multa di duecentocinquantamila dollari e una detenzione di cinque anni in una prigione federale»
Emma deglutì rumorosamente.
«Allora, signorina Swan, c'è qualcosa che vuole dirmi?»
«Ehm...»
La ragazza lanciò un'occhiata al suo capo, seduto accanto a lei. Se non lo avesse conosciuto così bene, Killian le sarebbe apparso come il ritratto della serenità; unico indizio del suo nervosismo era il fatto che si stesse grattando l'orecchio, e se aveva imparato qualcosa su di lui negli ultimi quattro anni, era che Killian Jones si grattava l'orecchio solo quando era davvero, davvero nervoso.
«Vede, signorina Green, la verità è che...»
L'orecchio dell'uomo aveva raggiunto tonalità scarlatte.
«La verità è che io e Killian siamo due persone che non avrebbero dovuto innamorarsi, ma è successo»
Killian sorrise, rilassandosi, e smise finalmente di torturarsi l'orecchio.
«Non potevamo dire la verità, in ufficio» continuò Emma, con l'aria di chi sta rivelando un grande segreto «Per via di una grossa promozione che sto aspettando»
Killian alzò un sopracciglio.
«Entrambi pensavamo che sarebbe stato inopportuno se fossi stata promossa redattore mentre eravamo... Sa...» Emma lasciò il discorso in sospeso, ammiccando lievemente.
«Molto bene, se lo dice lei. Le famiglie sono state avvisate?»
«Io non ho nessuna famiglia da avvisare» fu di nuovo l'uomo a prendere la parola «Ho perso i contatti con mio padre molto tempo fa, e mia madre e mio fratello sono morti. Per quanto riguarda la famiglia di Emma, li informeremo questo week-end. È il compleanno di sua nonna, sa, tutta la famiglia si riunisce, e abbiamo deciso di fargli questa sorpresa»
«Carino. E dove avrà luogo questa sorpresa?»
«Ma a casa dei suoi genitori, ovviamente»
«E dove si trova questa casa?»
«A...» Killian deglutì «Ma perché parlo io? È la casa dei tuoi, amore, dillo tu»
«A Storybrooke, nel Maine»
«Nel Maine?!» Killian non poté fare a meno di strabuzzare gli occhi. Chi diavolo abitava nel Maine? Era probabilmente il più noioso di tutti i cinquanta fottutissimi stati federati degli Stati Uniti!
«Qualche problema, signor Jones?»
«Assolutamente, assolutamente. Stavo solo esprimendo il mio amore nei confronti del Maine, lo stato che ha visto nascere la mia adorata Emma»
Zelena gli lanciò un'occhiata scettica. «Molto bene. Allora vi do appuntamento a lunedì mattina, ore undici, per il colloquio. E speriamo che le risposte combacino»

 

 

 

 

Emma era furiosa. Non nervosa, non irritata, non arrabbiata e neanche incazzata. Era furiosa. Altro che la bella giornata che si era aspettata, quella mattina. Chiaramente il karma doveva avercela con lei, in una vita passata doveva essere stata qualcuno di veramente crudele.
Killian, dal canto suo, sembrava non avere una sola preoccupazione nella vita. Camminava affianco a lei fumando una sigaretta, come se tutta quella situazione fosse assolutamente normale.
«Allora, ti dico cosa faremo» le disse, prima di fare un altro tiro «Andremo nel Maine, fingeremo di essere fidanzati e diremo che stiamo per sposarci. Per quanto riguarda il volo, dovrebbero esserci dei biglietti omaggio disponibili per la redazione, prenota la prima classe e conferma un pranzo vegano. L'ultima volta l'hanno dato a un vegano vero e ho dovuto mangiare una poltiglia sanguinolenta che spacciavano per carne e un'insalata bavosa e calda... Perché non stai prendendo appunti?»
Emma sì sentì salire l'impulso di strozzarlo.
«Senti un po', ma hai sentito che ha detto quella tipa?»
«Cosa?» Killian sembrava sinceramente confuso «Oh, ti riferisci al fatto della promozione? Uscita geniale, Swan, molto credibile, brava, ci è cascata in pieno!»
«Non stavo scherzando, mio caro. Rischio duecentocinquantamila dollari di multa e cinque anni di prigione, questo cambia le cose»
«Non ti farò redattrice, Swan, puoi scordartelo»
«Molto bene, allora puoi cercarti un'altra finta fidanzata. Buona fortuna!» rispose Emma, facendo per andarsene.
«Aspetta! Aspetta, va bene, hai vinto. Se passeremo il week-end nel Maine e passeremo il colloquio con quelli dell'immigrazione ti farò redattrice»
«E pubblicherai il mio manoscritto»
Killian fece per replicare, ma poi tacque. Una conversazione muta andò avanti fra i due, e alla fine fu Emma a spuntarla.
«D'accordo. Diecimila copie per la prima edizione»
«Ventimila copie. E diremo alla mia famiglia del fidanzamento come voglio e quando voglio. Ora, non mi sembra di aver ricevuto ancora una proposta decente»
«Che proposta?»
«Di matrimonio, naturalmente»
«Stai scherzando, spero. Siamo su un marciapiede nel bel mezzo di New York!»
«Affatto» Emma sorrise, gelida «In ginocchio, Killian»
L'uomo imprecò fra i denti, ma ubbidì. «Mi vuoi sposare?» mugugnò.
«La risposta è no. Ora chiedimelo come se lo volessi davvero»
«E va bene» sbuffò lui.
Le prese la mano, guardandola intensamente negli occhi e iniziando a tracciare dei cerchi col pollice sul dorso della mano di lei. «Emma» mormorò, prima di portarsi la mano alle labbra per posarvi un bacio, senza mai interrompere il contatto visivo.
Emma sentì dei brividi salirle lungo la spina dorsale. Avrebbe dovuto indossare una giacca più pesante, probabilmente.
«Emma» ripeté Killian «Sei la donna della mia vita, il mio unico, vero amore. Vuoi sposarmi?»
«Okay»
«Questa è la tua risposta? Seriamente? “Okay”? Hai un uomo brillante, colto e diabolicamente affascinante ai tuoi piedi che ti ha appena chiesto di sposarlo, e tutto quello che sai dire è okay?!»
«Qualcuno apprezzerebbe questa risposta»
«Non ti permetto di citare autori² che non pubblichiamo noi, Swan» la richiamò lui, dandole un colpetto sulla mano che – come Emma si rese conto in quel momento – stringeva ancora.
«Ed eccoci di nuovo, da rubacuori incallito a capo noioso»
«Stai dicendo che mi preferisci quando flirto con te?»
La ragazza alzò gli occhi al cielo, cercando di dissimulare l'imbarazzo. «A essere onesta, non ti preferisco e basta. Ci vediamo domani in aeroporto, non fare tardi» rispose, per poi girare sui tacchi e andarsene.
Se si fosse voltata, avrebbe trovato il suo autoritario capo ancora in ginocchio, e con un sorriso divertito sulle labbra.
«A domani, Swan» mormorò, anche se lei non poteva più sentirlo.




 

 

 


 



¹ Killian parla ovviamente di Elinor e Marianne Dashwood, protagoniste di “Ragione e Sentimento” di Jane Austen, dove Elinor rappresenta la parte della 'ragione' indicata dal titolo, mentre Marianne il 'sentimento'.

² Il riferimento è a John Green, autore di “Colpa delle Stelle” (se non l'avete letto, leggetelo! *O*), romanzo all'interno del quale la parola “okay” ha un valore speciale per i due protagonisti.










Author's Corner: salve a tutti, e innanzitutto grazie mille per essere arrivati fin qui u.u L'ispirazione per questa storia mi è venuta di getto, qualche giorno fa, riguardando per la centesima volta l'omonimo film (per intenderci, quello con Sandra Bullock e Ryan - sbav - Reynolds), che adoro alla follia: se non l'avete mai visto, correte a farlo! *O* 
Questa sarà una mini-long, di circa 4-5 capitoli, purtroppo non posso assicurare che gli aggiornamenti saranno puntuali in quanto sono in piena sessione estiva (Dio, quanto la odio!) ç_____ç ma cercherò di fare del mio meglio, I swear (on Emma Swan, obviously XD) u.u
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e abbia suscitato la vostra curiosità, vi sarei estremamente riconoscente se lasciaste una recensione per farmi sapere cosa ne avete pensato ^^
A presto,
Emma 

 

   
 
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