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Autore: LaMusaCalliope    04/07/2014    1 recensioni
Nico e Percy sono finalmente una coppia. Insieme riusciranno a superare le mille difficoltà che li attendono.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Chirone, Dioniso, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Percy bussò alla porta della casa 13. Era notte fonda, nessuno l’avrebbe visto. Come sempre, la porta si aprì cigolando. Il ragazzo entrò, navigando nell’oscurità più assoluta. Una lampada si accese, illuminando leggermente la stanza. C’erano pochi mobili, le pareti scure, le finestre chiuse. Al centro della camera, di spalle, c’era un ragazzo minuto, i capelli scompigliati, vestito di nero. Percy gli si avvicinò e si sedette accanto a lui. – Ciao! – alla luce della lampada, Percy notò un sorriso formarsi sulle labbra del ragazzo – sei in ritardo – gli disse Nico – sì, lo so. Ma Tyson non  si voleva proprio addormentare. Ora, però, sono qui. – Il figlio di Poseidone si sporse in avanti, baciando Nico; come faceva tutte le sere da quando il figli di Ade si era dichiarato. Dopo pochi giorni aveva lasciato Annabeth con una scusa banale. Da quel giorno, lui e Nico si vedevano di nascosto, perché il ragazzo non voleva si sapesse, e stava bene a entrambi. I due si separarono e, tenendosi per mano, si raccontarono la giornata. Nico aveva passato la mattina con Jason e il pomeriggio da solo. Percy, invece, si era allenato con i figli di Apollo con l’arco e il pomeriggio era stato con la signora O’Lear. Non lo ammetteva, ma il segugio infernale gli ricordava Beckendorf. – È stata una giornata … interessante – commentò Nico. – Già … - ci fu un momento di silenzio. – Ti va di vedere le stelle? – chiese il figlio di Ade. Uscirono e una luna bellissima li accolse. – dove andiamo? – Nico gli prese la mano e lo trascinò al Padiglione. – È bello qui, quando non c’è nessuno. – Nico si sdraio a terra e Percy accanto a lui. Guardarono le stelle per un po’, poi ripresero a parlare, ricordando i vecchi tempi. Passarono lì tutta la notte quando, all’alba, si addormentarono.

Furono svegliati da un Jason tutto felice e sorridente. Percy aveva gli occhi socchiusi, teneva per mano Nico, che era abbracciato a lui. – Ragazzi, sono così contento per voi! – Percy si accorse con un secondo di ritardo che c’era troppa luce. Era già giorno. Intanto Nico si era svegliato. Attorno a loro c’erano tutti i mezzosangue del campo, Chirone seduto sulla sua sedia a rotelle e il signor D che … bhe, era il signor D. – Cavolo … - sussurrò Percy, rosso quasi quanto Nico. – Quando sono arrivato vi ho trovato qui, addormentati, che vi tenevate per mano. Mi dispiace, non ho fatto in tempo a svegliarmi che erano già arrivati tutti. – spiegò Jason, con ancora il sorriso sulle labbra. I ragazzi si alzarono velocemente, sempre più rossi in faccia. Gli sembrava di aver mangiato troppa ambrosia. Passarono accanto a Chirone, che disse loro – dobbiamo parlare – I un attimo, le facce dei ragazzi divennero bianche, soprattutto dopo che Annabeth gli lanciò un’occhiataccia. – Che facciamo, ora? – Nico tremava, aveva paura. – Vediamo che succede – I mezzosangue si sedettero ai tavoli, presero da mangiare e la metà la diedero in sacrificio agli dei. I due ragazzi erano preoccupati e si scambiavano sguardi disperati. Non mangiarono quasi nulla. Quando la colazione finì, Annabeth si diresse a grandi passi verso Percy. – dimmi che non mi hai lasciata per … lui! Ti prego, dimmelo -  Percy guardò a terra, in imbarazzo – oh, no! È così, vero? Mi hai lasciata per lui! Abbi almeno la decenza di guardarmi negli occhi , Testa d’Alghe. – Percy obbedì. Annabeth era furiosa, rossa in viso. I suoi occhi erano attraversati da lampi d’ira. Con quel grigio, sembravano un cielo in tempesta. – Sì, okay?! Ma Nico non voleva farlo sapere, così ho inventato una scusa. – Annabeth diventò, se possibile, ancora più arrabbiata. Gli diede uno schiaffo, calciò a terra e corse via urlando – Mia madre aveva ragione – Percy si massaggiò la guancia dolorante e si avviò verso la Casa Grande. Fuori lo aspettavano Dioniso e Chirone, stavolta nella sua forma naturale, cioè un centauro. Appena fu davanti a loro il centauro lo guardò deluso. Percy si chiese dove fosse Nico, aveva bisogno di lui. Infatti arrivò poco dopo, con un’aria più triste del solito. – Avete violato il coprifuoco. Sapete che vuol dire? Che non mostrate rispetto nei nostri confronti! – I ragazzi erano allibiti, perché a parlare era stato Dioniso. Percy, in difesa dell’amico, avrebbe voluto urlargli “E a lei che importa? Lei odia questo posto e tutti noi. È lei il primo a non mostrare rispetto!” ma si trattenne. Non era una buona idea offendere un dio.; eppure si sentiva in dovere di fare qualcosa. – Lui non c’entra -  tutti gli occhi si puntarono su di lui – è stata una mia idea, è colpa mia se eravamo lì – Nico lo guardo con fare interrogativo – Percy, non è necessario … - gli sussurrò, ma il figlio di Poseidone lo fermò con una mano. – Non importa di chi sia la colpa. Siete entrambi responsabili, eravate lì insieme. – disse Chirone, serio. – Perciò vi spetta una punizione – entrambi i ragazzi erano contrariati – ma … -  provò a dire Nico – Non voglio obbiezioni, la soffitta è piena di roba che va messa via. Comincerete tra dieci minuti. -  detto questo, il centauro e il signor D rientrarono in casa. – Perché lo hai fatto? perché mi hai difeso? – Nico era furioso, era evidente. – perché mi sono sentito in dovere di farlo, okay! Non ci sono altre ragioni – Nico per un attimo parve pensarci, ma poi si convinse. – bhe, grazie! – Percy però era deluso – Ah, non sono riuscito a scontarti dal castigo, però – Nico gli prese lamano, sorridendo. Era raro che lo facesse, quando c’erano gli altri, ma a Percy quel sorriso ebbe lo stesso effetto di una bevanda calda: gli riscaldò dentro. – Andiamo, altrimenti dovremo vedercela con Dioniso – risero entrambi e, insieme, entrarono nella casa color pastello, salendo in soffitta.

Percy la trovò ancora più piena di quanto ricordasse. I ragazzi del campo buttavano lì dentro tutte le cose divine che trovavano durante le imprese. Percy passò vicino a un foulard rosa. Non ci fu bisogno che leggesse il cartellino con le indicazioni, lo conosceva bene. Fu la prima cosa che mise dentro gli scatoloni. Nico era fermo davanti a un tavolo,m in mano una statuina di Ade. Aveva le lacrime agli occhi. Percy corse da lui e lo abbracciò forte e il ragazzo pianse tutte le sue lacrime. Il figlio di Poseidone non aveva mai visto Nico piangere così, non era da lui. – Mi manca così tanto – disse tra un singhiozzo e l’altro. – Sì, lo so – Percy lo strinse più forte a sé, carezzandogli la testa. Dopo pochi istanti, Nico si sciolse dall’abbraccio e si asciugò le lacrime con il dorso della mano. – Dai, mettiamoci al lavoro – disse con la voce ancora strozzata dalle lacrime. Percy lo guardo, preoccupato. Nico se ne accorse. – tranquillo, sto bene. – accennò a un sorriso e cominciò ad aprire gli scatoloni. Percy lo imitò.

Ci misero tutta la giornata, ma alla fine la soffitta era in ordine e quasi vuota; eccetto per gli scatoloni, che erano una ventina, e per le cose troppo grandi. Quando uscirono dalla Casa Grande, erano entrambi sudati e sporchi di polvere. Il sole stava quasi per tramontare. – Sono esausto – commentò Percy mentre si toglieva di dosso la polvere dai vestiti. Un po’ ne andò a finire addosso a Nico, che tossì. Percy rise, vedendo il ragazzo infuriarsi per gioco con lui. Iniziò a correre, con Nico che lo seguiva e cercava di fargliela pagare. Erano arrivati al laghetto delle canoe quando Percy si fermò; aveva il fiatone e non sarebbe riuscito a muovere un altro passo. Nico lo raggiunse un secondo dopo, correndo alla velocità della luce. Con una forza sovrumana, lo buttò a terra e cominciò a fargli il solletico. Ridevano entrambi, come non avevano mai fatto prima. – Basta Nico, ti prego – disse mentre ancora rideva. Solo quando anche lui fu troppo stanco, Nico smise. Si sdraiò accanto a Percy, e insieme osservarono le nuvole passare rosse sopra di loro. – cosa facciamo, adesso? – chiese Nico, puntando gli occhi su Percy. Non gli sembrava vero che fosse lì, accanto a lui. Gli strinse la mano per convincersi che fosse reale. – adesso affrontiamo la cosa. Non possiamo fare altro. Gli altri si abitueranno. – Percy gli sorrise e questo sembrò calmare Nico – anche Annabeth? – chiese il figlio di Ade. Percy si tirò su, guardandolo negli occhi. – anche lei. Non può farci nulla, almeno spero, perché ora noi siamo insieme. - gli diede la statua di Ade e Nico la strinse forte. Percy lo baciò delicatamente sulle labbra, poi lo tirò su e insieme si avviarono verso le proprie capanne.

ANGOLO AUTRICE:
In precedenza ho scritto una fanfiction sulla percabeth, ora invece ho voluto scriverne una sulla pernico. Spero che vi piaccia e perdono ogni singolo errore. Fatemi sapere cosa ne pensate!

   
 
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