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Autore: Shaneesja    26/08/2008    0 recensioni
Breve, brevissimo racconto. Lo scenario di una citta' completamente (o quasi) rasa al suolo da una minaccia sovrannaturale. Mostri, forse demoni vomitati fuori dalle viscere della terra. Tre eroi, silenti e freddi come il ghiaccio, si aggirano armati per le rovine, in cerca del resto del "branco".
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La citta' era ormai un cumulo di macerie fumanti.
Cancelli divelti, palazzi sventrati. Cocci di vetro sparsi ovunque nel raggio di chilometri.
Puzzo di bruciato e di gomma incenerita aleggiava nell'aria, mischiandosi al sudore, al sangue ed all'odore carbonizzato dei cadaveri risparmiati ad una fine piu' atroce. Le ultime fila della resistenza pattugliavano costantemente le zone ancora abitate da civili disorientati, spaventati a morte da una minaccia assurda, incredibile.
Lei camminava tra quelle macerie, non era bella, non era alta, ma era arrivata fino alla fine, ancora viva. Sporca, il viso coperto di fuliggine, sangue incrostato tra i capelli corti, neri. La pelle pallida, smorta quasi, la paura ormai non si leggeva piu' nei suoi occhi, era sparita da tempo, da quando aveva visto morire gente che conosceva, forse amici. I suoi abiti erano strappati ma non se ne curava piu' di tanto, sopra ad una maglietta nera indossava un giubbetto smanicato simile a quello usato dalle forze militari che assieme a qualche civile coraggioso stavano cercando di tenere sotto controllo la situazione.
Non si sa come, ma aveva un'arma in mano. Un fucile, o qualcosa che somigliava moltissimo ad uno di quelli usati per la guerra, di quelli che aveva visto solo in tv, appena poco tempo prima. Lei non ne aveva mai imbracciato uno, non aveva idea di come si usasse ma aveva imparato a farlo, ed anche molto bene.
Di fronte a lei, a qualche passo di distanza, un uomo la osservava di tanto in tanto. Era una specie di gigante in maglietta grigia e jeans strappati, il capo completamente rasato e lucido di sudore, nel suo volto la paura forse non era mai esistita. Le sue braccia erano completamente tatuate ed anche lui imbracciava un fucile, ma lo faceva con la sicurezza di chi era abituato a farlo.
Avevano imparato a capirsi con lo sguardo, lei e lui. Non erano amici da molto tempo, ma le circostanze li avevano portati ad una specie di sodalizio, e benche' avessero qualche problema di comunicazione riuscivano benissimo a intendersi. Era stato lui ad insegnarle a sparare, ad utilizzare quell'arma che ora teneva tra le braccia e che aveva gia' ucciso un paio di quelle bestie che adesso vagavano libere per la citta' devastata dalla loro furia distruttrice.
Poco distante da loro, c'era il marito della donna. Lui non imbracciava fucili, almeno non in quel momento ed il suo sguardo era come catatonico, forse perso in pensieri che in quel momento lo distraevano dalla situazione. Nei suoi occhi non si leggeva nulla, aveva visto troppo per riuscire a provare ancora qualcosa.
D'improvviso una specie di ringhio acuto spezzo' il silenzio agghiacciante che era sceso da qualche tempo. Erano le bestie, ne stavano arrivando ancora. Pronti, con i fucili imbracciati, la donna e il gigante in maglietta grigia si lanciarono occhiate furtive, l'uomo le fece un cenno con il capo indirizzandola dietro una colonna. Forse per proteggerla o piu' probabilmente per darle un posto sicuro dove coprirsi per fare fuoco. Lei esegui' puntando l'arma contro il cielo e camminando veloce, per non farsi scorgere dalle due bestie in arrivo.
Il terreno era scosso da tremori, sembrava che un'onda sismica avesse appena colpito l'area ed invece erano quei mostri a far barcollare le loro gambe, a far battere piu' violentemente i loro cuori. Grossi bestioni squamosi, dalla pelle verdastra coperta di fango bruno, protuberanze ossee sul dorso ed artigli e zanne possenti. Occhi gialli liquidi osservavano con famelica attenzione ogni angolo, ogni rientranza in cerca di preda. Un udito sensibile li rendeva ricettivi ad ogni minimo spostamento, loro lo sapevano bene e stavano con il fiato sospeso nell'attesa che si muovessero, che raggiungessero una posizione ideale per poter essere sorpresi ed uccisi.
Il gigante in maglietta grigia si era appostato dietro ad un cumulo di macerie crollate da quella che doveva essere stata una scuola, la donna dietro alla colonna stava immobile con il fucile imbracciato, le spalle poggiate contro quel nascondiglio.
Vicini, troppo vicini perche' potessero essere presi di sorpresa, i due mostri fiutavano l'aria con narici umide e grosse. Forse avevano percepito l'odore dei tre ma non riuscivano a passare ingombranti com'erano, restavano immobili a pochi metri dalla donna, emettendo sibili e ringhi che raggelavano il sangue nelle vene. Ma non la potevano scorgere.
Il gigante, attirando l'attenzione della donna, le fece cenno di restare calma e di non muoversi. Lei non emise suono, ne' mosse il capo in segno di assenso. Semplicemente chiuse gli occhi poggiando il capo indietro, nel tentativo di alleviare la tensione. Qualche istante dopo, i due mostri iniziarono la loro avanzata verso il centro della citta', lasciandoli li dove non li avevano visti ma semplicemente percepiti. Il tremore sempre piu' lontano li tranquillizzo', cosicche' lei pote' lasciarsi scivolare per terra, esausta e grata di essere ancora sopravvissuta a quegli esseri abominevoli.
Il gigante in maglietta grigia fece altrettanto, si sedette un attimo sul cumulo di macerie per riprendere fiato, poi si alzo' e si diresse, assieme al marito della donna verso di lei. La pesante figura si accuccio' per un attimo di fronte a lei, la osservo' lungamente senza dire una parola, poi ancora una volta si sedette, affianco a lei, lasciando uno spazio ben coperto per il marito della donna. Non si parlavano ancora, nessuno dei tre aveva aperto bocca dopo la scomparsa delle creature bestiali.
Il gigante prese il suo pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans, era schiacciato e non aveva un bell'aspetto. Ne prese una e l'accese, ma inspiegabilmente la porse alla donna. Non apri' bocca neanche questa volta, attese semplicemente che lei la prendesse. E lei la prese, le dita piccole, le unghie un tempo curate erano spezzate e sporche di terra e sangue.
Il marito non fece una piega, la osservo' con uno sguardo un po' torvo, ma non obietto'. Erano tempi duri, non poteva pretendere che non prendesse una decisione del genere. In silenzio consumarono quel tabacco, fili di fumo grigioazzurro si libravano nell'aria malsana. Poi, il gigante si alzo'.
"Andiamo, il resto del branco ci aspetta" disse, semplicememnte, in una lingua che lei comprese ma che non era la sua.
Si alzarono e si incamminarono, tra cocci di vetro, palazzi sventrati, cancelli divelti.
  
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