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Autore: aelfgifu    05/07/2014    4 recensioni
Dopo l'infortunio nella finale di Champions League, Karl è costretto a rimanere a Monaco durante le vacanze per portare a termine la riabilitazione. Ma a Monaco è rimasto anche qualcun altro...
Un giovane uomo alla scoperta di sé stesso, una donna piena di lati oscuri, una città deserta e lo splendore dell'estate.
[Seguito di Ritratto estivo di ragazzo svedese].
Genere: Romantico, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider, Marie Schneider, Nuovo personaggio, Stefan Levin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutti i miei cari'
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Buon compleanno (con un giorno di ritardo) al *mio* Karlchen... e un abbraccio alla nazionale tedesca di calcio (quella in carne e ossa), che ieri sera si è qualificata per le semifinali del Campionato del Mondo.

 

1. Happy Birthday, Karl (Amburgo chiama Monaco)

 

“Disgraziato, puzzone, bastardo, testa di c****, buon compleanno!” così esordisce Hermann al telefono, senza dire né ciao né come stai, nel suo solito modo rumoroso e sboccato.

“Ciao, idiota” risponde lui, tranquillissimo, mentre un piccolo sorriso gli si insinua nell’angolo della bocca. “Non hai dormito per l’ansia di farmi gli auguri?”

“Ahm” Kaltz esita “perché dici così?”

“Hermann, sono le sette e mezza di mattina” ride, stavolta apertamente, Karl.

“Le sette e mezza?!?” Hermann appare sinceramente stupito.

“Le sette e mezza di mattina” conferma Karl.

“Possibile? Così presto?” A Karl sembra di vedere il suo vecchio amico mentre si gratta la testa perplesso. “Ma io mi sono svegliato più di un’ora fa ed era già giorno, sono andato a correre, sono tornato a casa, mi sono buttato sotto la doccia e ho anche fatto colazione: davvero è così presto?”

“D’estate fa giorno presto”.

“Dici?”

“Dico”.

“Oh cavolo”.

“Grazie, comunque” sorride Karl. “Sei sempre il primo a ricordartene”.

“Eeeh...” Kaltz è imbarazzato, non sa mai come reagire quando Karl diventa gentile.

“Hm-hm...”

“Ma stavi dormendo?” chiede all’improvviso Hermann.

Karl non tenta neanche di soffocare la risatina di scherno che gli fuoriesce dalle labbra.

“Oddio, scusa!”

“No, no, ero sveglio... solo non mi sono ancora alzato”.

“Uah uah” sghignazza Kaltz “stai prendendo tutte le abitudini dei meridionali!... Ti alzi tardi, vai a dormire tardi...”

“Ufficialmente sarei in vacanza...” si giustifica Karl.

“Sì, sì, razza di addormentato!... Anche io sono in vacanza!”

“... e ufficialmente sarei pure infortunato, se permetti”.

“Sììì, una frattura al polso sinistro! Robetta!...”

“Robetta? Ho portato il gesso fino a ieri, ora devo indossare un tutore con cui non riesco a far niente e ho una seduta di riabilitazione tutti i santi giorni. Volevo andarmene in vacanza e non posso e Monaco in questi giorni è una città fantasma perché sono tutti via per le ferie. Come osi dire che è robetta, brutta bestiaccia?” ringhia Karl.

“Ma quanto sei lagnoso, proprio un bavarese!”

“Allora ti auguro di romperti felicemente un polso anche tu, così saremo compagni di sventura”.

“Ehi, non dirai sul serio? Accidenti! Tocca ferro!”

“Se tutte le maledizioni che mando raggiungessero i loro obiettivi, la popolazione del pianeta si sarebbe già dimezzata...”

“Augurare al tuo amico fraterno di rompersi qualcosa!...” borbotta Kaltz. “Lo sapevo che il Bayern ti avrebbe rovinato, tu che eri un ragazzo così nobile e generoso...”

“Guarda, ha parlato l’amico fraterno che qualche anno fa mi ha mollato una botta negli stinchi a gioco fermo ed è stato cacciato dal campo per direttissima!”

“Non rivanghiamo!”

“E allora robetta lo dici a tuo nonno”.

“Okay, scusa”.

“Scuse accettate”.

“Beh, che programmi hai per oggi?”

Karl esita.

“Beh, niente di speciale... alle nove e mezza ho la fisioterapia, poi vado a pranzo dai miei, poi ho un’intervista con la tv del nostro club, poi... poi non ho ancora deciso. Sei soddisfatto?”

“Come, non festeggi con la tua ragazza?” si informa Kaltz malizioso.

Karl sembra cadere dalle nuvole.

“Quale ragazza?” chiede.

“La tua, no?” ridacchia Hermann.

“Io non ho una ragazza, deficiente...”

“E allora Viktoria Sonnenfels?”

“Che c’entra Viktoria Sonnenfels?”

“Non esci con lei?”

“Sei matto? Ci siamo incontrati quest’inverno a una trasmissione televisiva, questo è quanto, stop, basta”.

“E quindi non festeggi con lei?”

“Che razza di pettegolo! No, non festeggio con lei”.

“Sì, sì, dici così perché non vuoi raccontarmi niente della tua vita privata. Aspetti che io lo scopra dai giornali, bell’amico!”

“Ma guarda un po’, bestiaccia, io ho invece il sospetto che se te lo dico andrai a venderti la notizia alla redazione di qualche giornalaccio per finanziarti il tuo vizio delle raccolte di figurine!”

La risata di Kaltz dall’altra parte del telefono somiglia al barrito di un elefante.

“Carogna! Sono sicuro che ai tuoi compagni di squadra lo dici!”

“Assolutamente no. A parte il fatto che loro non chiedono: non tutti sono pettegoli come te, bestia”.

“Testa di c****”.

“Tu, non io”.

Hermann sospira.

“Guarisci presto allora. Tra un mese inizia il campionato e ci incontriamo già alla seconda giornata... non sia mai che il Kaiser manchi nella partita in cui la sua squadra le prenderà malamente!”

“Non sia mai che rinunci a farti un sedere così, Kaltz”.

“Vedrai, brutto pallone gonfiato!”

“Ah ah, sì, vedrò, certo che vedrò...”

“Be’...” la voce di Hermann si è addolcita. “Allora ci vediamo ad agosto... salutami il coach e tua madre, e anche la piccola... e festeggia con la tua ragazza

“Non ce l’ho la ragazza...”

“Allora festeggia con chi ti pare. Buona giornata e buon compleanno, stronzo”.

“Buona giornata a te e grazie, bestia”.
 

***

 

Note al testo. Ci sono un po’ di stereotipi nel capitolo: tengo a dire che non sono stereotipi miei, ma idee preconcette diffusissime in Germania sul conto dei meridionali e dei bavaresi. Kaltz le rappresenta bene primo perché è del profondo Nord e poi perché ha sempre un po' il dente avvelenato nei confronti di Karl per il suo trasferimento al Bayern... :-)

Disclaimer. Ovviamente Karl-Heinz Schneider, Hermann Kaltz & C. non appartengono a me ma al maestro Yoichi Takahashi e alle case editrici che pubblicano le storie di Captain Tsubasa nei vari paesi. La storia non è scritta a scopo di lucro.

  
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