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Autore: Giulia23    05/07/2014    4 recensioni
SEGUITO DELLA FANFICTION "TIMELESS" DA ME SCRITTA e senza la quale non capirete poi molto =)! Non posso scrivere molto della trama senza spoilerare la prima parte, ma spero che questo vi piaccia e vi invogli a leggere la storia : < Devi smetterla, devi smetterla di metterti in mezzo.> le ringhiò contro Klaus, afferrandola rudemente per un braccio e portandola contro di sé. Era furioso con lei, ma il desiderio di stringerla tra le braccia era sempre stato più forte di qualsiasi turbamento, qualsiasi furibonda discussione.
< Volevo aiutarti, non volevo mettermi in mezzo ma se è questo che pensi, puoi stare tranquillo! Non entrerò più nella tua vita!> urlò per tutta risposta Caroline mentre si dimenava furiosamente tra le braccia di Klaus, ma una fitta alla schiena la fece tremare sulle sue stesse gambe. Klaus accorse a sorreggerla prontamente e la cullò contro di sé e chiuse gli occhi nel tentativo di cancellare la visione della sua Caroline così sofferente.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora mia care donzelle mi sono data da fare ed ho manipolato io tutte le immagini che troverete in questo capitolo. Sono agli inizi quindi le troverete aberranti, ma … a voi è la storia che interessa no? ;) Un bacio in anticipo e buona lettura!Scusate se non ho risposto alle precedenti recensioni ma non avrei altrimenti avuto il tempo di scrivere il capitolo, comunque in giornata rimedierò.
 
 
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Era strano.
Solo … strano.
Non aveva voglia di aprire gli occhi, non aveva voglia di uscire dallo stato di tenebra in cui era accidentalmente piombata, ma che adesso aveva scelto di abbracciare.
Forse si sentiva un po’ sola, persa lì, nel caldo ed avvolgente buio che la stava avvolgendo, ma non era una sensazione spiacevole. Solo strana.
Non riusciva a trovare altre parole per spiegarlo.
 < Copritela con una coperta!> la voce di Rebekah.
Non voleva tornare alla realtà.
 < Cosa credi che sia quello che in mano? Un tendone da circo?> quella doveva essere Tatia.
Riusciva a riconoscere quelle voci così bene, così distintamente da avere paura.
Voleva restare nel suo comodo oblio.
E per la prima volta l’idea di arrendersi apparve allettante. Una mano tesa, pronta a condurla in un luogo dove sarebbe stato più facile … dove nessun problema l’avrebbe più afflitta.
 < Caroline…?>
Una sola parola, una sola voce che al suo udito aveva sovrastato in un sussurro le altre, il solo tono di speranza … ed aveva capito che lei apparteneva a quel luogo, apparteneva a lui.
Aprì gli occhi, di scatto…come se non lo avesse fatto, avrebbe potuto ripensarci.
Gli occhi blu di Klaus l’accolsero in quel mondo che le appariva tanto distante ed estraneo.
Bastarono quegli occhi ad ancorarla di nuovo a quella realtà. Non importava quante vite avesse vissuto, nessuna di quelle vite passate le era appartenuta. Erano quelle vite ad appartenere a lui. Vite vissute per tornare da lui.
Lo avrebbe sempre fatto ed era per lui che stava combattendo, ancora ed ancora nonostante arrendersi sarebbe stato mille volte più semplice.
E lo sentiva, le corde che la tenevano ancorata a quella vita si stavano sciogliendo per condurla in un’altra epoca. Come avrebbe reagito questa volta Klaus? Quando sarebbe tornata?
Non poteva abbandonarlo, non poteva informarlo di quello che sapeva sarebbe successo… lo avrebbe ucciso.
 < Sono qui.> sussurrò con un filo di voce la ragazza mentre si perdeva nell’oceano tormentato che si agitava nelle iridi dell’Originale.
Tese una mano verso il suo viso e ne accarezzò la leggera barba, sorridendo. Si sentiva così stanca e forse…anche lui lo era.
Quanto sarebbe stato più semplice arrendersi.
 < Stai bene? Hai avuto un’altra eco della tua vita passata?> come il suono stridulo di un giradischi che finisce, l’incantesimo che le aveva permesso di rimanere chiusa nel suo universo con Klaus svanì ed i suoni attorno a lei, le voci attorno a lei, tornarono ad inghiottirla.
Provò a tirarsi su. L’avevano portata nel salotto ormai pieno di polvere della loro vecchia casa ed in quel momento una domanda, forse senza alcun nesso, si formò nella sua testa.
 < Tutto a posto, solo una vecchio eco già vissuta. > rassicurò tutti mentre Klaus la aiutava a mettersi seduta, ma quella domanda non la smetteva di ronzarle nella testa.
 < Perché eri qui?> domandò Caroline puntando i suoi occhi indagatori sul viso di Rebekah.
 < Co…cosa?> domandò indietreggiando la vampira. L’aveva colta di sorpresa ed in un solo attimo l’attenzione di tutti gravitò su di lei.
Klaus che stava accarezzando la nuca di Caroline, l’attimo seguente si gettò contro la sorella con aria furente.
Elijah e Stefan si affiancarono alla vampira, combattuti da quale parte schierarsi. Rebekah aveva di certo sbagliato a tradirli ma nessuno dei due poteva permettere che le venisse fatto del male, soprattutto non da Klaus.
 < Rispondi Rebekah. Non potevi sapere dove ci trovassimo, non abitiamo più qui.> le ruggì contro l’ibrido, avvicinandosi maggiormente a lei. Lei che lo stava fissando con occhi spalancati, terrorizzata da quella verità che non poteva rivelargli.
 < Io… non posso Nick.> si limitò a blaterare, riacquistando una postura fiera. Non avrebbe mai più indietreggiato, non più. Si era fatta una promessa.
 < Bugie!> urlò l’Originale, afferrando la sorella per le spalle per stringerle fino a farle male. Le vene del suo collo erano gonfie ed i suoi occhi iniettati di sangue. Aveva perso letteralmente il controllo ed Elijah e Stefan erano intervenuti prontamente.
Stefan aveva preso tra le braccia Rebekah, facendole scuso col suo corpo, per inchiodarla contro il muro color panna del salone mentre Elijah aveva afferrato le braccia del fratello per bloccarle dietro la schiena.
Rebekah sollevò lo sguardo per osservare negli occhi il vampiro che aveva avuto il coraggio di frapporsi tra lei e l’ibrido Originale. Stefan teneva le mani poggiate contro il muro, all’altezza della sua vita ma il suo corpo la stava schiacciando contro la parete. Avrebbe voluto dirgli che forse era il caso che le posizioni fossero invertite, che se voleva trovare una scusa per palparla avrebbe solo potuto chiederglielo, ma quella fu una delle poche volte in cui Rebekah Mikaelson non riuscì a rovinare un momento perfetto con un battuta sarcastica, molto spesso troppo velenosa.
Il respiro affannato di Stefan la stava colpendo sul viso, facendole ottenere un semplice assaggio del sapore fresco che le labbra del vampiro avevano già saputo donarle più di una volta.
Ed ora anche Stefan la stava fissando negli occhi.
Caroline scattò in piedi e soppresse il giramento di testa che riuscì quasi a stordirla, posò una mano sul suo pancione e respirò a fondo. Voleva fuggire, fuggire da tutto quello.
 < Io … io devo andare. > sussurrò la ragazza ad occhi chiusi. Quella situazione era troppo irreale per essere anche solo affrontata.
Klaus si voltò a guardarla con fare sorpreso. A dire il vero aveva sorpreso tutti in quella stanza, persino Stefan che si era voltato a guardarla allarmato.
 < Ho una cena importante da organizzare e … e mille problemi da risolvere quindi Rebekah se non vuoi tornare da noi, sei liberissima di farlo. Non ho più intenzione di perdere tempo in imprese senza speranza. Ho molto altro a cui pensare.> il gelo che era calato nei suoi occhi riuscì a far rabbrividire la vampira che fino a pochi minuti prima considerava come una sorella.
 Tradita. Era così che si sentiva. E faceva male, troppo male per poter rimanere lì a parlare con lei.
Caroline si voltò senza degnare nessuno di uno sguardo ed uscì da quella casa.
Voleva camminare… o forse voleva fuggire.
Rebekah era andata in quella casa per prendere qualcosa? Per spiarli? Forse su ordine di Tyler?
Ma una parte di lei non poteva rimproverarla in pieno. Quella eco … Rebekah sembrava davvero invaghita di Marcel. Capiva la rabbia che Rebekah poteva provare nei confronti di Klaus, ma lei? Elijah? La sua bambina? Che colpe avevano?
Perché aiutare Tyler e gli Spiriti in un piano che avrebbe inevitabilmente portato alla loro morte?
 < Ti va se cammino un po’ insieme a te?> Tatia era spuntata dal nulla, le si era affiancata e le aveva rivolto un sorriso rilassato.
Caroline continuò la sua marcia senza meta, ma sorrise ed annuì.
Camminarono in silenzio per molto tempo, perse l’una nei propri pensieri o chi lo sa, perse nei pensieri dell’altra.
Voleva stare sola, voleva fuggire era vero, ma farlo in quella silenziosa compagnia sembrava mille volte meglio. Sua sorella sapeva davvero molto bene come comprenderla.
 < Come si è risolta la situazione lì dentro quando me ne sono andata?> domandò dopo molto Caroline mentre alzava il viso al cielo per osservare le leggere nuvole, batuffoli di cotone che impreziosivano quel cielo azzurro.
 < Hai lasciato tutti di stucco, devo dirtelo. Stefan ha portato Rebekah … beh ovunque abiti Rebekah mentre Elijah ha convinto Klaus che avessi bisogno del tuo spazio. Credo che siano pronti a condurre a termine la cena con le streghe anche senza di te. > spiegò Tatia con tranquillità, ravvivando i suoi lunghi capelli castani.
 < Devo esserci, le streghe di New Orleans non si fidano di Klaus e credo che ne abbiano tutti i motivi.> commentò Caroline con voce atona mentre una parte del suo cervello notava che erano arrivate a Bourbon Street.
Avevano camminato a lungo.
 < Penso che Elijah saprà svolgere il compito egregiamente, è molto bravo nella diplomazia. Mentre penso che tu abbia bisogno di staccare un po’ la spina. È stato stupido da parte di tutti non capire che questi viaggi nel tempo, non sono difficili solo per noi che sentiamo la tua assenza, che ci preoccupiamo, ma lo sono anche per te. Soprattutto per te.> la serenità con la quale sua sorella le stava accanto in quel momento, senza metterle addosso alcuna pressione, senza chiederle nulla o pretendere nulla… era rasserenante. Era quello che le serviva.
 < Tatia credo di non aver scoperto tutto quello che queste eco stanno cercando di dirmi. Temo che a breve …> confessò Caroline senza trovare il coraggio di osservare la reazione spiazzata di Tatia.
 < Quale epoca?> domandò pragmatica la ragazza, interrompendo la loro camminata.
 < Gli anni venti.> era strano ma Caroline potè notare una scintilla di determinazione negli occhi della sorella. Non sapeva minimamente come interpretarla date le conseguenti cattive notizie.
 < Hai … vissuto negli anni venti?> domandò guardinga Tatia, abbassando la voce e conducendola sotto il portico giallo di una palazzina.
 < Non lo sapevi?> domandò a sua volta Caroline con aria scioccata.
 < No. È strano, molto strano. Ho vegliato sempre su di te, in ogni tua vita.> osservò Tatia sovrappensiero, sembrava preoccupata di quel tipo di preoccupazione che attecchì subito in Caroline, come un’edera velenosa.
Ma le parole di sua madre le tornarono subito in mente come un antidoto miracoloso.   Doveva correre da Bonnie e Davina.
   < Ehi, dove vai?>le urlò dietro Tatia, aveva cominciato a correre verso casa senza nemmeno  accorgersene.
 
 
 
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 < Bonnie ho bisogno di una mano.> Caroline entrò come una furia nella stanza della sua amica strega che aveva deciso di trasferirsi per il momento nella residenza Mikaelson. I corsi erano finiti e Caroline aveva bisogno del suo aiuto.
 < Io e Davina abbiamo capito cosa siano quelle due isteriche dai capelli rossi!> squittì Bonnie in preda all’entusiasmo. Portò una il palmo della mano, rivolto verso l’alto, all’altezza del suo fianco e con non calanche, senza bisogno di parlare, Davina le batté un sonoro cinque.
 < Oh fantastico, ma ora: sto per essere trascinata negli anni Venti, non chiedermi come lo so, ma lo so! Ora, stavo pensando… se esiste un incantesimo per ancorare gli Spiriti a questa realtà ci sarà anche un incantesimo per ancorare me!> era in preda all’euforia, quell’idea le era balzata in testa. Un salvagente quando la marea si stava facendo troppo alta.
Le due streghe la guardarono perplesse. Ci fu un lungo minuto di silenzio, Caroline poteva quasi sentire il rumore che le idee stava producendo, accavallandosi l’uno sopra l’altra nelle menti delle sue amiche.
 < Certo! Perché non ci abbiamo pensato prima!> fu Bonnie la prima a parlare. Corse verso il lungo tavolo rettangolare posto vicino alla porta finestra, che dava su un piccolo balcone e cominciò a sfogliarlo freneticamente.
 < Ci servirà un oggetto che possieda un grande potere.> bofonchiò Davina mentre si portava una mano al mento, pensierosa.
 < Creeremo un’ancora che ti legherà a questo tempo attraverso una grande fonte di potere. Potrebbe funzionare.> commentò Bonnie sovrappensiero mentre sfogliava senza sosta le pagine del suo immenso librone.
 < Deve. Se la logica è dalla nostra parte questa volta dovrei stare via più a lungo… e che cosa succederebbe? Sono al settimo mese, come farei a partorire?> il cipiglio che increspava la fronte di Caroline contrastava con la gentilezza con la quale stava accarezzando la sua pancia.
 < Care, ci penseremo noi. Un’ancora non solo ti terrà legata a questo tempo, ma nel caso qualcosa andasse storto sarà un richiamo quasi insostenibile a cui tornare. Trascorrerebbe molto meno tempo così.> spiegò Davina avvicinandosi a lei.
La ragazza fu inaspettatamente catturata in un abbraccio sincero e forte.
 < Grazie per quello che fai per me Davina.> le sussurrò Caroline contro un orecchio. Aveva dovuto visibilmente piegarsi per abbracciarla, a volte la sua altezza poteva essere un problema.
 < Mi hai fatto sentire parte della tua famiglia, dopo aver persa la mia. Grazie a te Caroline.> rispose con sincerità la giovane ragazza.
L’ibrido gettò fuori un sospiro colpevole mentre sentiva Davina stringerla di rimando come solo un’amica sarebbe in grado di fare. Il pensiero che la stessero ingannando, facendole pensare che Marcel fosse stato ucciso da un Signor Nessuno e che loro altro non erano che i suoi salvatori, la stava tormentando ogni giorno di più. Ogni giorno in cui quella splendida ragazza metteva da parte se stessa per aiutare tutti loro.
 Caroline alzò lo sguardo verso Bonnie e le mimò un grazie con le labbra, che fu contraccambiato da un sorriso ed un’alzata di spalle.
 < Davvero? La super velocità da ibrido? Sono un’ umana Care… a meno che… volevi lasciarmi indietro non è vero? Aspetta, che mi sono persa?> domandò Tatia entrando nella stanza con il fiatone. L’atmosfera era, sembrava buffo dirlo, ma magica. Carica di tensione ed entusiasmo e Tatia non aveva potuto non notarlo.
Caroline sciolse l’abbraccio e guardò la sorella con aria felice. Per la prima volta dopo tanto poteva darle buone notizie.
 < Ora ti spiegherò tutto ma un’ultima cosa… Klaus non ne deve sapere niente!> ordinò l’ibrido rivolta alle sue amiche.  Le due streghe annuirono solennemente. Non c’era bisogno di spiegare loro che l’Originale non avrebbe retto all’ipotesi di perderla di nuovo.
 
 
 
 
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Le sette spaccate e Davina era appena uscita dalla sua stanza, avvisandola che Vivian e le altre streghe erano arrivate. Si sentiva giustamente nervosa, stranamente non solo per l’importanza di quell’incontro diplomatico ma perché non aveva visto Klaus dalla sua “fuga pomeridiana”, una fuga degna di Bip Bip.
Con ogni probabilità aveva deciso di darle un po’ di spazio.
Si, ok… ma chi voleva prendere in giro?
Niklaus Mikaelson che non cedeva al suo desiderio dirompente di avere tutto sotto controllo? E poi era lei la maniaca!
Non poteva credere che il senso di protezione, troppo spesso asfissiante, che Klaus provava nei suoi confronti fosse stato messo a tacere da un discorsetto di Elijah.
L’unica risposta era quella che la innervosiva di più: Klaus era arrabbiato con lei ed il suo stupido orgoglio lo aveva frenato dall’inseguirla per tutta la magione Mikaelson.
 < Manchi solo tu.> Caroline si voltò di scatto ed adagiato elegantemente contro lo stipite della porta c’era Elijah, impeccabile come sempre nel suo completo grigio scuro.
 < Sai che amo farmi aspettare.> disse in tono esageratamente civettuolo Caroline, strappando un sorriso imbarazzato al vampiro.
 < Caroline, puoi anche non …> ma senza aver avuto la possibilità di finire la sua frase, Elijah venne fermato da quel tornado biondo che aveva imparato col tempo a contenere. Ben poco purtroppo, doveva ammetterlo almeno a se stesso.
 < Non ti azzardare a finire quella frase! È vero, sono stressata ed incinta ma molte altre donne prima di me sono state stressate ed incinta ed hanno continuato a fare quello che faccio io.> osservò con aria quasi di sfida l’ibrido. Puntò un dito ammonitore contro Elijah e lo guardò di traverso, pronta a controbattere a qualsiasi opposizione.
 < Non proprio quello che fai tu.> le fece osservare l’Originale con tono comprensivo ma, a sua volta, vagamento ammonitore.
 < Diciamo solo che la mia vita è un po’ meno monotona.> precisò la ragazza prima di accettare il braccio di Elijah. Quell’uomo era un vero cavaliere.
 < Sarò al tuo fianco stasera. Temo che Niklaus dopo l’incontro di oggi con nostra sorella sia troppo fuori di sé per poter ricorrere alla diplomazia. Dote della quale scarseggia già nei giorni buoni.> Caroline sbottò a ridere della tranquillità con la quale Elijah aveva condotto quell’osservazione. Quello che presto sarebbe diventato suo fratello le rivolse un sorriso complice, di sottecchi e si indirizzò assieme a lei verso la porta.
 < Credi che Klaus possa essere alterato anche a causa mia?> domandò con aria innocente la ragazza, tornando subito seria.
 < Dopo quasi mille anni stento ancora a capire in pieno mio fratello. Quando credevo di essere riuscito a farlo, sei arrivata tu e l’hai reso un uomo migliore. Riuscire a spiegarci cosa passi nella mente di Niklaus ora che l’amore che prova per te e per la vostra bambina gli anima il cuore credo sia diventato ancora più impossibile.> rispose il vampiro con aria seria.
 < L’amore rende irrazionali.> con queste sole parole e con un profondo sospiro, Caroline confermò il pensiero di Elijah.
 < E Niklaus tende a diventarlo ancora di più quando si crede abbandonato.> fu così che Elijah confermò i suoi dubbi. Klaus era pazzo, ma questo lo sapeva già, ed era ferito. Senza nessuna logica ovviamente, il che riportava al primo punto. Pazzo.
 Solo allora si ricordò del regalo che Bonnie le aveva consegnato meno di un’ora prima. Era stata la stessa Caroline a chiederle di fabbricarlo con la magia. qualcosa di speciale da donare alle streghe di New Orleans come pegno della loro alleanza e la sua amica l’aveva esaudita in poco meno di tre ore nonostante lei fosse stata specifica, un po’ troppo specifica.
 < Oh aspetta un secondo.> sussurrò all’Originale, scostandosi da lui per aprire il cassetto del grande comò stile Liberty che troneggiava contro la parete più corta della stanza.
Aveva riposto quel dono tanto elaborato senza fare troppo caso a ciò che quel cassetto custodiva.
Elijah la sentì gemere sottovoce e si voltò allarmato per accertarsi che stesse bene. La vide estrarre qualcosa dal cassetto e la vide tirare fuori una foto dalla cornice che la conteneva che era però in frantumi.
Un colpo al cuore sarebbe stato meno doloroso, Caroline era certa di questo.
Osservò il sorriso spensierato e felice dipinto sul suo volto e quello volutamente tirato ma sincero di Rebekah. Pensare che era stata della vampira l’idea di quella foto.
 
 
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Foto che Caroline aveva incorniciato e posto nella sua vecchia stanza. Klaus doveva averla portata con lui in questa casa e forse doveva averla nascosta perché faceva troppo male.
Caroline ripose la foto nel cassetto e lo chiuse, non avrebbe mai più dovuto aprirlo.
Mise in tasca ai suoi pantaloni di seta bianchi la scatoletta che avrebbe dovuto donare a Vivian e tornò ad avvolgere con le proprie braccia, il braccio di Elijah che la stava guardando pensieroso.
Caroline gli sorrise, nel tentativo di rassicurarlo. Non credeva di poter trovare la forza per parlare, ma Elijah rispose a quel sorriso con un tenero bacio sulla tempia e la ragazza capì quanto potesse essere totalizzante essere amate di un amore fraterno dal maggiore dei Mikaelson. Rebekah era stata una vampira fortunata, peggio per lei se non era riuscita a capire quanto.
Si indirizzò assieme a lui verso le scale che conducevano al piano terra e risistemò la giacca di seta che aveva dovuto lasciare aperta, per via del pancione, su un maglietta a bretelline grigio ghiaccio.
Riusciva a sentire distintamente tre cuori troppo lenti e troppo vivi, allo stesso tempo, per essere di esseri sovrannaturali ed una volta giunta vicino alla porta che dal salone conduceva alla sala da pranzo sentì Elijah allontanarsi da lei.
 < Ehi non vorrai mollarmi proprio ora?> domandò allarmata Caroline, riafferrando goffamente il braccio del vampiro che la guardò enigmatico.
 < Pensavo fosse il caso che facessi il tuo ingresso assieme a Niklaus.> disse Elijah così lentamente da farla sentire una bambina.
Klaus apparve quasi dal nulla e si portò alla sua destra, offrendole il suo braccio mentre il fratello maggiore entrava in sala omaggiando le loro ospiti.
 < Sei scomparso, che fine hai fatto?> sussurrò Caroline senza guardarlo negli occhi.
Klaus scrollò la testa, contrariato ed alzò gli occhi al cielo.   < Quindi alla fine dei conti sarei io quello che è scomparso per tutto il giorno e non tu.>
Caroline cercò di trattenere la risata che sentì risalirle lungo la gola. Klaus aveva imparato a conoscerla troppo bene.
 < Io non voglio avere sempre ragione.> bofonchiò Caroline, voltandosi finalmente a guardarlo.
 < Noi due faremo i conti più tardi … amore.> l’ibrido avvertì la lingua di Klaus scivolarle contro l’orecchio mentre con una mano l’afferrava rudemente per la nuca.
  < Sta attento a quello che dici.> rispose Caroline con tono seducente ed autoritario almeno quanto quello dell’Originale. Se farlo arrabbiare portava a quel fuoco, che in quella notte stessa si sarebbe tramutato in passione, avrebbe dovuto cominciare a stuzzicarlo più spesso di quanto non aveva già fatto fino a quel momento.
 
 
 
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 Era piacevole. Piacevole il tocco leggero della sua mano contro la schiena. Piacevole il modo gentile col quale stava stringendo la sua mano. Piacevole il profumo della sua pelle così vicina a lei.
L’uomo del mistero, così aveva deciso di chiamarlo, la stava ipnotizzando grazie a quegli occhi così oscuri, così profondi da non poterne vedere la fine.
Una lenta giravolta e la riaccolse tra le sue braccia. Caroline si sentì come un piccolo uccellino appena inghiottito dalle terrificanti fauci di un lupo.
 < Da quanto conoscete mia sorella?> domandò d’un tratto l’uomo, fissandola negli occhi a quella breve distanza che la stava inebriando, era la distanza di un bacio.
Non poteva negare di sentirsi lusingata dalle attenzioni troppo pressanti di quell’uomo affascinante, ma una parte di lei si sentiva irritata. Non poteva farsi irretire così facilmente dal primo sconosciuto dalla bellezza e dallo charme disarmanti.
 < Da circa tre anni, ma i continui viaggi a cui la obbligate non ci hanno permesso di vederci molto spesso.> diretta, maliziosa e schietta. Quella ragazza gli rubò un sorriso irritato, ma se c’era una cosa che amava a quel mondo più di accettare le sfide, era vincerle.
 < Non mi ha mai parlato di voi.> osservò con tranquillità Niklaus prima di stringerla contro il suo corpo e farle fare una veloce giravolta assieme a lui.
Caroline non riuscì a trattenere una risata cristallina, così sincera e spontanea da ammaliare Klaus.
Si sentiva nervosa tra le braccia di quel cacciatore era vero, ma adorava ballare.
 < Questo mi fa giungere ad una sola conclusione.> osservò con malizia la ragazza risistemandosi i corti boccoli dorati.
 < Sono curioso. > disse Niklaus prima di farle fare due semplici giravolte sotto il suo braccio. Voleva sentirla ridere di nuovo, questo strano desiderio lo aveva preso d’assalto, disarmandolo senza alcuna logica.
Caroline si lasciò guidare da lui, ma una volta tornata al suo posto posò entrambe le mani sul petto tonico dello sconosciuto ed alzò il viso per osservarlo negli occhi ad una distanza ridicola.
Non poteva negare che Niklaus avesse un ascendente su di lei dal momento in cui l’aveva sfiorata, ma Caroline Forbes non si era mai innamorata. Gli uomini cadevano ai suoi piedi, implorando la sua attenzione e mai era accaduto il contrario. Voleva quell’uomo e sapeva come farlo irrazionalmente suo.
Voleva che anche lui cadesse ai suoi piedi e per la prima volta desiderava così ardentemente qualcosa da esporsi.
 < Non voleva che voi mi conosceste. Il che mi fa pensare che non siete un’ottima compagnia.> lo inchiodò a sé con la sincerità dipinta sul suo volto color latte.
Caroline accennò un sorriso timido al lato della bocca ed avvicinò le labbra rosso fuoco a quelle bramose dell’uomo che la stava guardando incantato.
 < Vorreste fuggire allora?> domandò con aria seria Niklaus mentre la afferrava rudemente per la vita e la tirava a sé in un gesto inconsulto. Troppo sfrontato per uno sconosciuto.
 < Non ho mai detto che non ami il pericolo. La vita va vissuta fino all’ultimo respiro.> sussurrò Caroline all’orecchio del suo uomo misterioso mentre gli avvolgeva le braccia attorno al collo.
Klaus sorrise, trionfante, assaporando l’imminente vittoria. Quella ragazza sapeva il fatto suo e basandosi sul modo in cui lo stava stuzzicando, anche lui non era passato inosservato ai suoi occhi.
In quel momento la musica cambiò. Il cantante jazz annunciò un cambio radicale di genere.
Era un uomo di colore, sulla quarantina. Forse un po’ ridicolo nel suo panciotto a strisce rosse, blu e bianche abbinato ai pantaloni ma il farfallino e la giacca bianca riequilibravano il tutto.
Afferrò un bastone da dietro le quinte di quell’immenso palco semi ovale ed annunciò il charleston.
Caroline che nel frattempo aveva sciolto l’abbraccio, si era voltata per osservare rapita l’esuberanza di quell’uomo e a quelle parole si illuminò di un sorriso senza pari. Quasi si mise a saltare sulle sue stupende Mary Jane color rosso fiammante e voltò il viso per guardare estasiata il suo cavaliere.
Klaus la teneva ancorata a sé stringendola per la vita.
Era stupefacente osservare quanta vita fosse custodita in quel fragile corpo. Così entusiasta per un semplice ballo, un entusiasmo che lui stesso stentava a ricordare di aver provato…da secoli ormai.
 < Non avete una lezione da insegnarmi?> la stuzzicò allora Niklaus facendola accendere di uno strano desiderio. Caroline prese la mano che l’uomo del mistero teneva poggiata contro la sua vita con la destra e si districò da lui con una buffa giravolta che la portò lontano da lui.
Klaus strinse allora la presa contro la sua mano e le sorrise malizioso, pronto ad osservarla danzare e a darle una lezione.
Senza lasciarla andare, qualcosa di irrazionale dentro di lui gli stava dicendo di non lasciarla andare. Mai.
Trombe e tromboni cominciarono a suonare ad un ritmo così frenetico da farle muovere i piedi involontariamente.
Aveva intenzione di lasciarlo senza parole.
Prese a muovere avanti ed indietro nel tipico passo charleston le sue gambe chilometriche, prima con passi più brevi e poi slanciando la gamba ritmicamente fino ad alzarla dal suolo.
Klaus fece scorrere il suo sguardo vorace sulle lunghe ed affusolate gambe di quella ragazza ed il desiderio irrefrenabile di affondare i canini in quella carne così invitante gli balenò nella testa per un momento.
Se Caroline avesse continuato a stuzzicarlo così l’avrebbe portata via da quel locale per farla sua nel primo vicolo buio in cui si fossero imbattuti.
In preda ad un desiderio irrefrenabile Klaus la tirò a sé, facendola attorcigliale al suo braccio. Il sonoro flop della schiena di Caroline che cozzava contro il suo petto, gli suggerì di aver usato un po’ troppa foga.
La fissò negli occhi, quegli occhi azzurri spalancati a causa della sorpresa e sorrise seducente prima di lasciarla andare in un vortice di perline e strass rossi.
Caroline lasciò andare la mano di Niklaus e continuò a girare vorticosamente prima di incrociare i piedi ritmicamente in un complesso quadrato, muovendo le braccia avanti ed indietro. Nulla sembrava poterla fermare da quella gioia incontenibile di cui ogni passo, ogni sorriso trasudava.
Klaus scrollò la testa ammaliato da quella nuova preda che tentava di fuggirgli, le prese entrambi le mani e la condusse insieme a lui in un ritmico passo di danza.
Con lunghe falcate tipiche del charleston la portò verso di sé ed incominciò ad indietreggiare fino alla parete a loro retrostante. Caroline cercava di stargli al passo e doveva ammetterlo, ci riusciva egregiamente. Quella ragazza era nata per vivere in quell’epoca.
Senza alcun preavviso Niklaus la afferrò per la vita e con una mossa così veloce da lasciarla stordita, invertì le posizioni. Era lei adesso a trovarsi spalle al muro ed il corpo del suo uomo del mistero andò a schiacciarla, aderendo perfettamente a lei.
Klaus le afferrò il viso con entrambe le mani e la baciò.
Un bacio urgente, soffice … un bacio colmo di passione e forse di qualcos’altro che nessuno dei due sapeva o poteva spiegarsi.
Sarebbe stato stupendo lasciarsi andare a quelle labbra carnose, seduttrici, perfette ma l’irritazione ribollì in lei insostenibile.
Caroline afferrò le mani di Klaus e le allontanò con uno strattone dal suo viso.
Lo guardò scioccata, furiosa senza trovare alcuna parola da potergli urlare contro. In fondo anche lei lo voleva quel bacio, voleva che lui si sentisse attratto da lei ed aveva fatto di tutto perché ciò accadesse, ma non poteva concedersi a lui così facilmente. Oltre le buone maniere, che non era consona rispettare, c’era dell’altro… quell’uomo era pericoloso e lei non era una bambina.
Se l’avesse voluta, avrebbe dovuta desiderarla fino al punto in cui lo avrebbe fatto suo, chi lo sa magari, per sempre. Cuore e mente.
Klaus si irrigidì all’istante, ma non indietreggiò di un solo passo. La stava divorando con quegli occhi famelici.
 < Anche io credevo fosse giusto darvi una lezione.> sussurrò seducente contro le sue labbra, ma non poteva nascondere il suo nervosismo.
Mai aveva desiderato così ardentemente qualcosa senza ottenerla all’istante.
 < Ma la mia lezione non è ancora finita.> osservò civettuola Caroline, sgusciando via da lui. Ma anche lei non aveva potuto nascondere in pieno la sua irritazione.
Klaus si voltò a guardarla, gli stava tendendo una mano sorridente mentre aveva ripreso già a ballare.
Quella donna lo avrebbe fatto uscire fuori di senno.
Niklaus le sorrise di un sorriso sadico, malizioso … la scommessa era stata accettata. Stavano giocando lo stesso gioco ora.
 
Caroline si svegliò di soprassalto, la fronte madida di sudore ed il respiro affannato.
Aveva distintamente sentito una forza dirompente afferrarla per le membra e trascinarla in quel luogo lontano, ma aveva lottato.
Bonnie e Davina avrebbero dovuto sbrigarsi con quell’incantesimo se avessero voluto ancora avere un’amica da salvare.
Fu allora che si accorse che le braccia che immaginava sarebbero corse a rassicurarla non arrivarono. Si voltò per osservare il mastodontico letto dalla testiera intarsiata. Era vuoto. Klaus non c’era … dov’era finito?
I ricordi della cena si accavallarono nella sua mente frenetici, alla ricerca di un motivo valido per la scomparsa del suo amante.
Dopo un evidente ora di tensione dovuta alle accuse mosse da Vivian a Davina la situazione era gradualmente migliorata. Certo il fatto che per difendere la sua nuova amica aveva assunto i modi rinomatamente non diplomatici del suo compagno aveva messo a rischio la serata, ma Elijah era stato al suo fianco, pronto ad aiutarla.
C’era il fatto del dono regalato alle streghe… beh forse per quello Klaus aveva ragione a sentirsi un po’ infuriato ma gliel’aveva fatta pagare a modo suo, stuzzicandola durante tutta la cena con carezze esageratamente troppo intime per un pubblico.
Eppure l’idea le era sembrata saggia. Le streghe stavano letteralmente affidando la loro vita, la loro salvezza ai Mikaelson così aveva deciso di far racchiudere in una ciondolo a scatto, assieme alla terra del cimitero di New Orleans simbolo delle streghe, anche una ciocca dei suoi capelli e di quelli di Klaus ed Elijah. Come aveva fatto Bonnie a procurarglieli non lo sapeva, ma le era andata bene così.
Inoltre lei era immune dalla magia, alla fin fine aveva solo fatto un gesto simbolico che Vivian e le altre streghe avevano apprezzato enormemente. Da quel momento in poi la loro alleanza era stata suggellata.
E poi… beh ricordava Klaus che aveva deciso di farla sua contro il muro del corridoio che conduceva alle scale per il piano superiore. Alla fine avevano veramente fatto i conti, ma avrebbe volentieri pagato in quel modo per il resto della sua vita.
Solo allora, voltando la testa di lato per carezzare le sue labbra, qualcosa attirò la sua attenzione.
Un pezzo di carta ripiegato su se stesso per tre volte era posato contro il cuscino dell’ibrido e le dita della ragazza corsero ad aprirlo.
Si era sentita smarrita, smarrita in quella stanza vuota, smarrita senza di lui. Poteva solo immaginare cosa avesse provato Klaus a risvegliarsi per quattro mesi senza vederla distesa accanto a lui.
 
 
 
So che ti sveglierai senza trovarmi al tuo fianco, non preoccuparti amore.
Torna a dormire.
Sono con Elijah, non mi succederà nulla di male.
Klaus.
 
 
 
 
 < Si certo, ed io dovrei berla?> sbuffò Caroline innervosita prima di indossare le sue ciabatte ed avvolgere il suo corpo nella lunga vestaglia di seta azzurra da poco acquistata.
Eppure la cena con le streghe era andata bene. Cosa poteva essere successo?
Aprì la porta della loro stanza pronta ad irrompere nella camera di Elijah per constatare che l’Originale non fosse davvero lì, ma tre energumeni gli sbarrarono la strada.
 < Fantastico! Prigioniera in casa mia! Non mi interessa quello che Klaus vi ha ordinato, spostatevi se non volete ritrovarvi senza i vostri arti!> ordinò con voce stridula Caroline, osservando negli occhi gli ibridi di Klaus, uno ad uno per scorgere la paura che era stranamente riuscita ad infondere in loro.
 < Ragazzi, non preoccupatevi. Lasciatela a me.> Stefan apparve dal nulla, percorse a lunghe falcane la lunga balconata che conduceva nella sua camera e la trascinò di peso dentro.
Stava succedendo qualcosa.
 < Vuoi dirmi che cavolo stai facendo?> sbottò Caroline, allargando le mani in un gesto plateale e scocciato.
 < Ti tengo al sicuro, come al solito! Ora siediti.> anche Stefan sembrava nervoso, si muoveva nella stanza come una trottola impazzita e non riusciva per qualche motivo a guardarla negli occhi.
 < Si, certo.> bofonchiò Caroline indirizzandosi verso la porta per uscire.
La mano del suo migliore amico arrivò giusto in tempo per bloccare la sua, nonostante la maniglia fosse già abbassata.
 < Mi ha mandato Rebekah.> quattro parole magiche che la fecero desistere. Caroline voltò il viso per guardarlo esterrefatta, con la bocca aperta e, per una volta tanto, senza parole.
 < Elijah doveva parlare con Klaus ed io potrei aver suggerito loro di fare due passi per New Orleans, per schiarirsi le idee.> continuò serio Stefan. Nessuno dei due aveva osato muoversi di un millimetro, fermi in quella strana posizione.
 < E lo avresti fatto perchè…?> lo incitò Caroline, il suo corpo era teso come la corda di un violino.
 < Perché Tyler ed i suoi ibridi potrebbero aver organizzato una trappola per loro.> tentennò Stefan.
Caroline tolse la sua mano da quella dell’amico come se l’avesse d’un tratto immersa nell’acido. Lo guardò scioccata ed indietreggiò perdendo il senso della realtà. Stefan li aveva traditi?
 < Tu… tu, cosa hai fatto?> urlò la ragazza sentendosi… sentendosi sconfitta, sentendosi morire. Tutti, tutti ma non Stefan.
 < Caroline calmati! > gridò il vampiro afferrandola per le spalle per poterla guardare negli occhi.
 < Rebekah mi ha detto di farlo. È un diversivo. Tyler crede che lei ed io siamo suoi alleati, ma stiamo lavorando dall’interno per voi, per noi. Rebekah ha scoperto quale sia l’oggetto che utilizza Loockwood per mettersi in contatto con gli Spiriti finalmente, ma c’è voluto molto prima che lui si fosse fidato abbastanza.> spiegò Stefan prima di lasciarla andare. Caroline si sedette sul letto mantenendo il suo sguardo fisso in quello del suo amico.
 < Rebekah non ci ha tradito quindi?> fu in grado di domandare solo questo, sentendo un divorante senso di colpa attanagliarle le viscere. Aveva dubitato di lei, le aveva detto quelle cose orribili proprio quello stesso pomeriggio.
 < Inizialmente lo ha fatto. Klaus era diventato… incontrollabile e l’uccisione di Marcel l’ha distrutta, ma è stata una reazione, beh lo sai … una reazione istintiva, alla Rebekah. È già da un po’ che sta cercando di ottenere la totale fiducia di Tyler per ottenere le informazioni che ci servono e che solo lui ha. Ha dovuto mantenere la falsa anche con voi, Tyler l’ha fatta seguire continuamente e oggi pomeriggio era venuta nella vostra vecchia casa perché le mancavate. Non sapeva foste lì, semplicemente era tornata per riassaporare il profumo di casa. Mi ha detto che voleva prendere qualcosa di tuo.> il tono di voce dolce e comprensivo che Stefan stava usando sembrava non essere solo rivolto a lei, ma al ricordo di quel pomeriggio passato con Rebekah.
 < Quindi sta tenendo impegnato Tyler mentre lei si impossessa dell’ancora che tiene gli Spiriti legati a questo mondo?> domandò Caroline riacquistando l’entusiasmo che aveva sentito scivolare via dalle sue mani lungo quel terribile giorno.
 < Si, ma non preoccuparti per Klaus ed Elijah. Ho mandato Bonnie e Davina con loro, più un paio di ibridi.> Stefan si sedette al suo fianco e sospirò. Un misto tra sollievo e stanchezza.
Caroline sollevò una mano per accarezzargli la nuca e lo vide sorridere.
 < Dovresti dormire. Mi sembri stanco.> sussurrò gentilmente Caroline.
 < Certo, così ne approfitterai per correre da Klaus ed Elijah. Non se ne parla.> bofonchiò il vampiro tra l’irritato ed il divertito prima di piegare la testa e prenderla tra le mani.
 < Beccata. Ma Stef davvero, non lo dicevo solo per questo. Il sonno schiarisce le idee e domani vedrai che i tuoi pensieri ingarbugliati lo saranno un po’ meno. > osservò Caroline continuando ad accarezzare la nuca esposta dell’amico.
 < Non credevo di poter provare di nuovo … qualcosa. > gemette il vampiro, un gemito strozzato, colmo di disperazione.
 < Dopo Elena dici?> domandò la ragazza interessata. Era una domanda sciocca ovviamente ma doveva essere certa che almeno l’argomento fosse l’amore e non la pizza margherita!
 < Già … > sussurrò Stefan prima di prendere un altro profondo respiro ed alzarsi in piedi.
E lì, un fulmine a ciel sereno scioccò la stessa Caroline. Ma certo… Rebekah!
 < Oh … wow …cioè non wow, voi due avevate avuto una storia già una volta, ma … wow.> blaterò Caroline in modo sconclusionato, posando la stessa mano con la quale aveva accarezzato Stefan fino all’attimo prima sul suo pancione.
 < Non è successo nulla, solo … avevo dimenticato quanto potesse essere forte e leale, nel suo strano modo, Rebekah. Quanto sapesse amare… incondizionatamente.> gli occhi verdi del suo amico si persero in ricordi lontani e stranamente Caroline si sentì felice. Stefan meritava tutto ciò che di buono esistesse al mondo e Rebekah … ora che sapeva che altro non era che un’ottima spia schierata incondizionatamente dalla loro parte, per lei non riusciva ad immaginare nessun uomo abbastanza forte, buono. Un uomo grande insomma. Nessuno al di fuori di Stefan.
 < È  il suo più grande pregio e la sua più grande rovina.> osservò Caroline sovrappensiero. Amare incondizionatamente era una benedizione ed un’eterna condanna se come Stefan e Rebekah non si fosse riusciti a trovare la propria controparte.
In quel momento Caroline si sentì immensamente fortunata. Aveva donato così tanto amore a persone sbagliate. Aveva cercato ed aveva sbagliato, si era illusa di aver potuto trovare il suo porto sicuro in Damon, Matt o Tyler quando quello che stava cercando era la possibilità di amare incondizionatamente l’unico uomo che l’avrebbe mai contraccambiata di quello stesso amore: Niklaus Mikaelson.
 < Andiamo a letto, avevi ragione. Dormire non mi farà male.> Stefan interruppe il suo flusso di pensieri non tanto con quella semplice frase, ma quanto nel momento in cui lo vide togliersi le scarpe e portarsi dalla parte del letto in cui dormiva sempre Klaus.
 < Emh …?> bofonchiò Caroline incerta su che cosa dire.
 < Oh si, dormo assieme a te. Non ti lascio andare a combinare guai con una bambina nella tua pancia.> rispose il vampiro senza degnarla di uno sguardo mentre si sdraiava sopra le coperte.
 < Devo andare ad aiutare Klaus.> puntualizzò stizzita Caroline che si trovava ancora seduta sul bordo del letto.
 < Se non sarà qui tra un’ora ci andremo tutti e due, insieme. > disse Stefan portandosi entrambe le mani dietro la nuca e voltando la faccia per guardarla con aria fintamente seccata.
 < No, vado ora.> squittì Caroline, alzandosi dal letto ed indirizzandosi alla porta.
 < Dovresti superare tre ibridi ed un vampiro.> la non calanche con la quale Stefan aveva pronunciato quelle parole le fece quasi venire voglia di tornare indietro e soffocarlo con un cuscino.
 < Sono la Portatrice! Potrei farcela.> sbottò seccata l’ibrido, voltandosi per fulminarlo con lo sguardo.
 < Care… andiamo. Una sola ora di sonno. Sai anche tu che gli ibridi di Tyler non hanno speranze con i due Originali e poi Rebekah ha messo fuori uso le due rosse. Non chiedermi come.> in effetti Stefan sembrava troppo rilassato. Se ci fosse stato un rischio imminente sarebbe stato il primo a correre in loro aiuto.
  < Fallo per me?> Stefan sfoderò i suoi occhi da cucciolo, facendola quasi scoppiare a ridere.
 < Il labbro imbronciato puoi ritirarlo. Sei ridicolo!> scherzò Caroline mentre si metteva a sedere sotto le coperte.
 < Ah … ok, ok! Almeno dimmi di che dovevano discutere Elijah e Klaus!> continuò, sistemando la sua schiena contro degli alti cuscini. Non aveva alcuna intenzione di dormire.
 < Oh… Tatia.> disse Stefan con voce impacciata. Sollevò la testa per osservare l’espressione scioccata della sua amica e le rivolse un’alzata di sopracciglia eloquente.
 < Cosa?> domandò Caroline in preda ad un nuovo mal di testa.
 < Non mi sono messo ad origliare ma credo che Elijah fosse preoccupato per Tatia e la sua presenza qui e Klaus sembrava essere d’accordo.> concluse Stefan risistemando la testa tra le sue comode mani.
 < Non gli permetterò di mandare via mia sorella solo perché Elijah non sa dominare i suoi sentimenti per lei!> sbottò Caroline incrociando le braccia al petto come una bambina. Perché quei due idioti non avevano deciso di parlarne anche con lei? Insomma Tatia era sua sorella!
 < Ne parleremo tra un’ora?> domandò il suo migliore amico con voce biascicata a causa del sonno.
 < Dormi Romeo.> bofonchiò Caroline prima di arruffare i capelli di Stefan,  già mezzo addormentato.
Rebekah non li aveva traditi, quel solo pensiero tornò a scaldarle il cuore ma l’ansia nel sapere i membri della sua famiglia fuori a combattere riusciva a farla rabbrividire di un terrore malsano.
Sarebbe stata una lunga, insonne ora.
 
 
 
 
 
 
Ragazze che dire… partiamo dal flashback! Spero sia ovvio che l’abito di Caroline, il loro comportamento, la voglia di Caroline di ballare fino a svenire siano riferimenti al ballo anni Venti vissuto da Klaus e Caroline nel Ventunesimo secolo in TVD. Come ricorderete nella mia storia i nostri beniamini tendono a ripercorrere inconsciamente le azioni già svolte in passato, un modo disperato ed ignaro di ricordare il loro amore. Ah come sono romantica! ;)
Poi… vediamo, Rebekah! La nostra vampira doppio-doppio giochista che ha dovuto far credere a tutti di essere diventata alleata di Tyler per non perdere la sua fiducia e riuscire a scoprire quale sia l’oggetto tanto importante che nel prossimo capitolo io e Rebekah sveleremo anche a voi. Ovviamente all’inizio il tradimento era dovuto all’uccisione di Marcel ed un po’ di astio credo che rimarrà tra i due ( Bekah e Klaus ) ma chissà, forse lo supereranno.
L’incantesimo che Davina e Bonnie si stanno adoperando per trovare, funzionerà? Avrà delle contro indicazioni? Bah chi lo sa!
E come spiegarci la strana, molto strana cosa che Tatia non sapeva della vita vissuta di Caroline negli anni Venti? Che sia di vitale importanza?
L’ultima cosa, che ne pensate di Tatia ed Elijah e Rebekah e Stefan? Per questi ultimi due pensavo fosse giunta l’ora di ottenere un po’ della meritata felicità, magari Stef la aiuterà a superare la morte di Marcel chi lo sa! Mentre per Tatia ed Elijah ci sarà una rivelazione nel prossimo capitolo!
Un bacione, spero il capitolo vi sia piaciuto. Giulia.
P.S. la foto di Rebekah e Caroline in realtà è una foto di Candice e Clare, c’era anche Nina con loro ma l’ho ritoccata, non sarei mai riuscita a fare un manip così perfetto ;).
  
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