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Autore: Sarassss_    05/07/2014    1 recensioni
All’improvviso una voce dietro di lei, un sussurro nel suo orecchio, un corpo incollato al suo.
Brividi.
“Cos’è? Sei diventata il cane di Liam ora? Ti porta dappertutto?”
La bionda riconobbe immediatamente quella voce acuta ed irritante e portò la testa all’indietro per poggiarla nell’incavo del suo collo e poter parlare meglio.
“Rilassati, occhi azzurri. ” Gli disse all’ orecchio per poi girarsi completamente, lui le cingeva la vita.
“Non ti darò fastidio se tu non dai fastidio a me!” continuò poi.
Louis ghignò per poi chiederle:” E se io volessi continuare a darti fastidio?”
“Continuerei anche io, immagino.” Concluse lei, ponendo le sue mani sopra quelle del ragazzo, che rabbrividì al contatto, per poi allontanarle dai suoi fianchi.
Cosa succede quando due ragazzi, due ragazzi come Chloe e Louis, considerati inadatti alla società, inadatti al mondo, si incontrano?
Cosa succede quando due ragazzi, due ragazzi come Chloe e Louis, capiscono di non poter più fare a meno l'uno dell'altra?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A voi, lettrici.
Spero vivamente che possiate apprezzare il mio modo di scrivere e la storia.
Buona lettura.



Primo capitolo:


Chloe Tompson.


Non c’è una vera e propria definizione per quelle come lei, è… complicato.
In fondo neanche lei avrebbe saputo descriversi o dire con certezza come fosse realmente.


Ragazza timida, fragile e priva di un qualsiasi spirito di iniziativa, Chloe Tompson rappresentava il tipico stereotipo della “sfigata”, inizialmente.
Non le piaceva esprimere opinioni in pubblico, troppe volte i suoi interventi o proposte erano stati messi da parte senza alcuna considerazione in passato.
Viveva la sua vita così, come un’ ombra ed il tempo scorreva, inevitabilmente, senza che lei riuscisse a godersi pienamente la sua esistenza.

Era a conoscenza del problema, ne era a conoscenza eccome, ma non agiva.
Era come bloccata al solo pensiero delle persone che potevano giudicarla o prenderla in giro e lei era stufa, stufa di quel tipo di sguardi così fastidiosi.
Forse penserete che sia una cosa ridicola, in fondo quando si parla di paure si pensa a ragni, serpenti,alle altezze o a cose così.
La sua paura più grande invece riguardava gli sguardi compassionevoli, quegli sguardi capaci di renderti insicura e sì, vulnerabile.
Li aveva sempre odiati e ne aveva piene le palle a dirla tutta, era timida forse, ma capace di affrontare la vita, anche se a modo suo.

Viveva nella speranza di un cambiamento, di una vita migliore, degna di essere chiamata tale.
Era così Chloe Tompson, prima della metamorfosi che l’aveva resa irriconoscibile.





 
-





 
Era un sabato sera come tanti altri, erano le due di notte a dire il vero e Chloe, come suo solito si era ritrovata lì, fuori ad una delle tante dannate discoteche di Brighton ubriaca fradicia.
Era seduta con la schiena poggiata ad un muro di quel vicolo, da almeno un'ora.
Che ci faceva lì? Se lo stava chiedendo anche lei per quanto l'alcool che le circolava in corpo glielo permettesse, ovviamente.
 
 
 
"Chloe!" Si sentì chiamare da lontano, era Liam.
 
"Ehi Lì!" rispose lei accennando un sorriso stanco, facendo un leggero cenno di saluto con la mano.
 
"Che ci fai qui?" chiese lui preoccupato mentre, come faceva ormai da molto tempo a questa parte, la prendeva in braccio a mò di sposa, per riportarla a casa in macchina.
 
"Non lo so, ma questo posto puzza un casino, menomale che s-sei arrivato tu." biascicò la bionda ridendo.

Liam si ritrovò a sorridere, gli piaceva sentirla ridere.

Questo perché quando era sobria rideva o sorrideva raramente, o meglio lo faceva, ma di sorrisi sinceri e sentiti ne faceva davvero pochi.
 
Liam adorava Chloe, l'aveva adorata dalla prima volta in cui quest’ultima aveva timidamente puntato i suoi occhi azzurri nei suoi, prima di abbassarli al pavimento, tre anni prima, nei corridoi della scuola, quando entrambi frequentavano il primo anno di liceo.
Non si erano parlati, ma a Liam quel veloce scambio di sguardi era bastato.
Prima la Tompson era così, era una di quelle ragazze che non dava confidenza a nessuno ed abbassava lo sguardo timidamente fin troppo spesso.

Questo cambiò quando, al secondo anno, iniziò a frequentare un certo Jason Collik dell'ultimo.
Si erano conosciuti nella caffetteria della scuola.

Era stato ovviamente lui ad attaccare bottone e lei, nonostante fosse a conoscenza della reputazione da “playboy” del ragazzo, aveva pensato che potesse rappresentare il punto di svolta che aveva sempre tanto agognato.

In un certo senso la sua ipotesi si rivelò essere effettivamente esatta, lui fu davvero ciò che la spinse a cambiare.


Avevano una relazione da circa un mese quando lui cominciò a voler portare la loro relazione al livello successivo.
Lei, però, non era ovviamente pronta per perdere la verginità.


Dopo essersi mostrato d’accordo con l’esigenza della ragazza per un po’, Jason decise di non potere più aspettare, voleva ciò che aveva chiesto in più occasioni e fece in modo di averlo,
facendola sua contro la sua volontà nel sedile posteriore della sua auto.

Squallido vero?
 

Ormai Liam conosceva quella storia a memoria, e, credetemi, avrebbe voluto così tanto conoscerla all'epoca per cercare di aiutarla, di starle vicino.

Non potè fare nulla però, non si conoscevano in quel periodo, visto  che neanche Liam era molto spigliato nell’attaccare bottone.

Jason l’aveva fatta scendere dall’auto e tornare da sola a casa, aveva poi anche smesso di parlarle.

Si era semplicemente preso ciò che voleva, senza alcun sentimento o legame, come era di routine per lui.
Dopo circa un mese inoltre, avendo finito il liceo, era partito  per il college senza neanche salutarla.

Chloe era distrutta, amareggiata e stupita, stupita nel capire che a volte le persone potevano essere cattive, più cattive di quel che lei, ragazza che credeva nell’ esistenza di un lato buono in chiunque, potesse anche solo immaginare.
 

Liam ricordava perfettamente come, da un giorno all'altro, la bionda fosse cambiata.



Il suo modo di vestire, non più semplice, ma aggressivo.

Il suo modo di truccarsi, non più leggero, ma forte.

Eppure era bella, era bella comunque per lui.



Non poteva però non ammettere che quel cambiamento radicale all'epoca l'avesse spiazzato.
Liam pensava che la ragazza stesse solo cercando di seguire la moda del momento, non avrebbe saputo darsi altre spiegazioni inizialmente.

Tuttavia la consapevolezza che quello non fosse un cambiamento così superficiale, ma radicato in lei arrivò e lo travolse l'anno dopo, al terzo anno, quando puntò nuovamente i suoi occhi in quelli azzurri di lei in uno dei corridoi dell’ istituto. Questa volta Chloe non aveva abbassato lo sguardo, anzi aveva imparato a sostenerli ormai, gli sguardi.
Nonostante la forza e la sicurezza che sembravano mostrare però, quegli occhi non avevano più la stessa luce di un tempo, erano spenti, lui avrebbe potuto giurarlo.

La notava spesso in cortile all'intervallo, fra gli altri studenti e non avendo avuto molti amici all’ epoca, poteva tranquillamente concedersi un pò di tempo per osservare qua e là.
Per lui, preso da sempre di mira dagli altri, lei rappresentava una speranza.
Pur non conoscendola quindi, aveva fatto sì che lei diventasse una sorta di punto di riferimento, una di quelle persone che anche se non conosci, cerchi fra la gente.
Doveva pur esserci qualcuno che non fosse solo un inguaribile stronzo nel mondo, del resto.

Liam inoltre amava osservare persone o luoghi intorno a lui, amava i dettagli, le cose che nessun altro notava, era sempre stato così.
La sua più grande passione era scrivere, era infatti dotato di una fervida immaginazione e gli piaceva immaginare come potesse essere la vita delle persone che osservava.



Chloe sembrava gradire solamente la compagnia di una certa Jasmine, una cheerleader, nonostante il giro di amicizie che inevitabilmente si era creata con la sua nuova reputazione da “bad girl”.


Il castano sapeva che quella Jasmine fosse la sua migliore amica, si parlavano già da prima.
Da prima che Chloe diventasse una poco di buono, pronta a portarsi a letto chiunque e
che Jasmine capisse di essere tutto meno che etero, facesse coming-out e diventasse cheerleader, s'intende.
 
 


Chloe dalla sua, ricordava perfettamente come lei e Liam, suo attuale migliore amico, si fossero conosciuti.
 
Una sera era con Jasmine e le sue amiche cheerleaders, era lì per farle compagnia e, testuali parole dell’ amica  che glielo aveva chiesto espressamente, non lasciarla sola con quelle "stupide oche".
Jasmine era la sua unica amica, lo era sempre stata, non avrebbe potuto rifiutare, per questo aveva deciso di presentarsi.
Ciò non implicava anche l’ascoltare i loro discorsi, però.
Di certo l'ultima cosa che aveva intenzione di fare era sentire discorsi superficiali riguardanti borse, ragazzi, o peggio, sentirle sputare veleno.

Fu per questo che continuò a masticare la sua gomma con non curanza, in silenzio.
Nonostante si stesse sforzando come poteva di ignorarle però, una frase improvvisamente la colpì, attirando la sua attenzione.

"Oggi quel Liam del terzo anno dava una festa.".

"Liam chi?" Chiese Chloe curiosa intervenendo, per la prima volta da quando era lì, nella conversazione.
Di solito sapeva di tutte le feste organizzate dai ragazzi, o almeno da quelli che frequentavano il suo stesso anno.
 
 
"Payne, mi sembra si chiami Liam Payne, è uno scemo del cazzo. Ha invitato tutti i ragazzi che fanno parte del corso di musica, quindi anche noi." aveva risposto una moretta:"Ma sai qual'è la cosa bella?" aveva poi continuato.

Chloe si limitò a fare cenno di no con il capo, mentre corrugava la fronte.

"Che gli abbiamo fatto uno scherzetto, ci siamo messi tutti d'accordo e nessuno andrà alla sua festa, è uno sfigato, meglio rimetterli al loro posto quelli come lui.” Aveva esclamato poi continuando con un:”Povero,povero Payne!" mentre imitava con le mani il gesto dello strofinarsi gli occhi tipico del pianto.
 
"Dov'è questa festa?" aveva immediatamente chiesto la Tompson, il sangue che le ribolliva nelle vene, la rabbia negli occhi.
 
"Sulla Braybon Avenue, perchè?" aveva chiesto una cheerleader del gruppo di rimando.
 
"Perchè non ho tempo da perdere, stando qui a sentirvi sputare veleno, cazzo!" Aveva esclamato lei, mimando prima di uscire un: "Ti chiamo dopo!" con le labbra a Jasmine, che acconsentì in silenzio, immaginava già cosa volesse fare l'amica.

“Ma è solo un giochino innocente, non sai divertirti Tompson!” aveva strillato poi Brandy, la capo-cheerleader.

Forse quelle galline avrebbero riso di lei sì, ma non le importava nulla, assolutamente nulla.
Alla Chloe di prima si, sarebbe importato eccome, ci sarebbe stata male anche, ma lei non era più così, era più forte.


Non avrebbe saputo spiegarlo, ma appena aveva sentito di questo ragazzo e lo aveva immaginato solo ad una festa, la sua festa tra l’altro, si era sentita male e, nonostante non lo conoscesse, una tremenda sensazione di tristezza l'aveva afflitta.
Forse perchè anche lei conosceva bene quella sensazione, sapeva come ci si sentisse ad essere un'emarginata.
E, bhè sapeva che nessuno si sarebbe mai meritato un trattamento del genere.
 
 
 
Chloe guardò in fretta l'orologio: 20.00 p.m.
Il supermarket era ancora aperto.

Comprò un barattolo di nutella e corse verso la Braybon Avenue, fu l’unica cosa che le venne in mente per tirare su il morale del ragazzo in quel momento, con lei in fondo funzionava sempre.
 
Non ci volle molto a raggiungere la via della festa fortunatamente e neanche a scorgere la casa interessata, visto che era l’unica con la saracinesca del garage aperta e si scorgeva qualche decorazione.
 
La ragazza ricorda ancora oggi di essersi avvicinata alla casa lentamente e di essersi poi sporta un pò in avanti, ponendosi dietro una colonna per non farsi vedere, prima di entrare.



Nutella dietro la schiena.


Occhi lucidi alla vista del ragazzo.



Era seduto pigramente su una sedia bianca, con l’aria sconsolata, le braccia conserte ed i piedi sul tavolo.
Probabilmente sapeva o almeno sospettava che non sarebbe venuto nessuno, ma ehi, non aveva certo calcolato Chloe.
Subito quest'ultima scosse la testa, sbattendo leggermente gli occhi per togliere quell' inutile velo lucido  che si stava pian piano formando davanti ai suoi occhi.
Niente apprensione, solo forza.
Era questo che voleva trasmettere al ragazzo.

E lei quel ragazzo lo conosceva, eccome se lo conosceva.
Ricordava anche lei la prima volta che i suoi occhi nocciola l'avevano squadrata, ricordava il suo sorriso dolce, ricordava come avesse desiderato con tutta sè stessa di conoscerlo e come non avesse avuto la forza di andargli a parlare all'epoca, nonostante la voglia di farlo.
Certo non era sicura che lui volesse conoscerla, con tutto quello che la gente dicesse di lei, ma perché non provarci?
 

"Si può?"  chiese con tono leggermente tremante, sporgendosi da dietro la colonna.
 
 Il ragazzo sussultò alla vista della bionda.
 
 
"Chloe, Chloe Tompson." si presentò questa, rimanendo impalata all'entrata del garage:
"Tu sei Liam, giusto?" aveva sorriso, uno di quei sorrisi che raramente mostrava in giro e di questo, lei non poteva saperlo, Liam era già a conoscenza.
"S-Si, piacere, entra." aveva balbettato lui, che non si aspettava di vedere nessuno, tantomeno lei, quella ragazza.
 
"Avrei potuto portarti un regalo migliore, ma onestamente credo che ci sia solo una cosa che può aiutare nei momenti critici, così mi sono precipitata al supermarket e...TA-DAN!" Aveva esclamato, tirando fuori il famoso barattolo di nutella da dietro la schiena.

"Ho pensato potesse farti piacere!"
 

"Certo, cavolo, grazie!" aveva sorriso lui sincero, strofinandosi gli occhi ancora leggermente lucidi, mentre si alzava per prendere due fra i tanti cucchiaini che aveva preparato per mangiare la torta: "Siediti pure!" aveva poi continuato, tornando a sedersi, indicandole una sedia vicino alla sua.

“Non verrà nessun altro vero?” le aveva chiesto lui, puntando quei suoi occhi nocciola da cerbiatto nei suoi.
Le era mancato il respiro per un attimo, infatti si era limitata a scuotere la testa sospirando rassegnata.

“Le cheerleaders sono il male del mondo, seriamente” sorrise poi giocherellando con il cucchiaino che liam le aveva porto:” Riescono sempre a manipolare chiunque e qualunque situazione a loro piacimento, sono delle teste di cazzo”.
 



Chloe gli aveva ben spiegato la situazione, avevano poi cominciato a parlare, ridere, scherzare e, da allora, erano diventati davvero inseparabili.
 
 


L'anno dopo Liam si era trasferito a Crowborough, paesino lì vicino, ma passava la maggior parte del suo tempo con lei a Brighton, in fondo la cittadina era solo a venti minuti di distanza dalla sua nuova dimora.
Nella nuova scuola Liam si era trovato bene forse per la prima volta in vita sua, aveva trovato perfino degli amici, ed aveva cominciato a frequentare feste su feste, diventando anche abbastanza popolare.
Non vedeva l'ora di far conoscere a Chloe i suoi nuovi migliori amici Louis, Harry, Niall e Zayn, ma ancora non ce ne era stata occasione.
 
 
 
-
 
 
 
"Chloe..."  l'aveva richiamata sussurrando Liam.
 
 
Lei si limitò a mugugnare qualcosa, giusto per fargli capire che fosse in ascolto.
 
"Lunedì ti vengo a prendere a scuola."  aveva esordito poi.
 
"D-davvero!?" aveva trillato lei stordendolo, mentre lo abbracciava,rischiando di farli andare fuori strada: "N-non vedo l'ora Lì!"
aveva poi continuato, ricominciando a biascicare, un pò per l'alcool, un pò per la stanchezza.
 
 
"Devo farti conoscere i ragazzi, ricordatelo." le aveva sorriso poi Liam, aiutandola a scendere dalla macchina, raggiungere la porta di casa e a prendere la chiave di riserva.
 
"Cerca di dormire, scema!" aveva detto poi, dandole un bacio sulla guancia.
"Oh non sarà un problema!" aveva risposto lei, mentre camminava, o meglio barcollava dentro casa.

Liam aspettò che la porta fu chiusa per andarsene, non avrebbe lasciato che le accadesse mai più nulla di male, mai.
 
 
 
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Era stato un lunedì come gli altri, mattinata scolastica passata a dormire sul banco, intervallo noioso (quel giorno non c'era neanche la sua adorata Jasmine a farle compagnia), ma Chloe era stranamente eccitata, anche se non lo dava a vedere ovviamente e restava indifferente e restìa ad ogni contatto con il mondo.

Oggi Liam le avrebbe presentato i suoi amici.

Amici di Liam, amici suoi ovvio.

Perchè si, in fondo lei gli era grata, pur non conoscendoli, per averlo reso una persona diversa, più felice e spensierata.
 


Quando uscì e lo vide, fuori dal cancello, corse ad abbracciarlo.
 
"Ciao bionda!" aveva esordito lui.
 
 
"Ciao babe!" l'aveva invece salutato lei,  continuando a stringerlo: "Allora questi amici miracolosi?" chiese poi.
 
"Vieni!" sorrise, porgendole una mano, che lei afferrò saldamente.
 
 
"Ragazzi!" li richiamò Liam e subito la biondina si ritrovò gli occhi di tutti e quattro addosso, ma non arrossì, non arrossiva più da tempo, aveva ormai imparato a gestire tutte le situazioni che le si presentavano davanti;
nonostante questo  fu uno in particolare fra gli sguardi dei ragazzi a colpirla, di tipo più insistente, quasi fastidioso addosso, che la innervosiva. Non sapeva ancora a chi appartenesse però, mentre camminava verso di loro con Liam.
 

"Piacere, Liam ci ha tanto parlato di te!" sorrise uno dei più alti, riccio, occhi verdi, bel ragazzo, dall’aria intelligente, distogliendola dalla sensazione di disagio che stava quasi  per cominciare a provare.


"Addirittura?” chiese lei sorridente, era brava a far finta di nulla.


“Si, ha questa strana tendenza a venerarti” esclamò un altro di loro, un biondino dagli occhi azzurri, bella voce, dolce.


“Non esagerare Horan!” aveva sbuffato Liam, scuotendo la testa sorridente.


“Piacere, io sono Niall” aveva detto il biondo a Chloe, stringendole la mano.


“Harry!” aveva poi fatto lo stesso il riccio, facendole l’occhiolino.


“Io sono Zayn, è un piacere.” Aveva sorriso un moro dalla pelle ambrata e gli occhi scuri, rimasto silenzioso fino ad allora.
Aveva l’aria di essere un tipo riservato ed in questo atteggiamento Chloe rivide se stessa, tanto che si ritrovò a sorridergli genuinamente.



"Louis” disse poi il più basso fra i quattro schiarendosi la voce, richiamando la sua attenzione:” Io sono Louis”.
Aveva uno strano ghigno in volto, ed una voce così strana, particolare... acuta, che Chloe non avrebbe mai potuto attribuire ad uno così.


Puntò i suoi occhi, di una sfumatura di azzurro che Chloe giurò di non aver mai visto, in quelli di quest' ultima, che capì immediatamente a chi appartenesse lo sguardo fastidioso di poco prima.
Quegli occhi l’avevano stranamente colpita, erano freddi, non lasciavano trasparire emozioni.
Erano azzurri sì, non profondi però, ma in superficie.
Erano come i suoi.


Alla vista del ragazzo esitò un attimo, presa da queste riflessioni, ma si ricompose subito fortunatamente, riducendo gli occhi a due fessure, non la convinceva a differenza degli altri tre.


"Bhè, il mio nome è Chloe" si limitò ad affermare lei.


“Lo sapevamo già" rispose lui di tutto punto alzando gli occhi al cielo.



Che cazzo di problemi aveva?
















Angolo autrice:

I'm back bitches! L'ho ripubblicata e ricominciata con delle modifiche qua e là.
Fatemi sapere se le  trovate opportune o meno, se vi piacciono insomma.
A CHI LEGGE LA STORIA ORA PER LA PRIMA VOLTA DO' UN GROSSO BENVENUTO.
Finalmente finita la scuola, dopo un mese di vacanza sono tornata a scrivere, come promesso.
Qualcuna di voi domani andrà a Torino?
Io sono andata il 29 a San Siro e vederli per la prima volta è stata la cosa più bella che potesse accadermi.

Spero che la storia vi piaccia, interessi o almeno incuriosisca.


Ci metterò l'anima questa volta!

Peace, la vostra Sara.

 
  
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