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Autore: futacookies    06/07/2014    4 recensioni
{Seconda classificata al contest: "Briciole d'amore", indetto da Evelyne.13221 sul forum di Efp.}-
Era stanca di combattere, di aspettare, di piangere per Harry. Per qualcosa che al momento sembrava un sogno, un'utopia.
L’amore di Neville, affettuoso, ingenuo, quasi fraterno, era incredibilmente reale e a portata di mano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Neville Paciock | Coppie: Ginny/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Storia partecipante al contest:
Briciole d’amore {contest di 78 ore}
di 
Evelyne.13221

Nick sul forum/Efp: Liberty_Fede
Titolo: Sans Merci
Coppia: Ginny/Neville
Tipo di storia: Flashfic
Rating: Verde
Breve introduzione: era stanca di combattere, di aspettare, di piangere per Harry. Per qualcosa che al momento sembrava un sogno, un'utopia. L’amore di Neville, affettuoso, ingenuo, quasi fraterno, era incredibilmente reale e a portata di mano. 
NdA: alla fine.
 - Si è classificata seconda e ha vinto il premio 'Special' perchè ispirandola a una poesia le ho dato qualcosa di più, l'ho resa speciale. 

 - Ha partecipato al primo turno del contest "Il nuovo esame" indetto da _Aras_ sul forum di Efp, classificandosi terza a pari merito con "Eileen non sfuggi alla morte" di Alyssia Black.




Sans merci


Ginny si guardava le spalle, attenta a qualunque movimento che avrebbe potuto farla scoprire, rovinando la copertura dei compagni. Avrebbe voluto essere con loro, non protetta dalle mura Grifondoro. Si sentiva una codarda.
«Non devi continuare a venire qui, potrebbe essere pericoloso!» Neville le ripeteva le solite cose ogni volta, quando voleva dare una mano o portare notizie. In fondo, non faceva nulla di male. Neville non aveva l’autorità per impedirglielo.
«Voglio, dunque posso! Sono sempre stata attenta, perché ti ostini a comportarti come un fratello maggiore!? Ne ho già sei, non credi bastino?»
«Nessuno di loro può proteggerti!» rispose accigliato. Aveva ragione, ma non capiva perché volesse proteggerla.

*

«Pss… Ginny, sono qui!» la ragazza si voltò e vide l’amico accostato contro una parete, nascosto dall’ombra e da una delle innumerevoli statue.
«Cos… Neville! Per favore, torna nella Stanza delle Necessità». Vedendo che il ragazzo non si muoveva, aggiunse: «Ti prego…»
«No, così almeno dirai a me ciò che volevi riportare agli altri e non ti avvicinerai al settimo piano. Quanto tempo passerà prima che tu debba chiuderti lì dentro?» sbuffò e si allontanò leggermente dalla ragazza. Era arrossito per quella vicinanza.
«Io non…» rifletté sulle sue parole. «Pft, va bene. I Carrow vogliono impedire ai Nati Babbani e Mezzosangue di conseguire i M.A.G.O. Suppongo che vogliano diminuire la mole di lavoro» mormorò contrariata. Lui annuì e lei ritornò indietro, sollevata al pensiero che Neville fosse di nuovo al sicuro.

*

«Oh, smettila di tormentarti! Tua nonna riuscirà cavarsela contro qualche Mangiamorte!» Neville alzò lo sguardo angosciato e borbottò qualcosa. Si sedette accanto a lui, mentre alle loro spalle i compagni rumoreggiavano leggendo la Gazzetta del Profeta.
«Capisco come ti senti. La mia famiglia fa parte dell’Ordine, Ron è chissà dove con Harry e Hermione e…» fece un respiro profondo. Erano mesi che non aveva notizie del fratello, o del Bambino-Sopravvissuto. Scoprì con un lieve sconcerto che il pensiero del ragazzo non la turbava più come prima.
«Non piangi più.» sussurrò Neville. Alzò lo sguardo in una muta domanda. Le mise una mano sulla spalla, combattendo il rossore delle guance. «Quando nomini Harry» spiegò pazientemente «non piangi più. Avevamo paura che potessi avere un crollo nervoso.» Le accarezzò una guancia e sorrise.
*

Si aggrappò a lui, baciandogli le labbra, vincendo quelle poche resistenze che si ostinava a porre. «G-Ginny, non…» balbettò, ma lo zittì prontamente. «Sono stanca.» mormorò, appoggiandosi alla sua spalla. Ed era vero: era stanca di combattere, di aspettare, di piangere per Harry. Per qualcosa che al momento sembrava un sogno, un'utopia. L’amore di Neville, affettuoso, ingenuo, quasi fraterno, era incredibilmente reale e a portata di mano.
Tornò a sorridergli in quell’angolino buio del settimo piano, dov’era riuscita a trovarlo quasi per miracolo. Forse era davvero sbagliato, mentre era giusto che avesse cercato di fermarla. Forse quando quell’incubo sarebbe finito, sarebbe tornata con Harry. Non riuscì però a pentirsi di quello che stava facendo, calpestando senza pietà i suoi sentimenti e i propri.

*

Note dell’autrice:

Dunque, da cosa incominciare? Era da tempo che volevo scrivere qualcosa su Ginny e Neville e ho approfittato dell’occasione. Certo, nella mia mente era qualcosa di moooolto più lungo e complesso, ma va bene così. Nel caso non si fosse capito – ma credo proprio che fosse palese – il contesto è quello della Resistenza a Hogwarts, durante la Seconda Guerra Magica. Suppongo di averlo ambientato poco prima di Pasqua, quando poi Ginny verrà ritirata dai genitori. Il titolo della storia era inizialmente una specie di scherzo a me stessa, ispirato alla poesia “La Belle Dame sans Merci” di Keats, che non sono mai riuscita a comprendere davvero, per quanto mi piaccia. Poi nel finale ho scritto quella cosa (calpestando senza pietà i suoi sentimenti e i propri) e il titolo e rimasto. Direi che ci vogliono un paio di piccole note sulla caratterizzazione di Ginny e Neville. Per quel che riguarda il loro rapporto tanto stretto, come valida giustificazione c’è da considerare il fatto che si conoscono da anni e che durante la Resistenza il loro legame si è rafforzato. Mh, il fatto che Ginny pianga per Harry («Non piangi più.» sussurrò Neville. Alzò lo sguardo in una muta domanda. Le mise una mano sulla spalla, combattendo il rossore delle guance. «Quando nomini Harry» spiegò pazientemente «non piangi più.») lo reputo abbastanza normale: è stata rifiutata pur essendo ricambiata, quindi la cosa deve bruciarle parecchio. Per il finale, a parte la nota sul titolo, direi che sia altrettanto comprensibile che con una guerra in corso e la possibilità di non vedere l’alba del giorno successivo siano un valido incentivo per cogliere l’attimo. Se dovessero esserci errori, beh, l’ho scritta alle cinque di mattina, non è che fossi lucidissima. Per il resto, spero di aver centrato il tema del contest e che le note non siano diventate più lunghe della storia.

– Fede 

P.s.: per restare nelle 500 parole ho sudato sette camicie!
  
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