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Autore: Mir Multifandom_DREAM    06/07/2014    0 recensioni
Un sogno e una telefonata quanto possono essere collegati? Per Bianca lo sono moltissimo e le sconvolgeranno la vita ... sopratutto le conseguenze che verranno.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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BIANCO D'ANGELO



Piano piano che la figura si avvicinava a me, i miei occhi si abituavano alla luce brillante che accompagnava la sua aura.

-Bianca- disse con una voce soave e allo stesso tempo solenne, e improvvisamente, come se il mio nome fosse una calamita per la mia vista, riuscii a mettere a fuco perfettamente la figura.

Non avevo mai visto un essere più bello e perfetto di lui: i suoi capelli biondo dorato sembravano dei veri e proprio gioielli che nonostante il peso dell’oro sembravano ricadere in maniera dolce sulla testa del ragazzo. Nei suoi occhi verdi potevo perfettamente ammirare la bellezza dei prati e la lucentezza degli smeraldi.

Iniziai a sentire una goccia di bava colarmi sul mento.

Delle gigantesche ali d’angelo bianche e pure lo aiutarono ad atterrare ai miei piedi. L’aura abbagliante, però, non proveniva solo dalle sue ali, ma sopratutto dal suo viso che era un misto di dolcezza e furbizia. Sembrava una fusione tra un bad-boy e il classico bravo ragazzo.

-Bianca. - mi chiamò di nuovo - Lo sai vero che me la sto portando via? Spero tu le abbia dato un ultimo saluto.

Poi regnò il silenzio e dal terreno improvvisamente iniziò ad emergere una figura che però non riuscivo ad identificare.

L’unica cosa che potevo intravedere bene era la chioma di capelli rosso fuoco e una fila di denti bianchi che mi sorridevano.

Lo squillo assordante del mio telefonino mi svegliò di soprassalto.

Vanessa, la mia compagna di stanza, mi maledette: erano le tre del mattino e domani, anzi tra cinque ore, avremmo avuto gli esami finali.

Mi avvicinai lentamente al telefonino e con un movimento un po’ rintronato risposi alla chiamata.

-Bianca …

-Marco … che diavolo vuoi? Sono le tre del mattino!- gli risposi bruscamente. Ero ancora un po’ scossa per il sogno che avevo fatto e poi già immaginavo il perché di quella chiamata. Aveva sicuramente litigato con mamma come ogni giorno e sinceramente ora non mi andava di ascoltarlo, sopratutto alle tre di notte!

Ormai aveva trentotto anni, era grande abbastanza da cavarsela da solo. Viveva ancora a casa con mia mamma e passava tutto il giorno dietro ai videogiochi, fumetti, cibo spazzatura e dietro al suo stupido scherzo. Non aveva combinato ancora niente della sua vita e mamma per questo ci litigava sempre.

-Bianca …

-Dimmi!

-Mamma è morta

Il mio urlo svegliò tutto il dormitorio femminile del college.

 

Nella bara i suoi capelli capelli rosso fuoco emergevano tra i colori scuri dei suoi abiti e il pallore del suo viso. Avrei potuto pensare perfettamente che fosse ancora viva e per un attimo ci credetti.

Poi le lacrime e i singhiozzi che stavo piantando mi portarono alla realtà.

Era morta, e per colpa mia.

Perché non l’avevo riconosciuta nel sogno?! Avrei potuto afferrare quella figura e rispedirla nel terreno o stringerla forte a me per riportarla indietro anziché lasciarla a quell’angelo. Perché non l’ho fatto?!? Quanto sono stata stupida!

Nel profondo del mio cuore però sapevo che non era colpa mia, stavo solo cercando di alleviare il dolore della sua morte distraendomi con un altro dolore … non aveva senso lo so, anche perché io soffrivo lo stesso.

E poi lo vidi.

Mentre stavano sotterrando la bara, in mezzo alla folla c’era proprio lui, indossava uno smoking che lo rendeva ancora più attraente e reale.

Reale … aspetta … reale …!

Iniziai a bestemmiarli contro e mi scagliai su di lui mettendolo al tappeto e lo riempii di pugni.

-Bastardo!! Tu me l’hai portata via!! Ridammela!! Brutto figlio di p …

-Basta!! Bianca smettila!!- mio fratello si intromise tra me lui allontanandomi dal suo corpo.

Tutti avevano una faccia sconvolta tranne me, che ero furiosa più che mai, e l’angelo che mi sorrideva con una bella faccia tosta.

Marco mi allontanò da lì e mi condusse vicino alla macchina.

-Mi spieghi che diavolo ti prende?!- mi chiese cercando di fare goffamente il duro.

Gli raccontai il mio sogno per filo e per segno, in modo che capisse la mia reazione contro quel biondino.

-E poi mamma diceva che ero io il bambinone eh?

Lo mandai al diavolo e iniziai a correre nel bosco che circondava il cimitero. Avevo volgi di andarmene da quel posto immediatamente, correvo sempre più velocemente, tanto da iniziare a non distinguere più i contorni delle figure.

Le lacrime iniziarono a seccarmi sulle guance, e iniziai ad urlare.

Così svuotavo fuori tutta l’adrenalina e il dolore che avevo, mi incitavo a correre sempre più velocemente come faceva la mamma quando ero piccola alle gare di scuola. Il suo sogno era quello che io diventassi una maratoneta ma poi i trucchi e i vestiti firmati avevano prevalso portando ad intraprendere la carriera di modella qualche anno fa.

Un’altra cosa sulla quale l’avevo delusa. Aveva sempre insistito per farmi cambiare idea ma non l’ho mai voluta ascoltare, l’unica volta che le avevo detto di sì è stato sul mio ritorno a scuola.

Anche se facevo la modella, era giusto che avessi un titolo di studio.

Se mia avesse vista in quel momento mi avrebbe detto “ ti è piaciuta questa corsetta? Te lo avevo detto che dovevi continuare su quella strada!”. Ma non poteva più dirmelo.

Mi fermai e ricomincia a piangere a dirotto, mi buttai per terra fregandomene del vestito prezioso e del trucco. Ora mia madre apparteneva alla Natura e abbracciando il terreno, mi sembrava di poter abbracciare lei.

Sentii un rumore e alzai la testa, l’angelo si trovava davanti a me ancora con quel suo sorrisetto.

Le grosse ali bianche gli spuntarono subito sulla schiena.

-Chi sei?!

-Mi avevano detto che eri una ragazza furba! Vediamo, dopo un’attenta analisi, direi … un angelo - mi rispose in modo beffardo.

-Come ti chiami? Che cosa vuoi da me!?!?

-Sono Incanto, uno dei dieci Angeli Custodi di Poteria. Se non l’avevi capito … io sono quello bello!

-Cosa vuoi da me?!?!- gli ripetei con un ringhio. 

-Quanta furia! Se Pace ti vedrebbe sai che ramanzina ti farebbe??

-Dimmi cosa vuoi da me!- gli urlai di nuovo. Avevo perso la pazienza.

Lui mi fece l’occhiolino, poi alle sue spalle si aprì un vortice dello stesso colore dei suoi occhi. Incanto mi fece segno di avvicinarmi.

Non mi mossi.

-Bene … - sembrava divertito- Come vuoi!

Il vortice mi risucchiò violentemente al suo interno.

Allora, non sapevo ancora che il mio ingresso nel portale avrebbe segnato l’inizio di una delle più terribili lotte tra gli Angeli che si siano mai raccontate.

   
 
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