Film > Ralph Spaccatutto
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Autore: Malanova    06/07/2014    2 recensioni
Sequel di 1982. E' passato un pò di tempo da quando Ralph e Felix hanno conosciuto Vanellope e Calhoun. Ora i due fanno una vita felice: Ralph è ben voluto dai Belpostiani ed è l'amico inseparabile della piccola presidentessa di Sugar Rush mentre Felix convolerà presto a nozze con la sua "Dinamite Pura". Ma l'apertura di un nuovo portale capulterà i nostri amici in una avventura che li porterà fuori dalla lora amata Arcade e una nuova minaccia sarà in agguato. Vi auguro una buona lettura.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Re Candito/Turbo, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Michael! Ragazzo mio, come sono felice di rivederti!” esclamò il signor Litwak spalancando le braccia verso il giovane ragazzo che gli stava davanti. L’altro ricambiò il gesto facendo un ampio sorriso. Era un giovanotto alto, dai folti capelli castano chiaro e lucenti occhi color nocciola, che guardavano l’uomo con gioia. “Papà!” disse il ragazzo abbracciandolo “Anch’io sono felicissimo di vederti! Come stai? Hai ancora quel terribile mal di schiena?” “Eh, eh, eh! Lo sai … sono diventato vecchio …” ridacchiò il signor Litwak dandogli una pacca sulla spalla, facendolo entrare nella sala giochi.

Michael si guardò attorno e non poté fare a meno di sorridere teneramente: aveva passato la maggior parte della sua infanzia dentro l’arcade di suo padre; giocando a PAC-MAN, FELIX AGGIUSTATUTTO, DIG DUG ed a altri giochi che purtroppo non vedeva in funzione. Tese una mano verso uno dei nuovi cabinati e mormorò “Quanto tempo è passato da quando sono venuto qui per l’ultima volta …” “Ben dieci anni, figliolo …” confermò il padre con un tono di nostalgia nella voce “Mi ricordo quando venivi qui quasi tutti i giorni con i tuoi amici … mi arrivavi a malapena ai fianchi e portavi un grosso apparecchio per i denti … ed ora guarda: fra poco diventerai anche più alto di me …”. Michael ridacchiò e disse, tornando un po’ serio “Purtroppo potrò rimanere qui ad aiutarti solo per due settimane, prima di ritornare all’università …” “Lo so ragazzo e ti ringrazio per essere venuto fin quaggiù per questo” ribatté il genitore strizzandogli l’occhio “Ora la prima cosa da fare è riporre la tua roba da qualche parte ed iniziare a fare le pulizie prima che arrivi l’orario di apertura”. Il giovane annuì e portò la sua borsa in uno scaffale sotto il bancone del minibar. Tirò fuori da essa un computer portatile nuovo di zecca e lo appoggiò sulla superficie del bancone insieme ad un cavo dell’alimentazione e chiese, gridando “Papà! Dove posso trovare una presa elettrica?” “Al momento puoi utilizzare quella dove sono collegati i cabinati” rispose l’altro. Lui fece come gli era stato detto e presto raggiunse il genitore in uno stanzino dove c’era una rampa di scale che conduceva verso la cantina. Il signor Litwak lo guidò fino a giù ed indicò una serie di oggetti che gli sarebbero serviti. Mentre stavano prendendo stracci e ramazze; il padre domandò curioso “Allora, come procede il perfezionamento del tuo programma di ripristino dei dati?” “A meraviglia” rispose il figlio “Devo solo testarlo su un programma particolarmente danneggiato e poi lo potrò proporre all’azienda di cui ti ho parlato …”. Il signor Litwak guardò orgoglioso il ragazzo, ma poi il suo viso si illuminò e gli disse “Ho quello che fa per te”.

Intanto, su nella saletta principale, la spia del portatile che era riposto in uno spazio vuoto tra i due cabinati di SUGAR RUSH; prese a lampeggiare di una tenue luce bluastra. A vederla questa lucina; sembrava il classico segnale che informa il possessore dell’apparecchio che si stava caricando la batteria e non ci avrebbe fatto molto caso. Ma invece ...


“Avanti, Vanellope, non farla tanto lunga!” esclamò Ralph rivolto alla piccola ragazzina dai capelli neri vestita di verde. Entrambi erano tra il confine di SUGAR RUSH e la galleria che portava alla Stazione Centrale; ma quando l’uomo alto tre metri aveva varcato la linea di confine del gioco; ella si era immobilizzata, esitando e tormentandosi l’orlo della felpa. Guardò il suo amico nei occhi con molta apprensione e deglutì. Ralph sospirò, spazientito, e dette un’occhiata nervosa al treno fatto di vagoni di bignè alla crema ed le ruote di zucchero. Se non si sbrigavano; quel coso sarebbe partito senza di loro. Vanellope si guardò la punta dei suoi stivaletti. E se non avesse funzionato? E’ vero, adesso il suo codice era ritornato al suo posto, ma … Alla fine alzò la testa e tese un braccio in avanti, tremando, e serrò forte gli occhi. Ci siamo quasi … Ancora pochi centimetri … Non sentì sotto le sue dita nessuna resistenza, solo un lieve calo di temperatura e un po’ di elettricità statica che le fece prendere la scossa. Riaprì gli occhi, sorpresa. Scosse il braccio a destra e a sinistra, come se fosse una bandiera. La barriera non bloccò nessuno dei suoi movimenti. Allora allungò la gamba e, con molta cautela, fece un passo in avanti e varcò il confine. La sua bocca si spalancò in un sorriso smagliante. Lo Spacca Tutto sorrise a sua volta e borbottò “Visto? Ora che non sei più un glich; puoi passare tutte le volte che vuoi il confine del tuo gioco ed andare a visitare gli altri cabinati …”. Si voltò verso il treno ed aggiunse “E adesso andiamo alla Stazione Centrale …”. Salì su uno dei vagoni ma, non vedendo la piccola pilota di kart sedersi al suo fianco, la chiamò con perplessità “Vanellope?”. Un grido acuto e giubilante riecheggiò per tutta la galleria, facendolo gemere dal dolore e tapparsi le orecchie con le sue enormi mani “SIIIIII! E’ megalattico! Posso uscire dal gioco! Ralph, guarda!”. Vanellope si teletrasportò avanti e indietro dalla linea di confine in rapida successione, come se fosse una pallina da pingpong impazzita, esultando. Ralph fece un sospiro esasperato e fece scivolare una mano tra i capelli spettinati “Dai, andiamo! Non puoi perdere tutto il tempo con queste stupidaggini!”. Allungò un braccio e la afferrò per il cappuccio prima che potesse saltare di nuovo e la sollevò di peso, portandola sopra al vagone, affianco a lui. Vanellope gli dette un’occhiata in tralice, incrociando le braccia al petto e borbottò “Magari per te sarà una stupidaggine ma per me è … cavoli! Non lo saprei neanche come descrivertelo!”. Si mise a saltellare sul sedile, tornando allegra, e tempestò l’amico di domande “La Stazione è davvero grande come mi hai detto? Quanti portali attivi ci sono in tutto? E li hai visitati tutti quanti?”. L’omaccione rise e disse “Calmati piccola … Lo vedrai presto con i tuoi stessi occhi …” “Ah! Ralph ho un’altra domanda!” esclamò lei alzando il braccio e mordendosi il labbro inferiore. Dondolò le gambe e domandò “Ma è vero che si è aperto un nuovo portale che non ha nome?” “Da quanto ne ho sentito parlare; si …” rispose lui grattandosi il mento leggermente ispido, pensieroso “Ma sono sicuro che gli antipicchi si saranno già mobilitati per fare una perlustrazione. E se quando arriviamo là lo troveremo ancora in funzione … Be; allora possiamo stare tranquilli: significa che non ci sono virus in agguato …”. La bambina squittì, emozionata “Non vedo l’ora di far conoscenza con gli altri NCP dell’arcade … Oh, bella!”. Ralph ridacchiò e le scompigliò i capelli corvini con due dita della mano. Il treno partì senza dare troppi scossoni, e si avviò lentamente verso la Stazione. Poi la bambina tornò a guardare lo Spacca Tutto e chiese “Secondo te gli antipicchi sono capaci di perlustrare un portale che potrebbe essere altamente pericoloso?” “Assolutamente no” rispose l’altro, rilassandosi di più sullo schienale “Non ne sarebbero mai capaci. Per questo avranno chiamato sicuramente … Lei …”. Fu scosso da un piccolo brivido “Mi dispiace per il virus che incroceranno il suo cammino …”.

“Muovetevi branco di bradipi affetti da narcolessia! Il portale è già aperto da otto minuti!” sbraitò il sergente Tamora Jane Calhoun, rivolta ai suoi uomini. La donna brandiva il fucile laser e incitava rabbiosamente la folla ad arretrare; in modo che lasciassero sgombra l’area attorno all’ingresso sconosciuto. Poi si mise in postazione davanti ai soldati e ringhiò “Ora aprite bene le orecchie zuccherini perché non ho intenzione di ripetere le mie parole … Come sapete ormai tutti quanti; ogni volta che si apre un nuovo portale, nascosti nei più oscuri antri della nuova galleria, ci sono dei virus pronti ad invadere la Stazione Centrale e i giochi che sono annessi ad essa. Il nostro compito è quello di aiutare gli antipicchi a difendere l’apertura, oltre che esplorare l’interno del varco …”. Diede un’occhiataccia per l’area e aggiunse “Oggi abbiamo a che fare con un UNKNOW, un portale senza nome, e questo significa soltanto una cosa: massima allerta e …” “Noi siamo l’ultima speranza della Terra. La nostra missione è di distruggere tutti gli Scarafoidi …” borbottò una voce maschile tra un gruppo, interrompendola.

Calhoun si voltò di scatto verso di loro con sguardo assassino. Poi urlò con tutto il fiato che aveva in corpo “Marconsky! Cazzo, ti sei impallato ancora?!? E’ la quarta volta in questa settimana!”. Tese un braccio e indicò un punto impreciso della Stazione, aggiungendo furiosa “Ora vai in un fottuto centro ospedaliero e ti fai fare un fottuto controllo! E’ un ordine!”. Il soldato alto tre metri ruppe le righe e si allontanò dai altri, borbottando le stesse parole di prima. La donna si scostò una ciocca di capelli biondi davanti ai occhi azzurro cielo, scrutò gli altri torvamente, e sibilò “Se qualcuno di voi ha il suo stesso problema; veda di andarsene fuori dai coglioni finché non sarà tornato a posto! Non voglio palle al piede in questa missione!”. Si ricompose, mettendosi sull’attenti e concluse, borbottando “Trenta secondi di pausa prima di perlustrare il portale. Rompete le righe!”. I soldati fecero il saluto militare e si divisero. Ma un paio di uomini non poté fare a meno di borbottare “Il sergente, ultimamente, è su di giri …” “Sarà perché il suo matrimonio è imminente …”. Calhoun li aveva sentiti e li guardò allontanarsi mentre ringhiava “Mezze cartucce di quarta categoria”. Si mise le mani ai lati della testa e si massaggiò le tempie. Sentì una voce chiamarla “Tamora”. Lei si girò fino a che non vide il suo fidanzato, Felix. L’Aggiusta Tutto era molto più basso della donna e spesso assumeva delle espressioni alla Cucciolo Di Cane che la inquietavano un pochino; ma si era accorta da qualche tempo che le attenzioni che riceveva da lui, in fondo, le piacevano. L’uomo teneva le mani dietro la schiena e le rivolse un sorriso carico d’amore. La donna lo osservò per un attimo, con aria dura, e borbottò “Felix, che cosa ci fai qui? I civili non sono autorizzati ad avvicinarsi al nuovo portale finché non lo riterremo idoneo …”. L’uomo tese le mani davanti e le porse un’enorme fetta di torta alla crema pasticciera, guarnita con della panna montata e scaglie di cioccolata. Lei spalancò gli occhi, sorpresa, mentre lui le dava la fetta di dolce e diceva “Questa è una delle torte che avrei scelto per il matrimonio; volevo sapere che cosa ne pensavi …”. Il sergente spalancò la bocca e cercò di dire qualcosa ma Felix fece uno dei suoi salti e la baciò sulla guancia. “Non preoccuparti tesoro … è normale che tu l’abbia scordato …” disse, cercando di rassicurarla “Con tutto il lavoro extra che devi fare oggi per salvaguardare la sicurezza dell’Arcade …”. Fece un altro salto ma questa volta la baciò delicatamente sulle labbra, facendola sussultare. Non era abituata ad espandere moti d’affetto in luoghi pubblici. Felix tornò a terra, ormai abituato alla fredda espressione con cui la bionda lo stava guardando adesso, ben conscio, però, che quella era solo una maschera per non farsi sminuire davanti ai suoi soldati. Si allontanò pian piano mentre la donna abbassò lo sguardo sulla fetta di torta che le aveva lasciato. Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso. Era fatta con i suoi ingredienti preferiti. Quando fu sicura di non essere vista; prese la fetta con la punta delle dita e le diede un grosso morso, riempiendosi la bocca ed assaporando golosa il sapore vanigliato della crema. Una piccola pausa era quello che ci voleva per i suoi nervi ipertesi ...

Un’intensa nube argentea fatta di sabbia o scaglie di metallo fuoriuscì dal portale sconosciuto con la potenza pari a quella di un geyser ed invase tutta la Stazione Centrale. Calhoun venne quasi accecata e fece cadere il piatto per terra, puntando con fatica il fucile davanti a sé. Il vento improvviso era molto forte e quella strana nube non le faceva vedere niente. Perfino le urla dei altri NCP che erano nella Stazione le giungevano alle orecchie soffocate, come se essi si trovassero in luoghi molto lontani. “Calma, gente! Noi sistemeremo tutto!” urlò la bionda rivolta alle voci più vicine ma scoprì che, seppur urlando, la sua voce veniva soffocata a sua volta dalla potente raffica di vento. Dopo qualche minuto, così com’era arrivata; il vento e la polvere sparirono improvvisamente. Calhoun si mise a tossire e si portò una mano tra i capelli. Quando la ritrasse scoprì che il palmo della sua mano era ricoperto di quella polvere simile alla sabbia e al metallo, che sotto la luce dei neon luccicava come porporina. Gli altri NCP si lamentarono attorno a lei e si tolsero quella polvere di dosso. Sonic studiò la polvere che aveva tra le mani e disse “Che diavolo è questa roba?! Sembra di essere appena uscito da una delle officine dove il dottor Eggman costruisce i suoi robot …” “Secondo te quel vento avrà trasportato quella strana polvere anche dentro ai nostri giochi?” domandò Mario ansioso, rivolto al riccio blu che gli rispose “Spero di no! Non sappiamo che diamine sia!”. Calhoun si girò e posò gli occhi sul varco nuovo. In effetti gli stipiti del portale erano ricoperti da quella sostanza grigia … Il tabellone continuava a rimanere spento. Sospirò seccata e urlò ad alcuni dei soldati “Non fate avvicinare nessun NPC al nuovo portale …”. Poi si rivolse all’altro gruppo “Voi imbracciate i fucili e venite con me”. Detto questo; ella si diresse verso l’antro sconosciuto, seguita dal gruppo che aveva chiamato. La pausa era finita.


Il signor Litwak guardò il figlio con grande affetto e un pizzico di orgoglio. Il ragazzo lo stava aiutando a spostare alcuni cabinati fuori uso che non aveva avuto cuore di buttare via ma che non potevano più stare nelle salette principali. Sarebbero stati perfetti per la prova pratica del programma che il figlio aveva creato. Michael trascinò un cabinato e lo espose sotto la luce giallo arancio della lampadina e disse con il fiatone, sorpreso “Non ci posso credere … Hai tenuto anche GALAXY DUEL!”. Si voltò verso il padre e raccontò entusiasta “Mi ero preso una cotta da paura per la principessa Celeste … ed ho pianto parecchio quando mi hai informato che il gioco non funzionava più …”. L’uomo sospirò “E non sei stato l’unico … Molti altri si sono dispiaciuti quando li ho informati che dovevo staccare la spina … Ma non ho avuto il coraggio di portarlo allo sfascio, sperando che qualcuno riuscisse a ripararlo prima o poi …”. Poi gli sorrise e concluse “Ma ora ci sei tu con il tuo programma rivoluzionario! Chissà se funzionerà anche con questi vecchi cabinati …”.

“Per tutte le ciambelle uscite senza buco; che diamine è successo? Cos’era tutta quella roba polverosa che ci ha travolto?” domandò Vanellope scuotendo la testa, inorridita. Ralph si spazzolò la maglietta e la salopette con bruschi colpi delle mani e rispose “Non lo so … Questa cosa non si toglie facilmente neanche dai abiti …”. La studiò attentamente e disse “Sembra formata da scaglie di metallo … guarda come brilla sotto la luce delle lampade …”. Entrambi si voltarono dietro di loro, verso SUGAR RUSH e lui borbottò “So solo una cosa: che quella roba è entrata dentro al tuo gioco …” “Davvero?!” esclamò la bambina allarmata “Allora torniamo indietro! Potrebbe essere successo qualcosa di brutto ai cittadini!” “Impossibile …” ribatté Ralph perplesso “Quella polvere ha toccato anche noi e non ci è successo niente” “Ma …” “Devi stare tranquilla, piccola” la rassicurò l’amico “Aspro Bill se la saprà cavare anche da solo: ricordati che ha servito Re Candito; per cui sarà abituato a questo genere di problemi …” “Grazie per avermelo ricordato …” sibilò l’altra, irritata. Lo Spacca Tutto si grattò la testa, sentendosi a disagio. Poi aggiunse, per ritornare all’argomento di prima e distogliendo i pensieri della bambina “E poi quella polvere grigia proveniva dalla Stazione Centrale … possiamo iniziare le nostre indagini da lì …”. Lei lo guardò un po’ titubante ma alla fine annuì. Il treno ripartì con la sua solita flemma.

Quando i due ebbero raggiunto la Stazione Centrale; per prima cosa si accorsero che tutti gli NCP erano agitati e parlavano senza sosta. Gli antipicchi stavano facendo del loro meglio per calmare le acque ma se non li avessero aiutati i soldati di HERO’S DUTY sarebbe stato impossibile: gli antipicchi che c’erano erano un branco di idioti … soprattutto quello. Lo aveva riconosciuto l’omuncolo piccolo e magro, dalla testa a forma di lampadina … Era l’omino blu che lo fermava sempre quando varcava qualsiasi portale dell’Arcade. Provò una certa gioia maligna nel vederlo tartassato di domande e lamenti da una spaventatissima Mary, che aveva il suo abitino viola tutto rovinato, e da un furioso Gene, che con i capelli e i baffi grigi sembrava invecchiato di vent’anni. Vanellope lo tirò per una gamba dei pantaloni. Quando si chinò verso di lei; la bambina indicò un punto vicino al portale nuovo, dove alcuni NCP cercavano di superare un muro formato da alcuni soldati. In mezzo a loro c’era Felix, bianco come un cencio ed agitatissimo, che continuava a fare a tutti la stessa domanda “Sei sicuro che non sia ancora tornata? E’ passata più di mezz’ora … di solito non ci mettono così tanto a perlustrare un gioco …” “Mi dispiace Felix” disse Satin “Ma ero completamente occupato ad aiutare Zombie e Cyborg ed non ci ho fatto caso …”. L’Aggiusta Tutto fece un gemito e borbottò “Grazie lo stesso”. Si voltò e vide il collega e la bambina avvicinarsi. Corse verso di loro, ansioso “Ralph! Vanellope! Avete per caso visto Calhoun da qualche parte?” “No … Io e Vanellope siamo appena arrivati …” disse l’energumeno con disagio. La pilota di kart disse, incrociando le braccia “Nel venire qui siamo stati travolti da una strana porporina … Sai per caso da dove diavolo veniva?” “Penso dal varco sconosciuto …” borbottò Felix tristemente, guardandola “Infatti Tamora e un gruppo di soldati sono andati a controllare ma … è passata mezz’ora da quando sono andati …”. Ralph si mise le mani sui fianchi e disse “Come fai a preoccuparti per trenta minuti di perlustrazione?! Neanche Superman è così veloce a ...” “Stai parlando di Tamora, Ralph!” sbottò l’altro stizzito “Oltre ad essere un valente militare; ha quelle sferette super tecnologiche che volano in giro e riescono a fare una mappatura di un intero gioco in dieci minuti!” “Ok Felix … Non agitarti …” disse lo Spacca Tutto tendendo le mani come per difendersi. Poi borbottò “Sono sicuro che …” “Per tutti i muffin ammuffiti pieni di uvetta stantia!” esclamò la bambina spalancando la bocca, interrompendo lo Spacca Tutto. Tese un braccio in avanti e gridò, indicando dietro le spalle di Felix “Guardate là!”.

Tutti si voltarono verso il portale, dove i muri d’acciaio presero a sfrigolare ed a emettere una serie di scariche elettriche. Ralph fissò questo fenomeno a bocca aperta e mormorò “Stanno staccando la spina …” “No!!!!” urlò Felix disperato. Superò con un balzo il muro di soldati e cercò di saltare dentro l’apertura prima che si chiudesse ma fu bloccato dal vice di Calhoun “Sei impazzito?! Non puoi entrare …” “Ma Tamora è ancora là dentro! C’e lei insieme ai vostri compagni! Lasciami andare!” protestò lui cercando di svincolarsi dalla stretta delle braccia muscolose. “Negativo” obbiettò il soldato “Se entrassi in questo momento potresti morire!”. Il portale si chiuse davanti ai loro occhi. Il vice del sergente posò lentamente l’Aggiusta Tutto a terra, con il volto cupo. Lui si inginocchiò sul pavimento ed urlò con tutto il fiato che aveva in gola “Tamora!”. Vanellope appoggiò il suo visino contro la gamba di Ralph e si mise a piangere mentre lui fissava il portale ormai chiuso. Una lacrima gli scese lungo il viso e cadde sulle piastrelle fredde della Stazione.

  
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