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Autore: diegomangani    06/07/2014    0 recensioni
Una storia originale.
E se il nostro mondo non fosse l'unico? E se esistessero altri universi e potessimo entrare in contatto con questi? Queste sono le domande che mi sono posto alla stesura sella trama di questa storia.
Segue lo sviluppo di diversi personaggi su diversi mondi, mostrando come sono collegati gli uni con gli altri.
Per questa opera mi sono ispirato ad altre opere già esistenti e non solo, anche a videogiochi e film, ma non voglio rivelarvi le mie fonti di ispirazione per vedere se riuscite voi stessi a scoprirle.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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IL MISTERIOSO
Era una notte senza nuvole quella. Una notte in cui una volta si sarebbe potuto osservare bene il cielo, ma ora tutto era nero.
Solo una stella brillava: prima rossa, poi gialla e poi azzurra.
Il Vecchio guardò in alto.
Nella sua mente riaffiorarono ricordi. Ricordi di una lunga vita, ormai giunta alla sua conclusione.
Si appoggiò a fatica al suo bastone nodoso e si tirò su con uno sforzo. Afferrò il mestolo di legno e girò la zuppa che stava sobbollendo sul fuoco: odore di carne di leprotto e di vaire spezie si levò dalla marmitta in ferro. Il Vecchio chiuse gli occhi e ripensò ad un tempo passato in cui aveva assaggiato lo stesso cibo, in un posto diverso.
Si risiedette sul tronco tagliato e pensò.
"Avremmo fatto la scelta giusta?"

Sentì un rumore: alcune foglie si muovevano dietro di lui. Afferrò il coltello in acciaio, antico cimelio della sua città, e lo impugnò, pronto per difendersi. "Se qualcuno di quegli stronzi mangiacarne vuole vedermi morto, avrà del filo da torcere." Pensò rabbioso.
Tre bambini:due maschi ed una femmina, spuntarono dalle frasche.
:<< Corri scappa Lucian. Ci ha scoperto.>> disse il ragazzo più magro. Il suo compagno più grassoccio gli corse dietro.
La bambina rimase ferma.
Il vecchio ci mise due minuti per scoprirlo.
:<< Beh... Non segui i tuoi compagni?>> Con aria piuttosto spazientita.
Nessuna risposta. La bambina dai capelli neri e dagli occhi azzurri, con una faccia che ricordava un topo, rimase ferma e impassibile, a guardare il vecchio.
:<< E' pericoloso stare ai margini dell'accampamento ragazzina. Torna da tua mamma.>> Disse il Vecchio in tono acido, agitando le mani.
Dall'angolo degli occhi della bambina scese una lacrima.
:<< Non hai una mamma vero? Tze! Sono stati i mangiacarne vero?>> Chiese il vecchio, cercando di intuire il destino della madre della piccola bambina.
La Bambina rimase lì. Il Vecchio si spazientì, si alzò dal tronco e, agitando il bastone, gridò:<< Ascoltami bene ragazzina, non voglio averti sulla coscienza, quindi torna subito alla tua tenda se non vuoi finire per avere delle cinghiate nel culo!>>
La bambina rimase ferma, senza dire una parola. Era sofferente, ma non lo dava a vedere.
Poi prese la parola:<< Dicono che tu non sei un vecchio qualsiasi. Dicono che sai fare cose... magiche.>>
Il Vecchio rimase un attimo fermo.
:<< Ascolta brutta orfanella. Non so cosa i tuoi amici ti abbiano detto, ma io non possiedo alcun superpotere o alcuna sorta di magia arcana. E soprattutto se la possedessi non la userei per aiutare una sudicia ragazzina.>>
La bambina non fu toccata minimamente da queste parole. Continuò il suo discorso.
:<< Dicono che sai la storia... di cosa accadde prima dell'Oscuramento.>>
A sentire quelle parole il Vecchio rimase impietrito.
"Come fa questa ragazzina a sapere chi sono?" Nella sua testa si fece largo questa domanda.
:<< Non mi pare che queste siano cosa che ti riguardano ragazzina. Torna da dove vieni. Qui è pericoloso.>> Disse voltandosi il Vecchio.
:<< Ti prego, raccontami ciò che è successo.>> Disse la bambina seguendolo, ma stando attenta a non toccarlo.
:<< Ragazzina, ciò che è successo è ormai andato. Puf! Sparito. Mi capisci?>>
La bimba fece segno di sì con la testa.
Quando il Vecchio fu di nuovo a sedere, si avvicinò e si mise a gambe conserte al fianco del tronco.
:<< Mia mamma è morta.>> Disse la ragazzina con una calma quasi agghiacciante.
Il Vecchio finse di non vederla, piuttosto seccato.
:<< Mio fratello è morto nella sua pancia. Sai cosa succede quando un bambino muore nella pancia della mamma?>> Chiese al vecchio.
:<< Ragazzina, sinceramente me ne frego di cosa succ...>>
Non fece in tempo a finire la frase.
:<< La morte lo porta via, ma quando torna, la madre viene divorata dall'interno, lentamente.>> Era agghiacciante che una ragazzina desse così tanti dettagli sulla morte di sua madre. :<< Così mi ha detto Nang.>>
Il Vecchio rimase zitto. Stava pensando a cose successe molti anni prima, quando era ancora giovane.
"No. Niente rimorsi. Quella che facemmo fu una scelta saggia."
:<< In questo mondo o uccidi o muori...>> Disse alla fine.
:<< ... O muori, e poi uccidi.>> Aggiunse.
Silenzio.
Buio.
Il Vecchio guardò la stella luminosa su nel cielo.
:<< Vedi quella stella là? La nostra storia arriva fino a lì. Ma come ogni buona storia bisogna partire dal principio.>>

TONY
:<< Ciao amore mio.>> Disse Meredith accarezzando il dolce viso di Tony, e guardandolo nei suoi occhi color nocciola.
:<< Ciao amore a lunedì.>>
Questo disse Tony uscendo da casa della sua ragazza. Sapeva che l'avrebbe rivista lunedì, si erano dati appuntamento a Central park, alla solita panchina dove andavano sempre.
Scese la rampa di scale, e si immettè nella strada trafficata.
Era primavera, ma il clima a New York era piuttosto freddo, quindi si mise un giubbottino regalatogli da sua madre: un doubleface rosso e blu. Questa volta scelse il lato rosso. "E' sempre bello questo cappottino. Posso scegliere ogni volta il colore che voglio."
Era felice: niente nella sua vita sarebbe potuto andare meglio. Con Meredith tutto alla grande, lunedì avrebbero fatto il grande passo. Con la famiglia procedeva tutto bene.
Si incamminò verso la fermata dell'autobus mentre ascoltava 'Where is the love?' dei Black Eyed Peas.

Drin! Drin! Il telefono squillò. Tony aveva scelto una suoneria piuttosto semplice.
Era Dave, il suo amico d'infanzia.
:<< Ehi Dave, che succede amico?>>
:<< Ehi Tony come butta?>> disse giovialmente.
:<< Non male tutto sommato. Sono stato da Meredith.>>
:<< Eh eh eh Tony caro. Sempre da quella ragazza sei. Ma te la sei fatta?>>
:<< Ah ah ah. Sei sempre il solito Dave. Comunque abbiamo deciso, lunedì abbiamo deciso di fare il grande passo. Lei ha superato l'incertezza.>>
Questa era una bugia, anche Tony era incerto e pieno di dubbi: neanche lui lo aveva mai fatto, ma voleva mostrarsi figo agli occhi del suo amico.
:<< Bravo Tony. Finalmente inzupperai il biscottino anche te. Senti ti ho chiamato perché oggi pomeriggio io e i ragazzi andiamo alla vecchia stazione sulla 18esima Street Station. Sei dei nostri?>>
Tony fu dubbioso per un attimo. Aveva promesso a suo padre di aiutarlo a imbiancare la casa.
:<< Ok sono dei vostri. A che ora?>>

Salì in ascensore. Vide la Signora Merryweather e la salutò con un cenno della mano. Era sempre la solita, vecchia Merryweather, vestita con un abito a quadratini rossi e bianchi e con i capelli scompigliati, un viso che ricordava quello di una rana e un paio di fondi di bottiglia al posto degli occhiali.
Entrò in casa.
:<< Tonyyyy!>>
Sua madre lo chiamava.
"Deve sempre rompere le palle."
:<< Dimmi mamma.>> Disse Tony, senza neanche incrociare il suo sguardo.
:<< Oggi pomeriggio ricordati che devi aiutare tuo padre.>>
:<< Oggi pomeriggio non ci sono. Devo andare da Dave per... studiare.>> Altra bugia.
Questa volta non passò inosservata. Mentre Tony usciva di casa, la madre lo fermò.
:<< E tu andresti da Dave senza zaino e libri? E come dovresti studiare?.>>
Silenzio.
:<< Mi hai detto una bugia.>> Disse la mamma adirata.
:<< Mamma calmati...>> Disse Tony, con sguardo colpevole.
:<< Calmarmi? Calmarmi? Sai che odio quando dici bugie. Lo sai benissimo. Tony non andrai mai da nessuna parte dicendo bugie. Un giorno dovrai fare delle scelte e comportarti da adulto e quel giorno è vicino.>>
Tony guardò in basso. Aveva diciassette anni e il suo diciottesimo era alle porte.
:<< Ora vai da Dave, a giocare immagino. Dirò a tuo padre ciò che è successo però. Non rimarrai impunito.>>
Tony si sentì colpevole. Chiuse la porta di casa.
La signora Merryweather lo guardò e scosse la testa.
Tony volle sprofondare sottoterra.

La stazione della metropolitana non era esattamente gremita di persone.
Solitamente la vecchia stazione era chiusa, ma i ragazzi erano riusciti a trovare un' entrata malmessa e con un po' di impegno erano riusciti a staccare la porta e ad entrare. La stazione era piuttosto grande e stando lontano dai binari dove passava il treno, si poteva stare tranquilli, e i ragazzi ci avevano costruito un bell'angolino per potersi rilassare. Niente di così eccezionale: un vecchio divano sgangherato era l'unico posto dove sedersi, c'era anche un vecchio sgabello rotto e alcuni scatoloni, e una vecchia lampada al neon che erano riusciti a far funzionare.
Dave, Luis e Peter erano lì.
:<< Ecco il nostro eroe.>> Disse Dave, mentre battè il cinque a Tony.
Tony odiava battere il cinque, era più il tipo che preferiva stringere la mano alle persone.
:<< Oggi vogliamo spingerci un po' lontano Tony. Abbiamo preso delle torce. Potremmo trovare qualcosa di interessante.>> Disse Luis, che di tutti e quattro era il più curioso, e non a caso il più bravo a scuola.
:<< Potremmo trovare dei topi.>> Disse Peter.
:<< Qualunque cosa è meglio che andare alla festa di compleanno di Jill. Ah ah ah. Siete d'accordo ragazzi?>> Chiese Dave ridacchiando.
Gli altri risero. Tony si sforzò di ridere. Jill in fondo gli stava simpatica.
Con in mano una torcia e il borsone di Peter sulle spalle, Tony si spinse con i suoi amici nell'oscurità. Nel Buio.

IL BAMBINO DIVERSO
Sentiva la puzza di zolfo e carbone arrivare dalle gallerie che scendevano nelle profondità della montagna.
Nella piccola piazza si trovavano alcuni uomini e mendicanti, alcuni operai che non erano di turno e altri bambini.
Si avvicinò di soppiatto.
:<< Ciao.>> Disse timidamente, avvicinandosi.
Il gruppo di bambini si fermò un attimo. Guardò il nuovo arrivato, coperto di stracci e con la faccia coperta di fuliggine. Ma la cosa più brutta era il suo braccio sinistro, completamente deformato e nero, quasi fosse avvizzito.
Nessuno parlò.
Si fece avanti un ragazzino piuttosto massiccio, quello che aveva l'aria di essere il capo.
:<< Che ti è successo al braccino?>>
Il Bambino non rispose. Arrettrò impaurito.
:<< Ti ho fatto una domanda.>> Disse il ragazzotto facendo un intimidatorio passo avanti.
Il Bambino arretrò ancora.
:<< Allora non vuoi rispondere? I Mangiacarne ti hanno tolto la lingua?>> Disse tirando uno spintone al Bambino, che ormai era spaventato e impaurito.
"Mamma. Mammina. Vieni qui, ho bisogno di te" Pensò. Aveva solo sette anni.
Sua madre era morto dandolo alla luce. Suo padre, un operaio delle miniere di zolfo sotto Torvos, se ne infischiava e spesso si dimenticava di nutrirlo. Era alto meno della media, senza capelli, con occhi grigi e grossi. Ma la cosa più inquietante era appunto il braccio, avvizzito e nero. Neanche il chierico era riuscito a capire di cosa si trattasse. Una malattia forse, molto rara, o una maledizione, come dicevano alcuni.
Il ragazzotto ciccione lo spinse in terra.
:<< Brutto schifoso orfanello.>> E lo prese a calci.
:<< Hai perso la mamma? O il babbo? Oppure entrambi eh? Ah ah ah!>> Un altro calcio all'inguine e il bambino cadde nella polvere, dolorante e con le lacrime agli occhi.
:<< Beh orfanello. Hai scelto il giorno sbagliato per uscire di casa.>> Iniziò a pestarlo e a lui si unirono altri ragazzi.
Il bambino cercò di coprirsi il volto.

In quel momento ebbe paura, e questa paura generò odio, che si trasformò in rabbia e in desiderio di vendetta.
Perché la vendetta deriva dall'odio e l'odio deriva dalla paura.
E la vita di quel bambino non fu più la stessa.


   
 
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