Punto
primo:
questa fanfiction è
dedicata alla bravissima Roro, che
oggi compie proprio sedici anni! Le avevo promesso una sorpresa, ma
devo dire
che era facile intuire che si trattasse di una shot =_=’
CaVa, fingi almeno di
non averlo capito XD
Punto
secondo:
non ho idea di
quando sia nata Kaggy, quindi ho ovviamente lavorato un po’
di fantasia,
pensando che sia nata proprio lo stesso giorno, ovvero il 27 agosto. (eggià, parlo del compleanno di Kaggy)
Punto
terzo:
non sono
responsabile di effetti collaterali in seguito alla lettura di questo
sclero, e
spero di aver accontentato un po’ tutti con le coppie
^ç^
Lasciatemi
anche solo un piccolo commento, se avete almeno
sorriso. (Tsk! .______. ndVoi) (ç____ç NdMeg)
Bacioni,
la vostra Meg!
Birthday Party.
27 agosto
2002.
Dodicesimo
compleanno.
Kagome
roteò
gli occhi, sconsolata. Non c’era alcuna via di fuga. Si
alzò, un poco
riluttante, e affiancata dal ragazzo, si avviò verso lo
sgabuzzino. Era
minuscolo e stretto – lo sapeva. Quella, in fondo, era casa
sua.
Qualche
sghignazzo e la porta si chiuse dietro di loro. Fece un respiro
profondo. «Ok,
adesso ci mettiamo qui tranquilli e poi diciamo che ci siamo
baciati». Per
fortuna quella era la prassi.
Il
ragazzo, con qualche brufolo di troppo e il broncio di chi non
è contento di
quel girone del gioco della bottiglia, incrociò le braccia
al petto. «Ma certo»
replicò, sbuffando «facciamo come dici
tu». L’evidente nota sarcastica nella
sua voce fece alzare un sopracciglio alla mora. Si mise seduta su una
cassetta
degli attrezzi, spingendo la gonna fin sotto al ginocchio, annoiata.
Cinque minuti
dopo.
«Un
paradiso, eh?» sghignazzò la voce di Miroku, un
ragazzo dagli incantevoli occhi
blu ma dalla mano decisamente lunga.
Kagome
sorrise di convenienza. Meglio che finire
con lui – si disse, con un sorrisino preoccupata.
I due
ripresero posto in cerchio, di fronte a quella che per molti era
l’arma del
delitto. Dieci partecipanti, e come avevano discusso le ragazze, solo
uno degno
di interesse: si trattava di Inuyasha Taisho, avvenente
come pochi seppur del tutto indifferente alle ragazze.
Certo,
anche Miroku possedeva il suo fascino: peccato che non appena ci si
distrae,
tentasse di violentarti.
Bene. Ora
toccava a lei.
Era il
primo giro che metteva mano alla bottiglia – una semplicissima bottiglia
d’acqua, ed era certa che avrebbe puntato
uno di quei compagni di classe che aveva dovuto invitare per
forza, onde evitare commenti dei suoi genitori.
Si
guardò
attorno, scrutando il pavimento in maniera ossessiva. Temeva per la sua
incolumità,
diciamolo. Cinque minuti in uno sgabuzzino a girarsi i pollici era
ciò che di
peggio si poteva desiderare, soprattutto se il tuo nome era Kagome
Higurashi. A
scuola la chiamavano tutti “maschiaccio”: un
appellativo poco carino, anche se
veritiero. Indubbiamente intelligente, odiava pensare a trucco e
vestiti – come
molte delle ragazze della sua età. Molto meglio divertirsi,
facendo sport, ad
esempio.
Diede un
forte colpo alla bottiglia, che cominciò a roteare
vorticosamente. Il silenzio
era teso ed alquanto fastidioso, ma l’oggetto di vetro non
pareva avere
distrazioni, nella sua lunga ed inesorabile corsa.
Rallentò
piano piano, fino a fermarsi. Kagome alzò lo sguardo,
curiosa di sapere chi le
toccava. Rimase di sasso alla vista degli occhi dorati di Inuyasha
Taisho.
Incontrò
il suo sguardo atono, e dovette aprire le labbra per respirare.
«Uhh!»
esclamò Miroku, scatenando le risate generali.
Le
ragazze – ad esclusione di Sango, proruppero in grida
d’eccitazione.
Inuyasha
si rizzò in piedi, distendendo le lunghe gambe –
era decisamente alto per la sua
età. Aveva spalle larghe e rigide, la vita sottile ed un
volto molto bello. I
capelli argentati gli ricadevano lungo la schiena e sulla fronte,
selvaggi. I
suoi occhi parevano lame affilate, d’ oro colato. E due buffe
orecchie canine
gli sormontavano il capo.
Arrossì,
un po’ imbarazzata. Chissà in quante sognavano di
rinchiudersi in uno
sgabuzzino con Inuyasha
Taisho. Sorrise
all’indirizzo di Sango, come a dirle: “Ce la posso
fare”, e poi seguì la figura
del mezzodemone verso lo sgabuzzino.
Entrarono,
e Kagome si spinse contro lo stesso muro di prima, fra scope e secchi,
vicino
alla cassetta degli attrezzi. Miroku si sporse verso di loro,
sorridendo
malizioso. «Buon divertimento!» esclamò,
chiudendo la porta.
La luce
si spense.
La mora
sgattaiolò ben contro gli scaffali, cercando di vedere la
figura di Inuyasha al
buio. «Beh, non c’è problema, per me
possiamo anche non fare…» ma non seppe
concludere, perché sentì qualcosa chiuderle la
bocca.
Un bacio.
Spalancò
gli occhi, capendo che Inuyasha Taisho la stava baciando. La lingua di
lui si
insinuò dentro di lei, con sua somma sorpresa.
Poi, il mondo scomparve.
Si
aggrappò a lui con le braccia sottili, trascinata in quella
folle danza.
Inuyasha la spinse contro gli scaffali, muovendo le sue dita forti a
cercarne
la schiena liscia.
Era
strano. Era il suo primo bacio.
Però
era bello.
Lasciò
vagare le sue dita affusolate fra quei capelli argentati, spingendo il
proprio
bacino contro quello del ragazzo; Inuyasha le carezzava la schiena con
le
unghie demoniache, provocandole leggeri brividi di piacere.
Non seppe
quanto restarono in quella posizione, a toccarsi e baciarsi, ma ad un
certo
punto la luce tornò. Si staccarono di scatto, con il
fiatone, il viso arrossato
ed un bisogno incredibile di respirare.
Kagome si
spinse, imbarazzata, contro lo scaffale, ricordando che lei avrebbe
dovuto
essere stata seduta tutto il tempo sulla cassetta degli attrezzi. Era
risaputo
che nessuno si baciava, nel gioco della bottiglia…
Guardò
Inuyasha, notando che sosteneva il suo sguardo sulla porta ed aveva
assunto la
solita espressione distaccata.
«Ehi,
piccioncini! Bentornati sulla Terra!» esplose Miroku, ridendo.
Kagome
sorrise, al limite dell’imbarazzo. Fu più che
certa di avere le guance color
rosso fuoco, e si impose di mantenere la calma.
Superò
Inuyasha, nascondendo la confusione, e raggiunse in fretta e furia il
suo
posto, facendo sorrisi di convenienza.
Kami-sama.
Aveva baciato Inuyasha
Taisho.
Inuyasha
si slacciò alcuni bottoni della camicia, e poi il gioco
riprese.
27 agosto
2008.
Sedicesimo
compleanno.
«Perché
è
una brava ragazza, perché è una brava
ragazza… nessuno lo può negar!».
Quella fu
la goccia che fece traboccare il vaso. Beh, certo, invitare quel pazzo
di
Jakotsu, e mettergli addirittura in mano una bottiglia… era
del tutto ovvio che
accadesse una cosa del genere!
Un boato
interruppe l’idillio di risate e tirate di orecchie. Kagome
soppensò lo sguardo
sulla porta, che si era spalancata di botto.
La sua
mascella si infranse contro il suolo quando ne entrò un
Miroku con in testa un
fiocco da pacchi, un Sesshoumaru vestito in giacca e cravatta
– che stava
velocemente levandosi, ed un Inuyasha con le mani in tasca,
già annoiato, ma
con in mano un regalo dalla vivace carta colorata.
Il cuore
cominciò a rotolarle nel petto, ad una folle
velocità. Non parlava con Inuyasha
da quel giorno, dal suo dodicesimo compleanno, dove lo stupido gioco
della
bottiglia – nel quale è risaputo che nessuno si
bacia, li aveva rinchiusi in
uno sgabuzzino ed avevano infranto tutte le regole. Aveva consumato il
suo primo bacio.
«WE!
Bella gente, come state?!» esclamò Miroku,
all’apparenza già brillo. Sango gli
corse incontro, e fiera di quel poco che aveva bevuto – tutti
sapevano che non
reggeva minimamente l’alcool, gli si lanciò in
groppa, smontando il delizioso
fiocco che lui aveva in testa.
Jakotsu
lanciò un grido di gioia. «MIROKUCCIOO!»
urlò, correndo con gli occhi
luccicanti verso il ragazzo. Il suo sguardo estasiato passò
a Sesshoumaru, per
poi posarsi su Inuyasha. «Yaaa, ci mancavate proprio, uomini!».
Mentre
Miroku sembrava intrafficato a divorare la faccia della ragazza, gli
altri due
assunsero un’espressione sconsolata.
«JAKOTSU!»
tuonò Bankotsu, apparentemente furibondo, alla vista del
tentato abbraccio al
mezzodemone. Singhiozzò, brillo.
«Ma
non
c’è nessuno di sobrio, qui?!»
mormorò Kagome, roteando gli occhi al cielo.
Kagura
sospirò,
comprensiva, e difatti teneva ben lontano da sè ogni tipo di
alcolico. Ayame
invece, stringeva fra le mani una birra – senza averne bevuto
neanche un goccio, e si strisciava
paurosamente su Koga.
Rin si
avvicinò alla ragazza. «Ehi Kaggy, mi sa che
stiamo degenerano» mormorò,
preoccupata.
Lei rise
istericamente. Esagerando!? La sua
migliore amica stava registrando un video porno nel mezzo del suo salotto, un gay ubriaco cercava di
violentare il ragazzo che le aveva donato il suo primo bacio, mentre
dall’altra
parte della sala Aya-chan attentava ai freni inibitori di Koga. Un
enorme
gocciolone le comparve sulla testa. «Ehhmm…
già, credo anch’io» biascicò,
levandosi dalla testa il cappello a punta, rosso fuoco.
Sesshoumaru
buttò la cravatta sul divano e raggiunse la ragazza.
«Auguri» disse, donandole
uno sguardo.
Kagome lo
ritenne un grande onore. «Grazie!»
replicò, con un sorriso.
«Tieni»
esordì Inuyasha, spuntando di fronte a lei senza darle il
tempo di prepararsi
psicologicamente alla sua vista. Difatti, le si mozzò il
fiato e le mancò
l’aria nei polmoni.
«G-grazie»
sussurrò, afferrando il pacchetto. Abbassò lo
sguardo, imbarazzata.
«Aspetta»
esclamò il ragazzo, che pareva un poco a disagio
«puoi aprilo in privato…?».
Kagome
rimase un attimo perplessa, poi arrossì ed annuì
furiosamente. «Non c’è
problema, lo apro dopo». Si voltò, curiosa di
sapere cosa c’era dentro, e si
avviò spedita nel corridoio, aprendo l’ultima
porta color mogano. Lo poggiò sul
letto – insieme agli altri, e sospirò.
«Beh,
è
una bella stanza» esordì Inuyasha, guardandosi
attorno.
La mora
spalancò gli occhi. Kami!
Non lo aveva
sentito arrivare! Lei credeva che… insomma… che
non l’avesse seguita! Inuyasha
Taisho nella sua camera! Scrutò
i suoi muri come se fosse interessata anche solo minimamente.
«Mh, grazie».
«Ci
sono
molti trofei» analizzò, guardando le mensole con
appese le medaglie di
atletica, ginnastica e nuoto.
Kagome
cominciò
a giocherellare con il tappeto. «Beh, si, fin da piccola
gareggio a livello
regionale».
Inuyasha
puntò il suo sguardo su di lei. «Così
si rovina il tappeto» sbottò, sarcastico.
Un ghigno sensuale gli comparve sul volto.
Kagome
arrossì di botto, specchiandosi in quelle iridi dorate.
«Eh? Ah, hai ragione».
Smise immediatamente di muoversi, ma cominciò ad
attorcigliarsi le dita.
Inuyasha
sorrise, divertito. Guardò ancora un po’ la
stanza, poi si avvicinò al letto e
ci prese posto, tranquillo. «Beh, allora? Hai sedici
anni».
La mora
sentì il cuore tamburellarle più che mai. Maledizione!
Perché Inuyasha Taisho doveva essere
così sexy? Poi, con quella camicia
sbottonata… sembrava la stessa che aveva usato quella sera
in cui si erano
baciati. Scostò lo sguardo. «Eh
si…».
«Puoi
guidare una macchina elettrica» esplicò.
«Già».
«Puoi
andare al liceo» continuò.
Kagome
annuì. «Anche».
«Puoi
baciarmi».
«Mh,
cer…
cosa?!»
esclamò, arrossendo
furiosamente. Il respiro le si fece affrettato.
Inuyasha
si scompigliò la frangia argentata. «Kagome, ma
hai rimosso tutto ciò che è
successo al tuo dodicesimo compleanno?» domandò,
un poco frustrato, guardandola
con i suoi occhi color ambra.
Lei
scostò il capo. «No… no»
biascicò,
imbarazzatissima.
«No?»
ripetè, incredulo «cioè, tu ti ricordi
del bacio e non… non mi hai chiesto
spiegazioni?» domandò, sorpreso.
Kagome
arrossì di botto. «Beh, ero,
imbarazzata…» biascicò, a disagio.
«Oh,
Kami» esalò, a mezza voce. Lasciò
ricadere la testa indietro, sconsolato.
La mora
sbatté
le ciglia, confusa. Sembrava… dispiaciuto?
«Ma scusami… perché me lo
chiedi?».
Inuyasha
rizzò la schiena, improvvisamente serio. Sospirò.
«Ma che stupida che sei, io
l’ho fatto per avere la tua attenzione! Speravo che mi
saresti venuta a
chiedere perché l’ho fatto!».
Kagome
rimase attonita. La mia
attenzione…? «E…
perché l’hai fatto?» chiese, in un
sussurro.
Inuyasha
stortò il capo, come a dire “E me lo chiedi
ora?!”. «Ovvio, perché mi
piacevi».
Ehhh, ovvio. Spalancò
gli occhi, sconvolta.
«Cosa?!?!» sbraitò, presa alla
sprovvista. Ma… ma… era una dichiarazione? Ma
non avrebbe dovuto essere imbarazzato, o andare avanti e indietro per
la
stanza, come nei film? «T-ti p-piacevo?»
pronunciò, a fatica.
«Esatto»
disse, annuendo come uno scolaro. Poi rise. «E anche tanto.
Peccato che tu non
mi guardavi neanche un po’. Così ho dovuto
ricorrere a metodi drastici».
Metodi
drastici? «Beh..
uh… grazie» mormorò, al
limite del panico. Cosa doveva dire? Lei non aveva mai pensato che
l’avesse
baciata per quello! Non era certo una di quelle a cui andavano dietro
tutti i
ragazzi della scuola… figuriamoci quello più
carino!
«Grazie?»
ripetè Inuyasha, incredulo. «Ma sei proprio negata
con gli affari di cuore,
eh?». Rise debolmente e poi si alzò, prendendole
il volto con le mani.
Kagome
raggelò per la sorpresa.
«M-ma…».
«L’ho
fatto allora e lo rifarò adesso»
sussurrò, poi unì le loro labbra in un bacio.
La mora
rimase immobile un istante, ancora paralizzata dallo shock. Poi,
cedette alle avances
del ragazzo e socchiuse le labbra, permettendo alla lingua di lui di
carezzarle
il palato. Come quattro anni prima, la passione esplose senza
lasciargli
scampo. Era la stessa sensazione bruciante e piacevole che ti
attraversava
tranquillamente le vene, e che ti faceva venire i brividi sulla schiena.
Si
staccarono lentamente, per riprendere fiato. «Credo che tu
prenda un po’ troppi
baci gratuiti» mormorò il ragazzo, ridendo,
stringendo ancora le guance
perlacee di lei fra le dita bianche.
Kagome
arrossì furiosamente. «Io
non…».
Un
bellissimo sorriso si aprì sulle labbra di lui.
«Ehi, dai, scherzo. Ma mi
piacerebbe molto mettere una tassa sui miei baci, sono molto
richiesti».
La mora
lo guardò, incredula e confusa.
Inuyasha
le scoppiò di nuovo a ridere in faccia. «Sei
troppo buffa!». Lasciò scivolare
le dita su quella pelle, e poi le riportò nelle tasche dei
jeans. «Mi ricordo
quando alle elementari hai ricevuto un biglietto di San Valentino
anonimo, e
non capivi cos’era!».
Kagome
arrossì.
«Come…come…?».
Sbiancò. «Il biglietto era… tuo?» esclamò,
scioccata.
Lui
annuì, sorridente.
«Oddio,
io in risposta ho scritto di non…!»
mormorò, con voce strozzata.
«…
di non
perseguitarti mai più!» scoppiò a
ridere.
Kagome
cercò di rimpicciolirsi.
«Scusami….» mormorò,
dispiaciuta.
«Figurati.
Mi sono consolato facilmente con tutti i biglietti che avevo
ricevuto».
La mora
alzò un sopracciglio. «Già…
tu eri molto… popolare… come mai ti
sei… preso una
cotta per me?» chiese,
curiosa.
Inuyasha
cominciò a grattarsi il mento. «Mmmh, credo sia
perché tu sei diversa dalle
altre».
Kagome lo
accettò come complimento, sorpresa. Nessuno glielo aveva mai
detto, e
stranamente, le faceva piacere. «Beh, grazie».
Inuyasha
la guardò, malizioso. «Ti sei resa conto che ho
parlato al presente?».
La mora
lo fissò, confusa. «Al presente?».
«Certo.
Ho detto che sei diversa dalle altre. Presente Indicativo. E ti dico
anche
un’altra cosa. Tu mi piaci. Ora. Al presente». Le
lanciò uno sguardo
incandescente, in attesa.
Lei
rimase immobile. Poi scosse il capo. «Cioè, ora?!».
Inuyasha
scoppiò a ridere, mostrando i denti bianchi e perfetti.
«Ora».
«Quindi…
io ti piaccio…» riepilogò, arrossendo
furiosamente. Si voltò di scatto. «Ah,
ok, e beh, grazie».
Inuyasha
roteò gli occhi e si alzò, afferrando il suo
braccio. «Aspetta, Kagome»
esclamò, stizzito «a questo punto dovresti dirmi
“anche tu mi piaci” oppure
“esci dalla mia vita”!».
La mora
sentì il cuore tamburellarle paurosamente, ed il braccio
bruciarle, proprio
dove lui la stava toccando. «Eh… io…
beh…» abbassò gli occhi, incerta
«io,
ecco, non avevo mai pensato che tu mi piacessi… e
beh…».
Ma
Inuyasha la zittì con un bacio, lento e piacevole. Quando si
staccò, sorrise.
«Ti è piaciuto?».
«Uhm,
eh…
si» ammise, senza fiato.
Il
mezzodemone spostò la sua mano destra e la posò
vicino al seno di lei, pensoso.
Kagome
arrossì come un semaforo. «Cosa stai
facendo?!» sbraitò, scioccata.
Lui
rimase serio. «Sto sentendo il battito del tuo cuore. Oh,
eccolo» mormorò,
immobile. Poi ghignò. «Ehi, sta
correndo» esclamò, ridendo.
«Beh!
Vorrei ben vedere! Hai la mano sulla mia tetta!»
replicò, con volto color rosso
aragosta.
Il
mezzodemone rise. «Non me la dai a bere»
spostò la mano sul suo polso,
stringendolo debolmente. «Ah-ah».
Kagome
sentì il panico divorarla. «Cosa significa
“Ah-ah”?».
Inuyasha
alzò lo sguardo, con un ghigno piacente sul volto. Sembrava
molto soddisfatto.
«È molto veloce, ecco cosa significa
“Ah-ah”».
«Ah»
replicò, imbarazzata dalla vicinanza con il ragazzo. I suoi
occhi color oro
brillavano come diamanti e un dolce profumo maschile le inebriava le
narici.
Inuyasha
sorrise, vincente. «Ammettilo. Io ti piaccio almeno un
pochino».
Kagome
abbassò lo sguardo, imbarazzata. «Beh, forse, un
pochino…».
«Okay,
allora apri il tuo regalo» disse, indicando il pacco.
Lei
aggrottò le sopracciglia. «Il p-pacco?».
Si staccò da lui, sentendo che il suo
animo si acquietava un poco.
«Il
pacco» esordì, sedendosi di fianco a lei sul
letto. «Su, aprilo».
Kagome
tentennò un istante, ma lo scartò, curiosa.
C’era una scatola. Ne sollevò il
coperchio, lentamente, e vi trovò dentro un blocco da
disegno. «Un…?».
Inuyasha
sorrise. «Sfoglialo».
Lei
obbedì, muta. Ne sollevò la copertina, e vide il
suo profilo sorridente,
disegnato a matita leggera. Spalancò gli occhi e
guardò Inuyasha, sorpresa.
«L’hai fatto tu?».
L’hanyou
annuì. «Si. Quando eravamo compagni di
classe».
Kagome,
incredula, sfogliò tutte le pagine. Erano tutti suoi
ritratti, quando era
triste, felice, addormentata, seria… «M-ma sono
bellissimi!».
«Ti
piacciono
davvero? Temevo avresti pensato che sono uno psicopatico»
rise, dolcemente.
Lei
rimase incantata dal suo sorriso. «No, io… mi
piace». Sfiorò ogni pagina, con gli
occhi immersi in quelle pozze dorate.
«Ahia!» esclamò, sentendo un acuto
dolore pungerle l’indice. «Oh, no! Mi sono
tagliata!» borbottò, scocciata.
Inuyasha
le prese il dito fra le mani. «Certo che sei un disastro. Sei
fortissima in
tutti gli sport, eppure sei così
fragile…». Pigiò sulla ferita con le
proprie
mani, cercando di fermare il flusso di sangue.
Kagome si
finse offesa. «Io non sono fragile!».
«Non
fisicamente, ovvio» replicò, piccato «ma
dentro lo sei. E anche molto
ingenua…».
«Io
non
sono ingenua!» continuò, arrabbiata.
Il
mezzodemone alzò un sopracciglio. «Sbaglio o non
hai capito che mi piacevi? Neanche
dopo che ti ho baciato?».
Lei si
grattò la fronte, sconsolata. «In
effetti…».
Un grosso
fracasso interruppe quel momento di idillio romantico. Inuyasha e
Kagome si
guardarono, crucciati, e si alzarono nello stesso momento, correndo in
salotto.
Koga era
rovesciato a terra, insieme alla poltrona, e sopra di lui, Ayame,
intenta a
baciarlo passionalmente. Jakotsu e Miroku si davano da fare con un tifo
da
stadio, mentre Rin e Sango ridevano, divertite.
«Oh!
Toh,
guarda chi è tornato!» esclamò Miroku,
puntando lo sguardo sui due ragazzi.
«Allora Inuyasha, come l’ha presa?».
Sango le
corse in contro. «Oh, finalmente! Te l’ha
detto!».
Si
voltò
verso Inuyasha, sconvolta. «Cioè, vuoi dire che
tutti sapevano… tranne me?».
Metà
del
gruppo scoppiò a ridere, perfino Sesshoumaru.
«Cosa
vuoi farci, te l’ho detto che sei un disastro in affari di
cuore!» e detto ciò,
la bacio dolcemente.
«PRENDETEVI
UNA STANZA!!» urlò Jakotsu, beccandosi un pugno di
Bankotsu, crucciato.
Miroku
fischiò pesantemente, mentre Sango saltellava gioiosa
insieme a Rin.
Kagura
applaudì. «Beh, direi che è la giornata
delle rivelazioni».
«Perché,
qualcuno deve fare qualche altra confessione?»
replicò Kagome, sorpresa.
Ayame
saltò in piedi. «Certo! Io e Koga siamo
ufficialmente fidanzati!».
Il demone
lupo aveva la camicia aperta e qualche livido sul volto, oltre ad i
segni di
rossetto per tutta la faccia. «Ma,
veramente…».
La rossa
fermò qualsiasi sua richiesta con un bacio.
«WOOOW!»
replicò Miroku, nel vivo. «Ed io Sango ci
sposiamo!».
Nove
mascelle si infransero contro il pavimento.
«MA
CHE
CAZZO DICI!?» tuonò Sango, riprendendo per un
attimo la sua lucidità e
spiaccicando il suo povero fidanzato contro il muro.
Tutti
scossero il capo, increduli.
«Anche
io
ho una comunicazione» proruppe Sesshoumaru, serio.
«Oh,
Sesshy-chan!» esclamò Rin, gioiosa. Gli corse in
contro e gli si mise
direttamente in grembo.
«Rin
è la
mia donna».
Non
volò
una mosca.
«Cosa?!?!»
sbraitò Inuyasha, preso alla sprovvista. Suo fratello e una
ningen, incredibile! E pensare che
l’aveva
sempre trattata come una sorellina…
«Complimenti!»
esclamò Kagome, felice per l’amica.
Bankotsu
batté
una mano sulla spalla del ragazzo, soddisfatto. «Ce
l’hai fatta, eh?».
Tutti
risero.
Kagura
tossì falsamente. «Beh, a questo punto mi pare
giusto rivelarmi… cioè, tutti
avete detto qualcosa…».
«Uhm?
Dicci, Kagura-chan» mormorò Rin, ed Ayame
interruppe il bacio pornografico che
costringeva Koga contro il divano.
«Ecco…
io
e Banko ci stiamo frequentando».
Il
bellissimo ragazzo annuì, sorridente.
«Sul
serio?» mormorò Jakotsu, scioccato. «E
tu non mi hai detto niente?! Maledetto
fratellastro!» cominciò ad inseguirlo per tutto il
salotto, fra le risate
generali.
Kagome
sentì la mano di Inuyasha scivolare nella sua e gli sorrise,
imbarazzata. «Beh,
direi che è stata davvero la serata delle
rivelazioni».
«BRINDIAMO!»
propose Miroku, stringendo la vita della sua ragazza. «Ma tu
Sango… è meglio di
no» mormorò, togliendole il bicchiere di mano.
Rin rise
divertita. «Brindiamo, allora! A questa serata, ed al
futuro!».
Tutti
alzarono un bicchiere, sorridenti.
Inuyasha
si piegò verso Kagome, lentamente. «Ad un futuro
insieme».
Lei
deglutì, imbarazzatissima. «Si».
Si
levarono in alto i calici, dieci precisi – perché
Sango aveva davvero bisogno
di stare lontano dall’alcool. Susseguirono risate e
sbaciucchiamenti, fino a
che Jakotsu, finito il piagnisteo, non afferrò una bottiglia
e si sedette sul
pavimento.
«Che
ne
dite di giocare al gioco della bottiglia?».
Kagome ed
Inuyasha si guardarono, complici.
Gioco della
bottiglia? Gli ricordava
qualcosa… un bacio,
forse? Mah, era davvero il caso di rinfrescarsi la memoria.
«Ma
certo!».
«Ma
tu,
baka sei fuori!».
«Dai
Inu,
mi dai un bacettino!».
«Neanche
per sogno stupido gay!».
«Inuyasha!».
«Non
guardarmi così, vuoi che il tuo fidanzato baci un
altro?».
«Già
Kaggy, sono dieci anni che ti sbava dietro, dagli la soddisfazione e
fingiti
gelosa!».
«Miroku!!!».
«Ouch!
Ehi, amore, mi hai fatto male! Non è che ti farebbe bene un
po’ di alcool?».
«MIROKUUUUUUU!!!».
«Non
cambieranno mai».
«Già».
«State
zitti ed iniziamo! Chi comincia?».
«In
ordine alfabetico».
«Kagura-chan,
come sei antiquata! Oggi si fa qualcosa di molto più
moderno!».
«E
cosa?».
«Ambarabà Ciccì
Coccò, tre civette sul comò…».
«Oh
Mio
Dio, che compleanno…».
The End.
Spero
di avervi strappato almeno un sorriso.. ^_^’’
Bacioni, ed
ancora tantissimi auguri Roro! { + 16 }
L’amica
del bosco di EFP, Meg.