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Autore: Meg___X3    27/08/2008    5 recensioni
«Perché è una brava ragazza, perché è una brava ragazza, perchè è una brava ragazza… nessuno lo può negar!».
Auguri mia caVa Roro! Ti voglio bene, Meg.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Punto primo: questa fanfiction è dedicata alla bravissima Roro, che oggi compie proprio sedici anni! Le avevo promesso una sorpresa, ma devo dire che era facile intuire che si trattasse di una shot =_=’ CaVa, fingi almeno di non averlo capito XD

Punto secondo: non ho idea di quando sia nata Kaggy, quindi ho ovviamente lavorato un po’ di fantasia, pensando che sia nata proprio lo stesso giorno, ovvero il 27 agosto. (eggià, parlo del compleanno di Kaggy)

Punto terzo: non sono responsabile di effetti collaterali in seguito alla lettura di questo sclero, e spero di aver accontentato un po’ tutti con le coppie ^ç^

 

Lasciatemi anche solo un piccolo commento, se avete almeno sorriso. (Tsk! .______. ndVoi) (ç____ç NdMeg)

 

Bacioni, la vostra Meg!

 

 

 

 

 

Birthday Party.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

27 agosto 2002.

Dodicesimo compleanno.

 

 

 

 

 

 

 

Kagome roteò gli occhi, sconsolata. Non c’era alcuna via di fuga. Si alzò, un poco riluttante, e affiancata dal ragazzo, si avviò verso lo sgabuzzino. Era minuscolo e stretto – lo sapeva. Quella, in fondo, era casa sua.

Qualche sghignazzo e la porta si chiuse dietro di loro. Fece un respiro profondo. «Ok, adesso ci mettiamo qui tranquilli e poi diciamo che ci siamo baciati». Per fortuna quella era la prassi.

Il ragazzo, con qualche brufolo di troppo e il broncio di chi non è contento di quel girone del gioco della bottiglia, incrociò le braccia al petto. «Ma certo» replicò, sbuffando «facciamo come dici tu». L’evidente nota sarcastica nella sua voce fece alzare un sopracciglio alla mora. Si mise seduta su una cassetta degli attrezzi, spingendo la gonna fin sotto al ginocchio, annoiata.

 

Cinque minuti dopo.

 

«Un paradiso, eh?» sghignazzò la voce di Miroku, un ragazzo dagli incantevoli occhi blu ma dalla mano decisamente lunga.

Kagome sorrise di convenienza. Meglio che finire con lui – si disse, con un sorrisino preoccupata.

I due ripresero posto in cerchio, di fronte a quella che per molti era l’arma del delitto. Dieci partecipanti, e come avevano discusso le ragazze, solo uno degno di interesse: si trattava di Inuyasha Taisho, avvenente come pochi seppur del tutto indifferente alle ragazze. Certo, anche Miroku possedeva il suo fascino: peccato che non appena ci si distrae, tentasse di violentarti.

 

Bene. Ora toccava a lei.

Era il primo giro che metteva mano alla bottiglia – una semplicissima bottiglia d’acqua, ed era certa che avrebbe puntato uno di quei compagni di classe che aveva dovuto invitare per forza, onde evitare commenti dei suoi genitori.

Si guardò attorno, scrutando il pavimento in maniera ossessiva. Temeva per la sua incolumità, diciamolo. Cinque minuti in uno sgabuzzino a girarsi i pollici era ciò che di peggio si poteva desiderare, soprattutto se il tuo nome era Kagome Higurashi. A scuola la chiamavano tutti “maschiaccio”: un appellativo poco carino, anche se veritiero. Indubbiamente intelligente, odiava pensare a trucco e vestiti – come molte delle ragazze della sua età. Molto meglio divertirsi, facendo sport, ad esempio.

Diede un forte colpo alla bottiglia, che cominciò a roteare vorticosamente. Il silenzio era teso ed alquanto fastidioso, ma l’oggetto di vetro non pareva avere distrazioni, nella sua lunga ed inesorabile corsa.

Rallentò piano piano, fino a fermarsi. Kagome alzò lo sguardo, curiosa di sapere chi le toccava. Rimase di sasso alla vista degli occhi dorati di Inuyasha Taisho.

Incontrò il suo sguardo atono, e dovette aprire le labbra per respirare.

«Uhh!» esclamò Miroku, scatenando le risate generali.

Le ragazze – ad esclusione di Sango, proruppero in grida d’eccitazione.

Inuyasha si rizzò in piedi, distendendo le lunghe gambe – era decisamente alto per la sua età. Aveva spalle larghe e rigide, la vita sottile ed un volto molto bello. I capelli argentati gli ricadevano lungo la schiena e sulla fronte, selvaggi. I suoi occhi parevano lame affilate, d’ oro colato. E due buffe orecchie canine gli sormontavano il capo.

Arrossì, un po’ imbarazzata. Chissà in quante sognavano di rinchiudersi in uno sgabuzzino con  Inuyasha Taisho. Sorrise all’indirizzo di Sango, come a dirle: “Ce la posso fare”, e poi seguì la figura del mezzodemone verso lo sgabuzzino.

Entrarono, e Kagome si spinse contro lo stesso muro di prima, fra scope e secchi, vicino alla cassetta degli attrezzi. Miroku si sporse verso di loro, sorridendo malizioso. «Buon divertimento!» esclamò, chiudendo la porta.

La luce si spense.

La mora sgattaiolò ben contro gli scaffali, cercando di vedere la figura di Inuyasha al buio. «Beh, non c’è problema, per me possiamo anche non fare…» ma non seppe concludere, perché sentì qualcosa chiuderle la bocca.

Un bacio.

Spalancò gli occhi, capendo che Inuyasha Taisho la stava baciando. La lingua di lui si insinuò dentro di lei, con sua somma sorpresa.

Poi, il mondo scomparve.

Si aggrappò a lui con le braccia sottili, trascinata in quella folle danza. Inuyasha la spinse contro gli scaffali, muovendo le sue dita forti a cercarne la schiena liscia.

Era strano. Era il suo primo bacio.

Però era bello.

Lasciò vagare le sue dita affusolate fra quei capelli argentati, spingendo il proprio bacino contro quello del ragazzo; Inuyasha le carezzava la schiena con le unghie demoniache, provocandole leggeri brividi di piacere.

 

Non seppe quanto restarono in quella posizione, a toccarsi e baciarsi, ma ad un certo punto la luce tornò. Si staccarono di scatto, con il fiatone, il viso arrossato ed un bisogno incredibile di respirare.

Kagome si spinse, imbarazzata, contro lo scaffale, ricordando che lei avrebbe dovuto essere stata seduta tutto il tempo sulla cassetta degli attrezzi. Era risaputo che nessuno si baciava, nel gioco della bottiglia…

Guardò Inuyasha, notando che sosteneva il suo sguardo sulla porta ed aveva assunto la solita espressione distaccata.

«Ehi, piccioncini! Bentornati sulla Terra!» esplose Miroku, ridendo.

Kagome sorrise, al limite dell’imbarazzo. Fu più che certa di avere le guance color rosso fuoco, e si impose di mantenere la calma.

Superò Inuyasha, nascondendo la confusione, e raggiunse in fretta e furia il suo posto, facendo sorrisi di convenienza.

Kami-sama. Aveva baciato Inuyasha Taisho.

Inuyasha si slacciò alcuni bottoni della camicia, e poi il gioco riprese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

27 agosto 2008.

Sedicesimo compleanno.

 

 

 

 

 

 

 

«Perché è una brava ragazza, perché è una brava ragazza… nessuno lo può negar!».

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Beh, certo, invitare quel pazzo di Jakotsu, e mettergli addirittura in mano una bottiglia… era del tutto ovvio che accadesse una cosa del genere!

Un boato interruppe l’idillio di risate e tirate di orecchie. Kagome soppensò lo sguardo sulla porta, che si era spalancata di botto.

La sua mascella si infranse contro il suolo quando ne entrò un Miroku con in testa un fiocco da pacchi, un Sesshoumaru vestito in giacca e cravatta – che stava velocemente levandosi, ed un Inuyasha con le mani in tasca, già annoiato, ma con in mano un regalo dalla vivace carta colorata.

Il cuore cominciò a rotolarle nel petto, ad una folle velocità. Non parlava con Inuyasha da quel giorno, dal suo dodicesimo compleanno, dove lo stupido gioco della bottiglia – nel quale è risaputo che nessuno si bacia, li aveva rinchiusi in uno sgabuzzino ed avevano infranto tutte le regole. Aveva consumato il suo primo bacio.

«WE! Bella gente, come state?!» esclamò Miroku, all’apparenza già brillo. Sango gli corse incontro, e fiera di quel poco che aveva bevuto – tutti sapevano che non reggeva minimamente l’alcool, gli si lanciò in groppa, smontando il delizioso fiocco che lui aveva in testa.

Jakotsu lanciò un grido di gioia. «MIROKUCCIOO!» urlò, correndo con gli occhi luccicanti verso il ragazzo. Il suo sguardo estasiato passò a Sesshoumaru, per poi posarsi su Inuyasha. «Yaaa, ci mancavate proprio, uomini!».

Mentre Miroku sembrava intrafficato a divorare la faccia della ragazza, gli altri due assunsero un’espressione sconsolata.

«JAKOTSU!» tuonò Bankotsu, apparentemente furibondo, alla vista del tentato abbraccio al mezzodemone. Singhiozzò, brillo.

«Ma non c’è nessuno di sobrio, qui?!» mormorò Kagome, roteando gli occhi al cielo.

Kagura sospirò, comprensiva, e difatti teneva ben lontano da sè ogni tipo di alcolico. Ayame invece, stringeva fra le mani una birra – senza averne bevuto neanche un goccio, e si strisciava paurosamente su Koga.

Rin si avvicinò alla ragazza. «Ehi Kaggy, mi sa che stiamo degenerano» mormorò, preoccupata.

Lei rise istericamente. Esagerando!? La sua migliore amica stava registrando un video porno nel mezzo del suo salotto, un gay ubriaco cercava di violentare il ragazzo che le aveva donato il suo primo bacio, mentre dall’altra parte della sala Aya-chan attentava ai freni inibitori di Koga. Un enorme gocciolone le comparve sulla testa. «Ehhmm… già, credo anch’io» biascicò, levandosi dalla testa il cappello a punta, rosso fuoco.

Sesshoumaru buttò la cravatta sul divano e raggiunse la ragazza. «Auguri» disse, donandole uno sguardo.

Kagome lo ritenne un grande onore. «Grazie!» replicò, con un sorriso.

«Tieni» esordì Inuyasha, spuntando di fronte a lei senza darle il tempo di prepararsi psicologicamente alla sua vista. Difatti, le si mozzò il fiato e le mancò l’aria nei polmoni.

«G-grazie» sussurrò, afferrando il pacchetto. Abbassò lo sguardo, imbarazzata.

«Aspetta» esclamò il ragazzo, che pareva un poco a disagio «puoi aprilo in privato…?».

Kagome rimase un attimo perplessa, poi arrossì ed annuì furiosamente. «Non c’è problema, lo apro dopo». Si voltò, curiosa di sapere cosa c’era dentro, e si avviò spedita nel corridoio, aprendo l’ultima porta color mogano. Lo poggiò sul letto – insieme agli altri, e sospirò.

«Beh, è una bella stanza» esordì Inuyasha, guardandosi attorno.

La mora spalancò gli occhi. Kami! Non lo aveva sentito arrivare! Lei credeva che… insomma… che non l’avesse seguita! Inuyasha Taisho nella sua camera! Scrutò i suoi muri come se fosse interessata anche solo minimamente. «Mh, grazie».

«Ci sono molti trofei» analizzò, guardando le mensole con appese le medaglie di atletica, ginnastica e nuoto.

Kagome cominciò a giocherellare con il tappeto. «Beh, si, fin da piccola gareggio a livello regionale».

Inuyasha puntò il suo sguardo su di lei. «Così si rovina il tappeto» sbottò, sarcastico. Un ghigno sensuale gli comparve sul volto.

Kagome arrossì di botto, specchiandosi in quelle iridi dorate. «Eh? Ah, hai ragione». Smise immediatamente di muoversi, ma cominciò ad attorcigliarsi le dita.

Inuyasha sorrise, divertito. Guardò ancora un po’ la stanza, poi si avvicinò al letto e ci prese posto, tranquillo. «Beh, allora? Hai sedici anni».

La mora sentì il cuore tamburellarle più che mai. Maledizione! Perché Inuyasha Taisho doveva essere così sexy? Poi, con quella camicia sbottonata… sembrava la stessa che aveva usato quella sera in cui si erano baciati. Scostò lo sguardo. «Eh si…».

«Puoi guidare una macchina elettrica» esplicò.

«Già».

«Puoi andare al liceo» continuò.

Kagome annuì. «Anche».

«Puoi baciarmi».

«Mh, cer… cosa?!» esclamò, arrossendo furiosamente. Il respiro le si fece affrettato.

Inuyasha si scompigliò la frangia argentata. «Kagome, ma hai rimosso tutto ciò che è successo al tuo dodicesimo compleanno?» domandò, un poco frustrato, guardandola con i suoi occhi color ambra.

Lei scostò il capo. «No… no» biascicò, imbarazzatissima.

«No?» ripetè, incredulo «cioè, tu ti ricordi del bacio e non… non mi hai chiesto spiegazioni?» domandò, sorpreso.

Kagome arrossì di botto. «Beh, ero, imbarazzata…» biascicò, a disagio.

«Oh, Kami» esalò, a mezza voce. Lasciò ricadere la testa indietro, sconsolato.

La mora sbatté le ciglia, confusa. Sembrava… dispiaciuto? «Ma scusami… perché me lo chiedi?».

Inuyasha rizzò la schiena, improvvisamente serio. Sospirò. «Ma che stupida che sei, io l’ho fatto per avere la tua attenzione! Speravo che mi saresti venuta a chiedere perché l’ho fatto!».

Kagome rimase attonita. La mia attenzione…? «E… perché l’hai fatto?» chiese, in un sussurro.

Inuyasha stortò il capo, come a dire “E me lo chiedi ora?!”. «Ovvio, perché mi piacevi».

Ehhh, ovvio. Spalancò gli occhi, sconvolta. «Cosa?!?!» sbraitò, presa alla sprovvista. Ma… ma… era una dichiarazione? Ma non avrebbe dovuto essere imbarazzato, o andare avanti e indietro per la stanza, come nei film? «T-ti p-piacevo?» pronunciò, a fatica.

«Esatto» disse, annuendo come uno scolaro. Poi rise. «E anche tanto. Peccato che tu non mi guardavi neanche un po’. Così ho dovuto ricorrere a metodi drastici».

Metodi drastici? «Beh.. uh… grazie» mormorò, al limite del panico. Cosa doveva dire? Lei non aveva mai pensato che l’avesse baciata per quello! Non era certo una di quelle a cui andavano dietro tutti i ragazzi della scuola… figuriamoci quello più carino!

«Grazie?» ripetè Inuyasha, incredulo. «Ma sei proprio negata con gli affari di cuore, eh?». Rise debolmente e poi si alzò, prendendole il volto con le mani.

Kagome raggelò per la sorpresa. «M-ma…».

«L’ho fatto allora e lo rifarò adesso» sussurrò, poi unì le loro labbra in un bacio.

La mora rimase immobile un istante, ancora paralizzata dallo shock. Poi, cedette alle avances del ragazzo e socchiuse le labbra, permettendo alla lingua di lui di carezzarle il palato. Come quattro anni prima, la passione esplose senza lasciargli scampo. Era la stessa sensazione bruciante e piacevole che ti attraversava tranquillamente le vene, e che ti faceva venire i brividi sulla schiena.

Si staccarono lentamente, per riprendere fiato. «Credo che tu prenda un po’ troppi baci gratuiti» mormorò il ragazzo, ridendo, stringendo ancora le guance perlacee di lei fra le dita bianche.

Kagome arrossì furiosamente. «Io non…».

Un bellissimo sorriso si aprì sulle labbra di lui. «Ehi, dai, scherzo. Ma mi piacerebbe molto mettere una tassa sui miei baci, sono molto richiesti».

La mora lo guardò, incredula e confusa.

Inuyasha le scoppiò di nuovo a ridere in faccia. «Sei troppo buffa!». Lasciò scivolare le dita su quella pelle, e poi le riportò nelle tasche dei jeans. «Mi ricordo quando alle elementari hai ricevuto un biglietto di San Valentino anonimo, e non capivi cos’era!».

Kagome arrossì. «Come…come…?». Sbiancò. «Il biglietto era… tuo?» esclamò, scioccata.

Lui annuì, sorridente.

«Oddio, io in risposta ho scritto di non…!» mormorò, con voce strozzata.

«… di non perseguitarti mai più!» scoppiò a ridere.

Kagome cercò di rimpicciolirsi. «Scusami….» mormorò, dispiaciuta.

«Figurati. Mi sono consolato facilmente con tutti i biglietti che avevo ricevuto».

La mora alzò un sopracciglio. «Già… tu eri molto… popolare… come mai ti sei… preso una cotta per me?» chiese, curiosa.

Inuyasha cominciò a grattarsi il mento. «Mmmh, credo sia perché tu sei diversa dalle altre».

Kagome lo accettò come complimento, sorpresa. Nessuno glielo aveva mai detto, e stranamente, le faceva piacere. «Beh, grazie».

Inuyasha la guardò, malizioso. «Ti sei resa conto che ho parlato al presente?».

La mora lo fissò, confusa. «Al presente?».

«Certo. Ho detto che sei diversa dalle altre. Presente Indicativo. E ti dico anche un’altra cosa. Tu mi piaci. Ora. Al presente». Le lanciò uno sguardo incandescente, in attesa.

Lei rimase immobile. Poi scosse il capo. «Cioè, ora?!».

Inuyasha scoppiò a ridere, mostrando i denti bianchi e perfetti. «Ora».

«Quindi… io ti piaccio…» riepilogò, arrossendo furiosamente. Si voltò di scatto. «Ah, ok, e beh, grazie».

Inuyasha roteò gli occhi e si alzò, afferrando il suo braccio. «Aspetta, Kagome» esclamò, stizzito «a questo punto dovresti dirmi “anche tu mi piaci” oppure “esci dalla mia vita”!».

La mora sentì il cuore tamburellarle paurosamente, ed il braccio bruciarle, proprio dove lui la stava toccando. «Eh… io… beh…» abbassò gli occhi, incerta «io, ecco, non avevo mai pensato che tu mi piacessi… e beh…».

Ma Inuyasha la zittì con un bacio, lento e piacevole. Quando si staccò, sorrise. «Ti è piaciuto?».

«Uhm, eh… si» ammise, senza fiato.

Il mezzodemone spostò la sua mano destra e la posò vicino al seno di lei, pensoso.

Kagome arrossì come un semaforo. «Cosa stai facendo?!» sbraitò, scioccata.

Lui rimase serio. «Sto sentendo il battito del tuo cuore. Oh, eccolo» mormorò, immobile. Poi ghignò. «Ehi, sta correndo» esclamò, ridendo.

«Beh! Vorrei ben vedere! Hai la mano sulla mia tetta!» replicò, con volto color rosso aragosta.

Il mezzodemone rise. «Non me la dai a bere» spostò la mano sul suo polso, stringendolo debolmente. «Ah-ah».

Kagome sentì il panico divorarla. «Cosa significa “Ah-ah”?».

Inuyasha alzò lo sguardo, con un ghigno piacente sul volto. Sembrava molto soddisfatto. «È molto veloce, ecco cosa significa “Ah-ah”».

«Ah» replicò, imbarazzata dalla vicinanza con il ragazzo. I suoi occhi color oro brillavano come diamanti e un dolce profumo maschile le inebriava le narici.

Inuyasha sorrise, vincente. «Ammettilo. Io ti piaccio almeno un pochino».

Kagome abbassò lo sguardo, imbarazzata. «Beh, forse, un pochino…».

«Okay, allora apri il tuo regalo» disse, indicando il pacco.

Lei aggrottò le sopracciglia. «Il p-pacco?». Si staccò da lui, sentendo che il suo animo si acquietava un poco.

«Il pacco» esordì, sedendosi di fianco a lei sul letto. «Su, aprilo».

Kagome tentennò un istante, ma lo scartò, curiosa. C’era una scatola. Ne sollevò il coperchio, lentamente, e vi trovò dentro un blocco da disegno. «Un…?».

Inuyasha sorrise. «Sfoglialo».

Lei obbedì, muta. Ne sollevò la copertina, e vide il suo profilo sorridente, disegnato a matita leggera. Spalancò gli occhi e guardò Inuyasha, sorpresa. «L’hai fatto tu?».

L’hanyou annuì. «Si. Quando eravamo compagni di classe».

Kagome, incredula, sfogliò tutte le pagine. Erano tutti suoi ritratti, quando era triste, felice, addormentata, seria… «M-ma sono bellissimi!».

«Ti piacciono davvero? Temevo avresti pensato che sono uno psicopatico» rise, dolcemente.

Lei rimase incantata dal suo sorriso. «No, io… mi piace». Sfiorò ogni pagina, con gli occhi immersi in quelle pozze dorate. «Ahia!» esclamò, sentendo un acuto dolore pungerle l’indice. «Oh, no! Mi sono tagliata!» borbottò, scocciata.

Inuyasha le prese il dito fra le mani. «Certo che sei un disastro. Sei fortissima in tutti gli sport, eppure sei così fragile…». Pigiò sulla ferita con le proprie mani, cercando di fermare il flusso di sangue.

Kagome si finse offesa. «Io non sono fragile!».

«Non fisicamente, ovvio» replicò, piccato «ma dentro lo sei. E anche molto ingenua…».

«Io non sono ingenua!» continuò, arrabbiata.

Il mezzodemone alzò un sopracciglio. «Sbaglio o non hai capito che mi piacevi? Neanche dopo che ti ho baciato?».

Lei si grattò la fronte, sconsolata. «In effetti…».

Un grosso fracasso interruppe quel momento di idillio romantico. Inuyasha e Kagome si guardarono, crucciati, e si alzarono nello stesso momento, correndo in salotto.

Koga era rovesciato a terra, insieme alla poltrona, e sopra di lui, Ayame, intenta a baciarlo passionalmente. Jakotsu e Miroku si davano da fare con un tifo da stadio, mentre Rin e Sango ridevano, divertite.

«Oh! Toh, guarda chi è tornato!» esclamò Miroku, puntando lo sguardo sui due ragazzi. «Allora Inuyasha, come l’ha presa?».

Sango le corse in contro. «Oh, finalmente! Te l’ha detto!».

Si voltò verso Inuyasha, sconvolta. «Cioè, vuoi dire che tutti sapevano… tranne me?».

Metà del gruppo scoppiò a ridere, perfino Sesshoumaru.

«Cosa vuoi farci, te l’ho detto che sei un disastro in affari di cuore!» e detto ciò, la bacio dolcemente.

«PRENDETEVI UNA STANZA!!» urlò Jakotsu, beccandosi un pugno di Bankotsu, crucciato.

Miroku fischiò pesantemente, mentre Sango saltellava gioiosa insieme a Rin.

Kagura applaudì. «Beh, direi che è la giornata delle rivelazioni».

«Perché, qualcuno deve fare qualche altra confessione?» replicò Kagome, sorpresa.

Ayame saltò in piedi. «Certo! Io e Koga siamo ufficialmente fidanzati!».

Il demone lupo aveva la camicia aperta e qualche livido sul volto, oltre ad i segni di rossetto per tutta la faccia. «Ma, veramente…».

La rossa fermò qualsiasi sua richiesta con un bacio.

«WOOOW!» replicò Miroku, nel vivo. «Ed io Sango ci sposiamo!».

Nove mascelle si infransero contro il pavimento.

«MA CHE CAZZO DICI!?» tuonò Sango, riprendendo per un attimo la sua lucidità e spiaccicando il suo povero fidanzato contro il muro.

Tutti scossero il capo, increduli.

«Anche io ho una comunicazione» proruppe Sesshoumaru, serio.

«Oh, Sesshy-chan!» esclamò Rin, gioiosa. Gli corse in contro e gli si mise direttamente in grembo.

«Rin è la mia donna».

Non volò una mosca.

«Cosa?!?!» sbraitò Inuyasha, preso alla sprovvista. Suo fratello e una ningen, incredibile! E pensare che l’aveva sempre trattata come una sorellina…

«Complimenti!» esclamò Kagome, felice per l’amica.

Bankotsu batté una mano sulla spalla del ragazzo, soddisfatto. «Ce l’hai fatta, eh?».

Tutti risero.

Kagura tossì falsamente. «Beh, a questo punto mi pare giusto rivelarmi… cioè, tutti avete detto qualcosa…».

«Uhm? Dicci, Kagura-chan» mormorò Rin, ed Ayame interruppe il bacio pornografico che costringeva Koga contro il divano.

«Ecco… io e Banko ci stiamo frequentando».

Il bellissimo ragazzo annuì, sorridente.

«Sul serio?» mormorò Jakotsu, scioccato. «E tu non mi hai detto niente?! Maledetto fratellastro!» cominciò ad inseguirlo per tutto il salotto, fra le risate generali.

Kagome sentì la mano di Inuyasha scivolare nella sua e gli sorrise, imbarazzata. «Beh, direi che è stata davvero la serata delle rivelazioni».

«BRINDIAMO!» propose Miroku, stringendo la vita della sua ragazza. «Ma tu Sango… è meglio di no» mormorò, togliendole il bicchiere di mano.

Rin rise divertita. «Brindiamo, allora! A questa serata, ed al futuro!».

Tutti alzarono un bicchiere, sorridenti.

Inuyasha si piegò verso Kagome, lentamente. «Ad un futuro insieme».

Lei deglutì, imbarazzatissima. «Si».

Si levarono in alto i calici, dieci precisi – perché Sango aveva davvero bisogno di stare lontano dall’alcool. Susseguirono risate e sbaciucchiamenti, fino a che Jakotsu, finito il piagnisteo, non afferrò una bottiglia e si sedette sul pavimento.

«Che ne dite di giocare al gioco della bottiglia?».

Kagome ed Inuyasha si guardarono, complici.

Gioco della bottiglia? Gli ricordava qualcosa… un bacio, forse? Mah, era davvero il caso di rinfrescarsi la memoria.

«Ma certo!».

«Ma tu, baka sei fuori!».

«Dai Inu, mi dai un bacettino!».

«Neanche per sogno stupido gay!».

«Inuyasha!».

«Non guardarmi così, vuoi che il tuo fidanzato baci un altro?».

«Già Kaggy, sono dieci anni che ti sbava dietro, dagli la soddisfazione e fingiti gelosa!».

«Miroku!!!».

«Ouch! Ehi, amore, mi hai fatto male! Non è che ti farebbe bene un po’ di alcool?».

«MIROKUUUUUUU!!!».

«Non cambieranno mai».

«Già».

«State zitti ed iniziamo! Chi comincia?».

«In ordine alfabetico».

«Kagura-chan, come sei antiquata! Oggi si fa qualcosa di molto più moderno!».

«E cosa?».

«Ambarabà Ciccì Coccò, tre civette sul comò…».

«Oh Mio Dio, che compleanno…».

 

 

 

 

 

 

 

The End.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spero di avervi strappato almeno un sorriso.. ^_^’’ Bacioni, ed ancora tantissimi auguri Roro! { + 16 }

L’amica del bosco di EFP, Meg.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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