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Autore: Spoo    06/07/2014    1 recensioni
Jeff è un ragazzo di 18 anni come tanti altri. È sempre stato single e non ha mai cercato una storia, finché Kyle, un ragazzo sconosciuto che gli regala un enorme sorriso ogni volta che lo vede, non comincia a parlargli. Solo allora Jeff capisce che quel ragazzo è tutto ciò di cui ha bisogno.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima FF in assoluto! Anche il genere è completamente nuovo per me perché di solito scrivo storie del genere "mistero" ma ho voluto provare qualcosa di diverso. Ovviamente segnalazioni di errori, commenti e pareri sono ben accetti! Buona lettura :D

Jeff era un ragazzo di diciotto anni come tanti.

Amava le feste, uscire con gli amici, giocare ai videogiochi e ascoltare la musica.

A scuola non era né sfigato, né il ragazzo più popolare. Era semplicemente Jeff.

Era un giorno di Ottobre e stava camminando verso casa.

Amava l’autunno, non c’era stagione in grado di eguagliare tale bellezza e profondità d’animo. Le foglie secche sulle strade, la pioggia leggera e la nebbia tipica del periodo avevano un effetto catartico.

Mentre attraversava il parco vide due coppiette di ragazzi della sua età intente a scambiarsi dolci effusioni.

Alzò gli occhi al cielo, infastidito.

Non aveva niente contro quelle persone, semplicemente non tollerava le manifestazioni pubbliche di affetto.

«Sarà perché non mi è mai capitato, forse.» Pensò tra sé.

Poi scosse velocemente la testa, negando ciò che si era appena detto.

Jeff era sempre stato single. Era l’amico di tutti e il ragazzo di nessuno. Era impossibile non volergli bene, era gentile, cortese, sempre disponibile e aveva sempre una buona parola per tutti, ma forse ciò non bastava a creare qualcosa di più di un rapporto di semplice amicizia. Ma la cosa peggiore, secondo lui, era il fatto che non gli piacesse nessuno. Alcune persone si addormentano pensando alla persona con cui vorrebbero stare, fantasticano sul futuro, fanno calcoli probabilistici in attesa che l’altro ricambi.

Ma Jeff non poteva. Jeff non aveva trovato nessuno, ma per ora non se ne curava.

«Finché ci sono gli amici, non mi serve altro. Se deve capitare, meglio così. Ma so che non succederà.» Si ripeteva.

Arrivò alla fine del parco e fu allora che tutte le sue riflessioni furono messe in dubbio in un solo istante.

Un ragazzo alto, con capelli castano chiaro spettinati e occhi lapislazzuli, stava camminando nella direzione opposta alla sua. Presto l’avrebbe visto da vicino.

Più camminavano in direzioni opposte, più Jeff riusciva a vedere il ragazzo da cui non riusciva a togliere gli occhi di dosso.

Indossava una felpa blu con il simbolo PlayStation stampato e aveva gli auricolari, il cui filo si muoveva coordinatamente ai passi, nelle orecchie.

Quando furono vicini Jeff non poté fare a meno di guardarlo negli occhi e quel ragazzo, di cui non conosceva nemmeno il nome, mentre gli passava accanto gli rivolse un grandissimo sorriso.

Tutto durò poco più di una trentina di secondi, ma furono abbastanza.

Aveva trovato la persona a cui pensare prima di addormentarsi.

 

Aprì la porta di casa, entrò, salutò i suoi genitori e andò in camera.

Non doveva nemmeno fare i compiti perché erano le vacanze d’Autunno, ovvero una settimana di vacanza (da recuperare però con delle ore in più durante il mese successivo) fortemente voluta dal preside della scuola, amante della stagione.

Mancava meno di una settimana ad Halloween, la sua festa preferita, e non aveva ancora idea di cosa fare. Aveva già decorato la stanza con degli addobbi comprati qua e là, ma non sapeva a che festa andare.

Ad ogni modo, non riusciva a concentrarsi. Si sdraiò sul letto e ripensò al ragazzo che aveva visto poco prima.

Non l’aveva mai visto in giro, sicuramente non frequentava la sua scuola, probabilmente si era appena trasferito. Tutto ciò che sperava era che non fosse un turista, ma ciò era altamente improbabile.

«Devo fare qualcosa per riuscire a vederlo di nuovo.» Pensò.

Detto ciò se lo immaginò di nuovo, chiuse gli occhi e, per la prima volta, si addormentò pensando ad un ragazzo.

Si svegliò alle undici e trenta, come al solito.

Si lavò i denti, si cambiò e scese in salotto come ogni giornata di vacanza che si rispetti.

I suoi genitori lavoravano, quindi aveva casa libera fino a tardo pomeriggio. Ottima scusa per stare sul divano a guardare la tv senza fare assolutamente niente.

Accese il portatile e cominciò a cercare su negozi online ulteriori addobbi abbastanza economici per arredare casa.

Ce n’erano davvero di tutti i gusti, ma non voleva qualcosa di troppo pacchiano. Voleva qualcosa che mettesse atmosfera senza necessariamente dover spaventare.

Scrisse così nella barra di ricerca “Spooky”, il termine corretto per trovare ciò che cercava.

I risultati della ricerca erano ottimi, aggiunse al carrello qualche ragnatela finta, qualche zucca, qualche sciocca sagoma di fantasma e confermò l’ordine.

«Bene. Ora non so davvero cosa fare.» Pensò.

Andò in cucina e si preparò un toast, che mangiò fissando distrattamente la pioggia che cadeva leggera sul cumulo di foglie in giardino.

La sua mente vagava ancora al ragazzo del giorno prima.

Non riusciva a capire come avesse fatto a fare colpo su di lui in un lasso di tempo così breve.

Ripensò al quel bellissimo sorriso e al perché gli era stato rivolto. Un’altra persona avrebbe chiesto in modo scortese di smettere di fissarla.

Passò il pomeriggio guardando un film e poi ebbe un’idea.

Perché non tornare al parco la stessa ora del giorno prima e aspettare qualche minuto? Era remota, certo, ma qualche probabilità c’era.

Si mise le scarpe e uscì di casa in fretta e furia.

Raggiunse il parco a tempo record, si sedette su una panchina ed aspettò.

Non riusciva a smettere di guardare l’ora sul cellulare.

Tre, due, un minuto allo stesso orario di ieri.

Ma ancora niente.

I minuti passavano e con loro le speranze di Jeff.

Fu proprio quando si alzò per andarsene che lo vide di nuovo.

Finse di camminare verso casa con nonchalance e incrociò di nuovo lo sguardo di quel ragazzo, che gli regalò un sorriso ancora più bello del giorno precedente.

Indossava una felpa con il simbolo dei Doni della Morte.

Jeff tornò a casa felice e determinato a fare lo stesso il giorno dopo.

Non c’è due senza tre, dopotutto.

Si sdraiò sul letto, accese l’abat-jour e continuò a leggere “Un delitto avrà luogo”.

Dopo due capitoli chiuse il libro, pensò a quel ragazzo e cadde tra le braccia di Morfeo.

 

Il giorno dopo fu identico al precedente.

Si svegliò tardi, mangiò un panino e continuò a leggere “Ogni goccia di sangue”.

Arrivata l’ora si mise le scarpe e si diresse di nuovo verso il parco, si sedette sulla solita panchina e aspettò.

Lo vide arrivare di nuovo. Stavolta indossava una felpa nera, sempre con il simbolo PlayStation.

Si avvicinò e, invece di rivolgergli il solito sorriso, disse:

«Hey! Piacere, io sono Kyle!»

Jeff era stato colto di sorpresa. Allungò la mano.

«P… piacere, Jeff.» Pronunciò imbarazzato.

«So che è strano presentarmi così, ma mi sono appena trasferito e non conosco nessuno, e visto che ti vedo tutti i giorni passando di qui e hai più o meno la mia età ho deciso di farlo.»

«Non preoccuparti. Da dove vieni?»

«Da un’altra città.»

Benché la risposta fosse più che ovvia Jeff decise di far finta di niente e proseguire

«E da quando vivi qui?»

«Oh, da due settimane in verità. Ma non vado a scuola perché la prima settimana c’era il trasloco e ora come saprai meglio di me ci sono le vacanze.» Disse concludendo la frase con un sorriso.

«Sì, le vacanze d’autunno. Hai detto che non conosci nessuno, giusto?»

«Nessuno nessuno!»

Che occasione d’oro.

«Beh, senti, io ora non ho molto da fare, se devi andare a casa va bene, ma se sei libero posso mostrarti un po’ com’è il posto, sempre che tu non l’abbia già fatto.»

«Davvero? Lo faresti? Grazie!» Disse Kyle, poi abbracciò Jeff per un istante, ma vedendo la sua espressione di stupore si affrettò ad aggiungere:

«Scusami, sono un po’ espansivo. È solo che tu sei il primo che mi ha degnato di uno sguardo e sei così gentile da mostrarmi il posto e io sono abituato a ringraziare così le persone e…» Concluse il discorso incespicando imbarazzato.

«Non preoccuparti, non fa niente. È un bel modo di ringraziare le persone. A dirla tutta, sembra quasi che nessuno ringrazi più.» Ammise Jeff «Comunque, vieni con me. Ovviamente questo è il parco e lo conosci già.»

«Soltanto il vialetto in realtà. Il resto del parco non l’ho visto, ho sempre fatto la stessa strada. C’è qualcosa di bello da vedere?»

«Sapevi che c’è un piccolo laghetto?»

«No davvero!»

«Vieni allora, te lo faccio vedere. Non è questa gran cosa, ma è vicino e non ci metteremo molto.»

«Va bene! Ti seguo!» Concluse Kyle con un sorriso.

Jeff camminò dirigendosi perpendicolarmente rispetto al vialetto in cui si trovavano fino a qualche istante prima e dopo tre minuti esclamò:

«Ecco, questo è il laghetto.»

Vide Kyle osservare con quegli occhi blu l’acqua che sgorgava da un muro ricoperto d’edera per poi alimentare un laghetto davvero piccolo, ma, probabilmente grazie alla stagione, suggestivo.

«Che bello! Non lo avevo proprio mai visto! Grazie!» Disse Kyle.

«Di nulla! Adesso fammi pensare…» Rispose Jeff, al momento a corto di idee. Non sapeva cos’altro mostrare a Kyle. Era come imbambolato. Poi osservò il simbolo stampato sulla felpa del ragazzo di fronte a lui e chiese:

«Ti piacciono i videogiochi?»

«Come? Ah, giusto, questa» Disse toccando la felpa «Sì, certo. Per sempre team PlayStation!»

«Se vuoi non molto lontano da qui c’è un negozio di videogiochi. Vendono nuovo e usato e alcuni non costano molto perché questa non è una grande città.»

«Davvero?»

«Davvero. Seguimi, ti ci porto.»

I ragazzi tornarono sul vialetto e Jeff prese la strada per il negozio. Durante il tragitto si sforzò di non fissare troppo il suo interlocutore, intento a raccontargli qualcosa in più sulla sua vita.

«Ed è per questo che ci siamo trasferiti qui.» Concluse Kyle.

«Capisco. Sei figlio unico?»

«Sì! Tu?»

«Sì, anche io.»

«A volte vorrei avere un fratello o una sorella, in realtà. Chissà cosa si prova.»

«Amore fraterno, giusto? Chissà com’è.» Rispose Jeff.

«Già… amore…» Sospirò Kyle sottovoce. Aveva una strana espressione, sembrava giù di morale.

«Hai detto qualcosa?»

«Come? Chi, io? No, no, niente!» Si affrettò a rispondere.

«Beh, comunque siamo arrivati. Il negozio è questo.»

«Ti dispiace entrare per qualche minuto?»

«Certo che no, andiamo!»

Kyle aprì la porta e osservò quello che sembrava più un’erboristeria che un negozio di videogiochi.

Scaffali di legno, qualche luce qua e là, un leggero profumo di menta… Era ben fornito, comunque.

Cominciò a scorrere tra i titoli nuovi sullo scaffale talmente velocemente che Jeff si chiese come riuscisse a leggere i titoli di ciò che stava guardando. 

«Questi li avevo già visti, peccato. Ne ho comprato uno nuovo poco fa. Però forse riesco a trovare qualcosa tra l'usato.» disse Kyle. 

«Cerchi qualcosa in particolare?»

«Mmmh... In realtà ho perso le speranze, ma sto cercando un gioco vecchio e abbastanza sciocco, ci giocavo da bambino e poi l'ho perso, lo sto cercando da anni ma non l'ho mai trovato da nessuna parte.»

«Come si chiama?»

«Croc 2.»

«Non hai guardato su internet?»

«Costava troppo e poi preferisco comprarlo a mano, è più soddisfacente perché tutta l'attesa viene ricompensata!»

«Oh, beh, se vuoi posso aiutarti a cercarlo.»

«Sì, grazie! Anche se sono sicuro che nessuno dei due lo troverà, purtroppo.»

Jeff vide Kyle continuare a cercare tra le custodie con la stessa incredibile velocità di prima e, seppur molto più lentamente, cominciò.

Le custodie quadrate, plasticose e spesse dei titoli per PlayStation (1) passavano lentamente tra le dita di Jeff, che leggeva “Crash Bandicoot”, “Spyro The Dragon”, “Croc 2”…

«Hey, un momento. Kyle, guarda un secondo!»

Ma l’altro era intento a far scorrere i titoli.

«Kyle?»

Nessuna risposta.

«Kyle??»

Jeff picchiettò un dito sulla sua spalla e l’altro si girò di scatto.

«Cosa? Mi hai chiamato? Scusami ero assorto… Dimmi!» Disse con un altro sorriso.

«Ecco, mi chiedevo se il gioco che stavi cercando fosse questo.» Rispose mostrandogli una custodia con un improbabile coccodrillo in copertina.

Jeff vide lo stupore e la felicità farsi spazio sul viso di Kyle.

«Sì! Non ci credo, sì! È questo! Tu non hai idea di quanto io l’abbia cercato! E costa anche poco!»

«Beh, tieni.» Disse Jeff passando la custodia.

Kyle andò alla cassa e pagò.

Quando uscirono dal negozio e furono in strada, si voltò verso Jeff e gli disse:

«Se non ci fossi stato tu avrei continuato a cercarlo per anni! Oh, è stata proprio una fortuna incontrarti! Grazie di avermi portato qui!» detto ciò abbracciò di nuovo Jeff.

«Oh, scusa, l’ho fatto di nuovo… dovrei smettere di abbracciare le persone, sì, dovrei proprio smetterla…»

«Non preoccuparti, va bene. Te l’ho detto, è bello che qualcuno si prenda ancora la briga di ringraziare.»

«Oh, beh… Comunque non vedo l’ora di giocare di nuovo a questo stupido videogioco!»

Poi guardò l’ora sul telefono e disse:

«Oh, si è fatto un po’ tardi, dovrei tornare a casa.»

«Non mi ero accorto che fosse già così tardi, devo andare anche io in effetti.»

«Senti… Se non hai altro da fare, ovviamente… Non è che ti andrebbe di uscire anche domani? Così puoi mostrarmi il resto! Sempre se ti va, ovviamente.»

Jeff era felicissimo.

«Sì, perché no. Non preoccuparti, non ho niente da fare. Dove ci incontriamo?»

«Va bene se ci vediamo allo stesso posto dove ci siamo sempre visti, al parco?»

«Certo! Oh eh, Kyle, posso darti il mio numero di telefono? Sai, se per caso domani non potessi venire o cose del genere… Potrei scriverti su WhatsApp.»

«Sì, certo! Aspetta, ti aggiungo e ti mando un messaggio così salvi il mio numero.»

Dopo essersi scambiati i numeri, Kyle disse:

«Beh, ci vediamo domani quindi! Grazie ancora, ciao!»

Sorrise e se ne andò.

Jeff tornò a casa, salutò i suoi genitori, andò a letto e fantasticò per ore.

Poi si addormentò.

   
 
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