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Autore: monsieur Bordeaux    07/07/2014    0 recensioni
Attentati, sabotaggi e altri strani eventi stanno sconvolgendo la pace nelle Terre ninja. La tensione è tale che nessuno sa cosa potrebbe accadere in futuro, forse addirittura una nuova Grande Guerra ninja. Nel frattempo il Paese del Vento deve gestire un'altra emergenza: un fuga in massa di prigionieri da un carcere di massima sicurezza. E tra questi, due personaggi che saranno costretti a collaborare per farla franca ai loro inseguitori.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 19 - Per il rotto della cuffia


Cercando di rompere l'assedio nemico, almeno dal suo lato del canyon, Yuji continuò a colpire senza sosta ogni ninja del Paese delle Torri che si trovava davanti, dimostrando di avere una grande resistenza fisica. Nonostante la sua netta superiorità nel combattimento, lo spadaccino si rese conto che lottare in quel modo era troppo dispendioso per lui, andando avanti di quel passo lo avrebbe preso per sfinimento. Per trovare una soluzione a quel problema, e per riprendere un po' di fiato, Yuji scese dalla rampa di roccia su cui si era arrampicato e poi fece un salto all'indietro, tornando nei pressi del ponte di legno costruito da Yamato. Da lì aveva una visione più chiara della battaglia e per qualche secondo si soffermò per capire cosa stava succedendo attorno a lui. Sul lato sinistro nel canyon Naruto aveva ripreso il combattimento, dopo essere stato salvato per un pelo da Hinata, e stava creando decine di cloni per tamponare l'assalto avversario, che esattamente come una brutta ferita non aveva intenzione di fermarsi. A sostenerlo nella manovra c'erano Sakura e Yamato, ma lo spadaccino temeva che prima o poi la loro difesa avrebbe ceduto, dovendo sopportare ben due fronti allo stesso tempo.
Yuji era convinto che serviva un espediente per creare un po' di scompiglio tra le file nemiche, per dare un po' di respiro ai suoi compagni di viaggio, e ad un certo punto intravide l'occasione per farlo. Lo spadaccino del Villaggio della Nebbia si era accorto che il sentiero che conduceva verso la parte alta del canyon era sguarnito, lasciando scoperte le posizioni di Basho e Shimada. Sarebbe stato un bel colpo di scena se quei due avessero subito un attacco improvviso, magari mortale, e il fatto avrebbe creato non poca confusione tra i ninja del Paese delle Torri. L'unico ostacolo che avrebbe potuto incontrare su quella strada era Yuriko, che per tutto il tempo era rimasta fuori dalla lotta, e ciò dispiaceva non poco a Yuji. Era un peccato a suo giudizio affrontare una bella ragazza come quella, ma era nel pieno di una battaglia e il suo senso del dovere gli imponeva di non avere pietà per nessuno. Se i due si sarebbero scontrati, il loro duello sarebbe stato all'ultimo sangue.
Con uno scatto lo spadaccino lasciò il gruppo, dopo aver urlato a Sai di coprire la sua posizione, e corse verso il sentiero, tenendo la spada in aria, leggermente sposta a destra. Era letteralmente partito alla carica, pronto a scagliare un fendente appena avrebbe raggiunto la parte alta del canyon. Ma all'improvviso, quando aveva da poco iniziato la salita, Yuji si ritrovò davanti un nuovo combattente, anche lui con indosso il mantello di Akatsuki. Di colpo il compare di Tomohiko si fermò sul posto e abbassò la spada, rimanendo sorpreso nel constatare che non era l'unico spadaccino presente nei paraggi.
Davanti a Yuji si era posizionato un ragazzo leggermente più giovane di lui, che stringeva tra le mani un'enorme spada, dalla lama molto larga e alquanto pesante. L'arma aveva un foro perfettamente tondo nella parte alta della lama e una semisfera più in basso, creando una rientranza curva al filo della spada. Quel particolare tipo di arma aveva catturato l'attenzione di Yuji, che per qualche secondo si lasciò andare ad un paio di ricordi nostalgici. Quella spada era originaria del Villaggio della Nebbia e mai avrebbe pensato di rivederla un giorno, su un campo di battaglia.
Dopo aver osservato attentamente la spada, Yuji si concentrò sull'aspetto del suo avversario: aveva i capelli bianchi e lunghi fino al collo, gli occhi viola e con una certa sicurezza mostrava un sorriso maligno, caratterizzato da denti appuntiti. A quel punto Yuji poté confermare ciò che pensava del suo avversario: anche lui era del Paese dell'Acqua. Inoltre sotto la divisa nera a nuvole rosse si intravedevano una canotta viola, simile a quella indossava da Yuji sotto il kimono e della stessa tonalità degli occhi, un paio di pantaloni grigi, alcune cinture per trasportare la spada sulla schiena e dei sandali marroni.
«Credevo di essere l'unico spadaccino, da queste parti...» esordì Yuji, prendendosi qualche attimo di pausa. «Per caso sei il compare di quell'Uchiha?»
«Già, anche se avrei preferito rimanere fuori da questo scontro» ribatté il ragazzo albino. «Odio ricevere ordini da quei due cretini in cima al canyon, ma purtroppo devo farlo!»
«Che situazione ironica... due spadaccini di Kiri che si affrontano a chilometri di distanza dal loro Paese! Non è una cosa che accade tutti i giorni, no?»
«Giusto, ma credo che l'esito del combattimento sarà molto scontato» affermò l'avversario di Yuji, sollevando senza troppa fatica la spada. La risposta del compare di Tomohiko fu immediata, con tanto di sguardo minaccioso.
«Credi veramente di vincere solo perché hai l'arma più grossa?»
«Non sarà l'unico vantaggio, te lo assicuro!» commentò sicuro il nuovo arrivato. «Sei pronto?»
«Ovviamente, chiunque tu sia!»
«Suigetsu Hozuki» esclamò lo spadaccino più giovane, facendo una certa impressione al suo avversario. Apparteneva ad un noto clan del Villaggio della Nebbia.
«Oh, molto interessante! Io sono Yuji Atsumi!»
«Mai sentito nominare!» commentò Suigetsu in maniera sarcastica, come se il suo avversario valesse poco o nulla. «Sei sicuro di essere uno spadaccino di Kiri?»
La presa in giro mise ancora più tensione in Yuji, che però rimase calmo e serio in volto. «Non sottovalutarmi solo per le mie origini e perché hai con te la Tagliateste, uno dei gioielli del nostro villaggio...»
«Scommetto che l'avevi riconosciuta al volo!»
«Basterà Okinami per rimetterti in riga, ragazzino!!!»
Con un veloce fendente della sua katana, Yuji aprì il duello tra i due spadaccini, ma il suo primo colpo fu respinto da Suigetsu, riparandosi con la sua enorme spada. La tattica del combattente col kimono azzurro per vincere era molto semplice: sfruttare tutta la sua velocità per colpire il suo avversario con una lunga serie di fendenti, mentre quest'ultimo avrebbe privilegiato degli attacchi più fisici e potenti. Per un po' il duello tra i due rimase in una situazione di stallo: nonostante la foga iniziale, Yuji non riusciva a trovare un varco nella difesa di Suigetsu, che senza troppa fatica si proteggeva spostando la Tagliateste nelle diverse direzioni da cui proveniva l'assalto nemico. Ma a sua volta lo spadaccino di Akatsuki non trovava il momento giusto per colpire il suo collega, che puntualmente schivava i suoi fendenti facendo dei balzi all'indietro o laterali. Yuji aveva provato in un paio d'occasioni a resistere incrociando la sua lama con quella di Suigetsu, ma il suo avversario in entrambe le circostanze lo aveva spinto così forte che a momenti stava per cadere a terra. A quel punto il compare di Tomohiko preferì evitare altre prove di forza, dopo aver combattuto contro i ninja del Paese delle Torri la fatica stava iniziando a farsi sentire.
Se Yuji voleva sconfiggere Suigetsu doveva agire subito, senza indugi. L'occasione buona per farlo si presentò poco più tardi, quando il suo avversario lo attaccò con un fendente laterale, spostando la sua grossa spada da destra verso sinistra. La lama messa in posizione orizzontale era diretta verso il collo di Yuji, che d'istinto parò il colpo alzando la katana alla sua sinistra. Ma con una certa dose di furbizia lo spadaccino dal kimono azzurro non tentò di bloccare del tutto il fendente con la katana, bensì si abbassò leggermente, deviando oltre la sua testa la spada di Suigetsu. Le due lame si incrociarono per qualche secondo, ma poi a causa dell'inerzia la Tagliateste finì la sua corsa contro la parete rocciosa, impiantandosi per diversi centimetri nella pietra.
Con l'avversario momentaneamente impossibilitato a difendersi, Yuji sentiva che quella era l'occasione d'oro che stava aspettando e dopo aver ripreso un po' di fiato si scagliò contro Suigetsu. Ma quegli attimi persi furono fatali per il compare di Tomohiko: quando la katana stava per colpire l'addome del suo avversario, la lama attraversò senza fatica il corpo di Suigetsu, che però aveva la consistenza dell'acqua. Un po' sbilanciato per l'eccessiva forza messa, Yuji mise un piede davanti a sé per fermarsi e quando si voltò Suigetsu aveva già estratto la Tagliateste dalla roccia, pronto a colpire nuovamente. Il suo avversario non aveva subito danni e Yuji non riusciva a capire perché il suo attacco non aveva funzionato, nonostante fosse sicuro di averlo colpito in pieno.
«Ma che...» esclamò sorpreso.
«Piaciuto il trucchetto?» commentò Suigetsu, mostrando un largo sorriso pieno di soddisfazione e allo stesso tempo maligno. Nel frattempo il suo addome, che in precedenza era divenuto d'acqua, tornò alla sua consistenza naturale.
Solo a quel punto Yuji intuì cos'era successo: lo spadaccino di Akatsuki doveva possedere l'abilità innata di poter modificare il proprio corpo in acqua, a suo piacimento. Era incredibile come aveva sottovalutato il suo avversario, dandogli il tempo di evitare il suo attacco, ma Suigetsu non avrebbe commesso lo stesso errore. Dopo aver staccato la sua arma dalla parete rocciosa, lo spadaccino dai capelli bianchi puntò nuovamente verso Yuji e provò a colpirlo con un altro fendente, stavolta dall'alto verso il basso. Come in precedenza il collega di Suigetsu indietreggiò per evitare il colpo, ma stavolta il suo attacco non si concluse lì. Dopo che la sua spada si conficcò per bene nel sentiero roccioso, lo spadaccino di Akatsuki usò la sua arma come appoggio per lanciarsi in avanti, tirando un bel calcio in faccia al suo avversario. Non potendo evitare quella mossa, Yuji fece un volo all'indietro, finendo violentemente contro la parete di roccia.
La soddisfazione di Suigetsu era chiara sul suo volto, per lui il duello era già chiuso. Era pronto a dare il colpo di grazia al suo avversario, ma Yuji non era per nulla d'accordo. Dopo aver recuperato la katana che gli era caduta di mano, più per una questione d'orgoglio che per altro, lo spadaccino dal kimono si ripulì la faccia nel punto in cui era stato colpito e si rialzò in piedi, nonostante la brutta botta subita. Anche se rimase in silenzio a fissare Suigetsu, il messaggio di Yuji era evidente: se necessario avrebbe continuato a combattere fino alla fine, utilizzando tutte le energie che gli erano rimaste in corpo.

Cercando di riprendere un po' di fiato, Kakashi dovette ammettere che Sasuke era molto migliorato dall'ultima volta che aveva visto. Le combinazioni d'attacco del suo ex allievo, basate sull'Arte del Fuoco e del Fulmine, lo avevano messo in difficoltà e inoltre non aveva utilizzato fino in fondo l'abilità innata del clan Uchiha: lo Sharingan. Questi particolari occhi diventavano rossi quando veniva attivati ed erano in grado di anticipare le mosse avversarie, ma curiosamente anche Kakashi ne aveva uno, quello che di solito teneva nascosto sotto il coprifronte. Gli era stato trapiantato da giovane quando aveva combattuto la precedenza Grande Guerra Ninja, donatogli da un suo ex compagno che faceva parte del clan Uchiha.
Più andava avanti col combattimento, più il ninja dai capelli argentei aveva la sensazione che la tattica di Sasuke fosse quella di temporeggiare il più possibile, per poi chiudere lo scontro approfittando di una distrazione avversaria. Era uno stratagemma che alla lunga poteva rivelarsi vincente, visto che Kakashi aveva notato evidenti segni di stanchezza sul volto dei suoi compagni. Continuando di quel passo, la sua squadra rischiava di essere letteralmente travolta dagli avversari o persino catturata per sfinimento. A quel punto il ninja mascherato decise che era arrivata l'ora di ritirarsi, trovando quasi subito una possibile via di fuga: la grotta in fondo al sentiero di sinistra, in fondo al canyon. Tomohiko non aveva dato molti particolari su quella caverna, ma sentendo le sue spiegazioni Kakashi aveva intuito che era una via secondaria per uscire da quel posto, che di solito veniva scartata perché era una via tortuosa e quasi completamente buia. Per il ninja di Konoha però quella soluzione andava più che bene, preferiva di gran lunga perdersi all'interno di una grotta che farsi catturare dal nemico!
Essendo Sai il più vicino a lui, Kakashi gli ordinò di creare un'azione diversiva e appena gli fu possibile il ragazzo vestito di nero lo fece. Dopo aver aperto un nuovo rotolo di carta, su cui erano disegnati nubi temporalesche, Sai lo lanciò in aria e subito dopo una pioggia di inchiostro nero ricoprì tutta la zona all'interno del canyon, rendendo la visibilità da fuori quasi nulla. Intimorito da quell'improvviso attacco, Basho ordinò ai suoi di lanciare tutto ciò che avevano, per chiudere in maniera definitiva la trappola attorno ai loro avversari. Purtroppo per lui Kakashi stava già indirizzando i suoi compagni verso la grotta in fondo al canyon, riuscendo ad evitare per un soffio l'ultimo fendente scagliato da Sasuke con la sua lunga spada. Per evitare una possibile fuga, il leader del Paese delle Torri urlò alle sue forze rimaste di concentrarsi sopra la caverna, senza nascondere il suo nervosismo.
Una raffica di kunai e shuriken furono gettati sopra le teste dei ninja di Konoha, ma nessuna di quelle armi centrarono i bersagli perché di colpo dalla parete rocciosa uscì una sottile striscia di pietra, abbastanza spessa però per agevolare la fuga della squadra nella caverna. Forse lo stupore più grande fu quando Yamato scoprì che ad usare quella tecnica fu Tomohiko, che fu uno degli ultimi ad entrare nella grotta. Aveva usato il Flusso Murale, la stessa tecnica che non era riuscito ad eseguire quando fu colpito da una carta bomba a Konoha perché aveva sbagliato la composizione dei sigilli. In quell'occasione invece si sentiva soddisfatto, stavolta la sua idea aveva funzionato a dovere.
L'unico del gruppo che era rimasto fuori era Yuji, che ignorando quello che era accaduto stava ancora combattendo con Suigetsu, come se si trattasse di una questione personale. Ci vollero tutti i richiami dei suoi alleati per attirare la sua attenzione e alla fine, non senza rammarico, lo spadaccino dal kimono azzurro decise di abbandonare il campo di battaglia. Il suo avversario non poté nulla per fermarlo, infatti Yuji saltò sulla parete in fondo al canyon e fece un ultimo scatto per raggiungere la grotta, sfruttando tutte le sue abilità ninja per non cadere di sotto mentre correva in verticale. Quando completò la sua parabola verso il basso, lo spadaccino dovette aggrapparsi per non crollare a terra e con un po' aiuto riuscì a rifugiarsi dentro la caverna, permettendo ai ninja di Konoha di salvare anche l'ultimo componente della squadra. Nonostante il fiato corto, Yuji volle ringraziare Sai per averlo coperto quando era andato ad affrontare Suigetsu, ricevendo in cambio una risposta alquanto sbalordita da parte del ragazzo col pennello. Non se lo aspettava proprio una cosa del genere da parte dello spadaccino.


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