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Autore: imadirewolf    07/07/2014    0 recensioni
La famiglia Verbasco è stata segnata da alcuni tragici eventi. Questi eventi, anche se successi in circostanze e tempi diversi, sono accomunati da qualcosa. In particolare vedremo come gli accaduti si relazionino alla giovane Ophelia che, in pieno della sua adolescenza, muterà il suo modo di pensare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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1.
 
Ophelia era seduta per terra con le gambe incrociate e intenta a guardarsi allo specchio, situato nell'anta del suo armadio, fissando la frangetta che le arrivava quasi sui suoi grandi occhi marroni.
Pensandoci bene era ora di tagliare quei capelli e di ricolorali, in quanto si distingueva una striscia, di almeno un paio di centimetri, del suo colore naturale, ovvero un castano con delle leggeri sfumature rame, che risaltava nella sua chioma color rame ormai sbiadito dal sole.

Posò il suo sguardo sulla sua pelle bianchissima, era come se per lei l'estate non fosse arrivata, anche se era quasi finita.
Quel giorno di Settembre lo stava sprecando ad osservarsi, cercando qualcosa, un qualcosa che nemmeno lei conosceva, un qualcosa che sicuramente non avrebbe trovato.
I suoi occhi si persero nell'ambiente che la circondava, un ambiente freddo ormai, che lei non trovava più familiare; si sentiva quasi di troppo in quella cameretta tutta bianca che un tempo la rispecchiava.

Troppo silenzio, pensò, però lo pensava da troppo tempo. Effettivamente nessuna delle sue amiche era stata in quella stanza dalla fine di Maggio, non che lei avesse avuto il desiderio di vedere loro in questi mesi estivi. Non parlava con le sue amiche da quel giorno, aveva evitato le loro chiamate e non aveva risposto ai loro messaggi; non per il fatto che non le sopportasse, ma non avrebbe saputo cosa dire.

Neanche con i suoi genitori parlava, li vedeva poco e la maggior parte del tempo in cui si trovava con loro si limitava a stare in silezio e ascoltare.

Era Settembre e sarebbe tornata a scuola tra due settimane, forse doveva farsi sentire con le sue amiche. Prese il cellulare, fissò per un po' lo schermo, poi però pensò che aveva tempo e si promise di chiamarle un altro giorno.
Però doveva ricominciare a parlare, andare avanti come facevano tutti, ma lei non ci riusciva.

Devi essere forte si diceva nella sua testa, inoltre anche Luca sarebbe tornato a breve all'università e non l'avrebbe visto per mesi, doveva almeno salutarlo, inizierò di nuovo a parlare con lui, si disse, in fondo chi poteva capire il suo dolore se non lui?
I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bussò alla porta.
-Tesoro, sono la mamma, Luca è venuto a trovarti.
Che coincidenza! disse a se stessa. -Okay mamma, scendo subito.- disse alzandosi da terra e chiudendo l'armadio. Scese le scale e si avviò verso la porta, la aprì e, vedendo Luca, fece un piccolo sorriso, si precipitò ad abbracciarlo. Lui ricambiò quell'abbraccio e Ophelia gli sussurrò: -Mi sei mancato.
-Anche tu.
Dopo che quell'abbraccio si sciolse, iniziarono a parlare e si avviarono verso il parco. Ophelia e Luca erano cresciuti insieme, lui era come un fratello maggiore per lei che era figlia unica. Ogni volta che si vedevano andavano al parco, parlando per ore di ogni cosa. Quel parchetto era speciale per loro, da piccoli giocavano là, si sentivano parte di quel luogo.
-Sono felice di poterti vedere prima di andare via, avevo quasi perso la speranza.-Esordì lui.
-Oggi mi sarei fatta sentire io, se tu non mi avessi anticipato.- Rispose Ophelia sorridendo.-Non potevo lasciarti partire senza averti visto almeno una volta. Dobbiamo sfruttare questi giorni che ci restano... Poi, sai che mi manchi tantissimo quando sei all'università... Insomma, sei il mio migliore amico ho bisogno di te!
-Calma, stai praticamente facendo una conversazione tutta da sola!- Afferò lui e poi rise.
Ophelia abbassò lo sguardo, come se si sentisse in colpa. Ci fù un breve ed imbarazzante silezio tra loro che fu però rotto da Luca: -Come ti senti?
-Come dovrei sentirmi?- Rispose subito lei.
-Opi, non è stata colpa tua. Non puoi sentirti in colpa per un qualcosa che non avresti potuto evitare, non potevamo sapere che sarebbe successo, nè tu nè io...
-Potevamo immaginarlo! Stavamo con lei sempre, come abbiamo fatto a non accorgercene?- Rispose Ophelia repentinamente.
-Ormai è successo e dobbiamo andare avanti, Dio! Ophelia hai diciassette anni, non puoi rimanere tutta la tua vita bloccata su questo evento! Sei sconvolta, lo so, e lo sono anche io.- Ophelia tento di rispondergli, ma lui la bloccò continuando il suo discorso. -Era la tua migliore amica, sì, ma lei era la mia ragazza; come credi che mi sia sentito io?
-Non sembra che tu ne abbia sofferto molto però.
-Dio! Non è una gara a chi soffre di più!- La riprese lui.

Ophelia abbassò lo sguardo, si sentiva in colpa, ancora una volta. Era stata così egoista pensando che solo lei stesse soffrendo, isolandosi dal resto del suo mondo, senza vedere come gli altri cercassero di andare avanti, per soffrire meno.
Luca capì il suo disagio, capiva anche quanto era difficile non pensare costantemente a quello che era accaduto; in fondo Ophelia era un'adolescente e questo avvenimento segnava tantissimo le persone adulte ed era anche peggiore per una ragazzina. Lei aveva sicuramente tante domande alle quali non poteva trovare risposta.
Lui la capiva perché, alla fine, non riusciva nemmeno lui a trovare una risposta alle sue domande.

-Scusami, non volevo ferire i tuoi sentimenti.- Tentò di rincuorarla.
Ophelia era fragile e lui lo sapeva.
-No, hai perfettamente ragione. Ero così concentrata sul mio dolore da non vedere quello altrui. Sono io che dovrei scusarmi con te.- Ophelia accennò ad un sorriso. Poi abbassò subito lo sguardo.-Il problema è... E' che...- Cercò di dire e nel mentre i suoi occhi iniziarono a produrre lacrime che, in breve tempo, le rigarono le piccole guance rosate. -Mi manca... Così tanto... Mi manca Tasi!- Disse tra un singhiozzo e l'altro, per poi buttarsi tra le braccia del suo amico e iniziare un pianto disperato; proprio come una bambina disperata per aver perso il suo orsacchiotto, ma lei aveva perso qualcosa di più importante.
-Lo so, manca anche a me.- Disse Luca mentre la stringeva.
Subito dopo, d'istinto, le lasciò un delicato bacio sul capo, come faceva anche con la sua Anastasia.

Sperò che si calmasse presto, perché proprio non sopportava di vederla così distrutta e anche perché se non avesse smesso avrebbe iniziato anche lui a piangere. Ma ad un uomo di ventidue anni non è concesso di piangere.

-Va tutto bene, io sono qui per te.- Le sussurrò all'orecchio.
Ophelia si sentì più sicura e fece uscire tutto il suo sconforto più profondo in quel pianto disperato, cercando di farlo uscire tutto perché adesso doveva andare avanti, doveva essere forte e doveva vivere la sua vita al massimo delle sue possibilità, lo doveva fare per lei e per la sua amica.
Realizzando il fatto che stava piangendo sul petto del suo amico Ophelia si sentì, per un  momento, tornare bambina.

Dei ricordi riaffiorarono nella sua mente; ricordò di quell'episodio della sua infanzia, quando aveva cinque anni e stava giocando proprio in quel parco con Luca, Tasi e il fratello di Tasi, Marco. Lei era caduta e si era fatta una "bua" al ginocchio. Tutti erano corsi da lei sentendola piangere, Luca e Anastasia l'avevano abbracciata e Luca le aveva anche dato un bacino sul ginocchio che, cadendo, le  si era graffiato.

La ragazzina che era in lei si ricompose e tornò ad essere la solita ragazza di sempre, troppo adulta e responsabile per la sua età. Con gli occhi ancora arrossati dal pianto, si staccò da Luca e gli sorrise innocentemente, proprio come avrebbe fatto una bambina di cinque anni, perché, in fondo, lei era sempre una bambina.

-Dovremmo tornare a casa, ci sono già state troppe emozioni per oggi.- Disse scherzosamente lui.
-Ma dai! Non ci siamo detti niente in pratica! Abbiamo tre mesi da recuperare in due settimane. Non possiamo usare il tuo passo di bradipo pigro!- Disse Ophelia iniziando a ridere. -Adesso devo davvero tornare a casa, è ora di pranzo e mia madre non è più abituata al fatto che io stia così tanto fuori casa.- Continuò in tono sarcastico. -Però ci vediamo dopo, okay?- Concluse sorridendo speranzosa.
-Okay.- Rispose Luca ricambiando il suo sorriso.

In fondo Ophelia era rimasta una bambina, fragile e spontanea. Pensava di riuscire a nascondere il suo dolore, ma non ci sarebbe riuscita, almeno non con lui. Luca la conosceva troppo bene e sentiva lo stesso sconforto che sentiva lei.
   
 
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