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Autore: Shinigami678    07/07/2014    1 recensioni
E' proprio quando meno me l' aspettavo lei era lì. Se i miei sogni erano ricordi e adesso io potevo guardarla nella mia vita passata chi ero?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Pioveva. Percorsi il corridoio della mia scuola, venni intruppata, spintonata. Come sempre la gente non si accorgeva di me.  Ma questo non mi importava ero una meteora silenziosa e attraversavo lo spazio silenziosa senza intruppare mondi e altri detriti. La campanella era suonata e tutti si precipitarono all’uscita. Fui una delle ultime ad evadere dalla porta di quella prigione depressa chiamata scuola.
Tirai il cappuccio sulla mia testa e mi buttai sotto la pioggia che incessante continuava a cadere e io ero felice di quel momento. Vedevo i ragazzi che sclera vano di brutto contro quelle goccioline, io li guardavo e ridevo silenziosamente. Un sorriso mi apparve sul viso, era davvero buffo guardare gli atteggiamenti insensati di alcuni esseri umani, non che io non lo fossi ma a volte erano dei veri e totali imbecilli, insensati, stupidi e volgari. E così continuai a camminare osservando quegli esseri che se la prendevano con la natura, maledicendola.
A un tratto svoltai per una stradina lasciandomi alle spalle la scuola. Il silenzio prese il sopravvento, rotto solamente da qualche automobile che passava. Quant’era bella la solitudine, il silenzio. Mi concentrai sulle gocce d’acqua che cadevano. Sono sempre stata una persona poco socievole, punto solo sulle persone che mi ispirano fiducia e trascuro le altre. Il punto è che nella vita a volte devi essere egoista quanto basta senza esagerare, altrimenti si approfittano di te. Ora non fraintendetemi non sono una persona cattiva.
Chiudo gli occhi per un secondo e aspiro l’odore di bagnato.
Ma che senso a la vita?
Non ha senso! Proprio come i miei sogni!
Ma che mi è saltato in mente anni fa?
Sin da piccola avevo sognato una ragazza, sin da piccola mi ero innamorata di quella ragazza, nei miei sogni l’avevo protetta e nelle mie braccia stretta, solo che nei sogni il mio corpo era diverso. Credo prendesse il vero aspetto che la mia anima possiede.
Pensieri folli ma mi servivano per spiegare cose senza senso e per vivere.
Manca ancora un bel po’ alla fermata dell’autobus. L a gente si è rifugiata nelle proprie case o nei locali e sono sola. Vago per la strada non curante della pioggia che sta aumentando, Il silenzio ha preso possesso nelle strade.
Ed ecco che mentre cammino un dolore mi colpisce in petto, come se mi avessero sparato. C’è sempre stato ma stavolta è più forte. E’ come se qualcosa volesse strappare la mia carne, i muscoli ed uscire da lì. Mi fermo, il dolore aumenta, non c’è nessuno che può aiutarmi. Afferro un palo appoggiandomi. L’adrenalina sale nel mio corpo regalandomi una sensazione mai provata prima. Il cuore aumenta il battito. Mi ritrovo a respirare velocemente, mentre un sorriso malizioso e folle compare sul mio viso. Il dolore si espande arrivando sulla schiena. Ma che mi prende? Piccoli impulsi muovono la mia testa. A un tratto quella sensazione si tramuta in qualcosa che non avevo mai sentito prima, mi sento infinitamente forte e libera dal mondo.
Rabbia repressa? Non credo.
Sta di fatto che grido di gioia e libertà.
Il dolore non se ne va, fa parte di me e lo lascio in secondo piano.
Inizia a piovere forte, ma sono felice di stare qui. Un altro urlo e quel sorriso che pervade il mio volto. Non mi riconosco.
Cammino, anzi no sto correndo, il mio corpo va da solo guidato da un impulso che io non ho dato. Sono cosciente o no?
Mi fermo in un prato coperto da alberi. Sono felice. Apro le braccia e poi mi tiro giù il cappuccio e guardo il cielo. Il mio cuore batte forte e quel dolore è li che preme contro la superficie della mia pelle per uscire.
Mi inginocchio, gridando ancora. Chiudo gli occhi, ho la testa verso l’alto. Respiro a fondo l’odore di erba e terra bagnata. Intanto le gocce scivolano sulla mia testa finendo giù per la schiena sotto i vestiti ormai bagnati. E’ piacevole, come un amante alla scoperta del corpo dell’amato, le gocie fredde percorrono il mio corpo. Sorrido, facendomi  beffa del mondo, del tempo e di tutte le sue restrizioni.
Il silenzio si spezza. Non apro gli occhi. Sento dei passi leggeri muoversi tra l’acqua, una presenza piccola.
“Tutto bene?” Timida e dolce, ha qualcosa di famigliare.
Apro gli occhi lentamente e la vedo. Una ragazza della mia stessa età in piedi e mi guarda teneramente.
Poso le mani lungo i fianchi e m alzo lentamente guardandola.
Quegli occhi, li ho già visti. Anche lei mi guarda, sembra abbia visto un fantasma. Ha una carnagione chiara o una brutta cera?
Sorrido cercando di apparire amichevole e di tornare abbastanza normale.
“Si, grazie..tutto bene”
Non toglie gli occhi da me.
Faccio un passo verso di lei, ma si allontana.
“Tranquilla non voglio farti niente” dico gentilmente.
Faccio qualche altro passo e non si allontana, sono poco più alta di lei. “S-stai bene?”
Annuisce avvicinandosi a me.
“Ti stai bagnando tutta per colpa mia..è il caso che tu corra a casa..” dico. Ma non presta bada alle mie parole perché è intenta a fissarmi, quasi con stupore.”Sicura di sentirti bene?” chiedo ma nessuna risposta. Credo di non essere io quella poco normale qui. Ma qualcosa in lei mi incuriosisce, un ricordo?
Ma ecco che si avvicina di più a me abbracciandomi, rimango di sasso. Non ricevo molti abbracci, soprattutto dagli estranei, ma questo ha qualcosa di famigliare.
“Ehy..” dico gentilmente “che ti prende?”
“Scusa..” si stacca dall’abbraccio
“Tranquilla non è niente..”
Di nuovo quel dolore forte, mi porto una mano sul petto, ma la sua è già lì. Il mio cuore fa un salto e rimango stupita. Come faceva a sapere. Guardo di nuovo quegli occhi e capisco.
Inizio a respirare velocemente. La gioia ripercorre il mio corpo. Mi guarda e allora ricordo.
Quegli occhi azzurro intenso e quei capelli neri ormai arruffati e bagnati, la carnagione chiara.
Mi avvicino e l’abbraccio.
“Sei tu?”
Sorride posando una mano sulla mia guancia. “Credevo di averti perso per sempre” Lacrime iniziano a rigarle il volto.
Mi accorgo che anch’io sto piangendo.
Quei sogni non erano altro che ricordi, lei era lì di fronte a me e potevo abbracciarla, riempiendomi gli occhi di quel sorriso splendido che da troppo tempo nei sogni mancava.
   
 
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