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Autore: MaryFangirl    07/07/2014    4 recensioni
Considerò anche l'idea di dormire sul pavimento. Da piccola lo faceva spesso, in estate...ma ultimamente, quando ci aveva provato, si era svegliata con un sacco di dolori.
-La vecchiaia- pensò ironicamente.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era afosa, non un filo di vento penetrava dalle finestre tuttavia spalancate.
Janet non riusciva a prendere sonno. Era sudata, i capelli appiccicati al collo; il materasso era ormai un covo bollente, impossibile rimanervi. Si era rigirata mille volte, fra le lenzuola. Cercando refrigerio contro il muro, che però si scaldava praticamente subito.
Sbuffava, chiamando inconsciamente il dio Ipno che però pareva ignorarla.
Indossava solo un paio di shorts gialli e il reggiseno.
Considerò anche l'idea di dormire sul pavimento. Da piccola lo faceva spesso, in estate...ma ultimamente, quando ci aveva provato, si era svegliata con un sacco di dolori.
-La vecchiaia- pensò ironicamente. Sedici anni erano una veneranda età.
Cercò di pensare ad altro in attesa di addormentarsi, ma l'unica cosa che le attraversava la mente era che si moriva di caldo.
Sospirò per l'ennesima volta.
Scese dalla scala del letto a castello, guardando la sorellina con un'occhiata invidiosa perché dormiva già da parecchio e aveva un'aria assolutamente tranquilla, e si diresse in cucina per un bicchiere d'acqua.
Fu contenta di saziare la gola secca col freddo liquido terso. Ma bevve lentamente, per evitare una congestione, si disse.
Udì dei rumori. Non c'era aria, non una minima brezza. Non potevano essere le tapparelle scosse.
All'inizio decise di non darvi troppa retta. Spesso, di notte, la sua immaginazione giocava brutti scherzi...ogni minimo rumore, anche il ronzio del frigorigero, sembrava amplificato.
Però, ora, i rumori si facevano più insistenti. Si spaventò con cautela, ma il cuore iniziò a batterle con insistenza, rimbombandole nelle orecchie.
Alzò la tapparella del balcone e uscì.
Scorse una sagoma. Una sagoma umana. Sembrava sgranocchiasse qualcosa.
Si avvicinò per vedere meglio, in principio convinta di avere scambiato il sacco della spazzatura per una persona.
Ma aveva ragione. Era una ragazza.
Vestita di nero, con un mantello, i piedi nudi. I capelli lunghi, lisci e corvini. Si voltò di scatto e la fulminò con due iridi turchesi.
Gettò via la mela mangiucchiata. Janet la squadrò. Aveva abiti per nulla estivi, anzi, le fecero venire ancora più caldo di quanto non avesse già.
Le chiese chi fosse. Perchè fosse lì. Come facesse a indossare una gonna del genere in quella stagione, e un mantello dall'aria così pesante.
Una pausa, tra una domanda e l'altra.
L'estranea non ribatté a nessuna domanda. Sembrava studiare il volto di Janet, con volto serio e marmoreo.
La carnagione della sconosciuta era bianca come la neve.
Improvvisamente sorrise, accompagnata da un mugugno gutturale.
Alzò una mano e l'attardò sulla guancia di Janet. Era calda, ma a Janet non dispiacque, nonostante l'elevata temperatura di quella sera, e nonostante apparentemente la ragazza sembrasse...fredda. Con quella pelle candida, e gli occhi chiarissimi.
Dalla sua mano emanava un tepore gradevole.
Poteva sentire il suo respiro fresco. Delicato.
Janet pensò che forse era un sogno.
Le labbra pallide ma non gelide della sconosciuta si posarono su quelle di Janet.
Sorrise ancora, sempre emettendo un gemito quasi impercettibile. Janet era esterrefatta, di granito.
Fece una risatina bassa e roca. Sembrò cercare qualcosa in una tasca, e intanto aveva le labbra incollate all'angolo della bocca di Janet.
Si girò per qualche istante. Janet sentì la bocca di nuovo secca, ed incapace di proferire parola.
La sconosciuta si girò con una fretta incredibile.
Sollevò la mano affusolata e anch'essa candida in un gesto grottesco.
La abbassò velocemente.


La dolce carotide della giovane era brutalmente spezzata.
Janet non aveva emesso un verso. Al massimo un soffocato grido. Janet non si muoveva più.
Il suo volto poco prima roseo e piacevole, un po' paffutello, era una maschera di terrore. Tutto il suo corpo, completamente privo di vita.
Continuò nel suo brusco assassinio. Lacerò il suo collo e la pozza scura si allargò sul pavimento del balcone.
I denti appuntiti erano illuminati da un soddisfatto, affamato sorriso.
Si lambì con la lingua le unghie sporche di sangue, e fremette per il piacere che quel sapore le penetrò fino alle ossa.
Si caricò il cadavere sulla spalla.
Lo stese sul letto un tempo appartenuto a Janet.


La pendola continuava nel suo tic tac; i grilli frinivano armoniosamente.
Un ciabattare strascicò lungo il pavimento composto da mattonelle bianche e nere.
La sconosciuta era rannicchiata sul davanzale della finestra di Janet, che aveva provveduto a chiudere.
I passi erano più vicini. Più intensi. Morbidi.
Il silenzio rimbombante. E poi.
Un urlo di terrore proruppe dalle labbra poco prima impastate di sonno di chi aveva scoperto il corpo senza anelito vitale di Janet.
Un urlo mostruoso. Sibilante e continuo. Un singhiozzo.
Vibrò nelle membra della piccola ragazzina avvolta dal nero del mantello e della notte.
Osservò il bicchiere che stringeva tra le mani.
Ne baciò il bordo. Sorseggiò il denso liquido.
Il muso e il piccolo naso si macchiarono di rosso.
Ingoiò e sorrise, smaniosa di appagare completamente il proprio desiderio sanguigno.
Lo buttò giù tutto; l'urlo aveva ripreso a sfondare la quiete notturna.
Le luci si accesero, ci furono altre grida concitate. Un tonfo, come di un corpo che perdeva i sensi.
Si leccò le labbra, schioccando la lingua contenta di aver assaporato il piacevole gusto di quella delizia.
Oh. Adorava il sangue fresco.
Appoggiò il bicchiere al suo fianco e rimase ad udire quella voce consumarsi nella disperazione del grido poco distante.
Tutti sembravano essersi dimenticati del caldo opprimente di quella sera di luglio.
  
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