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Autore: fivesecondsofmadness    07/07/2014    0 recensioni
Ne ero innamorata, da sempre. Solo che me ne sono accorta solo ora.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7 ANNI PRIMA.


«Lukey?» sussurro piano.
Sono rimasta a dormire a casa del mio amico Luke, stava facendo un temporale fortissimo e morivo dalla paura. «Luke...» sussurro di nuovo. Stavo inginocchiata nel lato del suo letto e lo mossi leggermente sulla spalla. «Eh?» domanda lui stropicciandosi gli occhi evidentemente spaesato. «Luke, ho paura.» sussurro piano sull'orlo delle lacrime. Non volevo rimanere da sola nel mio letto, volevo stare con Luke, lui era coraggioso e vicino a lui ero coraggiosa anche io. Lui sospirò rumorosamente poi allungò le braccia verso di me. «Vieni qui.» Non me lo feci ripetere due volte e mi fiondai sotto le coperte del suo letto stringendomi vicino a lui. La paura se ne stava andando. Poggiai la testa nell'incavo del suo collo, i suoi capelli biondi mi solleticavano la guancia ma era una senzazione piacevole e rimasi così, in quella posizione, fino a quando mi addormentai.
***
Mi sveglio lentamente. Sento una leggera pressione sullo stomaco, poggio lentamente una mano sopra lo stomaco e sento la mano di Luke sul mio fianco. Prima che fraintendiate, volevo dirvi che non stiamo insieme, per carità. Siamo migliori amici, niente di più. Guardo l'ora sul cellulare, le 10:23. «Svegliati coglione, sono le dieci passate!» esclamo toccandogli il braccio. Sento un lamento strozzato fuoriuscire dalla bocca di Luke. «Luke, vado a fare la doccia, se entro dieci minuti non ti trovo in piedi ti prendo a frustate sulle gengive.» lo minaccio, ricevendo come risposta un mugulio e un dito medio. Esco dalla stanza e dirigermi in bagno. Mi spoglio dalla maglia di Luke e il pantaloncino con tante fragoline stampate sopra e li getto nel cesto dei panni, così come l'intimo. Mi butto sotto la doccia e apro l'acqua.
«Ah! Porca troia!» Appena apro l'acqua, esce bollente e sembra che degli schizzi di lava cadano sulla mia pelle. Mi fiondo in un angolino della doccia per proteggermi dall'eruzione di lava e regolo l'acqua mettendola decisamente più fredda. Mi butto sotto il getto e inizio a passare le mani sui capelli facendoli bagnare più velocemente. Penso al sogno di stanotte, io e Luke all'età di dieci anni. Spesso andavo a dormire a casa sua e quando c'erano dei forti temporali andavo nel suo letto. Eravamo solo dei bambini. Ci chiamavano "I Gemelli" perchè apparte che eravamo praticamente uguali, stessi capelli biondicci e stessi occhi azzurri, ma ci chiamavano così anche perché eravamo praticamente inseparabili.
Tralasciando la mia noiosissima vita, non vorrei farvi addormentare, mi insapono i capelli con il mio shampoo e li sciaqquo abbondantemente, faccio la stessa cosa con il corpo ed esco dalla doccia.
Prendo un asciugamano e me lo avvolgo al corpo. Prendo il phon vado nella mia camera. Trovo Luke in piedi che cerca di infilarsi una maglia, almeno mi ha dato ascolto. «Buongiorno, Luke.» dico scombinandogli i capelli, so che lo odia, ma da me se lo fa fare. «'Giorno, Rory.»
Il mio vero nome è Rebecca Roth, per informarvi.
Inizio ad asciugarmi i capelli, appena finito i capelli sono lucenti. Mi piacciono i miei capelli, almeno quello. «Luke, esci. Devo devo vestirmi.»
Lui mi guarda con un ghigno in faccia. «Sto bene qui.» Brutto bastardo. «No, tu ora esci fuori e fai il bravo.» dico puntando l'indice verso la porta.
Luke sbuffa ma ubbidisce.
Quando chiude la porta alle sue spalle, metto un asciugamano davanti alla serratura, con Luke non si sa mai. Inizio a vestirmi con degli short azzurri e una t-shirt con scritto “Ceci n'est una pipe.” con una pipa disegnata sotto. Infilo le vans blu elettrico e apro la porta per far entrare Luke. «Era ora! E comunque quella sulla tua maglia é una pipa, senza dubbio.» Decido di non rispondergli nemmeno, sarebbe inutile. «Usciamo?» mi chiede.
«E dove vorresti andare?» Ci pensa un secondo. «E che ne so, basta che usciamo di casa!» «Okay, andiamo prima che cambi idea.» rispondo trascinandolo per le scale.
«Buongiorno!» esclama mia madre mentre legge una rivista.
«Buongiorno signora Roth.» la saluta educatamente Luke. «Chiamami Elena, mio caro Luke.» Io e Luke prendiamo un cupcake dal vassoio sul tavolo e ne stacchiamo un morso. Ormai Luke è stato talmente tante volte in casa mia che la conosce come le sue tasche.
«Noi usciamo» informo mia madre.
«E dove andate?»
«Che ne so! In giro.» faccio spallucce.
«Non fate tardi!» esclama mia madre una volta che ci trovammo sulla soglia della porta. «Okay!»
«Dove si va?» mi chiede Luke una volta fuori di casa.
«Non ne ho idea, possiamo fare anche i barboni in mezzo alla strada, ma qualcosa dovremo fare!» Iniziammo a camminare a caso in mezzo alla strada mentre parlavamo di cose senza senso. «Fermiamoci qui.» dice Luke appena avevamo raggiunto una panchina al parco. Mi siedo sulla panchina e tiro fuori le mie sigarette offrendone una a Luke.
«Non dovresti fumare.» mi dice Luke.
«Ma lo fai anche tu.» rispondo io.
«Ma io sono un maschio.»
Lo guardo con uno sguardo confuso.
«E quindi?» chiedo aspirando il fumo dalla sigaretta.
«Le ragazze non dovrebbero fumare.» risponde cacciando fuori il fumo.
«Lo sai che questa è discriminazione? Che farai se continuo a fumare? Invochi Adolf Hitler?» chiedo ridendo.
«Non ti sto dicendo di smettere di fumare, sto solo dicendo che non dovresti.»

«E allora non farlo nemmeno tu, il fumo uccide anche gli uomini, non solo le donne.» dico cacciando fuori il fumo.
«Come sei petulante.» ridacchia Luke.
«É per questo che mi vuoi bene.» dico inclinando la testa in un lato.
«No, anche perchè mi regali le sigarette.»
Gli do un leggero schiaffo sul petto iniziando a ridere. Anche lui iniziò a ridere, che bello il suo sorriso... Il piercing al labbro è più evidente quando ride e nonostante il fumo, ha i denti bianchissimi.

«Stanotte ti ho sognato...» inizio a parlare. Luke mi guarda con uno sguardo curioso.
«Eravamo piccoli, ed era notte. Tu dormivi ma io non ci riuscivo per via di un temporale...» «Mi avvicinai al tuo letto e iniziai a chiamarti, appena ti svegliasti ti dissi, con le lacrime agli occhi, che avevo una paura fottuta di dormire da sola, così tu mi hai fatto mettere nel letto con te e ci siamo addormentati così.» finisco di parlare.
Vedo l'espressione di Luke, era accigliata, si vedeva che stava pensando.
«Me lo ricordo, sai? Tu dormisti tutto il tempo abbracciata a me come un koala.» dice sghignazzando. «Avevo dieci anni! Ero solo una bambina!» mi difendo.
«Una bambina molto pallosa.»
Gli do un altro schiaffo sul braccio. «Mi fai male!» esclama toccandosi il braccio.
«Andiamo?» chiedo alzandomi dalla panchina e scrollarmi la polvere dagli short.
«E dove?» chiede pestando la cicca della sigaretta per terra.
«Andiamo a svegliare Ashton!» esclamo con il volto illuminato.

Ashton è un nostro amico, è più grande di noi di circa due anni ma si comporta come se ne avesse dieci.
Luke annuii.
«Si, tanto appena sveglio è peggio di uno sbronzo.»

Ci incamminiamo verso casa Irwin a grandi falcate fino a raggiungere la porta principale. Prendiamo la chiave di riserva sotto lo zerbino -che senso ha mettere una chiave sotto lo zerbino? È così scontato.- e apriamo la porta.
Appena varchiamo la soglia di casa Irwin, ci troviamo davanti circa sei cartoni di pizza, cinque o sei birre e un macello di roba spara qua e là.

«L'ho sempre detto che Ashton è un porco, ora si é fatto anche l'habitat.» commento.

Andiamo nella stanza di Ashton e appena apriamo la porta troviamo anche Calum e Michael, altri due nostri amici, che dormono per terra, abbracciati.
«Dovremo svegliarli?» chiedo a Luke.
«Sicuro!» esclama iniziando a fare un rumore assordante.
Inizio anche io a fare rumore e salto per tutta la stanza.
Ashton si sveglia e ci guarda con uno sguardo carico di odio, non vero odio, ovviamente. Ci volevamo un gran bene, e lo dimostravamo così.
   
 
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