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Autore: HandfulOfDust    07/07/2014    5 recensioni
Huntbastian Week 2014!
● Lunedì 7 Luglio: Infanzia
● Martedì 8 Luglio: Not like me
● Mercoledì 9 Luglio: Primogenito
● Giovedì 10 Luglio: Amico di penna / amico di tastiera
● Venerdì 11 Luglio: Scambio di corpi
● Sabato 12 Luglio: Masquerade
● Domenica 13 Luglio: Proposta
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Summertime and the livin' is easy
Pairing: Huntbastian
Prompt: Infanzia
Disclaimer: Non mi appartengono nemmeno così :(
Note: AU kid!Huntbastian... Non scrivo mai di bambini perché non ho un buon feeling con loro, però spero che questa OS sia di vostro gradimento!

 

Summertime and the livin' is easy

L'estate era terribilmente afosa a Colorado Springs, che malauguratamente si trovava nel bel mezzo degli Stati Uniti. Centinaia e centinaia di chilometri – se non migliaia! - dividevano la città da entrambi gli oceani, rendendola invivibile con i suoi trenta gradi perenni durante quei tre mesi.
A Hunter, come a tutti i bambini di otto anni, l'estate piaceva da impazzire perché significava niente scuola, ma d'altra parte quando arrivava settembre era sempre invidioso dei suoi compagni di classe che raccontavano delle loro vacanze al mare, mentre lui restava sempre in città. Tuttavia quell'anno sarebbe stato diverso: oh sì, quell'anno Hunter avrebbe potuto vedere l'oceano, giocare sulla sabbia e collezionare conchiglie particolari e per una volta non avrebbe dovuto ascoltare con tristezza, ma avrebbe potuto raccontare ogni dettaglio delle sue vacanze agli amici.



Sebastian era un bambino che si annoiava facilmente a casa, motivo per cui spesso e volentieri si cacciava nei guai, cercando qualcosa di nuovo e piacevole da provare. Figurarsi dieci ore seduto in un aereo a non fare niente! Aveva visto un film, aveva provato a dormire ma niente, le lancette degli orologi sembravano essersi fermate tutte d'un tratto.
- Madame Smythe? - chiese d'un tratto una hostess ad una bella signora dalla perfetta messa in piega – Mi dispiace svegliarla, ma suo figlio era sgattaiolato via e lo abbiamo trovato a giocare con il carrello delle bevande.
- Oh, buon Dio, Sebastian! Chiedi immediatamente scusa alla signorina!
Il bimbo sbucò da dietro il sedile della madre. - Ma io stavo inventando un nuovo cocktail per te, mamma! - si lamentò, ma vedendo lo sguardo della donna decise di aggiungere – Mi dispiace, signorina, non lo farò più. È che mi annoiavo.
- Ci scusi ancora. - ripeté la signora Smythe.
- Nessun problema, anzi... Chiederemo alla compagnia di inventare qualcosa per i bimbi che si annoiano come lui, poverino.
La hostess si allontanò e Sebastian tornò al suo posto, mentre la madre lo stava ancora rimproverando. Chissà quando sarebbero arrivati in Florida e chissà se era un bel posto come raccontava il padre al telefono; lo studio legale del signor Smythe, infatti, era da poco gemellato con uno studio americano e quest'ultimo stava valutando se far trasferire tutta la famiglia lì, nel suo paese di origine. Il piccolo aveva già visto gli Stati Uniti ed era nettamente contrario ad un trasferimento: lì era tutto così grande e moderno, mentre l'aspetto antico e raffinato di Parigi la rendeva magica ai suoi occhi. Si sarebbe goduto la vacanza a Miami, ma non avrebbe mai e poi mai lasciato per sempre Parigi.


- Mamma, non voglio restare con quei bambini! Sono stupidi!
- Sebastian, non cominciare!
- E non voglio nemmeno vivere qui, io. Voglio tornare a casa, in Francia! Perché non lo dici a papà?! - gridò il bambino in lacrime.
- Tesoro, tuo padre è nato qui e dopo tanto tempo forse vuole tornare...
- Ma lui non è stato obbligato a venire a Parigi. L'ha scelto da solo!
- Lo so, però ora ne sente la mancanza... E non è neppure una cosa sicura.
- State andando a vedere una casa, come fa a non essere sicura? - chiese il piccolo, tirando su col naso.
- Fidati di me. Anche io preferirei restare in Francia, quindi ti prometto che ne parlerò con tuo padre. Ora fai il bravo e dai una chance a quei bambini!

Sebastian si diresse verso i ragazzini del centro estivo, al quale quel giorno avrebbe partecipato di straforo probabilmente dietro un lauto pagamento da parte della madre: a quanto vedeva, i soldi dei genitori erano utili per risolvere un sacco di problemi.
- Ciao! - esordì un bambino spuntato all'improvviso alle sue spalle. - Perché pensi che quelli del centro estivo siano stupidi?
- Non ho detto questo! - esclamò Sebastian sulla difensiva – Tutti i bambini sono stupidi.
- Ma anche tu sei un bambino. - osservò l'altro.
- Sì, ma io sono più intelligente e mi annoio con quelli della mia età.
- Anche io, se vuoi proprio saperlo!
- Vedremo. Io sono Sebastian, ma puoi chiamarmi Bas.
- Hunter.
La mattina trascorse tranquilla, tra bagni in mare e castelli di sabbia, che Sebastian si divertiva a distruggere se erano brutti secondo lui perché tanto, l'indomani non sarebbe stato lì, quindi nessuno lo avrebbe potuto punire.
- Allora, ti sta piacendo questa giornata Bas? - chiese Hunter, mentre finiva il suo pranzo.
- Non male come immaginavo.
- Poi oggi pomeriggio giochiamo a calcio! Tu sei bravo?
- Non mi piace tanto. - commentò il francese – Ho iniziato a giocare a lacrosse l'anno scorso, mi piace molto di più.
- Wow, io non ho mai giocato a lacrosse invece! Mi dovresti insegnare!
- Bambini! - esclamò l'educatrice, che si era appena alzata in piedi – Ora vi accompagniamo a fare il riposino e alle quattro torniamo sulla spiaggia per la partita di calcio. Coraggio, in fila indiana!
- Riposino?! - domandò Sebastian sconvolto all'amico – Mica siamo piccoli, ormai io non lo faccio più!
- Sono queste le regole. - affermò Hunter afflitto.
- E tu le segui?
- Certo!
Il francese sbuffò, incapace di adeguarsi all'idea di sprecare due ore in quel modo, tuttavia seguì la fila in silenzio, macchinando un piano nella sua mente.

 

- Hunter? Hunter? - sussurrò il francese.
- Bas! Perché sei fuori dal letto?
- Perché ho un'idea! Vieni in bagno così te la dico!
Sebastian si allontanò e uscì dalla camera e l'altro, un po' titubante, lo seguì senza fare rumore per non destare sospetti nei suoi compagni di stanza.
- Allora, sai se c'è un'altra porta oltre alla principale? - chiese il primo, una volta sentitosi al sicuro da orecchie indiscrete.
- Non so... Cosa vuoi fare?
- Voglio andare al mare!
- Ci andiamo già dopo. - contestò Hunter.
- Ma io voglio andarci prima e costruire un magnifico castello di sabbia, non come quelli di prima!
L'altro non rispose, diviso tra la voglia di andare a giocare ed i sensi di colpa per fare qualcosa che non avrebbe dovuto. - Dai Hunter, non fare la femminuccia!
- Non faccio la femminuccia, a me piace rispettare le regole! Mio papà è un militare e mi ha insegnato che è giusto così.
- Mio papà è avvocato e mi ha insegnato che non si infrange la legge... Nessuno si farà male se noi andiamo in spiaggia! - incalzò Sebastian - Se ci scoprono dirò che la colpa è mia, che tu hai cercato di fermarmi.
- E va bene. - acconsentì l'altro. - In fondo al corridoio c'è una porta e poi le scale antincendio che portano sul retro della casa.


- Questo è molto più divertente che stare a dormire! - esclamò Hunter raggiante.
- Te l'avevo detto.
- Peccato tu stia solo un giorno con noi, oggi mi sono divertito molto di più degli altri giorni.
- Mh, anche io. - ammise Sebastian sorridendo.
- Se torno l'anno prossimo ti troverò qui? Sarei ancora più contento di tornare!
- Non credo, abito lontano da qui.
- Più lontano di me? Impossibile! Io vengo dal Colorado, è quasi a duemila miglia da qui! - poi aggiunse, incuriosito - Tu da dove vieni?
- Dalla Francia. Sono stato più di dieci ore in aereo!
Hunter diede un cazzotto scherzoso sulla spalla dell'altro. - Non prendermi in giro! Parli in americano, non puoi essere francese.
- Papà è nato qui, ma ha conosciuto la mamma a Parigi e si è trasferito lì.
- E com'è la Francia?
- Bellissima. È il mio paese preferito!
Gli occhi del piccolo Hunter si riempirono di stupore. - Perché, hai visto tanti paesi? Io non sono mai stato fuori dagli Stati Uniti.
- Tanti no, però alcuni sì! Mio padre viaggia molto e qualche volta io e mamma andiamo con lui.
- Allora è per questo che ti annoi di solito, fai un sacco di cose che io non ho mai fatto!
- Può essere. - rispose Sebastian, finendo di decorare il castello che stavano costruendo.
- Vorrei che fossimo compagni di classe... Peccato che abitiamo così lontani. - sospirò l'altro.
- Sarebbe fico. Chissà, magari un giorno...

  
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