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Autore: avalon9    27/08/2008    4 recensioni
Una notte programmata per lavorare, che prende una piega a metà fra l'esasperazione e la vittoria.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Giorno' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Se una notte di lavoro

Hitoyo

Una notte

 

 

 

 

 

 

 

“Ti prego: non questa sera. La mia testa ha bisogno di riposo”

“Certo, certo...Quello non c’entra, vero?”

Sesshomaru mastica un ringhio e chiude il portatile. Non avrebbe finito il capitolo, quella sera. “Sei irritante”

“Molto cortese”. Naraku scartabella un po’ fra fogli e penne e briciole. Se la scadenza è vicina, Sesshomaru dimentica anche il suo maniacale amore per la perfezione. E le sigarette finiscono sparpagliate un po’ ovunque.

“Fa schifo” ridacchiò espirando il fumo.

Sesshomaru scrolla appena le spalle. Sono tre notti che non dorme; praticamente va avanti a caffè e aspirine e l’ultima cosa di cui ha bisogno, in quel momento, è una discussione con lui. Si toglie gli occhiali e li getta sulla scrivania. “Sen-“

“Come procede? Il libro, intendo”

“Male”

“Ah” Naraku aspira di nuovo. Scioglie il nodo della sciarpa e si disfa del cappotto. Ha intenzione di fermarsi. Sesshomaru chiude gli occhi con un gemito. Naraku sa essere più irritante di suo fratello, quando vuole. Ma Inuyasha può anche mandarlo a quel paese; lui no. “Ti ho portato un regalino”

Sesshomaru socchiude un occhio. I regali di Naraku sono pericolosi. Un attentato alla sua autostima (che in quei giorni è raso terra, se non proprio sotto).

“Ecco. Con tanto di autografo”

Carrie. In prima edizione; ormai è quasi introvabile.

“Ti dovrei ringraziare?” Sesshomaru rigira il libro nelle mani.

“Di solito, si usa”. Naraku sorride fra il fumo. Si sta divertendo a esasperarlo. Perchè Sesshomaru odia avere fra le mani altri libri, quando scrive. E lui lo sa bene; molto bene. “É il migliore, sai?”

Sesshomaru gli getta un’occhiata pericolosa. Sono le due di notte, ha un maledetto lavoro da finire (e non ci riuscirà prima di una settimana) e una voglia pericolosa di aprirgli la gola. Non ha proprio la pazienza di reggere le sue frecciatine.

“D’accordo, d’accordo”. Naraku alza una mano in segno di scusa. Senza nemmeno crederci. “Sei permaloso, però”

Sesshomaru prende un respiro profondo. Le mani prudono; fastidiose. “Si può sapere cosa vuoi?”

“Solo fare quattro chiacchiere”

Sesshomaru allarga gli occhi. Alle due del mattino?! Quattro chiacchiere alle due di quel fottuto venerdì mattina? Mentre lui deve lavorare, se non vuole rischiare di nuovo l’ulcera?

“Non se ne parla”

“Pazienza. Ripasserò”.

“A un’ora decente, prego”. Sesshomaru sibila appena; inforca gli occhiali e riaccende il computer.

“Certo, certo”. Naraku fa per alzarsi. Poi sembra ripensarci e torna a sedersi comodamente sulla poltrona. “Anzi no. Resto qui. Di spazio ce n’è. E poi non voglio perdermi il momento in cui cadrai addormentato come una pera”

Una pera?!

Sesshomaru assottiglia lo sguardo. Se resta buono e tranquillo in poltrona, senza fare rumore, può anche ignorarlo. “Fa’ come ti pare” e riprende a scrivere.

 

“Ho un problema”

Non è possibile! Aveva detto in silenzio. E non sono passati più di cinque minuti. Sesshomaru contrae la mascella. Ignorarlo non servirebbe a molto: gli pianterebbe addosso i suoi occhi e osserverebbe ogni più piccola contrazione dei suoi muscoli. E io odio esser osservato, mentre scrivo.

“Serio”, precisa Naraku dopo alcuni minuti di silenzio. Sta centellinando il vino nel bicchiere e poi si liscia le labbra con la lingua. “Ma non lo sai che il bianco, da solo, è smaccato?”Gira gli occhi fra le bottiglie allineate. Un rosso. Ci vorrebbe un buon rosso.

“Deve essere vitale, almeno” lo distrae Sesshomaru.

“Lo è”

Sesshomaru annuisce con un movimento lento. Gli occhiali sono scivolati sulla punta del naso e tamburella una penna. Tutti i problemi di Naraku sono seri. Da cosa mettersi ad una prima ai crampi allo stomaco che gli prendono quando nemmeno la sua regia riesce a sollevare uno spettacolo. E lui, puntualmente, si sorbisce le sue montagne russe mentali. Perchè la testa di Naraku è in continuo movimento; in un caotico movimento. Un po’ come la sua; solo che la mia è ordinata.

Ma adesso, il problema deve essere più che serio. O lo uccide; di sicuro.

“Secondo te...”Naraku si sta lisciando il mento –brutto segno- e disegna cerchi con l’indice, nell’aria. “...cosa può mangiare Jago a colazione?”

“Prego?”. Sesshomaru sbatte le palpebre. Deve aver capito male.

“Ma sì. Meglio caffè e brioches o un tè?”. Ha capito bene. Sesshomaru si preme una mano sugli occhi. “Oppure una di quelle colazioni all’inglese, con le uova il beccon e un bel bicchiere di succo d’arancia?”. Naraku continua il suo discorso, ed è serio. “Ho pensato anche ad una vestaglia. Una lunga vestaglia di seta. Viola, magari”.

Sesshomaru respira esasperato; cerca di calmarsi, di equilibrarsi. Quella sarebbe una questione seria, per lui. E deve esserlo davvero, visto che si è scomodato di persona; avesse telefonato, gli avrebbe sbattuto in faccia la cornetta. Troppo prevedibile, vero?

Cerca di rilassarsi contro lo schienale e affetta, con lentezza, la pazienza (poca) che gli è rimasta.

“E questo è vitale, secondo te?”

Naraku si blocca con la mano a mezz’aria, in mezzo alla stanza. Quando sta vedendo la scena, si mette sempre a gesticolare e camminare. Lo fissa con la bocca semiaperta e una punta di disorientamento.

“Essenziale, direi” precisa mellifluo. “Allora? Forse i croissant sono scontati. Ci vorrebbe qualcosa di eccentrico. Del tipo...un campari, un gin and tonic, una vodka...

“E forse anche una bella Ducati fiammante” ironizza Sesshomaru.

“Proprio!” Naraku gli punta l’indice, folgorato. Vede tutto: i personaggi tragici prendono nuova vita, entrano nella vita normale, quotidiana. Un’altra delle sue bizzarre performance teatrali d’avanguardia che entusiasmano la critica. Di quelle in cui Meijercol’d e Stanislavskij se ne vanno a braccetto con Euripide e Goldoni.

“Presumo che Otello sarà la prossima fatica”

Aha”. Naraku segna velocemente sul suo taccuino parole, idee, lampi. E naturalmente ha la sigaretta in bocca e quella luce pericolosa negli occhi. “E tu sei arruolato, da subito. Ho bisogno di un esperto”

“E io di pace. Ho un libro da finire”. Sesshomaru torna al monitor a rileggere le ultime righe. “E poi, c’è sempre Inuyasha. Chiedi a lui”

Naraku scuote l’indice e ridacchia. “No no. Non se ne parla. Sei tu quello laureato con una testi su Shakesperare”. Si sporge sulla scrivania e abbassa il tono della voce, quasi roco. “E io voglio il migliore”

Sesshomaru ricambia lo sguardo, imbronciato. Lo ha fregato, accidenti a lui; ha giocato sul personale e ha premuto il tasto giusto. Quel suo sottile e irritante orgoglio che non sente ragioni, quando è provocato.

Non domandatemi più nulla. Quel che sapete sapete1”sbuffa alla fine, rassegnato.”Ma non prima che mi sia fatto una bella dormita. Ne ho bisogno”

“Perfetto. Ci vediamo domani in teatro” acconsente Naraku, mentre scribaccia qualcosa su un foglio e raccoglie sciarpa e cappotto. Si ferma sulla soglia. “ E per il libro come farai?”

Sesshomaru solleva appena le labbra in un piccolo sorriso. Compiaciuto. “Oh, per quello. Qualcuno mi lascerà delle pause mooolto lunghe, vero?”

“Naturalmente”

Naturalmente” ghigna Sesshomaru, mentre lo osserva uscire dallo studio e si concede una lunga sorsata di bianco. Del suo bianco. “Ti ho fregato, regista

 

 

 

 

 

 

Note

 

(1) Shakesperare, Otello, attoV, scena II, l’arresto di Jago

 

 

 

 

 

 

Chiudendo

 

 

 

Questa storia è nata per gioco, mentre sto qui a tradurre greco e ripenso al mare. E maledico il fatto che il nuovo capitolo di Un soffio di vita mi stia nascendo così lentamente.

Personalmente, vedo molto bene Naraku nei panni dell’eccentrico regista teatrale e Sesshomaru in quelli del letterato e scrittore (di horror, possibilmente). E poi non resisto facilmente alla tentazione di mettere a confronto questi due stupendi personaggi. Questa volta era sul filo dell’ironia (che spero sia comprensibile).

Carrie è, ovviamente, un omaggio a Sthephen King e a chi lo ama.

E Jago perchè...Perchè credo che sia il personaggio teatrale di Shakespeare che più si adatta a Naraku.

Per il resto, la storia non ha una dedica speciale, salvo considerare speciale il fatto che è per tutti colore che hanno letto e recensito le mie ultime fanfiction e che non ho quasi mai potuto ringraziare personalmente. A tutte voi va la mia più sincera e sentita riconoscenza.

 

Alla vostra gentilezza.

 

 

  
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