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Autore: Shirokuro    07/07/2014    2 recensioni
{ yonaka centric; accenni defected mogeko/yonaka; possibili accenni shinya/yonaka | based on bad end 7 | one-shot di 1000 parole circa | pre!game; what if? maybe; violenza | angst; dark }
Yonaka ascende all’Ultimo Piano, tornando da Nega–Mogeko, dal suo Mogeko Difettoso. Non sa se davvero lo rincontrerà, vorrebbe tanto farlo. Vorrebbe proporgli di aspettare insieme la fine dopo l’eternità, così da avere il tempo di abbracciare l’anima ferita di Shinya.
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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So perfettamente che probabilmente nessuno leggerà davvero questa fan fiction. Che me ne esco pure così, tranquilla, sto postando una cosa brutta di cui vado discretamente fiera su un gioco di Deep-Sea Prisoner / okegom / Mogeko che è proprio questo (AIUTO) particolarmente incentrata su Yonaka e Shinya e senza nemmeno chiedermi cosa sia successo davvero. No, non mi sono presa la briga di cercare in rete una versione ufficiale della storia di Shinya e se esiste, bhe, What If? sia! 
Ok, parlando seriamente (CERTO COME NO) potrei anticiparvi la lettura con poche parole. Innanzitutto, non sono in grado di scrivere roba arancione come nulla fosse. Mi aspetto, nonostante tutto, che sia troppo sbrigativa e che avrei potuto soffermarmi di più sui flashback da cui la one-shot è composta, ma non l'ho fatto, lasciando che il tutto sia terribilmente incompleto. Se riuscite a trovare un senso a tutto ciò, va bene. Meritate stima, potere, soldi e donne / Konoha in base al vostro sesso (o se preferite Moge-ko che è versatile, fate pure). Sto sclerando, sto male, ho una banconota da venti sotto il PC ok. Il tutto è incentrato più su Yonaka che altro, potete vedere alla fine accenni alla Yonaka/Defected Mogeko (che per comodità e questione di lingua, ho chiamato Mogeko Difettoso) più consistenti rispetto a quelli Yonaka/Shinya che potete vedere come volete ma involontari, shippateveli in tutte le salse, va benissimo. Il titolo è preso da una canzone di Irene Grandi (era Irene Grandi o sto prendendo un granchio?) che fa "lasciala andare come va, come deve andare, è una cometa che sa già dove illuminare" che riprende qualcosina sul testo. E cos'altro dire se non siete ancora scappati? Buona lettura.

 
È una cometa che sa già dove illuminare
   Lo sguardo vacuo ad ammirare la fine di tutto, in un punto distante da Shinya. La sente calda, quella lama che con violenza e fine tecnica la sta trapassando, facendo sgorgare dal suo torace liquidi rossi come il sangue e se anche sangue fosse, non le importa. Sarebbe comunque finita così, vero? Come se chiederselo serva a qualcosa, ora che il dolore sta svanendo diventando qualcosa di persino peggiore di quel che sta accadendo.
«Brava bambina, Yonaka» le sussurra il fratello mentre gli occhi si chiudono e la mente si annebbia, ma ha sentito. Un sorriso si dipinge sul suo volto sporco di sangue.

   «Fratellone!»
   La goccia di rugiada che lottava contro la gravità si ritrovò a cadere silenziosamente dalla foglia, senza poter usar altra forza per impedirlo. Era come i passi della ragazza che correva verso il fratello. Era così strano, così fuori dal normale. Era appena iniziata l’estate eppure l’erba sembrava così umida. Ah, ma certo, quella non era rugiada, non era indice di freschezza e novità, ma inquietudine e dolore. Era la pioggia che bagnava il corpo disteso di Yonaka. Sfinita, infastidita dalle gocce – indistinguibili dalle lacrime.
   «Ehi, scusa». La voce di Shinya era così rassicurante allora, non come prima, quando l’aveva costretta all’angolo dell’aula, soffiandole nell’orecchio rimproveri decisamente spiacevoli. Quello era il giorno di turno di Yonaka, sarebbe rimasta – da sola, perché la sua compagna aveva un improvviso impegno familiare comunemente detto  “scusa” – dopo le lezioni e l’altro la raggiunse. In genere, l’avrebbe avvisato del ritardo, ma questa volta non lo fece. «Non volevo spaventarti».
   Gli credeva, non poteva dubitare di lui, nemmeno negasse di chiamarsi Kuroi l’avrebbe contraddetto; sentiva dalla sua voce che diceva la verità. Sapeva che qualcosa in lui, piano piano, poco alla volta, passo per passo, lentamente ma inevitabilmente, stava cambiando, che qualcosa lo obbligava a comportarsi così. Fosse anche stato il vero Shinya che usciva allo scoperto.
Si alzò dal prato e silenziosamente abbracciò il fratello – tentando di ignorare le pupille che si imbrattavano di cremisi.

   «Mi spiace» singhiozzò il ragazzo coprendosi il volto con le mani – gli sembravano così sporche, anche se nulla c’era su esse. Nessuna espressione particolare si leggeva sulla faccia della sorella, che da prima stesa a terra – dallo stesso Shinya – si alzò a sedere e scrutò dispiaciuta il moro. Non si avvicinò, sapeva cosa sarebbe successo – un’altro schiaffo, un’altro balzo su di lei a sbraitarle contro, un’altra lotte per divincolarsi, altro rosso negli occhi del fratello – e non voleva vederlo ancora così. Sorrise amaramente, «Shinya, non importa».
   «Ho fatto male nuovamente alla mia unica sorella!» insistette. Yonaka capiva che non poteva accettarlo per nulla al mondo, perché come lei voleva bene al fratello, anche lui ne voleva a lei. Era così brutto. Quella violenza ingiustificata e spontanea, che nasceva per un non nulla era terribile. Quel mostro dagli occhi che chiedevano altra sofferenza non era Shinya, non poteva accettarlo. Non doveva, altrimenti anche lui si sarebbe arreso a quell’orrore.
   «Shinya, io ti voglio ancora bene, smettila di tormentarti».
   «Sono un mostro, non avvicinarti mai più, mai! Ti prego... Yonaka». Non doveva colmare il vuoto tra loro, vedeva come le lacrime che rilucevano di quel colore puro come il cielo – quel colore che a Yonaka piaceva tanto, che gli ricordava l’amorevole tocco di Shinya, di quello vero – abbandonavano il giaciglio che trovavano nelle mani e negli occhi, scivolando fino a cadere sulla moquette. «Non ti farò ancora male, non voglio fartene!»
   «Credimi, anche se me ne farai, sarò felice». Mentì. Coma poteva essere felice se non lo era anche lui? Lurida menzogna. Sorrise ancora e scoprì il volto del fratello, costringendolo a guardarla e contagiandolo con quella malinconia.

   «Io non volevo».
   «No, va bene così».
   «Me ne andrò, non vedo soluzione. Ci ho pensato tanto, credo sia meglio così».
   Yonaka sgranò gli occhi – si stavano riempendo di lacrime, era ovvio. Il ragazzo non la guardava in viso, sapevano entrambi sarebbe scoppiato in lacrime, ma voleva essere forte – abbastanza da rendere meno doloroso tutto quanto. «Non te lo lascerò fare!»
   Ma ormai Shinya aveva iniziato a ghignare ed allungò il braccio verso la ragazza. «Io faccio cosa voglio. Sii una brava bambina, Yonaka». Il pianto cessò ed acconsentì alle mani che la percuotevano in ogni modo. Oramai era abituata, anche se non si era mai spinto più che a qualche schiaffo o pugno – la giusta punizione, diceva. Ma questa volta era diverso. Disse che “quella ragazzina di terza media doveva provare il vero dolore”.Prima la obbligò ad acconsentire a tutto quello che le avrebbe fatto, tutto quanto; si mise a toccarla e stringere i suoi fianchi – provocandole solletico e dolore al contempo, obbligandola a sorridere mentre le sue pupille si restingevano. Non avrebbe implorato di smetterla, avrebbe lasciato che tutto andasse come doveva.


   Yonaka è felice che Shinya abbia messo fine alla sua esistenza. Ora anche lui avrebbe sorriso, vero? Magari Lord Prosciutto le avrebbe concesso di saperlo. Anzi, lei sa già tutto. Sa che anche se il sorriso permane, se le mani accarezzano la lama gocciolante e gli occhi brillano di soddisfazione, dentro sta urlando. Sa che sta pensando, quel ragazzo a cui ha voluto tanto bene. Pensa che ha fatto il peggiore dei mali alla persona che più amava al mondo – l’unica che gli era stato sempre vicino –; Yonaka vorrebbe avvicinarsi alla figura lacrimante e dirgli che ora va tutto bene, che il dolore è sparito, che ora non dovrà più trattenere quella parte crudele di un’anima che non gli appartiene. Ora può sorridere e raggiungerla, lasciando che l’odio di quella copia mal fatta distrugga e trucidi carne e ossa.
   Ma forse lo capirà da solo, deciderà di andarsene e lascerà lui stesso quel corpo che non può più gestire.
   Yonaka ascende all’Ultimo Piano, tornando da Nega–Mogeko, dal suo Mogeko Difettoso. Non sa se davvero lo rincontrerà, vorrebbe tanto farlo. Vorrebbe proporgli di aspettare insieme la fine dopo l’eternità, così da avere il tempo di abbracciare l’anima ferita di Shinya. Perché sa che lui esiste ancora.
   
 
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